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30 ~ Sentirsi demoliti

Stefano capisce che qualcosa non va da come mi accascio al suo fianco, i pugni chiusi e il naso arricciato. Oltre ad essere confusa, sono tremendamente infastidita, sia da Elena sia da Chris.

Mio fratello metta da parte il giornalino e guarda nella direzione dei tre che con lemma ci stanno raggiungendo. <<È successo qualcosa?>>

<<Alessandro.>> borbotto a bassa voce e mi rannicchio accanto a lui. Raddrizza subito le spalle ed io sento il calore della sua pelle. Mi ci crogiolo contro con delicatezza come se solo la sua vicinanza potesse essermi d'aiuto al momento.

<<Perché stavate parlando di Alessandro?>>

Gli intimo di abbassare la voce perché ormai gli altri ci hanno raggiunti, Elena con gli occhi bassi e Iacopo che subito si allontana per parlare con Sergio e Diego. Chris è l'unico con il mento alto, il petto fiero e rigoroso, l'aria di chi è stato colpito ma rimane ancora in piedi.

Scuoto la testa come risposta, segno che gli parlerò più tardi e che per ora meglio tacere e lasciare che gli umori di tutti vengano risollevati in qualche modo astratto. Quando so che mi ha compreso, mi stendo letteralmente su di lui, la testa sul suo petto caldo e liscio, le ginocchia strette al mio fianco e sopra le sue. Con una piccola risata, nella quale si è messa di mezzo della compassione, mi stringe le braccia attorno alla schiena e mi da dei colpetti netti e tranquillizzanti.

<<Sembri proprio una bambina.>>

Qualcuno osserva questa scena, Lavinia ha lo sguardo dolce ma allo stesso tempo so che si domanda cosa è suscitato in me per ricercare questo tipo di conforto. Chris si siede inaspettatamente a gambe incrociate dietro le spalle di Stefano, tutta la sua schiena è al sole e il volto contratto in una smorfia di domanda. La mia testa, posata sulla spalla di Stefano, è involontariamente rivolta a lui mentre alle mie spalle so che si aggira Elena. Sento i suoi passi felpati, la sua indecisione su quale posizione assumere. Se si mette troppo vicino a Stefano saremo in soggezione, se si allontana ancora di più sarà peggio. Alla fine riprende la posizione che aveva assunto precedentemente, solo che accosta il suo telo accanto ai nostri, all'ombra, e poi si stende; la faccia incassata tre le sue braccia e il suo splendido didietro che luccica alla luce del sole.

Poi sento un respiro sulle ciglia e le apro di colpo. <<Parlami.>>

<<No.>> rispondo subito, il mento che s'incontra con l'osso di Stefano ma questo non fa una piega; si limita a rimanere fermo, tenendomi ancora tra le braccia. Probabilmente sa che sto parlando con Chris, è impossibile ignorare la sua voce.

<<Non puoi essere arrabbiata quanto lo sono io.>>

<<Ah no?>> Mi sporgo oltre la spalla di mio fratello, mi aggrappo alla sua testa e lui fa un verso storto, prima di girarsi nella mia direzione.

<<Ti stai arrampicando come una scimmia.>>

Scendo da lui e mi ci metto affianco, le nostre spalle che si toccano ma i nostri volti girati in direzioni diverse.

<<Sentiamo perché sei arrabbiato, allora.>>

Il mio volto è una replica della confusione e anche dell'amarezza, voglio risultare dura e non masticabile, fatta tutta d'un pezzo. Non credo di avere totale ragione sulla questione ma di certo gran parte me ne spetta.

<<Alessandro? Davvero? Quando avevi intenzione di dirmelo?>>

Mi sporgo così tanto verso di lui, lo scatto dovuto al biasimo, che il mio volto viene accecato dalla luce del sole. Mi ritraggo subito. <<Non hai nemmeno sentito tutta la storia e già hai quella faccia. Smetti di avere quella faccia.>>

<<Non posso smettere di avere questa faccia, ci sono nato.>>

Mi contengo dallo sbuffare davanti a lui per non far risultare questa conversazione più assurda di quanto sia già. <<Sai a cosa mi riferisco. Sei saltato alla conclusione senza sentire la mia versione dei fatti e questo mi fa imbestialire.>>

Quando Chris incrocia le braccia al petto, i suoi bicipiti guizzano un po'e mi rendo conto di quanto abbia le sembianze di un dio vendicatore pronto alla battaglia. Spero solo che non sia con me perché altrimenti la mia percentuale di vincita, rispetto a tutto il suo essere, si abbassa drasticamente dal credi-pure-che-ce-la-farai al non-hai-nessuna-speranza.

