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Interludio

Fuori non nevica ma fa freddo. Vorrei tanto che nevicasse, almeno prima che inizi il Natale. Ma la vedo dura, non nevica quasi mai nei dintorni.

<<Raggiungo Matteo a Venezia, non vedo l'ora>> esclama Giulia, la mia compagna di corso mentre stiamo camminando per i corridoi dirigendoci fuori dall'università; per oggi abbiamo finito. <<Tu quali programmi hai per le vacanze?>>

Rilasso le dita delle mani dentro le calde tasche della giacca che ho già indossato. I miei programmi per le vacanze...

<<Rimango a casa con la mia famiglia, suppongo.>>

<<Niente viaggi?>> Scuote i capelli chiari, che mi ricordano tanto quelli di Elena. I suoi occhi scuri sotto gli occhiali però mi ridestano dall'immagine della mia migliore amica.

<<Credo proprio di no, mi manca la famiglia. E poi devo studiare.>>

Lei mi da una pacca sulla spalla con il gomito. <<Sempre a studiare, dovresti svagarti di più.>>

Spinge le porte dell'ingresso e finalmente siamo fuori. M'infilo un cappello di lana e scendiamo le scalette. Intorno a me molti alunni stanno entrando e alcuni solo stanno uscendo dall'università; seppure la frequento ormai da due anni ancora non ho fatto molte amicizie.

Forse sarà perché spendo tanto tempo in casa oppure perché all'università studio e basta, per tornare prima a casa.

C'è sempre Stefano ad aspettarmi e nel nostro piccolo appartamento in affitto nessuno pensa alle pulizie se non me. Da quando abbiamo deciso di vivere insieme in un monolocale, la nostra vita si è stabilizzata in maniera strana. Mi ha lasciato l'unica stanza a disposizione prendendo possesso del divano letto nel soggiorno. Abbiamo un angolo cottura, un tavolo tra il salone e l'ingresso e un bagno con doccia. Niente di cui lamentarci. Certo, dovrei trovare un lavoretto per aiutarlo con le spese, dato che lui oltre a studiare lavora sei giorni su sette a un bar sotto casa la sera, ma l'accordo era che nel mio primo anno ci avrebbe pensato solo lui. Adesso che ho iniziato da qualche mese il secondo devo darmi da fare.

Giriamo l'angolo affiancando l'edificio e stringendoci sul marciapiede adesso non più così affollato. Un clacson suona a ripetizione dalla strada e sia io sia Giulia alziamo lo sguardo; subito sorrido complice.

<<Voi due dovreste proprio trovare un altro modo per annunciarvi all'altro nel bel mezzo della strada.>> esclama la mia amica inclinando la testa. <<Può disturbare i passanti.>>

Non le do ascolto, m'incammino veloce verso il furgoncino blu, più ammacco di quanto sia mai stato, che si è appena accostato al marciapiede. Raggiungo la portiera nel momento in cui Chris la chiude alle sue spalle e già sono tra le sue braccia. Le sue labbra sono la prima cosa che toccano le mie e subito mi riscaldo. Indossa anche lui un cappello di lana dal quale escono dei ciuffi neri –gli ho proibito di tagliare i capelli troppo spesso- ma sotto la giacchetta di jeans sono sicura porti una maglia a maniche corte.

<<Buonasera bellezza>> esclama appena mi stacco, i nostri nasi combaciano.

<<Buonasera>>

<<Ehilà, qui ragazza-in-astinenza-da-fidanzato chiama.>> esclama Giulia, a qualche passo da noi, facendo sventolare la mano. <<C'è qualcuno?>>

Mi giro verso di lei ancora tra le braccia di Chris che a sua volta si poggia al furgoncino. Questo fa uno scricchiolio inquietante ma ormai ci siamo abituati, per Chris è stato faticoso rimetterlo in sesto dopo l'incidente, ma non ha voluto abbandonare l'auto per nessun motivo al mondo. <<Vuoi un passaggio fino a casa?>> le propongo, sorridendole. Lei si avvicina mesta e con un segno del capo saluta il moro alle mie spalle.

<<Non fa niente, oggi ho voglia di camminare.>> risponde lei. <<Suppongo che ci vedremo dopo le vacanze.>>

Si avvicina per un abbraccio e dopo i convenevoli auguri, ci da le spalle e continua a camminare.

<<Ho la valigia nel portabagagli, passiamo a prendere la tua e andiamo?>> dice Chris appena saliamo sul furgone. Dentro c'è già l'aria calda così mi tolgo il capello facendo elettrizzare qualche capello. La mano di Chris è subito pronta a sistemarmeli e io mi crogiolo nelle sue carezze.

