Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

35 ~ Un orizzonte chiamato Grecia

<<Allora, hai deciso?>>

Una macchina suona e Chris lancia un'occhiata torva al guidatore attraverso lo specchietto retrovisore, quindi gli fa cenno di sorpassarlo perché noi siamo parcheggiati. Lo sconosciuto ci sorpassa e lo vedo imprecare nella nostra direzione, ma non gli do molto peso. Piuttosto che rispondere a Chris, osservo mio fratello caricare l'ultima valigia nel portabagagli della sua auto, poi abbasso il finestrino e mi inginocchio sul sedile, sporgendomi all'aria aperta. <<Non aspettateci>>

Mio fratello si gira mentre fa sbattere lo sportello. <<Perché?>>

<<Ci fermiamo in un posto, noi due. Voi andate con gli altri>>

Fa un ceno con il capo in segno che ha capito e poi parte. Io mi prendo il mio tempo per tornare sul sedile e allacciarmi la cintura; lancio un'occhiata alla nuova radio che luccica di novità, quella che ho avuto il tempo di comprare in questi giorni prima del viaggio, senza aver visto Chris, e già non vedo l'ora di utilizzarla.

Quindi mi rilasso. <<Grecia sia>>

Chris ride, mete in moto, e partiamo.



Non è stato difficile scegliere tra tornare a casa e cadere in me stessa, oppure scappare lontano con Chris. La notte dopo la sua proposta, ho sognato un orizzonte chiamato Grecia. Pensarci a lungo sapeva di rimpianto, così ho smesso di rimuginarci sopra e ho aspettato fino a vederlo. A quel punto la risposta era chiara, avrei dovuto semplicemente seguirlo. Lui mi avrebbe guidato, ne ero sicura, perché ho un'immensa fiducia in noi e nei nostri strampalati piani.

L'ebrezza di una nuova avventura insieme mi ha subito riempito di speranza, e anche di qualcos'altro, che è indescrivibile ma che mi ha caricata fino al limite. Ho bisogno di lui, adesso, e del nostro tempo insieme.

Ma non mi sono presa del tempo per avvertire i miei genitori, oppure Stefano; non voglio che lui, nello specifico, lo sappia, anche se presto lo capirà. Qualcosa mi dice che non approverebbe, non adesso comunque.

<<Non ti stai pentendo, vero?>>

Stiamo sfrecciando sulla strada per quella che credo sia la direzione dell'aeroporto e sento la pressione accumulata i questi giorni svanire via a ogni chilometro che percorriamo.

<<Stranamente, no>>

<<Ho già preso i biglietti, il nostro aereo parte a mezzanotte>>

Valutando che il viaggio in macchina sarà lungo e accaldato, mi slaccio i sandali e indietreggio con il sedile, stendendo i piedi sul cruscotto in totale agio.

<<Mossa audace. Non potevi essere sicuro che sarei venuta con te>>

<<Vero>> ribatte Chris con un mezzo sorriso. <<Però lo speravo. Ho pensato che li avrei sempre potuti buttare>>

Con i finestrini abbassati e l'aria fresca che si esibisce nell'abitacolo come una dolce sinfonia, respiro la mia giovinezza.

<<Perché stai ridendo?>>

Seguo il profilo degli alberi con le dita fuori dal finestrino. <<Sembra una fuga d'amore.>> rispondo a Chris. <<Non lo abbiamo detto a nessuno, partiamo a mezzanotte, meta sconosciuta>>

<<Io la conosco, la meta>> mormora lui divertito. Gli faccio segno di stare zitto e di farmi godere la metafora, poi si rilassa sul sedile di seguito a me.

<<E il furgoncino?>>

<<Lo lascio in aeroporto>>

<<Si può fare?>>

Alza le spalle con non curanza. <<Non ne ho idea, quando sono andato a Creta la prima e unica volta, sono salpato con un traghetto e mi sono portato dietro la lattina. Comunque, nessuno ruberà un catorcio così mal messo>>

Ricordo quando disse una cosa del genere, il giorno in cui mi diede lezioni di guida, lasciando la macchina aperta. Quando tornammo nel parcheggio, non c'era più. Per fortuna si trattava di uno scherzo del fratello appena tornato, ma quell'episodio di pura paura maschile non gli è servito per dare più attenzioni alle sue cose.

