1 - Il Mare Senza Confini
-No!
Riesco a gemere un attimo prima che le mani di Sbysty mi colpiscano da dietro, con violenza, la pancia. Già così, sento che la cute mi si sta arrossando. Sono intrappolata in una morsa stretta, in cui la mia schiena lo tocca completamente. Dopo di che, vengo scaraventata dalla forza sovraumana del suo assalto verso l'acqua. Annaspo cercando di riemergere, ma resto imprigionata dalle sue braccia che mi tengono avvolta nel liquido azzurro, cristallino ed un poco salato, del Mare Senza Confini. Mentre schiena e braccia lottano contro di lui, faccia, tronco e gambe impattano con la sabbia sottomarina. Frammenti di sassi si sfregano, dandomi leggere fitte dolorose, contro il costume.
Con un'autentica esplosione d'energia, alzo di scatto la testa. Affiora fuori dall'acqua, costringendo lui ad arretrare, ma continua a non lasciarmi. Prendo un'ampia boccata d'aria, mentre un flusso di goccioline sottilissime mi capitombola giù dai capelli, rimescolandosi alle loro sorelle marine.
Rafforzando la presa, sussurra, sempre con un sorriso dispiegato sulle labbra: -Dove credi di andare, stronza? - Sento il suo braccio strusciarmi su un fianco avanzando; così arretro per allontanarlo dalla mia mano, lasciandomi scappare un sorriso malevolo. -Ora sei in mio potere.
Assume il mio stesso sorriso.
Dopo un secondo sento l'altra sua mano scorrer via dal centro del mio ventre. I polpastrelli ora mi tastano il fianco. Il tocco mi trasmette una sensazione di cupidigia, impazienza, crudeltà.
E comincia a farmi il solletico.
Emetto varie risate soffocate, sempre più forti, mentre il mio diaframma va in fibrillazione. I miei muscoli cominciano ad ondeggiare e guizzare, indebolendosi. Sono costretta ad aprire la mano destra, lasciando la sua collanina.
Lui la afferra con prontezza felina, ma solo con un braccio: con l'altro continua a trattenermi. Io cerco di divincolarmi, ma è troppo forte. Continuo a ridere, non per il solletico, che ha già interrotto, ma perché mi sto divertendo troppo.
Mi scappa ancora qualche risatina mentre mi sventola la mano davanti al naso, con la refurtiva recuperata. -Ora verrai adeguatamente punita.
Solo allora avverto un tocco delicato sul collo, dell'altra sua mano. L'ha fatta scorrere fin lì senza che me ne accorgessi.
Con un clic, la catenina della mia, di collanina, viene aperta.
Si alza di scatto, abbandonando la mia pelle nella frescura acquatica. Comincia a correre via seguendo la linea della secca, rimettendosi la sua al collo.
-Stronzo! - grido, mentre le gambe e le mani si muovono all'impazzata per riportarmi in piedi.
Ci riesco dopo qualche secondo. Lui ha già fatto un bel pezzo, ma le mie gambe sono le più potenti che Zakarol conosca.
Infatti dopo qualche secondo l'ho già acchiappato.
Ma si chiude la collana nelle due mani e la preme contro il suo petto, ponendola in una sorta di rifugio.
Tenendomi incollata alla sua schiena perché non riscappi, lo rinchiudo con le braccia mirando alle sue dita. Le tiro con una forza selvaggia, cercando di aprire la stretta. -Mollala, cazzo! - esclamo. La mia voce trasmette un miscuglio di furia cieca ed euforia, mentre si mescola alle risate.
Comincio a schiaffeggiarlo. Sempre con più forza. Prima sul petto, poi sulle braccia, il tutto tenendolo sempre sotto scacco grazie al rombo ermetico formato dai miei gomiti, mani e busto.
Con la coda dell'occhio vedo la sua pelle, già provata dal sole cocente, tingersi di un rosso da anguria.
A quanto pare resiste perché continua a camminare trascinando il mio peso ed ignorando qualsiasi dolore senta. Boh, perché non urla neppure. È una statua semovente.
Allora ricorro ad una mossa drastica.
Tolgo rapidamente le mani, concentro l'energia e, mentre lui sembra per un attimo felice di aver vinto, gli centro la pancia. Come volevo, gli si mozza il respiro.
Aprendo la bocca in una smorfia di dolore, apre le mani lasciando cadere la collanina. Approfitto dell'attimo in cui la mente gli si è annebbiata per agire: lo spingo di lato, poi mi tuffo ad afferrare la collanina prima che tocchi la sabbia. Sento i tonfi contemporanei dei nostri corpi che sprofondano nell'acqua.