<<Tempo dieci minuti e stiamo già in marcia.>> Acconsento allacciandomi la cintura.

I miei programmi per le vacanze sono stare a casa con la mia famiglia, come detto a Giulia, e stare con Chris, che fa indubbiamente parte della famiglia ora.

<<Com'è andato il viaggio?>> Ci accoglie la mamma all'ingresso aiutando me con le valige e posandole tutte nel soggiorno, stringendo prima Chris in un abbraccio e successivamente la sua stessa figlia.

<<Una favola.>> rispondo togliendomi la giacca e poggiandola nell'apposito gancio dell'ingresso. <<Stefano arriverà alla vigilia.>>

La mamma fa una smorfia, facendoci accomodare in cucina. <<Lo so, ha chiamato poco fa. Quella Benedetta deve lavorare... mah.>>

<<Potresti smetterla di chiamarla "quella Benedetta"? È pur sempre la fidanzata ufficiale di tuo figlio e colei che tra pochi mesi ti darà un nipote.>>

Mi avvicino alla credenza mentre Chris e la mamma si accomodano sulle sedie del tavolo.

<<Non hanno ancora parlato di matrimonio e questo mi fa pensare molto riguardo a questa storia...>>

Afferro due buste di cacao e due tazze, cominciando a preparare della cioccolata calda. Adesso ricomincerà con le sue idee ossessive su quanto sia maldestro fare un figlio così giovani, senza un lavoro alle spalle o un rapporto solido e bla, bla, bla... Tutti sanno quanto la mamma abbia ragione, persino Stefano ne è consapevole, eppure adesso che la situazione è questa, c'è poco di cui discutere; possiamo solo dargli il nostro appoggio.

<<È sempre la stessa storia e sai quanto sia stato traumatico per lei venire a scoprire questa gravidanza inaspettata. Benedetta, la donna che programma la sua intera vita su delle agende e su dei calendari, con uno pseudo lavoro da avvocato a soli venticinque anni e uno splendido fidanzato da soli due... Capisci che si è trovata in un mare di...>>

<<Maggie>>

<<Spiacevoli inconvenienze, stavo per dire. Ricordi, sono la tua figlia preferita e non scurrile quanto al maggiore.>>

La mamma sospira, pensando forse alle mie ultime parole su Benedetta e Stefano e su quanto questa situazione in realtà le pesi, come a tutti. La notizia della gravidanza di Benedetta non solo è stata scioccante ma per Stefano, io lo so, è stato un vero e proprio trauma. La prima cosa che mi disse, quando decidemmo di parlarne da fratello a sorella, a faccia a faccia, con tutti i nostri sentimenti esposti, fu: "Maggie, non sono pronto."

È comprensibile, non ha ancora ventitré anni e studia per di più, vive in un monolocale con sua sorella, dorme su un divano... Lui vuole vivere la sua età ed è rimasto incastrato.

La relazione in cui si è cimentato con Benedetta è sempre sembrata divertente e sfarzosa per lui, un toccasana per il suo cuore spezzato: una bella ragazza dagli occhi scuri per dimenticarne un paio chiari, una studentessa modello che studia giurisprudenza per dimenticarne una che ha scelto di non andare all'università e inseguire un sogno; una ragazza più grande per dimenticarne una più piccola. E Benedetta aveva parzialmente conquistato il suo cuore, lo aveva fatto con discorsi adulti e serate tranquille, con la distrazione che gli serviva. Ma alla fine è rimasto fregato, l'ho capito nell'istante in cui mi diede la notizia; non sorrideva, non sembrava nemmeno lontanamente vicino ad essere felice per la gravidanza. E io conoscevo il motivo; non amava lei. Non davvero.

Stefano ha sempre negato e insistito su quanto il loro rapporto fosse maturo e coscienzioso, su quanto entrambi si sforzassero per rendere la situazione più facile. Non ho mai affrontato questo argomento con mio fratello, i suoi veri sentimenti, perché so quanto sia doloroso e faticoso per lui parlarne, ma io so la verità perché conosco lui e ho sempre conosciuto cosa dettava il suo cuore.

<<La prossima tappa è il matrimonio.>> finisco il mio discorso con un sospiro perché per quanto sostenga mio fratello e la situazione, ammetto che questa scelta potrebbe essere tremendamente sbagliata.