<<E perché non prendiamo un traghetto anche noi?>> domando curiosa. Non ho paura dell'aereo, quando ero più piccola io e la mia famiglia lo abbiamo preso molte volte per svolazzare in giro per l'Italia senza dover sopportare la pesantezza dei viaggi in macchina, che mi danno sempre un po' la nausea. Curioso notare che con Chris non ho mai avuto mali in auto.

<<Perché sarebbe un viaggio troppo lungo, dovremmo fare più soste e arriveremmo dopo un paio di giorni. Con l'aereo andiamo dritti e veloci, direttamente a Canea>>

Felice della sua spiegazione, continuo a porgli domande sul viaggio e su tutto ciò che ci aspetterà d'ora in avanti. <<Per che ora atterriamo?>>

<<Verso le cinque di mattina, se tutto va bene>>

Decido di non pensare al "se tutto va bene" perché odora di "sperando di non precipitare nel vuoto".

<<E cosa facciamo appena arrivati?>>

Gira la testa e mi lancia uno sguardo con il sopracciglio alzato. <<Tutte queste domande mi fanno dubitare della tua sincera voglia di partecipare a quest' avventura. Non lo so, Maggie, probabilmente cercheremo un posto dove dormire>>

Dormire, eh...

<<Non dubitare>> lo correggo subito, sperando che la smetta con le preoccupazioni. <<Sono qui, ho scelto l'avventura>>

<<Un'altra prova?>>

<<No, non sono più prove. Sono scelte>>

Questa volta cerca il mio sguardo con aria più seria, alternando gli occhi dai miei alla strada, fino a che non lo sento mettere la freccia e accosta ai lati di una zona di sosta dell'autostrada.

<<Perché ci siamo fermati?>>

Mi attira a sé con forza, tanto che sono costretta a frenare l'avanzata del mio corpo posando bruscamente una mano sulla sua coscia, per evitare di sbattere il naso al finestrino, e l'altra sulla sua spalla. Ma lui mette il pollice sulle mie labbra, mi piega la testa e unisce le nostre bocche con cupidigia.

Le fa scontare tanto forte che sento il segno dei suoi denti attraverso il sottile e morbido strato. E mi apre le labbra con quello stesso pollice, con un movimento deciso e perfetto che mi fa cedere sotto il suo potere seduttivo. La sua lingua s'intreccia alla mia chiamandola come sua di diritto.
A quel pinto mi sporgo oltre il cambio manuale, per stargli più vicino, e mi siedo sulle sue gambe lasciando i miei piedi nudi retti sul mio sedile ormai vuoto.

Ci lascio uniti posando le mani sul suo volto, carezzando la mascella che ho sempre amato e riempiendomi del tuo odore e del suo sapore, così familiare, come un profumo che mi riporta a casa. Gioco con lui come lui fa con me, desiderando questo bacio ardente da molto tempo. Desideravo baciarlo dalla notte dell'incidente e non ho mai trovato una buona scusa per farlo. Nonostante siano passati mesi e sentimenti, mi serve ancora una giustificazione per amarlo liberamente; ma da come si impone Chris sulla mia bocca, da come fa scivolare le mani sulla mia schiena e da come mi strige, capisco che non ci servono più scuse o trucchetti. Perché come ho detto, non ci sono più prove da superare o ricompense da riscuotere, siamo solo noi che ci baciamo, perché abbiamo sempre voluto farlo, e scegliamo.

Quando mi mozzica la lingua, sussulto, e comprendo che c'è un'ulteriore cosa che ci unisce al momento: il desiderio. Io voglio lui, da così tanto tempo che non ho più fiato per dirlo, e lui vuole me. Voglio sentire di nuovo il suo tenero abbraccio e sentirmi bella davanti alla sua adorazione, voglio che mi tocchi ovunque, mi faccia sentire freddo sulla pelle e calore nelle ossa. Voglio che mi baci tutta, il volto, le mani, le cosce e che mi dica che sono bella quando tremo sotto il suo corpo.

