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8 ~ Tutti in campeggio

<<Perché ti lamenti tanto?>> esclama Elena. <<Secondo me è una buona idea. Ho trovato un paio di sacchi a pelo nell'armadio.>>

<<Fino a prova contraria,>> la interrompe Stefano. <<Siamo in sette.>>

Giro lo sguardo verso di loro, ancora sotto il secondo albero accanto a Chris, mi godo una tranquilla giornata estiva. Ho voltato lo sguardo per non rispondere all'ultima sua domanda: "Allora accetti?"

Vuole uscire con me, per un appuntamento, ma fino a prova contraria due amici non escono assieme, da soli. Però ha ragione, dobbiamo parlare, giacché credo sia difficile trovare momenti intimi dagli altri.

Mi concentro sulla conversazione degli altri a pochi metri da noi per guadagnare tempo.

<<Un paio di coperte e abbiamo risolto.>>

<<Vorresti dormire nel bel mezzo dei boschi con solo una coperta a separarti dalla natura?>> interviene Lavinia che fa sbuffare la bionda.

Anche Chris sembra interessarsi alle loro chiacchiere e volta il busto.

<<Sarebbe un'avventura!>> l'aria eccitata di Elena mi fa sorridere, come se stessimo tutti ascoltando contro voglia una bambina che ha mangiato troppi dolci e che sta straparlando.

<<A me sta bene.>> dice Andrew facendo sorridere Elena che si butta su di lui.

<<Oh, bravissimo, ottima scelta.>>

<<Anche per me non è male.>> contribuisce Diego e questa volta Elena si limita a fare una piccola smorfia di accettazione nella sua direzione, facendo sorridere impercettibilmente il ragazzo.

In fretta mi alzo, e li raggiungo, sedendomi in ginocchio davanti a mio fratello. <<Di cosa state parlando?>>

Mi dispiace non aver risposto a Chris ma ho una terribile paura, non so bene di cosa. Stringo ancora la carta tra le mani come fosse l'unica cosa che mi tiene ferma a terra, che m'induce a non correre a gambe levate fuori da questo magnifico parco. Sopra di noi, le chiome degli alberi fluttuano un po' nell'aria facendo ondeggiare le ombre che ci coprono e io osservo i miei amici.

<<Elena vuole fare un'escursione in due giorni e una notte, dice che con delle coperte, un paio di sacchi a pelo, boccette d'acqua e zaini in spalla ci potremmo divertire un mondo.>> Mi fa un breve riassunto Andrew che se non sbaglio sembra essere felice all'idea. Lavinia e mio fratello fanno una smorfia anche quando il concetto viene ripetuto.

L'idea dell'escursione, o del mini campeggio, mi piace. Mi è sempre piaciuta la natura e fare lunghe passeggiate nei boschi, nonostante odi gli insetti e nonostante non sia particolarmente atletica. So dare qualche pugno e quale calcio ma il non saper scivolare sulle rocce o impigliarsi a qualche ramo non è una capacità particolarmente sviluppata nel mio essere. Delle volte so essere tremendamente caotica.

Me lo ricorda il grande livido sulla chiappa che non accenna ad andarsene. Evitare di andare al mare a mostrare il mio didietro violaceo mi sembra un aspetto positivo che aggiungo alla mia lista per convincermi dell'idea dell'escursione. Ricorda ancora quella vacanza con la mia famiglia, quando io e Step eravamo dei semplici bambini, nella quale i nostri genitori ci portarono prima a un parco giochi famoso, con montagne russe e tutto il resto, e poi a fare una lunga escursione costeggiando un fiumiciattolo freddo e ripido che ci portò solamente alla scoperta di uno stagno paludoso. I miei genitori, delusi, cercarono di tornare indietro quasi subito ma mio fratello si era imbattuto in un cigno e volendosi avvicinare si è beccato un graffio sulla guancia da parte del pennuto e un gran bernoccolo per essere caduto mentre scappava via dall'animale. Da quella volta si limita a vedere gli animali solamente attraverso i suoi documentari e non fa più escursioni nei boschi.

<<Io ci sto, ci fa bene un po' di natura.>>

<<Il mare è natura.>> ribatte Chris in piedi accostato al tronco. Non l'ho sentito alzarsi ma immaginavo si sarebbe avvicinato assieme a me e adesso mi sta guardando dall'alto come se in realtà non stesse partecipando alla conversazione ma aspettasse una mia singola parola che gli dia una risposta.