Quando due mani stringono i miei fianchi, sussulto. <<Le tue sopracciglia aggrottate mi suggeriscono che stai pensando troppo.>>

Volto un po' lo sguardo per vedere verso il tavolo ma la mamma è andata via. Non l'ho nemmeno sentita alzarsi o dirmi qualcosa.

Allora mi riconcentro sulle tazze, mentre Chris appoggia le braccia al bancone, accanto a me e mi guarda. <<Non devi preoccuparti così tanto per tuo fratello, è grande abbastanza per cavarsela da solo.>>

Lui e il suo modo di leggermi.

Con uno sbuffo, raccolgo i capelli in una coda. <<Mamma non lo capisce perché per lei il suo matrimonio è ancora qualcosa di astratto. Ma non c'era quando Stefano mi ha chiesto se non fosse il momento adatto per mettere radici, per stabilizzare la sua vita. L'ho capito subito che qualcosa non andava ma lui non vuole dirmi cosa e sai che ho le mie teorie. Non riesco a venirne fuori.>>

Le due tazze sono pronte, ne porgo una a Chris mentre usciamo dalla cucina per sederci sul divano. Lui mi passa un braccio sulle spalle ed io mi accoccolo al suo fianco. <<Non c'è nulla che tu possa fare per proteggerlo da pericoli di cui senti l'allarme. Puoi solo stargli accanto, offrendogli l'aiuto che potrebbe chiederti un giorno senza però spronarlo ad appoggiarsi a te, perché potresti solo farlo allontanare.>>

Come sempre, dice ancora una volta la cosa giusta. <<Forse hai ragione.>>

<<Ho sempre ragione.>>

Da una sua sorsata gli è rimasta una strisciolina di cacao sopra le labbra e vorrei tanto leccargliela via ma dato il suo tono da sbruffone mi costringo a ripensarci e lasciar correre.

La porta di casa si apre e un paio di figure entrano in casa imbottite di giubbotti. <<La prossima volta usciamo prima, mi dispiace.>> Mio padre da una pacca sulla testa di Emmanuel che con il viso chino alza le spalle. <<Non fa niente, sarà per il prossimo anno.>>

Mi alzo e tossisco così che si accorgano della mia presenza e presto a entrambi si illuminano gli occhi. <<Maggie!>> esclama mio fratello togliendosi il cappottino e venendomi incontro.

Allargo le braccia e lo accolgo. <<Come sta il mio piccolo ometto? Oh, come siamo cresciuti, e questi capelli così lunghi?>>

Glieli scuoto un poco e lui per un attimo sorride, facendo luccicare gli occhi scuri sotto quelle lunga ciglia; poi gli torna il broncio. <<Ehi, cos'è quell'aria triste?>>

Mio padre si avvicina, cingendomi in un abbraccio. <<Tutti i modelli della macchinina che aveva visto in un negozio sono finiti ed era il suo regalo per Natale.>>

Emmanuel abbassa il capo dispiaciuto mentre mio padre tira fuori dalla schiena una busta bianca e mi fa l'occhiolino. Mi sciolgo in un sorriso mentre il mio fratellino raggiunge la mamma che lo sta chiamando.

<<Buonasera signor Bianchi.>> Chris dietro di me allunga una mano per stringere quella di mio padre.

<<Sempre Marco.>> gli sorride lui. Poi s'indica un labbro. <<Hai un po' di...>>

Chris spalanca gli occhi e si porta una mano alle labbra, trovandole sporche di cioccolato. <<Oh...>> dice solo prima di raggiungere il tavolo da dove afferra un pacchetto di fazzoletti per pulirsi. <<Grazie.>>

Cerco di trattenere le risate, nascondendo il mio volto colpevole, e quando mio padre scompare su per le scale, mi ritrovo catapultata sul divano da una spinta di Chris. Urlo tra le risate mentre lui incombe su di me. <<Proprio davanti a tuo padre mi devi far fare figure di merda?>> sibila tra i denti, avvicinandosi al mio orecchio.

<<Che sarà mai un po' di cioccolato.>> ridacchio sfiorandogli le labbra con il pollice. Come da programma, lui rilassa i muscoli facciali.

<<Vieni, te lo tolgo io.>> Gli afferro i lati delle guance con le mani e lo avvicino. Entrambi sappiamo che non ha più il cioccolato sul labbro ma serve un pretesto per poterlo baciare. No, forse non serve più una scusa.

<<Così va meglio>> mormora lui, lasciandosi avvicinare e chiudendo gli occhi in prossimità del mio volto. E allora gli lecco la faccia, dal mento fin sulla guancia e poi la tempia. Scoppio a ridere un attimo dopo e lui si vendica, nella maniera più dolce ed estasiante che esista.