<<Ho sentito Elena, sembrava interessata all'argomento più di quanto lo fossi tu.>> Per un momento viene distratto da un bambino che corre sulla sabbia con addosso solamente un pannolino; poi si rivolge nuovamente a me e prende un grande respiro. <<Che cosa dovrei pensare di quello che ha detto?>>

Strige i denti, è arrabbiato, forse ferito, e non riesce a trattenersi.

<<Magari dovresti pensare al fatto che stiamo andando via. Alzate il culo, piccoli sventurati.>> Stefano mi da una pacca sulla schiena prima di seguire il suo stesso esempio e vestirsi in fretta.

<<Ma la cena?>> domando mentre sono ancora seduta sulla sabbia a guardarlo dal basso. La sua ombra mi sovrasta e anche se mi sorride, potrebbe incutere timore a qualsiasi essere vivente si trovi a questa bassezza da lui.

<<Andiamo a prepararci proprio per la cena, scimmietta. Avanti, rimandate le discussioni a dopo.>>

Dopo di che fa cenno a Elena di alzarsi dandole una sonora pacca sul sedere e lei sussulta non poco, stupita sia da gesto di Stefano sia dalla sua freddezza un attimo dopo. Le volta le spalle e prende tutte le borse.

Anna s'infila sotto il braccio di Sergio, tra di noi sembrano gli unici ancora felicemente in pace e ci saluta con la mano. <<Allora ci vediamo questa sera, ragazzi. La strada l'avete capita, giusto?>>

<<Sappiamo tutto, a questa sera.>> risponde Lavinia e mi ricordo che in realtà anche lei e Andrew sono felici e innamorati e nessuna discussione si sta intrattenendo nel loro nido d'amore.

Raggiungiamo l'appartamento relativamente presto, la camminata è per lo più silenziosa e mi da modo di prepararmi un breve discorso per quando affronterò Chris. Ho intenzione di essere calma e lucida per chiarire la questione, adesso il mio furore è completamente rivolto a Elena. Noi due non abbiamo mai litigato pesantemente, le piccole scaramucce riuscivano a essere risolte con un abbraccio, una frase dolce e un giusto compromesso; ricordo ancora vividamente quando a causa dei suoi sentimenti per mio fratello per qualche giorno mi ha esclusa dalla sua vita, un paio di anni fa, ma siamo riuscite a superare anche quello.

Adesso non vedo proprio come possa passare sopra la sua freddezza dato che non ho fatto nulla per meritarmi quella cattiveria. Elena è la mia migliore amica, mi aspetto un appoggio contro cui reggermi in caso di bisogno, sempre, non un ago pronto a pungermi quando meno me lo aspetto. Purtroppo sono troppo addolorata per far finta che la rabbia non stia consumando ogni mio buon pensiero nei suoi confronti al momento. Preferisco concentrarmi su Chris, sulla questione di Alessandro e risolvere questo piccolo ostacolo. Ora che andava tutto bene mi aspettavo dei giorni in discesa completa, senza dover faticare, ma è chiaro che la tempesta non cessa mai di minacciarmi anche se mi abituo troppo in fretta alla quiete.

Un volta entrati, costringo Chris a seguirmi fino al balcone dove chiudo entrambi fuori. Prendo una boccata d'aria fresca e stringo i bordi della ringhiera metallica prima di spicciolare in fretta la questione e chiudere la parentesi il prima possibile.