Riporto gli occhi su Elena per vederla sorridere.

<<Che si avvii il referendum. Chi vota sì alzi la mano.>>

Io, Elena, Andrew e Diego alziamo la mano e dopo pochi secondi, anche Chris fa un cenno con il braccio. La bionda batte le mani con gioia e insistenza. <<È deciso, si va in campeggio.>>

Poi balza in piedi e si spazzola le cosce per togliere dell'erba fresca. <<Devo assolutamente stillare un programma.>>

<<Non voglio addentrarmi in un bosco seguendo le tue improbabili indicazioni, stilleremo il programma assieme.>> esclama mio fratello affiancandola e poco a poco tutti ci alziamo.

<<E io mi assicurerò di trovare un posto adatto per la mia quiete notturna, vi aiuto anche io.>> s'intromette Lavinia ancora stizzita dalla decisione del gruppo. So le motivazioni di Stefano che lo portano a desistere all'idea di andare a fare un'escursione ma quelle di Lavinia mi sono ignote, così mi appunto mentalmente di chiederglielo in un secondo momento.

<<Allora suppongo si vada a casa.>>

Ci avviamo verso l'entrata, o uscita a questo punto, del bellissimo parco e un po' controvoglia cerco di memorizzare il suo nome così da poter ritornarci qualora ne abbia voglia.

Mi affianco alle mie amiche cercando di allontanarmi il più possibile da Chris, ho bisogno di ancora un po' di tempo per pensarci e poter dargli una risposta e so che lui invece mi chiederebbe subito cosa ne penso. Quando però mi sorge il dubbio di chiedergli se ha piacere a venire a casa con noi – in fondo è ancora pomeriggio e io mi voglio assicurare che sia tornato in perfetta salute- devo abbandonare il mio piano di stargli lontana e quindi rallentare il passo per poter affiancarmi a lui.

Come al solito, è l'ultimo del gruppo, un po' in disparte e un po' per gli affari suoi, come è sempre stato.

Non alza lo sguardo quando gli sono accanto, rimane basso sulla strada ai nostri piedi, il mento inclinato verso il collo, le mani nascoste dalla stoffa delle tasche dei pantaloni.

Rimaniamo in silenzio, camminando fianco a fianco come fatto milioni di volte, ascoltando le parole degli altri a pochi passi da noi e tutti i rumori della strada che ci circondano.

Quando, con la testa bassa, Chris si incammina pericolosamente nella traiettoria di un palo, lo scanso un po' afferrandolo per la manica della maglietta e facendolo ridestare. In una mano stringo a pugno lui, nell'altra la sua lettera.

<<E poi sarei io la sbadata.>>

Gli lascio quasi subito il braccio, avendolo più vicino e adesso lui tiene gli occhi ben davanti a se. Non ci vuole una scienza per capire che ha dei pensieri in testa e l'ipotesi che possa essere stata io o e mie parole non dette- a farlo sbandare mi fa rammaricare. Non mi piace vederlo pensieroso e cupo, questo lo porta a estraniarsi e ad andare ontano.

Ma io lo voglio ancora un po' vicino.

Gli do una leggera gomitata sul braccio, cercando di farlo sorridere o anche solo accorgersi della mia presenza accanto a lui; cerco nella mia testa un qualsiasi argomento per iniziare una conversazione ma le sue parole mi fanno distrarre quasi subito.

<<Quindi posso venire anch'io all'escursione?>>

<<Oh, ma certo, hai votato.>>

Scrolla le spalle, come se quel dettaglio non contasse sul serio. <<Volevo solo dare una mano.>>

<<Anche senza il tuo voto saremmo stati in maggioranza.>> gli faccio notare con uno sguardo languido. <<Quindi nel profondo di te stesso ti sei contato da solo.>>

Questo lo fa sorridere, finalmente, e io prendo la palla al balzo. <<Ti va di venire di nuovo a casa con noi? Ci prepariamo tutti assieme e stiliamo un programma decente, nessuno si fida a lasciare tutto nelle mani di Elena.>>

Quando Chris si gira verso di me, alza un sopracciglio con fare indagatorio e confuso, come se quella situazione lo spiazzasse un po'. È così anche per me, in realtà, perché ogni conversazione che ci coinvolge si fa sempre in qualche modo imbarazzante.

<<Sì, suppongo vada bene. Ho gli oggetti essenziali nel furgone che è parcheggiato davanti a casa vostra, quindi vi devo seguire per forza.>>

Decretato ciò, ritorna il silenzio questa volta però meno evasivo e meno pieno di pensieri cupi o domande che attendono risposte ancora in fase di aggiornamento.