<<Non fare ritardo, mi raccomando.>> esclama Chris alla cornetta del cellulare mentre cammina avanti e indietro per la stanza.

<<Non sarò in ritardo, rilassati. Devo solo comprare gli ultimi regali.>> risponde la madre. Chris ha messo il vivavoce così che riesca a sentire anch'io, sdraiata sul letto, la loro conversazione.

<<Tra tre giorni è Natale! Come pretendi di trovare regali in questi giorni?>>

Gli mormoro dei "calmati" mentre vedo le sue sopracciglia diventare mostruosamente corrugate, lui m'ignora e continua ad agitarsi per la stanza. Mi chiedo cosa lo faccia preoccupare tanto, io di solito uscivo il ventiquattro per prendere due cavolate alle mie amiche.

<<Non preoccuparti, farò in tempo. Leo, smettila di tirarmi la giacca. Chris, ascolta, devo raggiungervi per l'ora di cena?>>

<<Anche prima se possibile.>>

<<Farò in tempo, lo giuro. Manda tanti baci a Maggie.>>

Detto questo interrompe la telefonata e Chris sospira, buttando il telefono sul letto, accanto alle mie gambe. Io lo acciuffo subito e lo sblocco, cominciando a giocarci. <<Devi rilassarti e avere fiducia in tua madre.>>

<<La conosco, arriverà in ritardo e rovinerà la cena.>>

So perché è così agitato e l'idea m'intenerisce; mi sollevo e mi siedo sul letto, incrociando le gambe sotto il bacino.

<<Chris?>> Quando lo chiamo, lui si volta verso di me e io allungo le braccia, speranzosa che si avvicini e si sieda accanto a me. Mi asseconda e presto l'ho vicino.

<<Non voglio che questo Natale sia perfetto. È il primo che passiamo assieme alle nostre famiglie, tutti sotto un unico tetto, ma non per questo l'idea del Natale è cambiata per me. Adesso è molto più piacevole con te e la tua famiglia e con tutto l'amore che circolerà assieme ai futuri litigi per i dolci e la tombola e le caramelle e tutti i regali...>>

<<Dove vuoi arrivare?>> m'interrompe lui con una risata.

<<Giusto, concentrazione. Ti voglio solo dire di smetterla di cercare di essere perfetto, o di far essere perfetta tua madre. Non lo siete e vi amo per questo, quindi smettila di pensare.>>

Lentamente gli angoli delle sue labbra si alzano e i nostri nasi di toccano. <<Me la sto facendo sotto.>> mi rivela e io rido, posandogli le mani sulle spalle e massaggiandole un po'.

<<Mai quanto me, è così imbarazzante.>>

<<Ho paura di dire qualcosa di molto sconveniente a tavola o che lo dica mia madre.>>

<<Tua madre andrà benissimo, è adulta e anche abbastanza intelligente. Non potrei dire le stesse cose di te però>>

Il suo ennesimo sbuffo mi fa ridere ancora più immensamente. <<Però ti amo per questo.>>

<<Quindi lo ammetti, di amarmi solo perché mi consideri più stupido di te.>>

<<Diamine, mi hai scoperta!>>

Quando mi afferra entrambi i polsi con una mano e mi avvicina a lui, entrambi ridiamo sul collo dell'altro, creandoci brividi e ricordi, tenendoci stretti; come sempre.

Alla vigilia ci raggiungono anche Stefano e Benedetta, lui avvolto da un maglioncino di lana e lei con una camicetta stretta nei pantaloni e tirata leggermente sul ventre a causa della gravidanza di appena quattro mesi. Finalmente i miei genitori conoscono la fidanzata del loro figlio maggiore, che viene accolta con sorrisi, baci e abbracci. Io la aiuto in questa giungla offrendole sostegno e una ragazza cui appoggiarsi, e lei non se lo fa ripetere due volte; lo capisco dal sorriso tirato che ha sul volto, di quanto sia a disagio. Nonostante si conoscano da un anno, Benedetta non è mai venuta a casa nostra né Stefano ha mai conosciuto i suoi genitori; tutto questo perché la loro relazione non doveva complicarsi, doveva restare uno sfarzo. È stata Benedetta, in realtà, a proporre il matrimonio perché la sua è una famiglia conservatrice, perché lei crede in certi valori e balle varie. Stefano, con le spalle al muro e un mare di responsabilità sulle spalle, si è tirato su le maniche e sta affrontando la situazione di petto. Quando mi ha riferito i suoi, loro, piani per il futuro se ne è uscito con la frase: "Che ironia, mi è capitata"

Non mi è sfuggita l'antifona verso Elena e la sua fobia del futuro, dell'impegnarsi, del matrimonio... Ma Stefano ne stava ridendo, per cui ho pensato fosse tutto okay. Anche se, l'espressione emaciata che gli adorna i bei lineamenti lo sta sfigurando da non poco tempo.