<<Hai ragione, non ti ho parlato di Alessandro e mi dispiace aver aspettato così tanto tempo. Voglio essere onesta, mi è capitato poche volte di pensare a lui quando ci stavi te intorno, e questo per un motivo molto banale: mi fai sempre dimenticare tutto. Quando stiamo insieme niente è così rilevante da essere più importante dell'immediato istante che sto vivendo con te.>> In passato sarei arrossita per questo genere di parole, e anche adesso me ne vergogno, ma con lo sguardo fisso al panorama sulla cittadella di mare mi sento più coraggiosa. <<Si parla di molto tempo fa, Chris, e tu non c'eri. Ma ti assicuro che non c'è stato niente, niente, di minimamente paragonabile a quello che è stato tra di noi.>>

Lo sento muoversi al mio fianco, un grande sospiro gli alleggerisce il petto, e forse anche il cuore; quando pone le sue dita sulle mie, so di star eseguendo la danza giusta.

<<Non mi sarei dovuto arrabbiare così tanto ma...>> Stringe la presa sulle mie dita e questo mi fa girare verso di lui, voleva che mi girassi. <<Non riesco a immaginarti con un altro ragazzo, anche solo l'idea mi fa venire la nausea.>>

Fa una smorfia buffa che ci increspa le labbra e il naso arricciato mi fa ridere, ma mi trattengo. <<Ti ricordi di Beatrice?>>

La mia domanda lo sorprende. <<Chi è Beatrice?>>

<<La ragazza di diciassette anni che hai incontrato in Umbria.>>

Sul suo volto si fa largo la chiarezza e ogni ricordo prende il tassello che gli spetta; annuisce svelto. <<Quando ho letto di lei, l'ho odiata. Ma sono andata fin in fondo alla lettera, ho aspettato che finissi tutte le tue parole prima di giudicare e infine ho capito che in realtà non era successo niente tra di voi.>>

<<Infatti è stato così, non è successo niente.>>

Sciolgo la stretta tra le nostre mani e mi lascio cadere a terra, sulle mattonelle di ceramica. Passano pochi secondi prima che Chris mi segui, le sue ginocchia vicine al petto.

<<So dove vuoi arrivare e ho recepito il messaggio forte e chiaro. Allora, vuoi raccontarmi di questo Alessandro?>>

Non so se il suo tono sia sincero, sicuramente è incerto. So che vuole arrivare fino in fondo alla questione e non lo biasimo per questo, ma qualcosa nel suo tono e nella posa rigida che ha assunto mi fa desistere dal snocciolare la situazione subito e in fretta.

<<Sicuro di voler sentire la storia? Non ti basta sapere che è finito tutto, nella maniera più totale?>>

Le sue sopracciglia hanno uno sbalzo verso l'alto. <<È una storia tanto lunga e complessa?>>

Mi sciolgo in una breve risata. <<No, no, scusa, non volevo dire quello. Ma posso comprendere se non ne vuoi sentir parlare.>>

<<Te l'ho chiesto io, Maggie. Mi hai fatto ben capire che non posso giudicare senza conoscere i fatti quindi suppongo di dover ascoltare tutta la storia. Non che questo mi faccia in alcun modo piacere ma, avanti, dimmi tutto.>>

Il suo tono risoluto mi fa intendere una volta per tutte che si sta facendo forza per me, affinché entrambi chiariamo la situazione, e sono pronta quindi a parlargli di Alessandro. Comincio da prima del nostro incontro, da come spendevo le mie giornate, da come cercassi di tenere la mente lontana da lui o da noi. Gli racconto dell'insistenza delle mie amiche, di come cercassi di accontentarle anche se alla fine non ci riuscivo proprio. Poi di come arriva Alessandro, di come è fatto, di come si è presentato; non risparmio i dettagli perché ho bisogno che capisca cosa ho provato, come tutto il processo è accaduto e come, alla fine, è tutto svanito. Arrivo presto al giorno del suo compleanno e poi del mio e infine, quando è il momento di discutere della chiamata di Marta, del disco e di tutte le sue conseguenze, la sua fronte smette di essere aggrotta e i suoi occhi ritornano fissi nei miei. Le pagliuzze dorate e verde scuro in mezzo all'iride sono messe in risalto a causa della ceramica che ci circonda e finisco la mia storia con un sospiro di sollievo; un pesante macigno è volato via, si è frantumato ai nostri piedi. Rimane per tutto il tempo in silenzio, non fa domande ma ascolta a tratti curioso e a tratti imbronciato e quando nomino sua madre finalmente sembra ritrovare la ragione.