Mentre ancora stiamo sulla strada di ritorno, gli porgo la lettera che ho strettamente tenuto in mano per tutto questo tempo.

<<Me la vuoi ridare?>>

<<Credevo la rivolessi indietro.>>

Scuote la testa e continua a non guardarmi, né guardare il foglio che ho tra le mani e che ho riportato accanto al mio corpo. <<Fanne ciò che vuoi, bruciala, conservala, buttala o strappala, non m'importa.>>

<<Non ho intenzione di buttarla né bruciarla.>>

La piego dolcemente e le ma infilo in tasca decretando che sarà un ottimo oggetto di ricordo per i miei anni futuri. <<Quindi posso conservarmi tutte le tue lettere?>>

<<Se è quello che vuoi, te l'ho detto, puoi farci tutto ciò che ti è più congeniale.>>

Non è freddo o distaccato, è semplicemente assente. È nel suo mondo, immerso nei pensieri e nei ragionamenti e finché non ritorna non posso fare niente contro la porta chiusa che mi sta separando da lui. Con un sospiro affranto, continuo a muovere un piede dietro l'altro al suo fianco, lo sguardo chino e il silenzio che m'invade, finché non varchiamo le porte dell'appartamento.

Chris va al bagno, Elena si fionda a cercare le coperte e i sacchi a pelo mentre Lavinia e Stefano accendendo il mio computer portatile e si siedono sul divano per una ricerca dettagliata.

<<Noi cosa facciamo?>> chiedo ai due ragazzini piedi accanto a me. Il biondo si gratta la testa mentre Diego si guarda intorno.

<<Partita a carte?>> propone quest'ultimo con una smorfia e tutti asseriamo sedendoci a terra.

Decido di distribuirlo e mentre le raggruppo in senso orario in mazzetti da quattro, Diego fa una risatina indicando il mazzo dietro il quale non c'è nessuno.

<<Va bene che avevi amici immaginari da bambina, ma non giocano con noi, fiore.>>

Andrew sorride mentre io alzo gli occhi al cielo. <<Giochiamo in quattro, intelligentone.>>

Diego conta con le dita me, Andrew e se stesso, come un vero bambinone. <<Il risultato ritorna tre, genio.>>

In quel momento, la porta del bagno si apre e Chris si asciuga la faccia con la manica della maglia, facendola leggermente alzare. Lo indico con il capo mentre ancora sto distribuendo le carte. <<I conti risultano quattro, adesso sta zitto e guarda le tue carte.>> Poi alzo un braccio per bloccare Chris dal suo sedersi su una sedia. <<Gioca con noi, manca un giocatore.>>

Senza farselo ripetere due volte, Chris si lascia cadere a terra, davanti a me. <<A cosa si gioca?>>

<<Poker, a coppie di due.>> risponde Andrew. <<Io sto con Diego.>>

<<E io sto con te.>> Alzo lo sguardo verso di lui dando una fugace occhiata alle mie carte, poi gli faccio l'occhiolino. Per la sorpresa di tutti, il moro scoppia a ridere mentre ordina le proprie su una mano e scuote la testa. Diego lo guarda con la coda dell'occhio, con il petto troppo all'infuori per sembrar esser messo in una posa naturale. <<Sai giocare?>> gli chiede saccente.

Decido di tacere e nascondere il mio sguardo dietro il mio gioco.

<<Me la cavo.>> risponde Chris mentre piega un ginocchio e vi si appoggia un gomito.

Poi il gioco inizia.



<<Non ci credo, non può essere vero!>> Diego, indignato, lancia le sue carte sul pavimento mentre io mi allungo per terra per afferrare con entrambe le braccia la vincita mia e di Chris.

<<La fortuna del principiante.>> borbotto mentre sorrido con gli occhi al mio compagno, che si sta amabilmente godendo la scenata di Diego. Andrew se la ride sotto i baffi, per niente scosso dalla pesante sconfitta.

<<Voi mi prendete per il culo! Ma quale principiante, Maggie non è in grado di poter vincere a un gioco come questo quindi la mente deve essere tutta di Preziosi.>>

Indignata, gonfio le guance e gli lancio una fiches sul petto. <<Non sono in grado di vincere? Ma se ti ho appena stracciato!>>

<<Ci avete stracciato entrambi.>> mi corregge l'americano accennando alla presenza di Chris.