Ma non è decisamente il momento adatto, così ansimo e mi stacco. <<Volevi farlo da tanto tempo, eh?>>

Ridacchia soffiandomi sulle labbra gonfie a causa sua. <<Non è una cosa solo mia>>

Mi carezza il labbro inferiore con un pollice, attirandomi di nuovo a sé per far toccare le nostre labbra e lasciarle scivolare tra loro come stessero danzando. Il modo in cui ci guida mi ha sempre fatta impazzire, facendomi esigere di più, necessitandone di più. Quando qualcuno ci suona il clacson, sfrecciando poi via sulla strada, sussultiamo. Per sdrammatizzare lui scoppia a ridere, sbattendo la testa al sedile e facendoci sobbalzare entrambi. Io invece, sono più seria che mai. Accosto le nostre guance e, avvicinandomi al suo orecchio, sussurro: <<Appena atterriamo, cerchiamo un posto, ma non per dormire>>

Chris soffia un respiro d'accordo, baciandomi ancora.

Arriviamo all'aeroporto per l'ora di cena, quando il tramonto è appena passato e c'è ancora abbastanza chiarore per le strade per trovare un parcheggio nascosto, non in bella vista, e raggiungere le sale d'attesa dopo il check-in. So che bisogna presentarsi sempre ore prima per prendere un volo e quindi non abbiamo problemi a mostrare i biglietti, passare i controlli, e poi raggiungere le zone d'attesa dove molti turisti e non stanno seduti e tamburellano i piedi sul pavimento bianco e lucido che odora di sudore e partenze.

Chris mi porta a un bar, dove ordiniamo dei tramezzini e così ceniamo. Poi decido di raggiungere il bagno per darmi una rinfrescata. Quando mi osservo allo specchio, la treccia spettinata, le ciglia unite a causa dell'acqua che ho usato per rinfrescarmi, e un immesso sorriso che mi distende dolcemente e labbra, capisco che è qui che voglio stare: in un puzzolente bagno d'aeroporto, con un piccolo zaino ai miei piedi che contiene il cellulare, pochi soldi e tante lettere. Ho deciso di portarmi pochi cambi, che ho dovuto mettere nel borsone di Chris, perché non avevo voglia di portarmi addirittura una valigia. Le fughe sono generate dalla pazzia e dall'amore, nessuna delle due cose sottostà al tempo, o all'ordine. Quindi ho afferrato le prime due magliette e i primi due pantaloncini che mi sono trovata sotto mano e il resto l'ho messo nella valigia che ho dato a Stefano.

Accanto a me c'è una giovane donna dai capelli dorati con in braccio una bambinetta dai tratti simile che suppongo sia la figlia. Suppongo anche stiamo viaggiano anche loro, magari con il resto della famiglia. Penso a Elena, che deve sopportare un intero viaggio in macchina con Stefano, e penso a non averli avvertiti e di colpo il senso di colpa mi attanaglia lo stomaco. Avrei dovuto lasciare un messaggio e semplicemente dir loro che io non tornavo a casa, che andavo in Grecia con Chris.

Ma presto la donna se ne va e io rimango di nuovo sola, a fissarmi allo specchio.

Non posso pensare sempre prima agli altri. Nello specchio ci sono solo io, devo pensare a me. E al fatto che i miei capelli sono un disastro. Di solito non do molto peso a questo genere di cose ma devo sopportare qualche ora in aereo, stretta su un sedile, con la tensione a mille. Per cui mi sciolgo i capelli e li acconcio un'altra volta più ordinatamente. Allora esco.

Chris è rimasto seduto sulle poltroncine di ferro ad aspettarmi e mi accoglie con un sorriso stanco. <<Tutto bene?>>

Annuisco e mi siedo accanto a lui, accavallando le gambe e sperando di trovare presto qualcosa da fare o di cui parlare per far passare il tempo. Quando vedo un ragazzo con un paio di enormi cuffie blu alle orecchie, mi viene un'idea. Apro lo zaino cercando le cuffiette e poi afferro il cellulare. Chris segue i miei movimenti, incuriosito, e quando gli porgo una delle due estremità nere, esita.