Riemergo con un sorriso trionfante, mentre lui sputa acqua. Assaporo l'agognata vittoria.
Rialzatami in piedi, tengo la collanina in una mano e con l'altra gli punto il dito contro, sentenziando con disprezzo: -Vedi cosa succede a sfidarmi?
Si alza in piedi. -Succede questo.
Prima che i miei riflessi possano persino rendersi conto che esistono mi placca. Le mie gambe collassano ed affondo nell'acqua, lanciando un urletto.
Riemergendo prorompo subito, e così lui, in un fiume di risate.
Quando i miei polmoni vengon liberati dall'ilarità, guardo un attimo la mia meridianetta da polso. Allineo il cursore con la sagoma, lontana all'orizzonte, del Ponte degli Antenati. Leggo poi l'ora.
-Forse è il caso di tornare - dico con una voce velata dal disappunto. -Non manca molto alla cena.
I miei occhi vengono un momento distratti dal luccichio dell'acqua sui suoi capelli neri. Poi mi concentro su quegli occhi acquosi, che stavano cercando di incontrare i miei, incorniciati dal volto molto squadrato, per fortuna con gli spigoli smussati. Si limita ad un semplice: -D'accordo. - Ma percepisco una nota di tristezza nel tono.
Ci alziamo entrambi in piedi. Sfrego via la sabbia residua dalla pelle e dal costume, con movimenti lievi per evitare che mi si tolga accidentalmente. Il tessuto, di un verde da erba secca estiva ma molto vivido, ritorna ad esibire il colore in tutto il suo splendore. Mi rituffo con circospezione per lavare via qualsiasi altra traccia.
Quello di Sbysty, invece, con o senza sabbia, rimane sempre dello stesso cupo nero. Lo convincerò mai a cambiarlo?
Meno male che se non altro la toglie anche lui.
Ci voltiamo verso la nostra amata isola. Anche da qui riesco a vedere la città, che in quest'orario brulica di gente, probabilmente di ritorno dal lavoro.
Mentre muoviamo i primi passi gli prendo la mano. Lo sento allora prendere un respiro profondo, come se avesse provato un'emozione fortissima. Spero solo di averlo colto alla sprovvista. In fondo, toccarlo così non è nulla di così intimo. È un gesto che fanno tutti gli amici. Faccio finta di nulla.
Quando la secca finisce, riprendiamo a nuotare, ed io lascio la presa. Non pronunciamo una parola, anche perché sappiamo che ingoiare acqua per sbaglio non è bello.
Io ne approfitto per ripensare a tutta la giornata. A tutti gli schizzi, qualche gioco con la palla, ma soprattutto rincorse, risate, litigate e varie angherie. È da qualche mese ormai che ho smesso di andare regolarmente al mare con gli amici per star dietro al mio progetto, un libro dei pesci. Un atlante in cui descriverò tutte le specie di pesci conosciute dopo anni di pesca per diletto, portato avanti da me e mio fratello Shat. Di certo, quando lo presenteremo alla comunità, tutti i pescatori e soprattutto gli apprendisti saranno un sacco contenti.
Arriviamo dopo un po' di bracciate alla costa. Dopo che gli ho ristretto la mano, imbocchiamo la strada che corre sul limitare della spiaggia per tornare alle nostre case. È una fortuna poter fare lo stesso tragitto, abitando in case vicine. Poco dopo imbocchiamo un vicoletto tra queste case affacciate sulla costa per raggiungere l'interno della città.
Svoltiamo per diverse strade, facendoci largo tra la gente, evitando di spintonare. Ce n'è di folla, tanto che un paio di volte impatto contro corpi di sconosciuti, cui mormoro scuse imbarazzate. Non che potessi aspettarmi una grande facilità di movimento in queste strade strette delimitate da abitazioni di bambù. Saltuariamente mi arrivano brevi ma fitte frecciate di dolore alle piante dei piedi, per colpa di pochi ciottoli spigolosi sparsi.
Arriviamo infine alla nostra via. Getto un'occhiata alla casa qui vicino, sul cui muro è appeso il cartello "VIALE DEL LINO". Poi osservo nel cielo, sopra ai bassi tetti di canne che coprono il verde delle palme posteriori, i colori del tramonto ispessirsi sempre più dalle linee sottili che eran prima.
La tristezza sembra riemergere quando le nostre pelli si separano. Dico subito: -Quando vogliamo ritornare?
Lui rotea un attimo gli occhi, pensando. -Quando vuoi.
Così assecondo la mia voglia di mare. -Domani?