Faccio una piccola smorfia in accordo. <<E va bene, può anche essere leggermente più bravo di me ma me la cavo benissimo da sola.>>

Chris evita di enunciarsi, forse perché entrambi sappiamo che ho appena mentito spudoratamente davanti a moltissimi testimoni.

<<Dimostralo.>> mi sfida il mio migliore amico. <<Giocate una partita voi due, chi vince sarà il re o la regina del poker. Solo allora crederò che "te la sai cavare da sola".>>

Rigiro le fiches tra le mani mentre faccio girovagare lo sguardo per la casa. <<Siamo tutti stanchi...>>

<<Io ci sto.>> Lancio un'occhiataccia a Chris mentre lui, impassibile, sostiene il mio sguardo.

Brutto...

<<Avanti Maggie, dov'è finito il tuo lato femminista e auto sufficiente?>> Diego continua a pressare, consapevole che presto perderò la presa sulla mia audacia.

<<E questo che cosa c'entra con il gioco?>>

Lui liquida il discorso con un movimento del braccio. <<Gioca e basta.>>

Mi volto ancora verso Chris consapevole che tutti mi stanno guardando, aspettando risposte. Mi sembra che io non faccia altro che accumulare risposte da dare negli ultimi tempi. Lo guardo e lui mi guarda come per dire "Cos'hai da perdere?"

Mentalmente, mentre inizio a dare le carte a me e Chris solamente, mi rispondo: "La mia dignità e queste bellissime fiches gialle!"



Un'ora più tardi, la situazione è critica, in tutti i sensi possibili.

A partire dal poker tra me e Chris; alla fine della partita Diego ha continuato a sbraitare per la casa digrignando i denti: <<Non è giusto, l'hai lasciata vincere!>>

E io mi godevo la vincita –falsissima- della mia prima partita a poker singola mentre Chris si alzava, si scuoteva i capelli e dichiarava di aver giocato come aveva sempre fatto. Gran bugiardo, solamente noi due sapevamo quale fosse la verità e mio crogiolavo non solo nella vincita, anche se non meritata, ma nella consapevolezza di riuscir ancora a custodire un segreto assieme a Chris come se aggiungessi un altro piccolo filo al nostro rapporto, qualcosa che fosse mio tanto quanto suo e per questo ci unisse.

Allora Elena è arrivata in soggiorno con due sacchi a pelo, tre coperte e quattro cuscini esclamando: <<Ho trovato la soluzione, vedrete, staremo benissimo.>>

A quel suo commento, Lavinia è intervenuta. <<Io e Stefano abbiamo trovato una mappa, esiste un percorso per i turisti che si affaccia su un campeggio apposito, basta seguire le tappe della mappa. Possiamo accamparci nell'area riservata ai camper e alle famiglie in macchina e andrà tutto bene.>>

Da lì ho immaginato la rossa avesse paura di poter essere attaccata da qualche animale di foresta nonostante dubitassi potessero esserci pantere o grossi cinghiali, il massimo dello spavento lo poteva procurare il russare di uno scoiattolo.

Da quel momento Lavinia e mio fratello si sono messi a illustrare la mappa e le tappe, e il percorso che avremmo seguito. Era semplice, facile e sembrava perfino interessante: si affacciava su un paio di zone architettoniche, una vista collinare dell'intero paesaggio di mare e delle zone di sosta. Più tempo passava più mi convincevo che sarebbe stata una piccola avventura interessante.

E adesso stiamo cercando di organizzare le valige e l'occorrente necessario mettendo nel salone principale le valige più grandi per poterci ammassare i vestiti e gli effetti di tutti. Meno pesi ci portiamo, meglio viaggeremo.

Elena, contro voglia, abbandona il desiderio diportarsi più cambi di vestiti, resteremo una notte accampati e il giorno dopo staremo sulla strada per il ritorno, nessuno vede la necessità di portarsi grandi cambi; mentre Lavinia cerca di incastrare un paio di asciugamani nel borsone di Andrew.

Io mi occupo di ogni forma di emergenza come ad esempio del necessario in caso di un malessere o per il lavaggio quotidiano come spazzolini, spazzole e deodoranti.

Chris non fa molto, cerca di aiutare come può. In fin dei conti lui non ha niente con se gli effetti più personali che si portano per congenialità solitamente nelle tasche o nel suo caso nel furgone.

<<Adesso dobbiamo solamente stabilire come arrivarci.>> esclamo buttandomi sul divano venendo seguita poi dalle altre due ragazze.