Allora il silenzio regna sovrano tra di noi, Chris si massaggia le tempie con entrambe le mani e so che sta pensando. Ho la pesante sensazione che tutte queste informazioni lo stiano riempiendo al punto tale che gli servirà del tempo per smaltirle.

<<Quindi non avete...?>>

<<No, mai.>> lo anticipo, capendo perfettamente a cosa si riferisca. Quando ho parlato dei baci che ci siamo scambiati Alessandro ed io, non mi è sfuggito lo sguardo di fuoco che gli attraversava il volto e i pensieri.

<<Proprio mai?>>

La sua voce sempre molto profonda adesso così incerta sembra impropria, quasi non gli appartiene. È spaesato, perso e il senso di colpa adesso mi attanaglia lo stomaco, poi i polmoni.

<<Mai, niente. Non è successo niente di così...>> sto per dire intimo oppure intenso, niente di così importante, ma alla fine Chris scuote la testa e si passa le mani tra i capelli.

<<Basta, ho sentito abbastanza.>>

Sapevo sarebbe arrivato al momento di sopportazione massima, dove non poteva più sentir parlare di questa storia, ma è durato più di quanto mi aspettassi, più di quanto avrei fatto io. Se fosse capitata la situazione opposta probabilmente non avrei ascoltato nessuna delle sue parole e gli sono immensamente grata per averlo fatto. Adesso non so quanto può ricavare da queste informazioni, spero solo che siano conclusioni correte. Ho cercato di sottolineare quanto i miei sentimenti nascenti per Alessandro ormai appartengano al passato, quanto nemmeno la sua immagine sbarazzina e alternativa sia riuscita a soffocare il ricordo di quella di Chris, del suo sguardo tagliente, delle sue parole sempre vere, sempre giuste, sempre farfalline. Niente, nessuno, è mai riuscito a sostituire Chris in nessuna delle sue sfaccettature; è questo che deve comprendere.

<<Sei tanto scosso?>> mi azzardo a chiedere infine, mentre rilascia le braccia sui fianchi e le sue gambe lentamente si stendono accanto alle mie.

<<Non sono scosso. Sono furioso, ma non con te.>> rendendosi conto di aver usato un tono ambiguo, si schiarisce la gola. <<Scusa, sto cercando di venire a capo di una conclusione e non reagire di merda. Grazie per avermi raccontato tutto, comunque.>>

Mi stupisco di questa sua reazione e glielo faccio notare. <<Non credevo potesse darti così fastidio.>>

Solo pronunciando queste parole ad alta voce mi rendo conto di quanto sia stata stupida a non capire il suo punto di vista. Lui è qui, vuole me, ormai me l'ha fatto capire in ogni possibile modo e io gli parlo del mio passato con Alessandro. Che stronza.

<<Mi dispiace.>> mormoro infine, sentendomi stranamente a disagio con me stessa. Mi mortifico, mi do dell'idiota anche se non so bene per cosa. Forse è l'idea di averlo ferito a farmi venire la nausea. Se riconosco che in una situazione inversa io probabilmente mi sarei messa a gridare o piagnucolare come una bambina infelice, lui sta reagendo fin troppo bene.

<<Come puoi pensare che l'idea che tu sia stata felice con qualcun altro non mi turbi?>>

Sussulto, ha ragione, non avrei mai dovuto dirlo. Non penso davvero che sarebbe rimasto freddo come un ghiacciolo o semplicemente indifferente, ma forse speravo facesse così, per non sentirmi ancora più in colpa di quanto sia già.

<<È passato, non ci penso più e non è più importante. Questo non conta?>>

Non so quando siamo passati da una conversazione in cui io cercavo di far valere le mie ragioni a una in cui quasi tento di supplicarlo o di farmi perdonare.

<<Non più importante.>> ripete subito e io abbasso il capo sconfitta. <<Ma hai ragione tu, conta che sia passata. Da un lato, in realtà, sono immensamente felice che qualcuno ti sia stato accanto durante la mia assenza.>>

Adesso quando lo guardo, le sue labbra si distendono in un sorriso enorme e io mi butto sul suo collo, mi ci aggrappo forte, sperando che ricambi. Poche volte ci siamo abbracci per davvero e mai così intensamente, mai così forte. Inalo il suo profumo, muschio e lavanda, e finalmente le sue braccia mi stringono.

<<Dici così tante volte la verità che ormai mentire è fuori discussione per te.>> Una sua risata che gli prorompe dal petto scuote entrambi.

<<E va bene, ti preferivo sola e depressa nel letto in attesa del mio ritorno piuttosto che con un ragazzo. Adesso sei più felice?>>

<<No.>> mormoro con le labbra attaccate alla sua schiena e lui ride ancora. Ride perché non è il solo a non saper mentire.



È la doccia che mi frega, ci impiego più tempo di quanto dovrei e alla fine sono l'ultima a doversi preparare. Tutti mi aspettano nel soggiorno mentre m'infilo le scarpe ancora chiusa in camera. Quando sento bussare ho paura ad alzare lo sguardo per timore che possa entrare Elena. Ho cercato di ignorarla per tutto il tempo, non che lei abbia cercato in alcun modo un approccio con me, e ci sono riuscita. Quando vedo una zazzera di capelli castani, mi tranquillizzo. Diego entra senza troppe cerimonie una volta che si è assicurato che io sono vestita e rovista all'interno del suo mobile.

<<Sono quasi pronta.>> lo assicuro facendo scivolare il tallone nell'infradito.

<<Mmh>> è l'unica risposta che ricevo e lo guardo da dietro un paio di ciocche che mi sono cadute sul volto. Quindi, afferro un elastico nero ancorato al mio polso e mi tiro i capelli fino a farli cadere su una spalla in una morbida treccia.

<<Va tutto bene?>> domando mentre lui è ancora indaffarato a cercare qualcosa.

Mi risponde in fretta, senza nemmeno guardarmi. <<Sì, perché non dovrebbe?>>

<<Intendo per noi due. Mi stai ignorando?>>

Tra di noi risuonano solamente i rumori del cassetto che viene molestato dalle mani di Diego. <<Tu stai ignorando me?>>

<<No, certo che no.>>

Finalmente tra le sue mani fa capolino un cavetto, probabilmente il caricatore del cellulare e lui raddrizza la postura. <<Perfetto, allora stiamo apposto.>>

Lo blocco per un polso prima che possa uscire dalla stanza. Ora che ho risolto con Chris mi sento indubbiamente meglio ma il litigio con Elena è ancora troppo permanente e fresco, preferisco non avere altri problemi. Diego è scostante, freddo, parla poco con me e l'ho notato. E non mi piace.

<<So che c'è un problema, perché non me lo dici e la facciamo finita?>>

Allarga i piedi, imponendosi davanti a me. <<Parliamo sempre delle stesse cose, fiore, non ha più senso ed è inutile continuare a discutere. Tu fai le tue scelte ed io le mie, fine della storia.>>

Non ci vuole molto a collegare i fili e trovare il fulcro di tutta questa faccenda. <<Se stai parlando di Chris e di quello che sta succedendo tra di noi, forse dovresti...>>

M'interrompe alzando una mano, un gesto freddo e che mi irrita. <<Non mi interessa quello che sta succedendo tra voi due, ho smesso di mettermi in mezzo. Ci ho provato credendo di aiutarti ma sei testarda e non mi vuoi ascoltare. Perfetto, fa come vuoi, non dirò più nulla.>>

<<Ma...>>

<<Niente ma, fine della storia.>> Adesso la sua mano mi carezza un gomito ma non c'è nulla di tenero o anche solo consolatorio nel suo gesto. Mi fa un cenno con il capo verso porta e mi da le spalle. <<Avanti, andiamo.>>

Mai mi sono sentita così demolita, prima Chris ed Elena, poi solo Elena, adesso Diego.

Sento di star sbagliando tutto, che niente va come dovrebbe. Non riesco più a controllare gli eventi che mi circondano, in un modo o in un altro finisco per ferire qualcuno che mi sta attorno e solo adesso che è troppo tardi me ne sono resa conto. Tutto il mio seguire l'istinto, il non pensare, hanno portato a questo e mi sento demolita. Ho la mente annebbiata e il cuore in confusione, ogni decisione è un punto interrogativo e mi sento in balia di una tempesta senza fine.

Esco lentamente dalla stanza ma nessuno fa caso al mio umore, tutti impegnati ad accalcarsi alla porta e a uscire. Non pretendo che Chris mi stia accanto o che parli solamente con me durante la serata ma per ora è l'unico che potrebbe darmi del conforto, l'unica cosa sicura in questo momento destabilizzatore. Non sono sicura se preferisco avvicinarmi tanto da fargli capire di voler stare con lui oppure semplicemente imporgli la mia presenza; abbiamo fatto pace, è vero, ma non ho ancora ben capito quanto la questione di Alessandro lo abbia colpito e come deve smaltire il nuovo bagaglio d'informazioni.

Così rimango semplicemente in disparte, aspettando l'illuminazione su cosa sia più giusto fare. Raggiungiamo le macchine, questa volta Chris prende il suo furgoncino e Stefano la sua auto. Dato che Elena seguirà mio fratello, io mi affianco subito al moro e occupo il sedile anteriore, Lavinia e Andrew dietro di noi.

Una volta per strada, sento i due fidanzati parlottare tra di loro ed è impossibile ignorali dato che Chris è caduto in un profondo silenzio e io non ho il coraggio di accendere la radio.

<<Ho provato a parlargli, ma si comporta come uno scellerato.>> mormora Andrew e Lavinia fa un versetto roco.

<<Ma di cosa si tratta?>> domanda allora, le loro voci sempre un po' più alte.

<<Non ne ho idea, ma è qualcosa di grosso. È scostante, parla poco, sembra sempre immerso in un mondo tutto su. Mi sta facendo preoccupare.>>

Non posso più ignorarli, per quanto vorrei farmi gli affari miei alla fine mi giro verso di loro.

<<State parlando di Diego, vero?>>

Andrew sembra restio a darmi risposte ma quando nota i miei occhi imploranti, scoraggiato, annuisce appena.

<<Lo hai notato anche tu?>> mi fa Lavinia. <<Si sta comportando in modo strano.>>

Faccio una smorfia, forse so più di loro e non vorrei affrettare le spiegazioni, soprattutto se Diego, a sue parole, ha messo fine alla storia. Alla fine riduco tutto a un flemmatico gesto delle dita. <<È colpa mia, non fateci caso.>>

Le mie parole attraggono l'attenzione di Chris e anche del biondo.

<<Di cosa stai parlando?>>

<<Ce l'ha con me, dice che non voglio ascoltare i suoi consigli e che sono testarda.>> Accompagno la mia confessione drammatica con un sospiro degno di nota.

<<Riguardo a cosa?>> insiste Chris mentre alterna lo sguardo dalla strada ai miei occhi.

Lo fisso per un po' con espressione ovvia, aspettando che capisca. Ma lui continua a tacere e mi trovo costretta a dover spiegare tutto.

Ci indico in fretta facendo un po' sbigottire Lavinia.

<<Non può arrabbiarsi perché voi due ci state riprovando, non ha senso.>>

<<Non ci stiamo riprovando.>> precisa troppo in fretta Chris ma io non ho nemmeno la forza di stupirmi, ormai tutto mi travolge, anche le sue parole fredde. <<Ma sì, è assurdo. Maggie è libera di fare quello che vuole, può decidere liberamente di fidarsi o meno di me senza doversi sentire in colpa per qualcun altro.>>

Chris ha ragione, l'ho sempre saputo ed è quello che ripeto a Diego quando esce fuori questa storia; ma il mio amico sembra non voler capire.

Andrew è rimasto stranamente in silenzio durante questo scambio di battute e quando lo osservo dallo specchietto lui mi restituisce lo sguardo. <<Quindi non lo ascolti?>>

Ci guardiamo attraverso la piccola fessura di vetro, la sua mascella un po' contratta. <<Non si tratta di ascoltarlo o meno, si tratta delle mie scelte. Non può arrabbiarsi perché non faccio come dice lui.>>

<<Non credo sia questo, Maggie.>>

<<All'ora cos'è?>> Mi rivolto ancora sul sedile, le dita strette allo schienale morbido, il volto pallido. <<Ti prego, se lo sai, illuminami perché davvero non capisco più niente al momento.>>

Lavinia si fa avanti, preoccupata del mio sfogo. <<Di cosa stai parlando?>>

Potrei dirle tutto, rigettare tutta la confusione che m'impedisce di fare chiarezza e gridare dentro questo piccolo abitacolo tutta la mia frustrazione. Ma mi limito a contare. Conto fino a dieci, poi quindici e, quando arrivo a venti, torno ritta sul sedile, le mani strette in due pugni ferrati. Lavinia non si merita la mia rabbia e non voglio appestare tutti i loro umori.

<<Non importa.>> mormoro avvilita. <<Non pensiamoci più. Cercate di godervi la serata.>>

<<Cerchiamo tutti di godercela.>> mi corregge prontamente Chris ma non lo ascolto, il mio sguardo è rivolto al finestrino e alla strada che sfreccia incontrollabile davanti ai miei occhi.



Il ristorante è un posto carino, accogliente e non puzza di pesce come mi sarei aspettata. I quattro hanno già preso un tavolo per tutti noi e ci affrettiamo a raggiungerli, tutti agghindati per una serata a tema. Quando Elena mi passa di fianco, chiedendomi dove preferisco sedermi, faccio di tutto per non risponderle. Con lei preferisco adottare il metodo del silenzio piuttosto che la rabbia repressa e un'esplosione futura. Lei l'ha sempre utilizzato con me, durante tutti questi anni, e credo sia proprio arrivato il momento di restituirle il favore.

Mi siedo accanto a Chris e mio fratello, ben lontana dagli altri perché non ho intenzione di essere socievole questa sera, ma se sono lontana non dovrei creare nemmeno problemi.

Iniziano tutti a parlottare tra di loro mentre io mi stringo le mani tra le cosce, per farle stare al caldo; sto fissando assiduamente quelle di Chris abbandonate sulla tovaglia rossa e la voglia di stringerle e di trovare il conforto che mi serve è moltissima.

Una voce chiara, limpida, mi chiama leggermente. Alzo di scatto la testa, mi ero un po' persa nei meandri della mia mente annebbiata, e quando incontro un paio di occhi azzurri, imbroncio le labbra.

<<Va tutto bene?>> domanda Elena e le sue sopracciglia hanno preso un'inclinazione bassa, triste, di profonda sofferenza. La ignoro tornando a guardare le mani di Chris e continuando a soffrire per la mancanza del nostro contatto.

<<Maggie?>> questa volta è mio fratello a chiamarmi, le sue mani incastrate in quelle di Elena, le mie ancora solitarie sulle cosce.

<<Cosa?>>

Probabilmente Elena non ha detto niente a Stefano riguardo la questione di Alessandro e come ha deciso di intraprenderla lei questo pomeriggio; io, talaltro, non ho avuto il tempo per parlarne con Step come promesso. Quando vedo Diego alzarsi repentino dalla sedia e dirigersi fuori con la faccia corrucciata, il passo svelto e il telefono tra le mani, decido che è l'occasione giusta per uscire fuori da questa conversazione e prendere una boccata d'aria fresca. Senza dare nessuna spiegazione, seguo Diego fuori dal locale. Le nostre ordinazioni ancora non sono arrivate e probabilmente ci vorrà ancora un bel po'.

L'aria che tira qui nel porto è piacevole e alleggerisce il furore che mi attanaglia le guance, le ciocche castane che sporgono dalla treccia svolazzano attorno al mio volto mentre mi accingo a cercare Diego nel piazzale fuori dal locale. Lo trovo quasi subito retto accanto a un muretto di pietra e cemento, il cellulare premuto contro l'orecchio e una mano che si gratta la testa; sembra preoccupato, in ansia. Mi avvicino cauta, timorosa di poterlo spaventare, ma quando sono a pochi passi da lui le parole che rivolge alla cornetta mi fanno bloccare.

<<Serena, ti prego, richiamami, sono molto preoccupato. Ehm... ciao.>>

Stacca il telefono dalla testa e lo fissa, poi digita un nuovo numero.

<<Diego, perché stai chiamando Serena?>>











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Non aggiornerò più! Mi dispiace

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