Il suono straniero di un'auto che si parcheggia davanti al nostro vialetto mi fa sussultare. Sono seduta accanto a Chris, sul divano, Benedetta è preda dell'interrogatorio dei miei genitori mentre Stefano ed Emmanuel si assicurano che non l'annientino. Così sobbalzo, facendo girare Chris nella mia direzione, e chiudo di scatto il libro.

Ho ricevuto un'email, pochi giorni fa, da parte della mia migliore amica ma non credevo tornasse sul serio a casa dopo due anni. Dopo avermi detto che sarebbe partita, non ho più visto Elena. Ha fatto le valige, ha preso i soldi, i sogni, e ha cominciato a viaggiare. Inviava a me e Lavinia regolarmente delle cartoline, dei messaggi, o delle foto, ci telefonavamo almeno quattro sere alla settimana, ma non l'ho più potuta abbracciare. Quindi quando la vedo uscire dalla sua macchina attraverso la finestra, urlo di gioia e corro fuori casa. Non importa se indosso il pigiama, i calzini pelosi e patirò il freddo. M'infilo la giacca, scendo le scalette e a perdifiato percorro il giardino per arrivare dritta nelle sue braccia. Lei è davanti alla sua auto, i capelli lunghissimi le arrivano quasi fino al sedere, scendono in lunghe onde bionde e bianche, sulle punte c'è uno spruzzo di nero e di viola, accanto alle orecchie di marrone. La porta dell'ingresso di casa sua si è aperta e una bambinetta dagli occhi azzurri le sta correndo incontro come me. Presto Elena è intrappolata tra me ed Eleonora e ride sonoramente, stringendoci a sua volta.

<<Le mie donne>>

<<Come mi sei mancata>> Sussurro tra i suoi capelli mentre Eleonora ride forte e si aggrappa alle sue gambe. Chris mi ha seguito preoccupato e si è avvicinato anche lui, sorridendo alla nostra amica. Dalla casa di Elena, però, non esce nessun altro.

<<Sei tornata!>> esclamo sciogliendo la presa, ed Elena ne approfitta per prendere in braccio Eleonora e stringerla ancora un po'.

<<Dovevo tornare almeno questo Natale, per Nora>>

La sorella cinguetta un po' accoccolata alla sua spalla. Apro lo sportello della sua auto e la aiuto con le valige prima di seguirla dentro casa. Chris segue me e presto mi trovo seduta sul divano di casa sua, avvolta da un freddo non indifferente. Elena rabbrividisce. <<Non avete acceso si riscaldamenti?>> chiede rivolta alla sorella. Questa si stringe nelle spalle. <<La mamma non vuole sprecare soldi quest'anno>>

Elena strizza forte gli occhi, si fa rossa in volto e scatta in piedi. <<Dov'è?>>

<<Nello studio>> risponde Eleonora, intimorita da Elena e le sue scenate.

<<Torno subito>>
Non faccio in tempo a bloccarla e dirle di lasciar perdere che lei ha già attraversato il soggiorno e ha svoltato per il corridoio, dritta nello studio della madre che non è nemmeno uscita per accoglierla. Tranquillizzo Eleonora e la intrattengo chiedendole come si sente ora che sua sorella è tornata e come le è sembrata. Lei risponde sgranando gli occhi e mostrando le gengive prive dei primi denti da latte caduti. <<Bellissima!>>

Ha ragione, è bellissima. Non che prima non lo fosse, ma appena l'ho vista davanti alla sua auto, con quella chioma curata e stravagante, gli occhi struccati ma vivi, un'enorme giacca di camoscio marrone, logora, l'ho semplicemente trovata... fantastica.

La mia fantastica amica ritorna con un sorriso splendente ma a denti stretti mormora uno "stronza", per non farsi sentire dalla sorella. Ma basta perché la capiamo Chris ed io e rimando la conversazione a dopo. Così si permette di sedersi finalmente accanto a noi e tirare un sospiro di sollievo. <<Allora, da dove comincio?>>

Torniamo a casa quando serviamo per la cena ma quando entro, mi prendo la briga di sbirciare. Nell'ingresso e nel soggiorno non c'è nessuno, non sento voci prevenire dalla cucina. Chris mi da una spintarella al sedere e io inciampo sul tappetto, ruoto un po' le braccia per tenermi in piedi e alla fine riesco a non cadere culo a terra.