<<Le macchine non vanno bene?>> chiede Andrew, chiudendo l'ultimo borsone.

<<Meglio di no.>> risponde la sua ragazza. <<Poi non sapremmo dove lasciarle.>>

<<Dovremmo andare in autobus.>> propone allora Stefano. <<Controllo gli orari per domani mattina.>>

L'autobus non è una cattiva idea, dubito che disti così tanto e ci risparmia il prendere le macchine.

Quando, sedendomi più comoda sul divano, sento la mia tasca posteriore scricchiolare, mi ricordo che ho ancora la lettera nella tasca, così mi alzo e mi dirigo in camera. Qui, le valigie di Diego sono ancora aperte sul suo letto non disfatte, segno che si deve dare da fare. Penso velocemente a un luogo dove poter conservare la lettera ma quando la tengo tra le mani, la voglia incontrollabile di leggere un'altra volta prende il sopravvento e così mi siedo sul letto, immergendomi di nuovo nelle sue parole e nella sua scrittura, nei suoi ricordi.

Sono arrivata alla parte in cui mi parla di Sara quando sento bussare alla porta e scatto i piedi, presa alla sprovvista.

Chris ha il busto sporto nella camera buia, guarda il mio grembo che ospita ancora la lettera. <<Ti volevo solo dire che sto andando via.>>

Poso velocemente la lettera sul letto alle mie spalle. <<Dove vai?>>

<<Torno in hotel, si sta facendo tardi.>>

Cerco di mascherare lo sconforto nel sentirlo parlare di andare via, pensavo rimanesse almeno per cena. <<Torno domani mattina in tempo per la partenza.>>

Questa sua rassicurazione mi solleva un po' e mi avvicino a lui, che come mosso da una calamita, si avvicina a me.

<<Perché la stavi rileggendo?>> Lancia un'occhiata alle mie spalle dove le sue parole mi stanno aspettando.

<<Non lo so, volevo rifarlo.>> Risposta insensata ma spero capisca; poco dopo annuisce e si gira dall'altra parte, pronto per uscire. Lo seguo fino alla porta d'ingresso e blocco la porta mentre lui esce fuori, sul portico.

<<Allora ci vediamo domani.>>

Annuisco veloce mentre lo vedo raggiungere il furgoncino ancora parcheggiato accanto al marciapiede. Quando ha aperto la portiera ed è ormai lontano, quando so che non può vedere il mio sorriso sulle labbra, lo chiamo. <<Chris?>>

Lui volta solo lo sguardo.

<<Accetto.>> E spero che capisca, spero che abbia inteso che il mio è un sì, uscirò con lui per un appuntamento.



<<Abbiamo fatto pace, vero?>>

La voce di Diego mi fa rigirare tra le coperte e la luce della luna che filtra dalla nostra finestra illumina il suo volto che viene subito individuato dai miei occhi nonostante ci sia il buio intorno a noi. Mi aggrappo al cuscino fresco mentre lo osservo guardarmi.

<<Definisci pace.>>

Anche lui si gira d'un lato, facendo spostare il suo lenzuolo quasi tutto a terra perché non si è coperto. E come biasimarlo, fa caldissimo anche di notte!

Sorride appena, un accenno di labbra. <<Fiore, abbiamo fatto pace?>>

<<La faremo quando accetterai la sua presenza, suppongo.>>

<<Mi sembra di averla accettata questo pomeriggio, ci ho giocato a carte!>>

Rido e sono felice di aver chiuso la porta altrimenti avrei svegliato gli altri, subito mi corpo con una mano. <<Giocarci a carte è segno di pace, da oggi?>>

Fa finta di rifletterci prima di annuire con veemenza. <<Credo proprio di sì.>>

Scuoto la testa, divertita, coprendomi un po' gli occhi con delle ciocche di capelli. <<Allora credo mi vada bene, sono felice se cominciate ad andare d'accordo.>>

<<Non cominciamo ad andare d'accordo.>> borbotta lui. <<Un passo alla volta.>>

Ridacchio nel buio mentre lui si gira sulla schiena e fissa il soffitto bianco e pallido. Mi piace averlo qui a fianco, in un letto separato ma nella stessa stanza, mi fa sentire al sicuro e protetta dai miei stessi pensieri. Se ho Diego accanto mi viene automatico non pensare troppo a Chris perché so che lui disapproverebbe e avrebbe anche ragione. È come se Diego costituisse il filtro dei miei pensieri.