<<Voglio farti sentire una cosa>> gli spiego e poi inizio a cercare la canzone.

<<Al nostro appuntamento,>> comincio, un po' imbarazzata. <<mi hai dedicato una canzone, perché non sapevi trovare le parole giuste per dirmi quello che volevi>>

Le mie ultime parole, che alludono alla canzone che mi ha fatto sentire quel giorno sulla spiaggia, lo fanno sorridere. E io continuo. <<Ho cercato per tanto tempo di eguagliare ciò che provavo io con delle parole, ma l'ho trovato estremamente difficile. Quindi ho seguito il tuo esempio, ho trovato una canzone.>>

Faccio partire la musica e Chris osserva un punto lontano, senza aver ancora detto una parola.

Non voglio più nostalgia,
non voglio più che tu vada via
Così lontano da me,
io non pensavo che fosse così difficile

Osservo la sua espressione, ma lui sembra solamente concentrato sulle parole e spero capisca che si tratta di un altro pezzo dei Moda, per ripagarlo della stessa moneta.

Ci sono notti in cui non so

Non so proprio con chi parlare

Perché io parlo solo con te
E quando tutta la città si addormenterà

Camminerò guardando il cielo
Per cercare un tuo riflesso.

Volevo dirti che tu

Da quando non ci sei io non vivo più

Volevo dirti che se
Che se non torni allora vengo da,

allora vengo da te.

Continuo a osservarlo, sperando che non si giri perché sarebbe estremamente imbarazzante. So che sa che lo sto guardando, forse non mi guarda a sua volta perché non presterebbe più attenzione alle parole che adesso gli sto facendo sentire, che gli sto dedicando.

Il non vederti mi provoca
un'emozione un po' insolita
Qualcosa di inspiegabile che
che mi costringe a raccontarlo in musica

Pensieri e note che vorrei
Cantare in una di quelle notti
Dove le stelle siamo solo noi due
Perché è l'unica poesia che può piacere a noi
Perché per noi stare insieme
Sta al di sopra di tutto.

Spero comprenda le allusioni alle stelle, alle poesie e a noi due. Spero che veda le stesse immagini che ho visto io, sentendo questa canzone. Spero che i mie sentimenti siano chiari, che non inneschi altri dubbi perché ormai siamo qui e non possiamo più tornare indietro. 

Volevo dirti che tu
Da quando non ci sei io non vivo più
Volevo dirti che se
Che se non torni allora vengo da te.
Volevo dirti che
che Ora so bene quel che provo per,
quel che provo per te.

Non ti nascondo tutto quello che
Che ora ho voglia di dirti.
Volevo dirti che tu
Da quando non ci sei io non vivo più
Volevo dirti che se
Che se non torni allora vengo da te.
Volevo dirti che
Ora so bene quel che provo per,
quel che provo per,
quel che provo per te

Finiscono le note e la melodia, e io tolgo le cuffiette piano, sentendomi improvvisamente esposta. Gli ho solo dedicato una canzone, quanto potrà essere grave?

<<Perché?>> chiede solo Chris, un tono neutro e po' spaesato.

Alzo le spalle come ho visto fare a lui tante volte, sperando di dare l'impressione che non sia così importante questo momento. <<Tu l'hai fatto con me, io l'ho fatto con te.>>

<<Sono passati due anni, Maggie, e continui a sorprendermi>>

Le sue parole hanno l'effetto di sorprendere me, però. <<Sei così tanto ingenua, e pura, semplice come un uovo di pasqua. È buono, gustoso, di un cioccolato classico e dentro ci trovi sempre un regalo.>>

Ridacchio un po', intenerita dalle sue parole. <<Mi stai paragonando a un uovo?>>

<<Di cioccolato>> mi corregge e distende le labbra anche lui. Poi allunga un braccio per posarlo sul manico della sedia, il palmo rivolto all'insù e le dita aperte. Non esito un istante, intreccio le nostre dita e sigillo un nostro nuovo patto. Adesso siamo compagni, di viaggio, di avventure, di canzoni e di emozioni.



