Epilogo
Il mare era bellissimo, il cielo altrettanto azzurro.
La sabbia sotto i piedi di tutta la famiglia cuoceva ma i bambini non ci facevano troppo caso e i genitori indossavano le scarpe per il mare. Era ancora mattina, non troppo presto ma nemmeno così tardi. Avrebbero mangiato in spiaggia. Non c'erano tante famiglie nella zona libera dove avevano deciso di issare gli ombrelloni.
Quella era la prima estate da famiglia completa, sperando che non ci sarebbero state altre novità. Il maggiore dei bambini stava correndo attorno all'ombrellone e si stava portando dietro il fratellino. La madre osservava le loro spalle e i volti paffuti colorati di bianco, a causa della crema solare, e sorrise perché erano buffi, poi lanciò uno sguardo al marito, ritto davanti al mare, che tra le braccia teneva saldamente la più piccola della famiglia.
<<Mamma,>> la chiamò Emma, le terzogenita, stesa a pancia in giù accanto alle sue gambe. <<Assaggia>> Lo posò davanti alla bocca un cucchiaino di plastica colmo di granelli di sabbia che la donna doveva afferrare e fingere di mangiare. La bambinetta di due anni scoppiò a ridere e tornò a giocare, impiastricciandosi le mani e il costume rosso gonfio a causa del pannolino.
Poi Luca cadde, facendo ridere Guido. La madre dei bambini afferrò Luca per le ascelle e se lo mise accanto, togliendogli la sabbia dalla faccia e dalla bocca, cercando di trattenere un sorriso.
<<Non è niente>> gli disse dolce e calma. <<Stai tranquillo>>
Gli occhi lucidi del bambino di quattro anni improvvisamente si rilassarono, batterono forte per trattenere le lacrime, e presto si accostò al fratello maggiore che aveva deciso di recarsi dal padre.
Una donna seduta sulla sdraio dell'ombrellone accanto, guardò la donna e la chiamò, sorridendole. <<Scusi l'impertinenza, ma sono tutti suoi?>>
La giovane donna sorrise. <<Tutti miei.>> confermò.
Da sotto un cappello di paglia rosso e grandi occhiali da sole, l'anziana signora fissò l'uomo alla riva circondato da piccoli bambinetti. <<Siete molto coraggiosi>>
La donna carezzò i ciucci castani della figlia, accanto a lei, e pensò a quanto effettivamente fosse stata coraggiosa. A quanto lo erano tutti, in quella famiglia. <<Non è poi così male, notti insonni e stress a parte.>>
Risero insieme prima che una voce profonda suonasse tra le altre in quella spiaggia rumorosa; il marito la stava chiamando dalla riva.
<<Maggie!>>
Maggie si alzò, prese i braccioli che sapeva servissero ai suoi figli, si mise un paio di occhiali da sole in testa e tese la mano alla bambina.
Insieme raggiunsero gli altri membri della famiglia, l'uomo era entrato nell'acqua fino a immergere le ginocchia stava facendo saltellare Nina sulla superficie calma. La bambina ridacchiava come un'ossessa, mettendo in mostra le gengive lucide e rosee.
Maggie infilò i braccioli a tutti i bambini, premurosa e timorosa di qualsiasi pericolo. Nonostante Guido sapesse nuotare già bene, grazie agli insegnamenti del padre, la ormai donna aveva paura potesse succedergli qualcosa. Si sarebbe presa cura del suo bambino ancora per un po'. I braccioli erano solo una metafora.
L'uomo alzò un'ultima volta Nina dall'acqua mentre Emma veniva presa in braccio da Maggie, che lentamente si accostò a lui. Entrambi tenevano d'occhio i due fratelli maggiori che si schizzavano e saltellavano sulla riva, immersi probabilmente in un'avventurosa impresa nelle profonde altezze del mare.
Non c'era vento, l'aria era calda ma sopportabile, all'ombra e dentro l'acqua si stava bene. Il mare era calmissimo, una tavola piatta in quell'estate da ricordare.
Guido corse accanto al padre, i capelli neri interamente bagnati e lo sguardo vivo di chi sa cosa sia la felicità. Luca, invece, che non aveva ancora il coraggio di immergersi, si aggrappò alle cosce della madre.
<<Papà, fai il mostro>> implorò il primogenito, e l'uomo rise.
<<Sì, papà, mostro, mostro!>> Luca si unì alla cantilena stringendo pericolosamente la pelle di Maggie. Questa allungò un braccio verso Nina per farsela passare e sorrise a suo marito, che nel frattempo veniva trascinato dai bambini. Posò Emma nella ciambella e la tenne salda accanto a me con una mano mentre la piccola di neppure un anno gorgogliava tra le sue braccia, stretta in un vestitino bianco e una fascetta rosa sul capo calvo.
Improvvisamente, vedendo il marito immerso nell'acqua accanto ai suoi bambini, ricordò quando la prima notte di nozze, durante la luna di miele, Chris le aveva detto: <<Maggie, voglio tanti figli.>>
Maggie si era girata su un fianco e aveva lasciato cadere alle sue spalle il lenzuolo restando nuda ai suoi occhi. <<Tanti figli? Due non ti bastano?>>
Durante una delle loro tante chiacchierate passate, avevano accennato al fatto che tre famiglie su quattro avevano due figli e che probabilmente sarebbe stato così anche per loro.
<<No, ne voglio di più>> si lamentò lui passando pigramente la mano sul suo addome. Si erano appena giurati amore eterno, avevano tempo per pensare a mettere su famiglia ma Maggie, le volte in cui si era concessa di vagare con la fantasia, non aveva mai dubitato che Chris sarebbe stato un attimo padre. Leonardo ne era un esempio. L'amore incondizionato per la sua famiglia e lei stessa ne erano un esempio.
<<Chris, sono io quella che li deve sfornare, vedi di un esagerare. Prima voglio l'anello al dito così posso assicurarmi che non scapperai quando diventerò un'immensa balena>>
<<Lo hai già l'anello al dito>>
<<Ah, davvero?>> Alzò la mano e si guardò l'anulare. <<Allora non me lo sono sognato>>
<<No, è tutto vero. Tutto nostro>> Poi sussurrò: <<Dai, facciamo un bambino>>
<<Anche cento se mi guardi così.>>
<<Vada per il cento.>>
Fu così che nacque Guido, poco più di un anno dopo.
Chris, durante i primi mesi, aveva immaginato e creduto ardentemente fosse femmina, forse perché il suo senso maschile non era poi così sviluppato come l'istinto materno. Maggie ricordava ancora come si era sentita la prima volta che aveva sentito scalciare il bambino, circa al sesto mese. Era corsa da Chris che al tempo stava aggiustando la porta della cantina; lui aveva messo giù gli attrezzi e aveva accostato mani e orecchie all'addome gonfio, sorridendo appena il figlio gli concesse l'onore di dargli un bel calcio sulla tempia.
<<Questo è il mio ragazzo!>> aveva esordito entusiasta.
Il parto era durato un paio d'ore ma ciò che li aspettò dopo fu di tutt'altra pasta. Ai bagnetti ci pensava Chris mentre al mangiare quasi sempre Maggie. Quando Chris la mattina doveva svegliarsi presto, solitamente era Maggie ad alzarsi la notte ma durante il pomeriggio mentre lei era occupata nello scrivere o nello schiacciare un pisolino, Chris portava Guido con sé all'officina oppure restava in casa a occuparsi di lui. Erano stati aiutati moltissimo da Marta che non mancava a presentarsi a casa loro con Leonardo per dare una mano. Avevano imparato molto da lei e avevano capito che spaventarsi, di solito, è d'obbligo per dei genitori alle prime armi. C'era stata più di un'occasione in cui Maggie era scoppiata in lacrime per paura di fargli del male e Chris era dovuto tornare dall'officina che gestiva con Lorenzo in fretta e in furia, preoccupato. Dopo che era passata la crisi, scoppiava a piangere un'altra volta considerandosi una cattiva madre. Era in quelle occasioni che visitava la casa dei genitori, si sedeva comoda sul divano con stretto al petto Guido che per la maggior parte del tempo dormiva, e lasciava che sua madre si prendesse cura di lei, come fosse ancora una bambina. Ma la sera tornava a casa, si sdraiava nel letto e si lasciava avvolgere da un paio di braccia che avevano il potere di scacciare gli incubi, sempre.
Dopo i primi tre mesi tutto andò molto più liscio.
La seconda gravidanza fu più semplice, sia perché sapevano cosa aspettarsi sia perché ormai erano abituati e non era passato molto dall'ultima volta che si erano occupati di un neonato, giusto un anno. Ancora una volta Chris si convinse che sarebbe stata una femmina e per poco non convinse persino Maggie.
E così nacque Luca, un pargoletto in tutto e per tutto uguale alla madre in ogni suo aspetto infantile. Se Guido era nato con i capelli nerissimi e un paio di occhi verde mela, Luca aveva ereditato il castano cioccolato dei Bianchi e un paio di smeraldi luminosissimi.
Con il tempo, Guido era diventato il faro di Luca che lo seguiva e lo imitava in tutto, un punto di riferimento per ogni curiosità infantile e per ogni svago; così come Chris era il faro del primogenito. Capitava, durante i weekend e nessuno dei due lavorava, che inaugurassero il giorno della risata. Il gioco consisteva nel passare la giornata a cercare di far ridere gli altri membri della famiglia. Durante uno dei giorni, Chris aveva afferrato Luca e gli aveva legato il grosso pannolino sulla testa come fosse un cappello, poi gli aveva tolto tutti i vestiti. Infine lo aveva esortato a correre in cucina verso la mamma che stava cucinando e appena Maggie lo vide scoppiò a ridere talmente forte da contagiare il pargolo, che entusiasmato per aver scatenato quella felicità nella madre, continuò a correre per la casa nudo, gracchiando e ridacchiando. Il padre aveva ripreso quasi tutto con una telecamera.
La terza gravidanza fu leggermente più inaspettata poiché, diversamente dalle precedenti, non l'avevano programmata. Si erano presi una pausa di un paio d'anni, giusto per gestire due maschietti scalmanati, ma Maggie era entusiasta e Chris l'aveva portata a ballare per l'occasione.
E così nacque Emma.
Finalmente sarebbe arrivata un'altra donna in famiglia, sarebbero sempre state in minoranza, ma almeno erano in due. Quella gravidanza fu la più faticosa. Maggie stava scontrando un proficuo successo con i suoi articoli e le recensioni, inoltre aveva fissato un colloquio con una casa editrice per il secondo libro in via di pubblicazione. Chris non voleva lasciarla sola a gestire i bambini ma era stato accettato come supplente in due scuole diverse e con l'arrivo di un altro bambino non poteva lasciarsi andare l'opportunità.
Dopo la nascita fu tutto più tranquillo perché Maggie dovette rimanere confinata a casa per maternità e la pubblicazione era andata a buon fine, poteva rilassarsi e godersi il faccino tenero della nuova arrivata.
Maggie spesso si divertiva a sedersi sul divano osservando le poche foto che adornavano la parete sopra il camino nel loro soggiorno. C'erano delle cornici sue e di Chris durante l'università, le foto del matrimonio, le foto con gli amici, le foto delle gravidanze, un paio dei due fratelli mentre giocavano nel giardino, una in cui Emma dormiva sul divano tra le braccia di Maggie, anche lei addormentata.
E infine era arrivata Nina, la piccola della famiglia, la vera novità poiché non solo credevano non avrebbero avuto nessun altro figlio, ma non se lo aspettavano a livello fisiologico. Non erano in intimità da qualche tempo e si ricordarono parecchi giorni dopo aver scoperto che Maggie era incinta che durante una cena tra amici erano scappati in bagno come degli adolescenti solo per provare il brivido sperimentato già parecchi anni prima.
Quindi osservò Chris, gli anni della maturità gli solcavano il viso senza però renderlo meno bello di quanto fosse sempre stato. Le braccia allenate erano circondate attorno ai corpicini dei figli come se fosse sempre pronto a proteggerli. E Maggie guardò se stessa, anche lei stava proteggendo le sue bambine.
Ora, a distanza di meno di dieci anni, avevano una famiglia costruita dalle fondamenta di un amore scelto, voluto e più che sudato.
Chris, il primo vero amore di Maggie, conservava ancora la fiamma di un'adolescente alla scoperta dell'ardente brivido della felicità e della gioventù, e Maggie, l'unica eccezione nella vita di Chris, era ancora l'unica scappatoia in un mondo di bugie e recite, l'unico vero respiro.
Erano cresciuti insieme, erano rimasti insieme e si erano solidificati come essere umani. Maggie mandava avanti la sua carriera di scrittrice, Chris chiedeva supplenze nelle scuole come insegnante e nel tempo libero lavorava assieme a Lorenzo nell'officina in città.
Ne avevano passate tante, di belle e di brutte, e molte volte la fatica dell'età adulta si era fatta sentire. Non mancarono le liti, i disguidi, i resoconti o qualche incomprensione. Non mancarono le notti in cui Chris dormiva sul divano o quando Maggie aspettava ansiosa seduta davanti alla finestra in attesa del suo ritorno per scusarsi. Non mancarono cene silenziose e notti insonni, né la fatica di portare avanti il mutuo di una casa piena di bambini. Se nei primi anni avevano sperato di poter prendere un cane, avevano avuto torto alla grande. Ma avevano resistito, avevano rattoppato gli strappi, avevano risolto ogni problema mano a mano che se ne presentava uno. Non mancarono nemmeno le cene intime, tutti i bambini andavano dai nonni e loro potevano restare un po' da soli. Non mancarono interminabili silenzi che sfociavano in riappacificazioni ardenti oppure in compromessi accettabili. Non mancarono le notti in cui si perdevano nei ricordi o quelle in cui lo sguardo al futuro non faceva più paura. Si mettevano lì, assieme, a guardare talvolta le stelle -se ce ne erano in cielo- e pianificavano una possibile nuova tappa della loro vita. Un giorno avrebbero voluto portare tutti i loro figli in Grecia, magari quando erano abbastanza grandi per potersi innamorare. Quando Guido e Luca facevano i conti con l'ammettere che le ragazze erano belle e accessibili e Emma e Nina ne facevano con i primi batticuore. Magari un giorno avrebbero spiegato loro che non bisogna avere paura del futuro, perché proprio loro erano nati dall'accettazione di possibilità, da una caduta libera verso l'ignoto. Avrebbero magari parlato della loro storia, oppure di tante altre storie simili, e avrebbero sottolineato la magia di ogni loro passo, giusto o sbagliato che fosse, dolente o nolente. Avrebbero cercato di spiegare che non è importante cosa la vita dà ma cosa si fa per dare alla propria vita qualcosa d'importante. Maggie voleva lasciare una traccia. Chris voleva avere un futuro. Magari qualcuno avrebbe voluto qualcosa di diverso, qualcosa di più effimero o qualcosa di più materiale. C'era chi ancora lo stava cercando, chi sono sapeva di averlo trovato e chi sperava di poterlo fare a breve. Ed è così che sarebbe andata avanti la loro storia, piena d'interminabili corse contro il tempo. Forse, a un certo punto, avrebbero capito come il karma, che tanto spesso si era intromesso nelle loro vite, li aveva accoppiati e avrebbero imparato a rispettarlo. Dovevano imparare ancora tante di quelle lezioni.
E lo avrebbero fatto, come sempre, ancora insieme.
FINE DEL SECONDO VOLUME
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