Ed è allora che parla. <<Non riesci proprio a superarla, vero?>>

Mi si secca la gola mentre spalanco gli occhi e osservo la sua mascella prima indurirsi e poi rilassarsi in un ghigno amaro.

<<Non è...>>

<<Non mentirmi, fiore.>> m'interrompe prima che lo faccia. <<Non a me.>>

Sospiro, ha ragione. A lui non posso mentire, sa troppo e capisce di conseguenza.

Allora fisso il soffitto anch'io, perdendomi nella mia testa per cercare una risposta alla sua domanda. E non riesco nemmeno a trovarla ma devo dire qualcosa.

<<Non lo so, Diego.>> Sospiro alla fine. <<Non so niente con certezza. So quello che provavo prima, quello che siamo stati. E so anche cosa provo adesso, credo, o almeno quello che provavo prima che si presentasse e volesse chiarire tutto. Ma non ci sto capendo più niente e sembra così difficile e sfiancante. Insomma, tu l'hai superata.>>

Mi pento di ciò che ho detto appena le mie parole lasciano le labbra; non avrei dovuto menzionare Serena, era un patto che ci siamo fatti tanto tempo fa così come lui non poteva menzionare il moro. Per me le cose adesso sono cambiate ma questo non vuol dire che è lo stesso per lui.

Stringo le labbra così tanto da scommettere siano diventate bianche. <<Scusami, non avrei dovuto.>>

<<No, non fa niente. Infondo, devo contraddirti, non ho mai detto di averla superata.>>

Volto subito la testa verso di lui, sbalordita, la lui ha gli occhi chiusi, un braccio posato sulla fronte come se gli dolesse terribilmente.

<<Vuoi dire che ami ancora Serena?>>

Fa una smorfia, inclina un po' la testa, non è sicuro di come rispondere. <<Ho amato tanto Serena, ci siamo amati tanto, questo non lo posso negare.>>

<<Ma com'è possibile? Ricordo perfettamente quando sei venuto da me risoluto spiegandomi perché non funzionava con lei, sembravi perfino stanco.>>

Ricordo le sue parole, all'inizio del quarto anno, quando lui improvvisamente si è avvicinato a me riprendendo la nostra amicizia.

<<Era una facciata.>> ammette. <<Dovevo riuscire a riconquistare te come amica, a riconquistare me stesso come persona e fingere che davvero non m'importasse. Tu mi hai ricordato chi ero e in cosa mi aveva trasformato lei. Per quanto ci si ami, non bisognerebbe mai rinunciare a chi si è. E io alla fine, non ho rinunciato a me stesso.>>

Riporto lo sguardo, lentamente, sul soffitto e immagino che ci siano le stelle. Immagino che ci guardino e giudichino i nostri sentimenti; immagino perfino che ci giochino perché in questo momento, io e Diego, sembriamo in balia di eventi superiori che non ci fanno camminare sulla via della chiarezza. Almeno siamo in due, lo siamo sempre stati. È quando ho capito ciò che lui è tornato ad essere il mio Diego, il mio migliore amico.

<<Sai che condivido pienamente, ma detto così sembra quasi un pensiero egoistico. Che ne è delle fantomatiche frasi "si fa tutto per amore", "l'amore ci cambia", "l'amore è tutto"?>>

Fa una breve risata, amara e roca, non sua e non troppo vera. <<Hai detto bene, sono fantomatiche, non vere. Tutte quelle cazzate sono nate con gli anni, con i film e i libri, con le fantasie di chi è troppo depresso vivendo una vita che non è sua.>>

Metto subito il broncio, trovandomi in disaccordo. <<Io credo a tutto questo, credo che l'amore sia la cosa più importante, credo che azzeri tutto il resto. Credo che sia più potente di ogni altra cosa al mondo!>> Sospira, di un sospiro che fa sospirare anche me, e anche una volta l'essenza dei nostri sentimenti, di ciò che abbiamo provato, dell'amore e la tristezza, delle gioie e gli affranti, ci avvolge nel calore della notte.

<<Allora ti sei risposta da sola, Maggie. Ecco perché non l'hai superata.>>



La mattina dopo mi alzo a fatica a causa della notte passata quasi interamente in bianco. Diego non sembra passarsela meglio ma nessuno dei due accenna al discorso con il quale ci siamo dati la buonanotte e l'entusiasmo di tutti gli altri -specialmente di Elena- ci ridesta quasi subito.

Ci carichiamo i borsoni sulle spalle e siamo fuori dopo un'abbondante colazione.

Il furgoncino di Chris è parcheggiato nello stesso punto di dove l'aveva lasciato ieri e lui è dentro, lo riesco a scorgere dal finestrino abbassato e dal suo braccio che pendola fuori con la cicca quasi spenta di sigaretta tra le dita. Appena ci vede, la butta sul marciapiede e ci raggiunge.

<<Quale altra macchina usiamo per arrivare alla stazione degli autobus?>>

<<Quella di Andrew.>> risponde Diego, che socchiude gli occhi a causa del sole.

Cinque minuti dopo io sono seduta sul sedile anteriore del furgoncino di Chris, lui è alla guida e Diego è alle nostre spalle, sporto sul mio sedile mentre io cerco una stazione radio decente. Stiamo seguendo la macchina di Andrew, dove si sono sistemati gli altri.

Mentre passo in rassegna a tutte le possibili canzoni, non riesco a farmene piacere una forse perché so già cosa –o chi- si scatena in me quando mi metto a cantare. Se fossimo stati solamente io e Chris, probabilmente non mi sarei fatta tutti questi problemi ma c'è anche Diego e questo mi porta a desistere.

Diego mi ha già sentita cantare, povero lui, già qualche volta eppure farlo con entrambi nello stesso abitacolo mi sa di un'azione ingiusta, come se non rispettassi i canoni di una qualche specie di patto segreto tra me e il moro o tra me e il mio amico. Come se esistessero dei limiti per ciò che condivido con uno e ciò che condivido dell'altro; limiti opposti e ben diversi, ovviamente.

Nessuno accenna a una parola per tutto il viaggio, lascio che siano poche canzoni che non approvo e che non mi portano a volerle cantare a riempire di parole il furgoncino finché non parcheggiamo alla stazione e cerchiamo tra i tabelloni la nostra linea.

<<È quella, la 134.>> esclama Elena indicando il grande mezzo con l'indice. Il sole di prima mattina non brucia ma ci riscalda la pelle tanto che sono tentata di sventolarmi il viso con la mano, ma presto siamo costretti a incamminarci quindi desisto.

Quando raggiungiamo la linea giusta, quella turistica, scopriamo che degna di questo nome. Gran parte dei passeggeri è di origine asiatica, qualcuno parla spagnolo e ci sono anche un paio di tedeschi; il che ci ha fatto molto ridere dato che noi siamo connazionali eppure prendiamo un autobus per turisti internazionali.

Ci accalappiamo gli ultimi posti dove però ne sono liberi solamente quattro, occupati subito dalle due coppie. Diego si butta su un sedile doppio al lato del finestrino mentre io occupo il secondo, Chris si siede sul sedile simmetrico al mio ma dall'altra parte dello stretto corridoio e sistema accanto a se tutti i borsoni.

Il conducente, chiudendo le porte, parla al microfono con un inglese un po' precario. Ci annuncia che stiamo per partire e che ci vorrà circa un'ora per arrivare ai piedi della valle.

Diego si porta quasi subito un paio di cuffiette alle orecchie perdendosi nei pensieri, e nel sonno, accucciandosi sul finestrino. Io mi volto verso i miei amici ma Lavinia si è posata sulla spalla di Andrew, mentre confabulano, e Stefano ha posato la sua testa sul grembo si Elena mentre questa gli carezza i capelli facendolo ridere.

Vorrei girarmi verso Chris, parlare con lui, e quando mi convinco che non è una cosa affatto inconveniente, lo trovo già a fissarmi e mi sorride.

<<Buongiorno.>>

Gli sorrido di rimando. <<Buongiorno.>>

Per un attimo le parole di Diego non mi affollano la testa come hanno fatto durante la notte e per tutte queste ore, per un attimo penso solo al nostro saluto.

<<Dormito male?>>

<<Da cosa lo deduci?>>

<<Hai una faccia terribile.>>

Mi lascio scuotere da una risata mentre mi sporgo un po' verso di lui, posando un piede sul corridoio tra di noi. <<Accidenti, questo sì che è un buon modo per fare complimenti.>>

<<Non sono molto bravo a farli, dovresti saperlo.>>

Faccio una piccola smorfia di derisione, al contrario, era bravissimo a fare complimenti. Ed è bravissimo anche a mentire, come lo sono diventata io ormai.

<<Tu come hai dormito?>>

Segue anche lui il mio esempio e si sporge verso di me, poggiando con la spalla completamente addosso al suo sedile. <<Non molto meglio di te.>>

<<Troppi pensieri?>>

<<Forse.>>

Lascio che l'andatura dell'autobus ci culli un po' prima di prendere di nuovo la parola. <<Mi hai sentita, ieri?>>

<<Quando hai urlato il mio nome, dici?>> Ride e io con lui, e mentre mi stropiccio la faccia stanca di sonno, lui annuisce.

<<Sì, hai accettato, ne sono felice.>>

<<Lo sei?>>

<<Lo sono.>>

<<Bene. Anche io.>>

<<Lo sei?>> mi fa il verso.

<<Lo sono.>> rispondo borbottando.

Ridiamo ancora finché le parole non sono più utili per esprimere i nostri stati d'animo e ci basta restare in silenzio a goderci la presenza l'uno dell'altra, in quel puzzolente ammasso di ferraglia che dondola sulla strada, mentre ci porta verso una destinazione ancora ignota.



Circa tre quarti d'ora più tardi, l'autobus ci scarica in mezzo alla strada, o almeno io ho creduto fosse così quando ci ha detto esplicitamente di scendere perché noi eravamo arrivati. Così siamo scesi, con tutti i borsoni e lui è sfrecciato via.

Siamo rimasti tutti in fila a fissare l'enorme cartello con su scritto Beneventi al De Natura Garden

<<Che cos'è il De Natura Garden?>> ha chiesto imbronciata Lavinia inclinando la testa. Dietro di noi, la strada era zitta e immobile, nessuna macchina circolava, nessuno nei paraggi. Sembravamo essere immersi nel nulla, persi nel deserto che sbucava in un boschetto con su scritto un cartello un po' bruciacchiato e corroso dagli agenti atmosferici.

<<Il campeggio?>> tenta Andrew con confusione.

<<Potrebbe darsi.>> s'intromette Diego facendo qualche passo avanti e sbirciando nel sentiero ombroso tra gli alberi. <<Non ci tocca che scoprirlo.>>

<<Io lì dentro non ci entro.>> esclama subito Stefano facendo un passo indietro mentre Elena lo riafferra e lo riporta al suo fianco. <<Potrebbe esserci qualche animale con il becco.>>

Già sto trattenendo un sorriso mentre Elena lo inchioda con un singolo sguardo. <<Nessun animale con il becco verrà a farci visita in un bosco, avanti, andiamo.>>

Anche se ho leggermente timore a entrare anch'io, cerco di farmi forza. Non stiamo così lontani dalla civiltà, almeno credo, e qui deve esserci per forza qualcosa o qualcuno.

Quando siamo tutti parzialmente dentro, un ramo si agita sopra le nostre teste.

Stefano urla: <<Cigno!>> e si copre la faccia con le mani. Tutti ci giriamo mentre lui sprofonda il viso nel collo della bionda e, mentre osserviamo un tenero passerotto posarsi ai nostri piedi, tiriamo un sospiro di sollievo.

I ragazzi domandano cosa sia successo a Stefano, che si sta fieramente rimettendo dritto e io sto per aprire bocca e spiegarlo ma... troppo tardi, sono già scoppiata a ridere.















****

Eccomiii!!

Ah, lo so, vi ho fatto penare un po' con quest'ultimo aggiornamento e mi dispiace davvero tanto. Prima che inizi con i miei lunghi monologhi:

Buon compleanno Carmen!! Spero ti piaccia il capitolo

E auguri anche a Benny, (in super ritardo) il capitolo è anche per te!

Allora, che dire, ho aggiornato oggi piuttosto che ieri per questa ragione quindi non odiatemi troppo. Spero la storia stia procedendo bene, tra poco arriverà anche la seconda lettera, tranquilli!😋

Niente, sono super stanca e super piena di compiti e sto cominciando a provare non solo astio ma vera e propria malignità verso la scuola e vero i miei professori.

Il prossimo aggiornamento (Sì, lo so che vi interessa solamente questo) è   ancora incerto, ovvero non so bene quando lo posterò, ma sicuramente non farò passare una settimana! Credo prima o nel weekend.

Vi lascio perché devo infilarmi sotto le coperte... eeh, è triste, lo so.

Bene, ditemi cosa ne pensate, like always.

Commentate, commentate, commentate!

Vi amo infinitamente.

🐳 Sì, forse anche un po' te, ma solo perché ultimamente ti stanno succedendo cose belle quindi mi adeguo...

Buonanotte caprette, e sogni d'oro.

P.S. Scusate eventuali errori

Xoxo

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