<<Dai, Maggie, sono passati due anni>> mi sprona Elena, posando i regali che ha deciso di portare per noi all'ingresso. Eleonora lascia presto la sua mano per correre su per le scale, alla ricerca di Emmanuel.

<<Mamma?>> grido, chiudendo la porta.

<<In cucina!>> risponde invece mio padre e io li conduco lì. Come per l'ingresso, prima sbricio dentro, ma vi trovo solamente la mamma ai fornelli e il papà seduto al tavolo della cucina, le mani giunte e gli occhiali incastrati tra i capelli ricci. Stanno confabulando.

<<Ho invitato Elena ed Eleonora a cena, spero non sia un problema>>

L'unica sorella Contini rimasta alle mie spalle fa il suo ingresso nella sala e viene subito accolta calorosamente dai miei genitori che le chiedono del viaggio, dei capelli e dei suoi genitori. Elena non ha difficoltà a rispondere, la soddisfazione di venire accolta da braccia amorose e genitoriali la mette sempre di buon umore. Sapevo non sarebbe stato un problema invitarle per Natale, almeno non per i miei, ma non ho ancora avvertito Stefano –in realtà non è mia intenzione farlo, propongo più una sorpresa dal potenziale esplosivo.

<<Mamma, dove hai messo gli asciugamani per...>>

La mamma blocca la sua domanda rivolta a Elena, papà perde il sorriso, io stringo le labbra e Chris mi sussurra all'orecchio: <<Comincino le danze>>.

E poi Stefano entra in cucina.

I fornelli strepitano sotto il fuoco del gas, ma nessuno fiata. Forse solo Elena, che si è girata alle sue spalle, sorridendo immensamente e mettendo in mostra un piercing alla lingua che non avevo notato prima.

<<... gli ospiti>>

Mio fratello è sbiancato, davanti alla figura della mia migliore amica. Ma la sua espressione costipata dura poco, presto la fronte si aggrotta proprio lì in mezzo alle sopracciglia e le labbra si socchiudono in una tipica espressone di disagio. <<Elena>>

La sua non è una domanda, forse più un'accusa.

<<Step>> risponde lei, girandosi completamente nella sua direzione. La mia amica ha le spalle dritte, le braccia incrociate al petto florido e pieno, le gambe lunghe che contendono il peso della sua intera forma perfetta. I capelli lunghi e dorati sembrano solamente la coronazione della sua... amabilità, ecco.

Mi pongo tra di loro, sorridendo prima all'uno, poi all'altro. <<Chi vuole la cioccolata calda?>>

Ma mi faccio da parte quando Chris mi afferra dolcemente le spalle e mi tira a sé, forse vuole togliermi di mezzo dal campo di battaglia. Ma la scena che si crea pochi secondi dopo è tutt'altro che guerresca, Elena corre da Stefano e gli abbraccia le spalle, facendolo indietreggiare per la sorpresa.

Gli occhi di Step finisco dritti nei miei, infuocandomi, ma io non so perché Elena abbia reagito così.

<<Come stai?>> gli chiede sinceramente interessata, scostandosi un po' da lui. Quando lo guarda in volto, però, scoppia a ridere. <<Oddio, sei così pallido. Non starai per niente bene>>

Le risate di Elena hanno il potere di alleggerire la tensione nei miei genitori e la mamma si sporge verso i due. <<Che cosa volevi, Step?>>

Mio fratello non risponde, la sua concentrazione è tutta puntata verso la ragazza a un palmo da lui, che gli sta sorridendo, come se non fossero passati due anni dall'ultima volta che si sono visti, come se non avessero mai smesso di amarsi.

E Stefano continua a non rispondere, nemmeno quando Elena fa un passo indietro e gli da lo spazio che gli serve. Nemmeno quando proprio lui, con tutte le sue sopracciglia corrucciate e i pugni contratti, da le spalle a tutti noi e se ne ritornando di sopra quasi correndo.

<<Devo avere un aspetto orribile, l'ho spaventato>> mormora Elena fissando il punto in cui è scomparso e inclinando di un po' la testa verso destra. Chris sorride. <<Si, devono essere stati i capelli>>

Mi permetto di sospirare, sconfitta. <<Allora, questa cioccolata?>>

Dopo aver apparecchiato la tavola e aver aiutato la mamma in cucina, sussurro a Chris di tornare subito e sgattaiolo di sopra. Emmanuel ed Eleonora sono scesi da tempo per giocare nel soggiorno quindi il piano superiore deve essere occupato interamente da Stefano e Benedetta, che ancora non sono scesi.