Lui sospira un attimo, poi m'informa con voce dispiaciuta: -Ah, domani mattina devo aiutare mio padre nei campi... dobbiamo scavare altri solchi per il grano...
Per un breve momento faccio una voluta e pronunciata faccia triste, poi mi riaffiora il sorriso ad un'idea folle. -Andiamo di notte?
La sola idea mi riempie di tanta adrenalina che inizio a muover le gambe senza motivo, solo per scaricarle dall'energia.
Lui per un attimo sembra sorpreso, ma poi l'interesse gli si disegna sul viso. Fa un sorrisetto. -D'accordo. Non appena sarà tramontato il sole.
Annuisco, sorridendo a mia volta. -Bene. - Mi sforzo di arrestare quei movimenti euforici, sistemandomi con una gamba dritta ed una piegata. -Ciao, Sbysty.
-Ciao, Eth.
La strada, soprattutto in questa zona, è ormai quasi vuota, tanto che odo i nostri passi atterrare sulla pietra finché non arriviamo alle rispettive porte di casa.
All'interno, mio padre è già arrivato, ed è seduto al tavolo quadrato. Sta sventrando alcuni pesci, probabilmente freschi di giornata da un pescivendolo. Mio fratello è dal lato opposto, e sta scrivendo sulla ruvida superficie del papiro del nostro voluminoso pesciario, col suo carboncino preferito.
Si alza per incontrarmi. -Ciao, Eth. - Mi abbraccia come al solito. Il suo abbraccio è un po' una gabbia visto che gli arrivo al collo, ma trasmette tutto il calore dell'amore di un fratello. -Ciao, Shat - borbotto, anche se la mia bocca è un po' limitata, visto che tutto il mio viso è stretto contro il candore del suo abito di lino.
Saluto anche mio padre, che mi risponde con un tono abbastanza neutro, seppur con tracce di allegria.
Corro al piano superiore per mettere anch'io l'abito. Per fortuna il costume si è asciugato durante la camminata, quindi posso indossarlo senza troppi problemi. Anche se un po' di freschezza non mi dispiacerebbe: ormai è maggio, e già la torrida ed implacabile calura estiva si fa sentire.
Infatti, appena calo su me stessa il telo bianco, che assume i suoi soliti contorni per coprirmi fino alle ginocchia.
Affacciandomi alla finestra, che dà sul retro, vedo mia madre trafficare in giardino col calderone, nello spazio cucina. La saluto gridando, e lei alza la testa.
Per la terza volta in tre minuti sento "Ciao, Eth".
-Che cucini? - chiedo, sempre gridando.
-Rettolse! - ricevo in risposta. Mi si disegna subito un sorriso. Semplicemente le adoro.
Questa è di certo una splendida giornata. Una cena così corona un'uscita al mare, tre ghitteli pescati stamattina, un paio d'ore d'intenso lavoro sul pesciario ed una seduta con le amiche tra i bottegai.
A proposito, se domani mattina non andrò al mare potrei tornare con Esge dalla costumiera. Comincio a stufarmi di questo verde, ed ho sentito dire che ha sfornato una nuova collezione. Farò una sorpresina a Sbysty.
Nel caso, mentre andremo, le proporrò anche di andare al mare la notte. Non penso vedrò molte amiche cui proporlo domani, devo lavorare con Shat sul pesciario, ma di certo beccherò lei. È sempre in giro per le stesse strade, quando non abbia nulla da fare. E di certo domani non ha nulla. Sarà sicuramente felice d'accompagnarmi.
Scendo al piano di sotto per vedere a che punto sia mio fratello. -Notizie?
-Be', ho aggiunto un altro paio di specie alla collezione - dice indicandomi prima le pagine del pesciario con le descrizioni, poi il baule dietro con dentro gli esemplari, poggiato contro la parete. -Ma penso ce ne sia ancora di lavoro. Per esempio, non ci siamo mai allontanati di più di 5 minuti di remi dalla costa meridionale.
-Quindi domani è giorno d'esplorazione? - chiedo.
-Sì.
-Io allora uscirò un pochino prima. Vado dalla costumiera con Esge - annuncio.
-Se ritorni a fare come prima Fresa dovrà lavorare pure di notte - commenta. In effetti, vado spesso, una volta al mese, a cambiare costume. Ma quando li prendo me li concede sempre con un sorriso. Spero solo che il vento non cambi di colpo un giorno e mi cacci via dal negozio, anche se non le farebbe bene. Ma in fondo, mi guardo bene dal non superare il limite dello sfruttamento. Quando lo ritenga giusto, mi modero. E comunque è da tre mesi che non lo cambio, visto che ho un po' interrotto col mare.