L'aereo profuma di caffè e sedili in pelle, troviamo in nostri posti infondo, accanto all'ala. Chris mi cede quello accanto al finestrino e io mi accoccolo subito, allacciandomi la cintura.

<<Paura dell'aereo?>>

<<No>> rispondo sicura. <<Paura di precipitare, sì>>

Chris ridacchia e si sistema, posizionando il mio zainetto sotto il suo sedile. Fuori è buio pesto, le luci dell'aeroporto sembrano piccole lucciole rosse, verdi e viola in un mare di petrolio. Da piccola mi divertivo a osservare gli aerei che volavano nelle notti d'estate, sembravano stelle colorate che si spostavano, che viaggiavano per l'universo. Presto anche noi saremo una stella che viaggia.

<<Hai sonno?>> gli chiedo io, perché io sono più che sveglia e voglio sapere che si addormenterà lasciandomi sola oppure continuerà a tenermi compagnia.

<<No>> risponde tranquillo.

Voglio provare l'ebrezza di allacciare le nostre mani durante la partenza, l'emozione di indicargli dal finestrino tutte le isole o le città lontane che riesco a vedere, la sicurezza di appoggiarmi a lui in questi angusti e stretti posti, sapendo che stiamo insieme. Sembra finzione, non siamo noi eppure lo siamo. Stiamo vivendo una fuga, di quelle che ne ho lette moltissime nei miei romanzetti rosa o nei film commerciali. Di quelle dove le coppie innamorate si tengono per mano, si addormentano l'uno sulla spalla dell'altro. Anch'io voglio farlo, voglio essere un cliché, solo per poter provare quelle stesse bellissime emozioni che si riflettono negli occhi delle attrici, o nella mia immaginazione durante un'avvincente lettura.

<<Odio la partenza più dell'atterraggio>> mormoro, guardando furiosamente fuori e assicurandomi non so bene cosa. <<Mi si tappano sempre le orecchie>>

<<Di solito si tappano quando l'aereo scende di quota>> mi fa notare il ragazzo accanto a me e io faccio finta di nulla, le mie orecchie si tappano sempre.

<<Vuoi che ti faccia distrarre?>>

Giro subito lo sguardo verso Chris che mi sta aspettando. <<Come intendi fare?>>

<<Ti racconto una storia?>> tenta, assumendo un'espressione ambigua, un misto tra la disapprovazione e il ribrezzo. Faccio finta di sbadigliare per fargli capire che è una proposta assolutamente noiosa.

<<E va bene, allora ti racconto tutto quello che vuoi>>

<<Raccontami di te>>

<<Sai tutto di me>>

Mi verrebbe da dire di no, che in realtà non so nulla, ma mentirei. È passato il tempo in cui non sapevo nulla, in cui non lo conoscevo e rimuginavo su chi fosse davvero, su cosa lo rappresentasse. <<Raccontami qualcosa che non so>> propongo ancora, volendo scavare così a fondo nella sua vita e nella sua anima da rompermi le unghie e seppellirmi dentro la sua vita fino a non avere più aria.

Chris si sistema meglio sul sedile, cercando di girare il busto verso di me. <<Come ho detto, sai già tutto>>

Devo trovare qualcosa, un punto debole, un'incomprensione. Qualcosa di ancora non definito, che non so o che voglio approfondire, ci sarà pur qualcosa. E quando ce l'ho tra le mani, un enorme ricordo che porta con sé un enorme segreto, glielo espongo. <<Perché non mi parli del periodo in cui hai dovuto badare a Leonardo? Non ne ho mai saputo molto>>

Anche se Chris è sorpreso ormai non assume più l'espressione di chi è stato scoperto o di chi vuole scappare. Se non vuole parlarne, adesso basta chiedere di cambiare argomento, perché magari è troppo difficile o lo annoia, mentre prima m'imponeva il segreto e il mistero.

