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32 ~ Inevitabilmente sempre noi

Leggete lo spazio autrice alla fine del capitolo, please. Grazie e buona lettura. Xoxo

Stefano è subito davanti a me ma sento esclusivamente un incessante suono sordo nelle orecchie. Riprovo a chiamare il numero di Lavinia, poi Chris, poi Diego, ignorando i continui richiami di Elena e di mio fratello. <<Maggie, cosa è successo?>>

<<Perché hai urlato?>>

<<Maggie?>>

<<Basta!>> Provo a chiamare un'ultima volta e poi mi arrendo. Quando mi giro verso di loro, Step mi toglie una lacrima dalla guancia, i suoi occhi verdi, stralunati come i miei, mi fissano con angoscia e preoccupazione. <<Non so cosa è successo, hanno urlato, ho sentito uno schianto ma la linea si è interrotta>>

A Elena si mozza il fiato mentre Stefano impallidisce. <<Hanno avuto un incidente?>>

Scuoto la testa, incapace di concepirlo. Non possono aver avuto un incidente, non possono.

<<Un incidente?>> ripete Elena, come fosse in trans. <<E com'è successo? Dove stavano?>>

<<Non lo so, non so niente, stavano raggiungendo la stazione dei treni>>

Snocciolo in fretta la situazione, perché Diego voleva andare via, perché Chris l'ha accompagnato, perché c'erano anche Lavinia e Andrew con loro. Mi fissano entrambi preoccupati. <<Che cosa facciamo?>>

<<Dobbiamo chiamare un'ambulanza.>> risponde Stefano prendendo dalle mie mani il telefono.

<<E cosa diciamo? Non sappiamo in quale punto della strada si trovavano, non sappiamo nulla>>

La mia testa continua a fluttuare nella nebbia, sento solamente il panico che mi attanaglia lo stomaco. È questo dunque che si prova ad avere paura? Ho sempre odiato non essere a conoscenza delle cose, volevo sempre sapere tutto per essere preparata e sempre ho odiato le soprese; tutto per non essere colta alla sprovvista. Se davvero hanno avuto un incidente, come posso rimediare, come posso controllare la situazione?

<<Maggie ha ragione>> afferma Elena guardando mio fratello. <<Andiamo in ospedale>>

<<Quale ospedale? Non sappiamo se li porteranno in ospedale, se li hanno già portati, se li troveranno. E se rimangono per strada e nessuno li soccorre?>> La mia voce si alza gradualmente, ho la gola in fiamme e gli occhi appannati. Cado sul letto con un tonfo mentre anche a Elena si formano lacrime grossolane tra le ciglia.

Mi affianca subito, tenendomi tra le braccia mentre Stefano davanti a noi compone un numero.

<<Chi stai chiamando?>>

Passeggia avanti e indietro per la stanza, il petto che si alza velocemente e le mani che tremano. <<Sì, pronto? Volevo chiedere informazioni sugli ospedali in zona. Sì... No... Hanno tutti il pronto soccorso? Oh, davvero? Sì, sì, l'indirizzo sarebbe perfetto>>

Corre verso il mio comodino tirando fuori in fretta tutte le lettere di Chris e cercando un pezzo di carta. Impreca quando non trova una penna e svelta Elena tira fuori dalla borsa una matita per gli occhi. Stefano scarabocchia sul pezzo di carta un determinato indirizzo mentre io mi limito a fissare la scena, ancora impassibile.

Quando attacca, ci spiega il piano. <<Li ho informati dell'incidente, hanno detto che baderanno a controllare la zona. Ci sono un paio di ospedali in città, ai lati opposti l'uno dall'altro, ma solo quello verso la periferia ha il pronto soccorro. Ho l'indirizzo. Quando li avranno presi, è lì che li porteranno>>

Alza il foglietto che tiene tra le mani ed Elena tira fuori un verso entusiasta smorzato però dalle lacrime. Stefano, osservandoci, si abbassa sulle ginocchia e ci stringe in un abbraccio. Respiro i loro odori, cercando di calmarmi e poi capisco che non c'è tempo da perdere. Se le ambulanze lavorano in fretta saranno presto all'ospedale. Non ho ragione di credere che qualcosa sia andato storto, potrebbero solamente essersi fatti qualche graffio oppure semplicemente stanno bene. Solitamente però, dopo ogni incidente, vanno fatti dei controlli.

Stanno bene, staranno bene.

Mi convinco mentre mi alzo in fretta e faccio una borsa con tutto il necessario.

Poi usciamo di corsa dalla casa, lasciando le luci quasi tutte accese. Stefano entra in macchina in fretta e non lascia riscaldare il motore prima di partire per la strada, io sono al suo fianco, Elena è accasciata sui sedili posteriori. Il viaggio è silenzioso, dà il tempo a tutti noi di formulare le peggiori ipotesi senza però riuscire ad accettarle. Ogni tanto sento Elena singhiozzare mentre ormai la mia disperazione si sta disperdendo. È tempo di dimostrarmi determinata e convincermi che va tutto bene, che loro stanno bene. Pensare positivo, avere fiducia nel karma.

Ogni tanto Stefano sussurra parole di conforto che hanno solo l'effetto di preoccuparmi maggiormente e di intristire Elena; so che sta provando a essere d'aiuto e sono felice che lui stia qui, che almeno noi stiamo bene. L'ospedale è lontano ma Stefano guida veloce, non rispettando qualche limite e passando qualche semaforo rosso. Se alla fine di questa notte avrà delle multe non sarà un problema dividere il costo per estinguerle. Mentre osservo con un cipiglio le luci intermittenti della strada, mi sembra di sentire un déjà-vu farsi spazio nella mia memoria. Ho già provato questa sensazione, anche se meno opprimente e disperata. Appena mi volto verso Elena, sono i suoi capelli biondi, spettinati, che riportano alla luce lo spiacevole ricordo del suo incidente, dell'incidente con il padre, avvenuto giusto un annetto fa. Basta osservare la sua espressione, gli occhi vuoti e le lacrime fredde che le bagnano la maglia: sta rivivendo quella notte. E da come Stefano lancia occhiate allo specchietto per accertarsi del suo stato, capisco che anche lui è arrivato alla mia stessa conclusione.

<<Andrà tutto bene>> dico convita, allungando una mano dietro i sedili posteriori e guardando dritto davanti a me; non passa un secondo che le dita fredde di Elena mi stringono, un nuovo singhiozzo rimbalza tra le pareti della sua gola e poi si riaccascia sui sedili. Oltre alla preoccupazione per i miei amici, adesso si aggiunge la preoccupazione mischiata alla rabbia per Elena. Non voglio che sopporti tutto questo, ancora, e allo stesso tempo non posso dimenticare che tutti gli altri stanno passando dal vivo un momento del genere. Mi sento impotente, nonostante sto viaggiando per raggiungerli e per cercare di capire di più da tutta questa situazione.

Già dal parcheggio dell'enorme struttura ospedaliera lampeggiano le insegne al neon del pronto soccorso ed è lì che ci dirigiamo immediatamente. Entriamo affannati e ci guardiamo attorno, non passa molto prima che un paio di infermiere ci interroghino sul perché della nostra entrata inaspettata e ci chiedano se va tutto bene. Spieghiamo brevemente cosa è accaduto e del perché ci siamo presentati ma loro, con sguardi tristi e convenzionali, ci informano che non hanno ancora ricevuto nessuna chiamata. Mi accascio al fianco di Stefano, in preda all'ansia. Se non hanno ricevuto nessuna chiamata, vuol dire che l'ambulanza ancora non li ha trovati, ancora non sono al sicuro. Non potendo stare nel pronto soccorso, ci invitano a rimanere nella sala d'aspetto finché non avremo notizie noi o loro; in qualunque caso ci terremo aggiornati. Non che ci creda molto, con il duro lavoro delle infermiere non vedo come possano trovare del tempo per venire a informare dei poveri sciagurati come noi sugli imprevisti dei nostri amici.

Ci sediamo vicini, Elena con le mani strette nei pugni di Stefano, io che mi carezzo le braccia con fare consolante. Non voglio pensare, perché se penso, crollo. Se m'immergo troppo in me stessa poi mi perdo. Ho para di perdermi, non tutte le persone che fanno parte della mia vita sono in grado di trovarmi e portarmi indietro. E una di queste, adesso, è in pericolo. No, non è in pericolo. Per pensare positivo devo immaginare uno scenario in cui in realtà è andato tutto bene, in cui l'incidente –se si è trattato di un incidente- non ha portato danni gravi. Se l'ambulanza li sta davvero raggiungendo, saranno qui presto.

Io decido di ingannare il tempo passeggiando, stare seduta mi da l'impressione di sprofondare sul posto e non riuscire più a muovermi. Distarmi, anche solo con i dettagli delle mattonelle bianche e azzurre del pavimento della sala d'attesa, è un buon pretesto per non pensare. Mi lampano alla memoria le ultime parole usate da Emily Dickinson in una delle sue poesie:

Che bello, essere viva! Che infinito essere viva, due volte, la nascita che ebbi e questa poi in te!

È bello essere vivi finché si ha la coscienza della vita, che infinito essere vivi in un'altra persona, qualcuno che è persino in grado di darti una rinascita, qualora ne necessitassi.

Le porte dell'ambulatorio si spalancano, ne escono due medici vestiti di tunica bianca, una poliziotta dallo sguardo severo e due ragazzi. Mi strozzo con la mia stessa saliva mentre sento i polmoni riempirsi di ossigeno.

<<Stronzi>> mormora Stefano, esausto, mentre mi affianca. In realtà si alza e basta, assieme a Elena, perché io sto correndo verso Chris. 

Lui si è già voltato verso di me, forse ho gridato il suo nome, forse mi stava cercando anche lui. E poi lo travolgo, sento a malapena gli ammonimenti dei medici mentre ho lui tra le mie braccia e lo sento vivo, caldo e stanco. Mi stacco subito e lo osservo, ha il volto sporco e un labbro tagliato, un piccolo rivolo di sangue gli esce dallo zigomo e dal mento. Lo tengo tra le mani con gli occhi pieni di lacrime mentre un medico continua a ripetermi di fare piano. Chris si volta verso di loro per confermare che va tutto bene e poi i suoi occhi verdi, verdissimi, vivi e lucenti sono nei miei.

<<Maggie>>

<<Oh...>> lo stringo ancora, sento il suo battito contro il mio orecchio. Mi sento una bambina a comportarmi a questo modo, chissà quante persone ci stanno osservando di malocchio al momento ma non ho mai provato un sollievo più grande. Aprendo un occhio, noto Diego travolto dalle braccia di Elena.

Non voglio allontanarmi da Chris ma notando il mio amico anche lui un po' mal messo, non posso che provare una fitta al cuore. Un attimo dopo sto abbracciando anche lui, una mano ben stretta a quella di Chris.

<<Mio dio, siete qui, state bene>>

I passi di Elena ci fanno voltare verso di lei mentre sta scrutando la sala, preoccupata. <<Dove sono Lavinia e Andrew?>>

Subito le dita di Chris si stringono convulsamente alle mie e i dottori si rivolgono a noi, chiamandoci. <<Siete parenti dei ragazzi?>>

<<Amici>> risponde Stefano, attirando a sé Elena. Io mi affianco a Chris e lo reggo per un fianco, timorosa che possa sentirsi poco bene.

<<Dove stanno?>>

<<Abbiamo recuperato il ragazzo che ha subito gravi lesioni all'addome e al torace, lo stanno portando in sala operatoria>>

Diego si fa avanti, le labbra sporche di quello che credo sia fango, fumo e sangue, i vestiti laceri. <<Come sta?>>

La poliziotta si apparta e parla con il secondo medico mentre quello che ci ha dato le prime informazioni si rilassa in un sorriso tirato. <<Non era cosciente ma aveva battito, faremo tutto il possibile>>

<<Lavinia?>> domanda ancora Elena, agitata. Noto che il respiro si sta facendo più irregolare, in lei la sensazione di sollievo non si è ancora acquietata del tutto. <<La ragazza dai capelli rossi, lei dov'è?>>

<<Non ho visto nessuna ragazza dai capelli rossi uscire dall'ambulanza>>

<<Come no? E dov'è lei?>>

<<Lel, ei, tranquilla. L'avranno portata in un'altra ambulanza.>> Stefano cerca di tranquillizzarla ma ormai mi sto agitando anch'io e mi sporgo verso il medico. <<Lei era nell'auto, è impossibile che non l'abbiano recuperata>>

<<Maggie?>> Appena Chris mi chiama sento il panico montarmi dallo stomaco fino al petto. Ha la voce incrinata, impastata e stanca. Ma i suoi occhi non guardano me, guardano nella direzione delle porte dell'ambulatorio. 

Lavinia è affiancata da un medico e un secondo poliziotto, il volto rigato di lacrime e il sangue che le tempesta le dita, i vestiti sudati e sporchi, le gambe sembrano un dipinto di Picasso con il nome di Rosso. Questa volta sono costretta a lasciare il fianco di Chris, come Elena lascia quello di Stefano, e corriamo verso la nostra amica. Lei ci nota solamente quando la avvolgiamo tra di noi, i suoi forti singhiozzi ci rimbalzano tra i petti.
Anche lei sta bene, stano tutti bene, eccetto Andrew che però è sotto la cura dei medici, verrà curato. La portiamo delicatamente verso gli altri e tutti osserviamo le loro ferite, interrogandoci su cosa sia realmente successo. Nessuno avanza domande, forse non ne vogliono parlare, ma quando si siedono l'uno accanto all'altro sulle seggiole blu e vengono adocchiati da chi aspetta nella sala come noi, decidono di rivelarci qualche parole.

<<Non l'ho visto>> dice Chris, il primo a prendere voce. <<Era un camion>>

<<Non potevi vederlo>> ribatte subito Diego, e il suo intervento mi stupisce. <<Non siamo stati noi ad aver sbagliato strada, il camion ha sbandato ed è finito nella nostra corsia. Ha preso il retro del furgoncino prima che della parte anteriore>>

Così si spiega perché Andrew sia stato colpito più forte degli altri e preferisco non pensare all'immagine dell'incidente ma concentrarmi sulle loro figure sane.

<<Ho cercato di portarlo fuori dall'auto ribaltata>> singhiozza ancora Lavinia mentre Diego le stringe le spalle. <<Ma era troppo pesate. Sembrava svenuto, non mi rispondeva, era coperto di sangue>>

Elena ed io ci inginocchiamo davanti a lei e cerchiamo di calmarla, intimandole di non parlarne più. Adesso non c'è bisogno di rivivere quel momento, devono ristabilizzarsi e prendere fiato.

In concomitanza con il mio pensiero, un medico anziano, dal volto rugoso, i capelli argentati e gli occhiali piccoli bassi sul naso, si avvicina a noi. L'aria risoluta gli gonfia il petto fasciato dal camicie. <<Abbiamo bisogno di alcuni accertamenti. Dobbiamo visitarvi per assicurarci che vada tutto bene>>

Si rivolge ai tre con le maglie sporche e gli sguardi alienanti mentre io chiedo se qualcuno li può accompagnare. Il medico asserisce prima di spronarci a seguirlo. Il primo ad entrare è Diego mentre noi aspettiamo tutti fuori. La paura che prima mi attanagliava lo stomaco adesso è acquistata dal senso di vittoria ogni volta che osservo i miei amici, seppur ammattiti, al mio fianco.

Chris è stanco, lo vedo da come poggia la testa contro il muro e da come le braccia gli penzolano lungo il fianco, sfinite. Vorrei carezzarlo ma ho paura di fargli del male. Vorrei parlargli, ma ho paura di non trovare le parole adatte. Vorrei stargli accanto come mai prima di adesso ma ho paura che sia sbagliato.

Diego esce con l'aria ammattita e si dirige al bagno, per darsi una rinfrescata. Allora è il turno di Chris di entrare e per qualche strana ragione lo seguo con gli occhi. Mentre è sulla soglia, allunga una mano verso di me. Non me lo faccio ripetere due volte, la afferro e lo seguo. Il dottore chiude la porta dietro le sue spalle e sorride timidamente, facendo accomodare Chris su un lettino sterilizzato e me su una sedia accanto alla scrivania nera.

<<Sei maggiorenne, giusto?>>

<<Ho vent'anni>> risponde Chris, la voce ancora un po' roca. Mi chiedo perché l'abbia così, se per lo spavento, la stanchezza o le possibile urla. Senza pensare al peggio, mi concentro su di lui. Senza ulteriori indugi lo fa sdraiare e gli fa alzare la maglietta lurida. Ha un paio di lividi sulle costole ma non sembrano esserci ulteriori ferite. Il medico massaggia un po' e Chris piega le labbra in un'espressione di sofferenza, ma non emette un fiato.

<<Ti fa male qui?>>

<<No>>

<<E qui?>>

<<No>>

<<Prendi un grande respiro e poi rilascialo lentamente>>

Chris fa come gli viene richiesto e io attendo tutto il tempo dondolando le gambe in aria e assicurandomi di non respirare troppo affannosamente, per non disturbarli.

<<Non sembri avere emorragie interne, qualche livido e qualche graffio. Te la sei cavata bene, ragazzo.>> lo fa alzare nuovamente e gli tasta la testa che sembra essere stata quella più colpita. <<I punti non servono qui ma sarà meglio disinfettarla>>

Prende tutto il necessario mentre il silenzio avvolge la saletta. Gli applica delle salviette e poi tampona, Chris chiude gli occhi e tende la mascella. <<Pizzica, lo so, ma dopo vedrai che starai meglio>>

<<Tu stai bene, ragazza?>>

Quando capisco che si sta rivolgendo a me, raddrizzo e spalle. <<Oh, sì, sì. Non ero in macchina>>

<<Come vi chiamate?>>

<<Chris e Maggie>> risponde prontamente il ragazzo sul lettino e io lo correggo subito, vergognandomi. <<Christian e Margherita>>

<<Chris e Maggie>> ripete il dottore con un sorrisino tirato sulle labbra, le mani ancora intente a far guarire la ferita di Chris. <<Mia figlia si chiama Margherita. Ha un amico, o almeno lei dice che sono solo amici, che si chiama Chris. Mia moglie impazzisce con quei due, stanno sempre a confabulare e a ridere. Si conoscono da molto tempo ma sono solo due adolescenti. Vi somigliano, sapete?>>

Lancia uno sguardo divertito prima verso di me e poi verso Chris, i suoi occhi grigi risplendono da sotto le lenti trasparenti. Nel mio volto aleggia un lampo di consapevolezza che condivido con Chris nell'attimo in cui apre gli occhi e li punta nei miei.

Un ricordo lontano, una piscina e un'interruzione. Quando, colta da pazzia forse, baciai Chris nella piscina di un albergo nel quale si teneva una festa, fummo interrotti da due ragazzi, i nostri omonimi. Ricordo come risi allora, per l'ironia della sorte. Ma queste sono solo congetture, è impossibile che esistano al mondo tali coincidenze. 

Anche adesso sorrido, pensando come il caso voglia che esita più gente al mondo, con i nostri stessi nomi, simili persino a noi due, e che inevitabilmente anche loro si trovino.

Chris mi sta dicendo qualcosa, anche se non parla, sbatte una volta gli occhi, li fa tornare pieni di vita, e poi piega solamente il lato sinistro delle labbra. Ha capito su cosa stavo rimuginando ed è d'accordo con me.

<<Bene>>, annuncia il dottore finendo di medicare Chris. <<Ultimo controllo per eventuali lesioni celebrali e poi ti libero>>

Fruga nelle tasche ampie finché non tira fuori una piccola lucetta di alluminio. La fa scattare per accenderla ma questa sfarfalleggia e poi si spegne. <<Oh, deve essersi scaricata. Torno subito, scusate l'inconveniente>>

Esce dalla sala in fretta lasciando dietro di se la porta chiudersi lentamente e io non perdo tempo, mi alzo e affianco Chris. Le sue mani sono subito pronte a stringermi la schiena, immergendo le dita nella fossetta poco più sopra del fondoschiena, mentre io mi poggio alle sue spalle.

<<Ehi>>

<<Ehi>> sussurra di rimando e io gli carezzo la ferita medicata.

<<Ti fa male?>>

Scuote un po' il capo. <<Lo hai sentito, non servono punti.>>

La mia mano scivola lungo la sua mascella fino a raggiugere le labbra screpolate, una zona, nel mezzo del labbro inferiore, è tagliata e erta di sangue secco e scuro.

<<A cosa pensi?>> mi domanda inaspettatamente e io faccio di tutto per non guardargli gli occhi, troppo concentrata sul suo viso leso.

<<Penso a te>>

Sfinita, poggio la fronte contro la sua e lui mi stringe più forte, facendomi avvicinare e trovando un posto per me tra le sue gambe. Cerco di non fargli del male e di provocargli meno pressione possibile, ma voglio stargli accanto e il desiderio è tanto forte che faccio fatica a controllarmi.

Impossibilitata a dargli del conforto sulle labbra, mi avvicino e gli bacio la fronte, accanto alla ferita, mentre il suo volto è tra le mie mani, poi mi abbasso e gli bacio la guancia, poi l'altra. Infine, mentre sorride, gli bacio il naso.

<<Hai paura?>> gli domando piano, timorosa della sua risposta.

<<No, non più>> mormora sicuro. Anche se lui è seduto e io sto in piedi, continua a superarmi di qualche centimetro e io sprofondo tra le sue braccia. <<Ma ne ho avuta>>

<<Anch'io, tanta>>

Non servono molte parole, so cosa ha provato, lui sa cosa ho provato io. Sappiamo già tutto, eppure questo conforto ci serve.

<<Ora va tutto bene>>, e mentre lo dico non sono mai stata più sicura in vita mia. <<Andrew starà bene>>

<<Non l'ho visto venirci incontro. Se fossi stato più attento, avrei potuto sterzare o allontanarmi, magari>>

Sentendo le sue parole, alzo di scatto la testa e lo osservo con un cipiglio. Se ho capito bene il senso delle sue parole, deduco che quello che pensavo fosse stanchezza in realtà è profondo senso di colpa. <<No, non è stata colpa tua. Non provare a pensare nemmeno per un secondo che sarebbe potuta andare in maniera diversa se tu avessi fatto qualcosa. Non potevi prevederlo, è il camion che vi è venuto addosso. Siete solamente voi le vittime>>

Mi stringe ancora e io allontano un rivolo di polvere dal suo collo, dove è ancora sporco. <<Forse hai ragione>>

<<Ho sempre ragione>>

Non ribatte, si limita a farmi un sorrisetto stanco ma genuino. <<Vuoi che chiami tua madre?>>

Non so come mi è venuto in mente ma ho sentito il bisogno di chiederglielo. Se mai accadesse una cosa del genere a me, oltra a Chris, vorrei la mia famiglia. È una reazione istintiva, la mia, che però evidentemente non si proietta in Chris perché nega con il capo.

<<Non voglio farla preoccupare. Anche il dottore ha detto che starò bene, sono solo stanco e sporco>>

<<Eccetto lesioni celebrali>> gli faccio e notare mentre gli carezzo i capelli fuligginosi. <<Ma il furgoncino?>>

A quel punto i suoi occhi si rattristano un po'. <<Non lo so, credo l'abbia preso la polizia e lo abbia portato da qualche parte. Si è fatto male anche lui, non so se ce la farà>>

Anche se la battuta è pessima, mi strappa un sorriso, smorzato dall'immagine di Andrew sotto i ferri.
Nell'attesa di avere loro notizie, non c'è stato un attimo in cui ho creduto che non avrei più abbracciato Chris, in cui non lo avrei più rivisto o se lo avessi fatto, sarebbe stato nel peggiore dei casi. Nemmeno per un istante ho creduto che avrei smesso di parlargli per sempre, che non avrei più visto i suoi occhi. Ho avuto paura, certo, che qualcosa di brutto fosse accaduto a lui come a tutti i miei amici coinvolti, ma in quelle tenebre confuse, una piccola fiammella di speranza mi spingeva ad accantonare la più terribile delle ipotesi e ad aggrapparmi con tutte le mie forze alla voglia che avevo di stringerlo di nuovo e sentirlo vivo accanto a me.

Per questo temo per Lavinia e per cosa sta passando al momento. Sebbene anche adesso posso provare a convincermi che Andrew ha solamente subito lesioni più gravi ma che con un po' d'aiuto sarà di nuovo in sesto, chissà cosa penserà la mente triste e annebbiata della mia amica. Non sono io quella che deve sopportare il peso dell'angoscia sapendo che il proprio ragazzo è sotto i ferri, privo dei sensi, perché è stato colpito più gravemente dall'incidente in cui, io stessa, sono stata ferita.

Colpita profondamente da nuove preoccupazioni, stringo ancora Chris, soffocando il suo sussulto nel mio petto. Non ho spiegazioni per questo mio gesto ma sentivo di averne bisogno, e lui non replica.

Il dottore entra piano, quasi si aspettasse di interrompere qualcosa, e ha tra le mani una nuova lucina d'alluminio, questa volta presumibilmente con le pile cariche.

<<Scusate l'attesa>>

Mi allontano da Chris e mi risiedo accanto alla scrivania. Attendo finché il dottore non conferma che Chris non ha subito lesioni di alcun genere, che gli dia qualche breve informazione sul suo stato, e poi esco assieme a lui; quindi è il turno quindi di Lavinia di entrare e questa volta Elena la accompagna.

Stefano chiede informazione sulle condizioni di Chris e quando Diego ritorna dal bagno, il moro si fa dare indicazioni per poi lasciarci e raggiungere il luogo che gli darà una breve restaurazione dalla sporcizia di quella notte. Nel corridoio d'innanzi alla saletta delle visite la quiete regna padrona, Stefano è steso a terra mentre io gli sono al fianco. Diego, davanti a me, passeggia con le mani giuste al petto.

<<Stai bene?>> gli domando allora, sicura di non avergli dato le giuste attenzioni.

<<Starò bene quando Andrew starà bene>> mormora, prima di affiancarmi anche lui al muro e posare la testa sulla mia spalla. È nervoso, preoccupato, stanco; gli carezzo una guancia e cerco di dargli il mio sostegno come posso.

<<Elena ha chiamato Stefania, lei si preoccuperà di informare i genitori di Andrew.>>

<<Stanno venendo qui?>> chiedo rivolta a mio fratello, che ha parlato. Lui annuisce silenzioso.

Chris torna con il volto più pulito e io ho già in mano un cerotto recuperato dal portafoglio, quelli che si tengono per qualsiasi emergenza vescica sui talloni  causata da scarpe scomode.

Appena mi è davanti glielo sventolo sulla linea degli occhi. <<Magari i punti no, ma questo sì>>

Il corridoio si riempie delle sue risate e del mio sorriso, gli altri due ci osservano silenziosi. <<Non credo possa essere d'aiuto>>

<<Lasciami sognare>>

Nonostante non creda nelle capacità curative di un cerotto, si lascia avvicinare. Tolgo la piccola pellicola e poi mi alzo sulle punte per raggiungere la sua fronte, lui si abbassa per facilitarmi il lavoro e un attimo dopo la sua ferita vertiginosa è intervallata da un cerotto giallognolo che assomiglia a un enorme ponte su un ruscelletto secco e scarlatto.

Chris si scosta appena ho finito e si specchia a una finestra là accanto. Un'altra risata profonda, meno roca questa volta, scaturisce dalla sua bocca. <<Prima un reggiseno, adesso il cerotto. Dovrei essere geloso di Spongebob?>>

Sono stupita che si ricordi che posseggo un reggiseno di quel cartone, il mio preferito, e non mi lascio sopraffare dalla vergogna quando alzo le spalle con fare non curante. Gli altri due, ancora in silenzio.
Chris torna da me e Diego gli fa inaspettatamente spazio tra noi, poi gli stringo una mano, tutti e tre caliamo sulla parete fino a raggiungere il pavimento e Stefano. Ora, non ci resta che attendere notizie prima di Lavinia e successivamente di Andrew, sperando che come sempre anche questa spiacevole sorpresa si risolva nel migliore dei modi. 











****

I'm back, bitches!💪

Potrei dilungarmi e raccontare quanto passionevolmente mi sono divertita a Londra, quanti bei inglesini ho incontrato e quant'altro... ma non lo farò perché c'è una cosa più importante da dire: non indovinerete mai come si chiamava e quale aspetto avesse la mia guida che ci scorrazzava in giro per le strade inglesi. Pronti? 

Rullo di tamburi

Qualche piatto in sottofondo

Delle voci entusiaste che mi stanno per acclamare...

Capelli neri, occhi verdi... Il suo nome era Chris! VE LO GIURO! 

Appena l'ho scoperto sono scoppiata a ridere e le mie compagne, un po' perse anche loro per lui, si domandavano perché diavolo mi piacesse. Loro non sanno, povere ingenue.

Detto questo, so che vi ho fatto patire un pochino con l'attesa di questo nuovo capitolo, spero comunque che non vogliate uccidermi. Sono troppo giovane e troppo full di idee per lasciare la storia incompleta. Ho un'altra importante informazione, spero di non annoiarvi. Pubblicherò solamente un altro capitolo prima di una pausa. Adesso vi spiego, non vi agitate. Non voglio interrompere la storia, sia mai!, la pausa la prendo perché purtroppo ho perso una scommessa.

E adesso continuo a spiegarvi. La scommessa consisteva nel raggiungere il milione sul primo volume della serie entro la fine di Gennaio 2017. Chi me l'ha proposta credeva che io ce la potessi fare, io ero sicura del contrario. E ho perso, ho raggiunto il milione su Prima di te nessuno mai entro metà Gennaio, mi sembra, perciò... 

E questo era il patto: se io avessi perso, avrei dovuto aggiornare a manetta, ogni giorno, per una settimana. Allora mi è venuta una brillante idea, aggiornare tutti insieme gli ultimi capitoli così che condividiate con me la fine di questo viaggio tutto d'un fiato e senza dover aspettare ogni aggiornamento. Adesso però, entrate in gioco voi. So quanto sia brutto aspettare e se lo dovete fare per la durata di scrittura di almeno dieci capitoli, non so quanto tempo passerà prima che troviate un mio nuovo aggiornamento, seppur bello sostanzioso.

Quindi, preferite che pubblichi gli ultimi sette capitoli (esclusi l'ultimo e l'epilogo perché quelli li pubblicherò sempre assieme) uno al giorno per una settimana oppure che pubblichi in una stessa giornata quattro capitolo, compresi l'ultimo e l'epilogo?

 La differenza sta in questo: se scegliete la prima opzione dovrete aspettare già da adesso molto tempo prima che pubblichi a manetta perché ovviamente mi devo preparare prima tutti i capitoli; se invece scegliete la seconda, per qualche altra settimana  il nostro appuntamento settimanale rimane invariato con ogni nuova pubblicazione, fino a che non arriverò a un determinato capitolo e solo allora mi fermerò, facendovi aspettare più tempo, per poi pubblicare tutti insieme, nello stesso giorno, gli ultimi quattro capitoli. La scelta sta a voi perché vi amo tanto tanto e perché voglio darvi la possibilità di decidere cosa preferite senza imporvi il mio giudizio. Qualunque cosa sceglierete, vedrò per maggioranza di risposte ovviamente (Questa è una democrazia!) e io continuerò a scrivere quindi non intaccate minimamente il mio lavoro sulla storia. 

Adesso vi lascio perché ho detto fin troppo, spero mi rispondiate in tanti per poter giudicare il da farsi. Se avete domande o esigete di ulteriori informazioni, chiedete pure, qui, in privata, in bacheca, con una lettera, con un piccione... come preferite.

🐳 Anche tu, non scappare, brutta depravata, e rispondi alla domanda che ho posto, susu.

Vi ho pensato tanto a Londra, e ho pensato tanto anche a Chris... a tutti i Chris della mia vita in realtà. Buon fine settimana stelle argentate, qui interrompe la linea la vostra capretta di fiducia.🌻

P.S. Scusate eventuali errori

Xoxo



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