Salgo piano, facendo una lista mentale di tutte le scuse che potrei rifilare a mio fratello ma quando sono davanti alla sua porta le scordo tutte. Non ho scuse, la mia migliore amica è tornata a casa dopo due anni di assenza, ha sempre fatto il Natale con noi, o quasi sempre, quest'anno non volevo fosse diversamente.

La porta si apre prima che il mio pugno la raggiunga. Mi ritrovo di fronte Benedetta, con i capelli un po' umidi, scuri, che le ricadono sulle spalle a piccoli e stretti ricci. Ha le labbra increspate ma profuma di buono. <<La cena è pronta?>> mi domanda, e io capisco subito che forse stava fuggendo a una conversazione spiacevole. Lancio un'occhiata dentro la stanza, Stefano è in piedi al centro, le braccia stretta al petto e l'aria di chi ha appena sganciato una bomba nucleare in un tiepido nido d'accoglienza.

<<Sì>> rispondo alla donna e lei mi sorpassa con una tiepida carezza sulla spalla. Tipico di Benedetta, mostrarsi pacata e tranquilla anche quando è agitata, o nervosa. Io aspetto mio fratello.

<<Non dovevi farmelo, Maggie. No a me>> mormora, sorpassandomi anche lui. Mi metto a correre per raggiungerli sulle scale.

<<Non ho pensato a te, Step. E mi dispiace. Ma credevo...>>

Entrambi si bloccano, mio fratello si volta verso di me mentre sta scendendo un gradino. <<Che cosa credevi? Che non avessimo abbastanza problemi per la testa?>>

Non rispondo, non ho molto con cui difendermi. In realtà vorrei fargli presente che ha una ragazza e che questa ragazza ha in grembo suo figlio; che tutto questo non dovrebbe essere un problema. Ma lo è, non posso negarlo, lo è per tutti, quindi resto in silenzio e li seguo in cucina.

Accade molto velocemente, i due fanno il loro ingresso nella cucina dove tutti gli altri ci stanno aspettando per la cena e gli occhi di Elena vanno lì dove una maglietta è tirata sull'addome. Quindi, il bicchiere che ha in mano e che stava portando da qualche parte, forse verso il suo posto a tavola, scivola dalle mani e si frantuma hai suoi piedi. Ogni coccio assomiglia ha una parte del suo cuore.

<<Oh merda!>>

Elena s'inginocchia subito per afferrare i pezzi di vetro e poi si volta verso i miei genitori chiedendo scusa. Non so per cosa si sta scusando, per il bicchiere rotto o per la parolaccia. Poco importa, la mamma la tranquillizza prendendo subito una scopa mentre Benedetta si avvicina a Elena e le porge la mano. Lo scontro tra due paia di occhi, due scuri e due chiari, finalmente ha inizio.

<<È un vero piacere conoscerti, ho sentito molto parlare di te. Io sono Benedetta>>

Elena si alza, l'aria sconvolta e anche un po' spaesata. Alla fine stringe la mano. <<Maggie. Non mi avevi detto fosse incinta>>

Questo è tipico di Elena, parlare a sproposito. Benedetta s'imbarazza, Stefano si fa avanti e la accompagna a sedersi.

<<Anche lei ha sentito parlare di te, vero?>> Stefano scocca un'occhiata a me, non a Elena, e io mi stringo nelle spalle.

<<Forse mi sono dimenticata di quel piccolo dettaglio>>

Come scossa da una scarica elettrica, Elena torna lucida, scuote la testa e sorride a Benedetta. <<Beh, congratulazioni, allora di quanto è?>>

Benedetta risponde che è di diciassette settimane, mio fratello di quattro mesi. Poi si corregge: <<Diciassette settimane>>

Elena deglutisce. So che si sta sforzando, tantissimo, per continuare a sorridere. Mi sento colpevole, avrei dovuto avvertirla, ma è stato Stefano a chiedermi di non dirle mai niente su di lui o sulla sua vita, quindi già è tanto che sappia di Benedetta e di tutto il resto. Il bambino è passato improvvisamente in secondo piano e mi sento una persona orribile per questo.

I miei genitori cercano di salvare la situazione e mettono in mezzo i bambini che con la loro fanciullezza e i gerghi simpatici riescono ad acquietare la tensione. Io mi siedo tra Chris ed Elena, Stefano e Benedetta di fronte a noi.

Una conversazione tira l'altra, grazie soprattutto alla mamma o a Chris; parliamo dell'università, delle case, poi di cosa prepareremo per cena, in vista dell'arrivo di Marta e Leonardo.

Stefano rimane in silenzio tutto il tempo, Benedetta interviene solo una volta e tra di loro né si tengono per mano né si confortano n alcuna maniera. Delle volte Elena lancia loro delle occhiatine e vorrei poterla prendere da parte per chiederle scusa e domandarle come si sente a riguardo. Non avevo aspettative sull'incontro tra lei e mio fratello, ma di certo non mi aspettavo questo.

Alla fine del pranzo, noi ragazze –e Chris, perché ha paura di rimanere da solo con Stefano e mio padre in una stessa stanza- aiutiamo la mamma a sparecchiare e pulire tutto. A un certo punto Elena si accosta a Benedetta che sta caricando la lavastoviglie, la aiuta e inizia a scusarsi per come si è comportata prima dell'inizio de pranzo. Si sorridono timidamente confabulano a voce bassa.

Quando mi sento tirare per una manica, mi volto verso Chris. Mi sorride.

<<Ti va una passeggiata?>>

Abbasso lo sguardo sulla mia tenuta e mi accorgo di indossare ancora il pigiama. Gli scocco un bacio sulla guancia e corro di sopra per prepararmi. Quando sento mio fratello chiamarmi, mi chiudo in camera e faccio finta di nulla. Ho paura di parlargli, al momento, e so che è da codardi comportarsi così ma non ho altre difese al momento.

Mi cambio in fretta e rapidamente mi sistemo in bagno, evitando accuratamente mio fratello. Quando ho finito, lo trovo a piano inferiore alle spalle di Benedetta, che sta ancora parlando con Elena. Forse dovrei intervenire, forse dovrei aiutare, ma Chris è fermo sulla porta e decido che è meglio seguire lui.

Imbottiti di giacche e sciarpe –quest'inverno fa più freddo dei precedenti- cominciamo la nostra camminata. Presto fa scivolare una mano fredda nella mia, rabbrividendo per le nostre dita ghiacciate, e se le infila entrambe nella tasca della giacca. La trovo subito accogliente.

<<Che situazione assurda>> mormora dopo un po' e io mi trovo costretta ad annuire.

<<Mi sento in colpa, li ho messi entrami in difficoltà>>

<<Sono passati due anni, potevano risolvere quello che c'era da risolvere molto prima>>

Infondo so che ha ragione, ma l'espressione sul volto di mio fratello appena ha visto Elena e quella di lei appena ha notato la pancia gonfia di Benedetta... non lo so, erano distrutti.

<<Ehi>> mi chiama con un buffetto sul naso. Quando alzo lo sguardo verso di lui, vengo incantata dagli occhi verdi che con questo tempo uggioso splendono di luce propria. Mi meraviglio per la milionesima volta di quanto siano affascinanti le pagliuzze dorate e quelle più azzurre che sfumano il colore verde pino in tutte le sue intensità. <<Non ti preoccupare, per ora è andata benone>>

Mi accosto a lui, posando la testa sulla sua spalla. <<Solo perché c'eri anche tu, lì con me. Da sola non ce l'avrei mai fatta>>

<<Perché eravamo insieme>>

Sì, perché eravamo insieme. Altrimenti, non ce l'avremmo mai fatta. Sento il cuore scoppiare di un'emozione tutta sua al pensiero di me e Chris, ancora insieme, dopo tutto questo tempo.

È come una scintilla tutta nuova. Amarlo è una scintilla.

Posso fermarmi a pensarci, posso passare ore a cercare di concepire il concetto, eppure rimane una scintilla: fulminea, istantanea. Non ho il tempo di catturarla che lei si è già posata su di me, è già me, e mi porta a elevarmi, contro la mia stessa volontà.

Amarlo è come una scintilla, che scorre, veloce, potente, inarrestabile.

Amarlo è come una scintilla: mi brucia ma mi fa rimanere viva.










****

Perché ho chiamato questa parte interludio e perché ho deciso di inserirla?

1) Non è l'epilogo, che adesso segue.

2) Dovevo anche solo un po' incuriosirvi alla storia di Elena e Stefano, che comporrà il terzo volume della serie Mai troppo amore. (Prossimamente la troverete sul mio profilo.) Questo interludio è uno spazio prettamente dedicato a loro infatti, anche se funge un po' da "che fine fanno Maggie e Chris?"

Per sapere davvero dove vanno a finire, leggete l'epilogo.

Xoxo 

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