<<Come ti è venuto in mente adesso?>>

Anche lui è semplicemente curioso, non mi accusa e ne sono felice. <<Ho scavato affondo alle mie conoscenze. Se non vuoi parlarne, cambiamo discorso>>

<<No, va bene.>>

E io so che va bene. 

<<È stato un anno davvero difficile, quello, avevo appena diciassette anni ed ero sicuro di avere il mondo tra le mani.>>

Quindi mi parla di Martina e di Stefano, accenna nuovamente alla loro storia e come in un primo momento dover restare al camper e non frequentare la scuola fosse un sollievo per lui. Insomma, quale adolescente non preferirebbe restare a casa piuttosto che andare a scuola? Leonardo, però, era piccolo e aveva bisogno di costante attenzione, per la maggior parte del tempo si è sentito come fosse un padre adolescente alle prime armi, abbandonato a se stesso, senza aiuti. Ma c'era Francesco, insieme si sono presi cura a vicenda l'uno dell'altro, e del piccolo. Si perde un po' in qualche ricordo che mi fa ridere, forse il suo intento è di alleggerire la sua stessa tensione. E poi arriva alla parte in cui, più il fratellino cresceva, più sentiva l'esigenza di tornare a vivere assieme ai suoi amici, di sentire la sua stessa giovinezza e ha capito cosa sua madre avesse provato quando era più giovane. Così ha iniziato a spronarla a riallacciare i rapporti con il padre, Guido, che era stato allontanato dai suoi stessi nipoti. Mi spiega il vero significato del Giac's Company, di quell'amico del bar che faceva da intermediario per le lettere che si scambiavano padre e figlia perché quest'ultima non aveva un indirizzo dove farle recapitare. Ricordo ancora quella volta in cui mi portò a quel bar, quando ancora non sapevo nulla della sua storia, e lui prese una lettera. Adesso, capisco così tante cose.

Non mi accorgo che mentre parla e mi fa entrare, sempre un po' di più, fino al limite, l'aereo si alza e vola. Alla fine di tutte le sue parole, che si sono interrotte poche volte a causa di qualche risata o qualche mia domanda, tira fuori un sospiro.

<<Ti si sono tappate le orecchie?>>

Spaesata da tutto il racconto e dalla sua fine, ci metto un po' a capire le sue parole. <<Oh, no, funzionano benissimo>>

<<Devi avere sonno, dopo tutto quello che ho detto>>

Scuoto la testa, sentendola leggermente appesantita. <<No, nessun sonno>>

<<Bene, perché adesso è il tuo turno>>

Così è il mio turno, gli lascio porre delle domande alle quali è facile rispondere, basta essere sinceri. Mi chiede del mio amore per Shakespeare, come se non sapesse già tutto, poi della lettura, dei libri, delle mie passioni, di quali canzoni ascolto al momento, di come ballo, del perché ballo se non lo so fare, del perché mi piace tanto. Quando capiamo di non poter ridere troppo ad alta voce per non disturbare gli altri passeggeri, ci inventiamo un gioco. Cerchiamo di indovinare delle parole scritte con i polpastrelli sul palmo dell'altro. Chris le azzecca tutte, io sono un disastro. Presto però capiamo che ci fa più ridere di prima e la smettiamo, sperando di non ricevere un'altra occhiataccia dall'hostess.

Per ultimo gioco, Chris propone una gara di poesie che io trasformo in "trova la citazione più bella e adatta per questo momento". Lui accetta volentieri. E poi ci prendiamo il nostro tempo per pensarci, senza poter consultare internet, ovviamente, perché siamo sull'aereo. Io mi attacco al finestrino cercando l'ispirazione nella notte ma per distrarmi Chris mi solletica il fianco. Allora io lo allontano con una mano, ma lui me la stringe e mi strattona accanto a lui, facendo stridere la cintura.

<<Ho trovato>> dice, tirandomi un po' il lobo dell'orecchio e pizzicandolo, al che sussulto e mi tiro indietro, tirandogli un'occhiata ammonitrice.