-Magari fatti ritrovare qui alla terza ora. Ci conviene partire dopo l'alba, ma evitare la fascia di giornata più calda. Per la quinta ritorniamo in sede e diamoci al lavoro cartaceo.
Annuisco.
-È pronto!
La voce di mia madre mi fa sobbalzare.
Mi siedo subito, rapidamente, al tavolo, mentre porta le quattro scodelle piene di pesce cotto. Mio padre aveva già sbaraccato, mentre mio fratello chiude rapidamente il pesciario e lo mette in terra accanto ai suoi piedi. I bicchieri erano già in tavola, e così la brocca. Me ne avvicino uno e lo riempio. Ad entrambi i contatti sento il loro bambù, piuttosto freddo, scricchiolare leggermente.
Quando afferro la forchetta legnosa, già posata sul legno della mia scodella, i miei han già cominciato a parlare. -Speriamo non vada nulla storto con la nuova semina - dice mio padre. -Già stamattina si vedeva che tutti erano affaticati.
E mia madre risponde: -È normale. Sta arrivando la calura.
-Sia maledetta. In questo periodo dell'anno lavoriamo praticamente in costume, ma dopo un'ora fuori siamo già fiumi di sudore.
Volta lo sguardo nella direzione di Shat, poi lo gira un pochino a destra, verso di me. -Beati voi ragazzi - dice ritornando ad inforchettare il pesce, producendo il suono del tocco del legno contro il legno. -Ancora non vi siete dati all'attività.
-Be', non direi - obietto. -Stiamo facendo il pesciario. A fine lavoro cominceremo a distribuirlo.
Mia madre annuisce. -Certamente. Ma fatto quello?
Ci penso un attimo. In effetti non penso che quel libro andrà mai aggiornato. Dopo, dovremo trovare qualcos'altro da fare, anche se avremo certamente reso un servizio abbastanza grande da darci una riconoscenza duratura. Non credo sarebbe un bene rimanere a rigirarsi i pollici. Attireremmo parecchie grane e la comunità non ci farebbe certo i complimenti. Alla fine, anche se possiamo benissimo andare a chiedere cosa vogliamo quando vogliamo e senza dover dare nulla in cambio, dobbiamo contribuire. In fondo, è da secoli, da quando abbiamo cronache che ne narrino, che tutta Zakarol si regge sulla fiducia reciproca. È il nostro pilastro fondamentale, ed io non lo infrangerò.
-Probabilmente pescheremo - rispondo.
Guardo mio fratello. -Tu faresti lo stesso?
Rotea gli occhi, ma la sua riflessione dura poco. -Sei sicura che vorresti farlo? - chiede. Strabuzzo gli occhi. -Voglio dire, io vorrei continuare a lavorare con te, ma... pensavo a qualcosa di più particolare. Non avevi detto di voler diventare apprendista dello scrittore, una volta? È un'attività che praticamente nessuno ricerca.
In effetti sì. È da bambina che l'ho voluto. Sono sicura che in due saremmo ottimi scrittori.
Mia madre interrompe: -Ah, ma non dovete per forza pensarci adesso. Non siete neanche sedicenni. Potete ancora godervi i vostri anni.
Mio padre fa un gesto d'approvazione. Ingoia un altro pezzo di pesce. Io, intanto, l'ho quasi finito. -Comunque, cosa fate domani? - chiede.
Risponde mio fratello per primo: -Starò a letto per un po', e dopo lavorerò un po' tutto il giorno. Andrò con Eth a pescare e poi a continuare il pesciario. Siamo un po' indietro con la tabella di marcia - afferma - quindi penso ne avremo da fare.
Mi fa un gesto, come a passarmi il testimone.
-Be', io invece conto di alzarmi presto. Farò con Esge un giretto dalla costumiera, poi aiuterò Shat, come ha detto. - Arrivata a questo punto, vorrei omettere la mia nuotata notturna, ma ricordo che loro si fidano di me. -Poi... mi lascereste andare a nuotare al mare di notte con Sybsty?
Guardo un attimo nei loro occhi. Stranamente, mi viene risposto: -Certo - da mia madre. Mio padre non contesta. -Stai fuori quanto vuoi. Ricorda che ci fidiamo di te, Eth. Contiamo sempre sul tuo buonsenso. Sappiamo che sei matura. Non correresti pericoli.
Non trattengo un sorriso.
A questo punto, ormai, abbiamo tutti finito. Mia madre ci ferma prima che possiamo aiutarla: -Non preoccupatevi, sistemo io tutto. - Prende le scodelle e le porta fuori in giardino, nello spazio cucina.
Mio fratello si alza ed esce. -Vado ai bagni - annuncia. È una fortuna che per andare a quelle cabine da qui si debba camminare solo per tre minuti. Quasi compatisco quei poveracci che da casa loro impiegano anche dieci minuti. Purtroppo gli unici scarichi sono lì ed in qualche altro punto di Zakarol, e sarebbe impossibile impiantarne uno per casa.
Io allora vado al piano di sopra, mentre vedo mio padre avvicinarsi ad una delle credenze sparse per la stanza, prendere qualcosa ed uscire nel giardino.
Mi avvicino al mio letto. Credo che stanotte dormirò con l'abito. In queste giornate, che si fanno sempre più roventi, dormirei abitudinariamente col solo costume, ma oggi no. Non è tanto per pudore o cose così. Semplicemente, oltre ad essere la notte abbastanza tiepida già così, ho un insolito bisogno di sentire addosso del calore. Anche se per oggi, forse, ne ho già avuto tanto. Ma forse non troppo. Alla fine, il Mare Senza Confini ha una temperatura piacevole. Se non altro, è consolante che quando il mondo è sempre così torrido, soprattutto sulla terra, l'acqua sia sempre pronta ad accoglierti con la sua frescura. È anche un po' deprimente che oltre a Zakarol stessa non esista nulla se non il mare. Certo, c'è il Ponte degli Antenati. Ma nessuno andrebbe a vedere cosa celi. Penso nessuno abbia remato per due ore fin lì. O meglio, si racconta di uno che lo fece, ma non ritornò mai per raccontare la sua storia.
-Eth!
La voce di Sbysty mi risveglia. Certo per un attimo di capire da dove provenga, poi capisco che probabilmente si sta affacciando dalla finestra.
Mi affaccio anch'io e volgo lo sguardo verso sinistra. Anche se vengo incantata un attimo dalla luce delle stelle, incrocio subito la sua faccia e mi ridesto dallo stupore.
-Quindi? Confermi per domani, di notte?
-Sì! Quindi ci incontriamo al tramonto sulla battigia? - grido perché mi senta a questa distanza. Vedo con la coda dell'occhio mia madre e mio padre, entrambi nello spazio cucina, alzare gli occhi, e poi riabbassarli rapidamente, poiché ovviamente disinteressati.
-Okay! Fino a quando vogliamo stare?
-Quando ti pare! Per me va bene anche fino all'alba! - In fondo, i miei non hanno imposto alcun limite d'orario. Ed anche alla mia affermazione, non li sento obiettare. Si affidano al mio buonsenso, in fondo.
-Allora decideremo lì per lì!
-D'accordo!
-Okay. Buonanotte!
-Buonanotte!
Ritiro la testa dalla finestra. Apro la collanina e la poggio sul comodino accanto al letto. Non penso che accenderò la candela: stanotte non ho voglia di leggere.
Mentre tiro su il sottile velo della coperta sento risuonare dei passi sul bambù, e quando sono sul materasso mio fratello è già accanto a me, pronto a coricarsi. Tirando su lo strato di lino per coprirmi, lo vedo sfilarsi il vestito.
-Hai fatto presto - commento.
-Ovvio. Avevo una certa urgenza - dice con un sorrisetto. - Nel frattempo fa anche lui per entrare nel letto. -Meno male che nessuno va in giro, a quest'ora.
Mi pare naturale. È sera inoltrata. Domani molti Zakarolesi avranno una nuova giornata di lavoro. Per fortuna, dopodomani è Snih. Dopo una dura settimana, arriverà il giorno del riposo. Be', chiamiamolo riposo: qualcuno lavorerà la mattina, ma praticamente tutti a partire dal pomeriggio staranno in giro con gli amici fino a tardi.
-Buonanotte - dico a mio fratello.
-Buonanotte.
Chiudo gli occhi. Assaporo la sensazione di fluttuare, provocata dalla sabbia che riempie il materasso. Per fortuna non viene ad appiccicarmisi alla pelle, grazie all'involucro di lino che la avvolge tutta.
Infine, lascio che il sonno ottenebri anche la mia mente, oltre che la vista.
ANGOLO DELL'AUTORE:
E questa storia per il #JustWriteIn (il mio primo) comincia!
Spero vi abbia già interessato. Forse non è il massimo dell'interesse, ma per questo primo capitolo ho preferito non sviluppare subito la trama e farvi conoscere sin da subito la struttura di questo mio nuovo mondo. Spero vi piaccia in ogni caso (che sia migliore o peggiore della Terra, è una vostra opinione...), ma soprattutto spero abbiate già cominciato ad interpretarlo e capirlo :)
Al prossimo capitolo... e sempre #EarthLove!
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