<<Emily Dickinson, poesia cinquantasette>> la presenta con solennità. E poi si schiarisce la voce. <<Per venerare i giorni semplici, che conducono le stagioni, basta ricordare che da te o da me - essi possono prendere quella quisquiglia - chiamata mortalità! >>

Storco le labbra perché mi piace e io non ho avuto altrettanto ingegno. <<Tocca a te.>> fa lui con un sorriso vittorioso, conscio della sua stessa genialità.

<<William Shakespeare, diciottesimo sonetto. Dovrò io compararti a una giornata d'estate? Tu sei più bello e più mite. Venti villani scuotono le tenere gemme di maggio, e la stagione estiva è, ahimè, troppo breve>>

<<La ricordi tutta a memoria?>>

Sospiro, sconfitta. <<Purtroppo no, solamente questi primi versi e l'ultima coppia>>

Chris mi guarda esortandomi a continuare e recitare, così faccio uno sforzo di memoria e recito le ultime parole di uno dei sonetti shakespeariani che ha fatto la storia della letteratura inglese. <<Finché gli uomini posso respirare o gli occhi vedere, questo vivrà e darà vita a te. Parla del sonetto, che rende l'uomo cui è dedicato immortale nel ricordo di chi legge>>

La fortuna vuole che Chris sappia quanto io ami spiegare le poesie perché se fosse stato qualcun altro, mi sarei vergognata del mio essere saputella nei momenti meno opportuni. 

<<Hai detto uomo?>>

<<Sì, i sonetti di Shakespeare erano dedicati a un uomo in realtà. Non lo sapevi?>>

Chris assume un'espressione alquanto buffa, che mi fa ridere, e sembra pensarci sopra, aggrottando ancora di più le sopracciglia e gli occhi. <<Ma era sposato. Aveva figli>>

<<E amava gli uomini.>> aggiungo io. <<O almeno così si crede>>

Il mio compagno di volo sembra pensarci ancora un po' poi lascia cadere l'argomento piegando le labbra all'ingiù e comincia a muoversi sul sedile in maniera sconnessa. Finisce con l'appoggiarmi la testa su una spalla, chiedendomi di massaggiargli le mani con i polpastrelli.

<<Non dovrebbe essere il contrario?>> borbotto divertita e intenerita dalla scena perché dopo tutte queste nostre risate è stato lui il primo a cedere alla stanchezza. Chris, con gli occhi chiusi, mugugna.

<<Avete lottato per l'emancipazione. Non è il momento per essere femminista. Lasciami dormire>>

Così lo lascio dormire sulla mia spalla, mentre con tenere e piccole carezze lo accompagno nel mondo dei sogni. Sotto di noi, fuori dal piccolo finestrino, il vero mondo ci sta aspettando e in questo momento lo sento solo nostro.







****

Aggiornamento speciale per una persona speciale. Eh sì, avete capito bene, oggi è il compleanno di una persona che tutti qui conoscete e amate, oppure odiate, oppure semplicemente ignorate. Poche parole, più cibo! Sì, avete indovinato, oggi è il compleanno della nostra piccola e ingenua Maggie! Yuppie 🌻

Dall'ultimo capitolo ho compreso che la storia stava lentamente decadendo nella noia, per alcuni di voi, e vorrei solo dirvi che mi dispiace. Quindi vi ho fatto un regalino, ovvero l'aggiornamento prima del weekend. Avevo detto che speravo di aggiornare nelle vacanze, così farò, ma ovviamente devo trovare il tempo eee basta. Visto che i miei spazi sono troppo lunghi mi interrompo subito.

Ditemi cosa ne pensate di questa loro nuova affinità e cosa credete succederà a Creta. Commentate, commentate, commentate :)

Ne approfitto per auguravi buona Pasqua, se non ci sentiremo prima, e godetevi questi ogni senza la scuola per ingozzarvi di cioccolato e colombe, e dormire, mi raccomando!💕🍫

Baci e abbracci, la vostra capretta di fiducia (spero). Al prossimo capitolo stelline.

P.S. Scusate eventuali errori 

Xoxo

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro