29 ~ Alessandro
Per un paio di giorni le ore si susseguono calde quasi contro il tempo. Siamo andati in spiaggia verso la metà della mattina e ci siamo rimasti per tutto il giorno fino a che la luce del crepuscolo non ci ha più scaldato la pelle. In questo tempo ho deciso di rimanere nell'acqua fino a che le mani non chiedevano pietà, quindi per quasi tutto il pomeriggio, come quando ero bambina. Di conseguenza, anche il resto della comitiva si è rilassato come poteva. Blot ormai è diventato il cucciolo del gruppo e, dato che nessuno viene a reclamarlo, credo proprio che rimarrà con noi. Ha uno spirito libero e allegro, e spesso litigava con lo pseudo collare che sembrava imprigionarlo; tanto che Stefano ha presto deciso di toglierglielo. Ci siamo divertiti come potevamo, con lunghe passeggiate sulle rive sabbiose o sassose, secondo lo stabilimento che attraversavamo, con bagni interminabili o con partite a carte. Chris ed io abbiamo battuto Elena e Stefano a tutte le partite che di poker che ci hanno proposto, anche se io mi sono sempre limitata a osservare le carte e gioire della fortuna del ragazzo moro nella mia squadra. Tutti pensano che imbrogli, io la considero bravura, Chris dice che è merito mio; dice che gli porto fortuna.
In questi giorni anche noi due siamo stati quieti e non ci siamo avvicinati più di una sfuggente stretta delle dita o una mano carezzevole sulla schiena. C'è stato un momento in cui, mentre facevamo il bagno, siamo rimasti io e lui soli a largo, tra di noi un fondale chiaro e freddo gremito di branchi di pesciolini argentati. Siamo rimasti un po' a galla, come sospesi e immobili, e abbiamo atteso che il sole ci arrossasse le guance. Mi ha chiesto come andasse tra i due amanti sventurati dentro casa –dato che si ostina a tornare sempre in hotel per la notte e sempre troppo presto rispetto alla fine delle nostre serate-, e io l'ho aggiornato. Gli ho detto che in realtà non c'erano aggiornamenti, Elena non si pente del tatuaggio che adesso le adorna il polso e Stefano non vuole più prendere l'argomento. Tra di loro è in atto una pace fredda.
Allo stesso tempo gli ho occultato i miei sospetti sul comportamento di Diego. Il mio amico è strano in questi giorni tutti gli indizi riportano al momento in cui Chris ed io ci siamo avvicinati tanto da poter flirtare apertamente e senza pensieri. Vorrei parlargli e capire meglio ma non ci vuole un genio per arrivare alla conclusione che Diego non è d'accordo con le mie scelte e non è pronto a sostenermi. Questo mi dispiace perché è stato fondamentale nel corso di questi mesi, mi sono legata a lui e al suo sostegno. Sapere che è completamente contro l'unica cosa di cui sono certa al momento fa traballare un po' l'equilibrio che mi sto lentamente costruendo.
Adesso siamo in spiaggia, seduti sotto i nostri due ombrelloni, a sorseggiare acqua e succo. Diego e Andrew corrono sulla riva, giocano a rincorrersi con Blot mentre Stefano li osserva con sguardo sospetto; si è legato in fretta al cucciolo di labrador. Da qui il mare appare una distesa evanescente, riflette il sole alto, ondeggia tra la schiuma e si riversa sulla sabbia scura come volesse mortalmente colpirla. Da questa distanza posso ammirare la matassa fredda, le isole che si stagliano a chilometri di distanza verso l'orizzonte e la cittadella alle mie spalle, le casupole colorate sembrano arrampicarsi sulla collina dove sono state costruite.
Chris mi da un pizzico sulla coscia e io mi volto subito su di lui, ma i suoi occhi mi suggeriscono di guardare alle mie spalle così scorgo Lavinia salutare con il braccio un paio di ragazze che stanno camminando sulla sabbia verso di noi. Sono Ilaria e Anna; appena ricambiano il saluto, gli occhi di Ilaria cercano la figura di Diego. Anna si butta con le ginocchia accanto ai nostri teli e ci sorride con il volto da bambina.
<<Che bella giornata per incontrarci.>>
<<Il mare è bellissimo.>> Gli occhi di Lavinia indugiano lì dove Sergio e Iacopo hanno raggiunto i nostri amici sulla riva.
<<Avete intenzione di rimanere tutto il giorno?>> s'intromette Ilaria alzando gli occhiali scuri e incastrandoli tra i voluminosi capelli.
Così Lavinia e Stefano le invitano a posare le borse accanto alle nostre e si cimentano in una conversazione sui programmi per le ore future.
Io sono troppo occupata a osservare con circospezione i movimenti di Chris; il ragazzo si sta muovendo, mi da le spalle e poi si poggia con la testa sulle mie gambe tese, i suoi piedi al sole e gli occhi chiusi.
<<Comodo?>> Chiedo, divertita dalla sua spontaneità. Mi piego un po' verso di lui, creando lo spazio personale che ci serve.
<<Sei sempre molto comoda.>> Con le palpebre abbassate e il mento che trema per il divertimento, quasi m'intenerisce.
<<Questo non è carino.>> borbotto, fingendomi offesa. La sua tenerezza ancora mi disarma, sono abituata ai suoi atteggiamenti impulsivi, potenti e sconvolgenti ma questi gesti quasi effimeri mi lasciano sempre con il fiato sospeso.
<<Sei morbida, è molto carino invece.>>
Scocco la lingua sul palato facendogli intuire che ciò che ha detto è completamente fuori dai canoni di complimento che una ragazza si aspetta di sentire ma lui non ci fa caso, non è mai stato bravo a capire cosa è meglio dire e cosa è meglio tacere.
<<Morbida, davvero?>> Voglio apparire offesa, come ogni brava ragazza riesce a fare per estorcere compimenti ed esaltazioni ma Chris sembra ignorare le mie mosse ingenue. Sicché alza una mano, la pone sotto la mia coscia, accanto alla curva del sedere, e strizza un po'. Sussulto, lui sbatte la testa sul mio petto e comincia quindi a ridere a crepapelle.
Gli altri si girano verso di noi, nel bel mezzo della conversazione alla quale non stiamo prendendo parte, e ci guardano come stessimo dando spettacolo. La mia faccia sbalordita e vergognosa assieme alle sue risate piratesche posso dare la sbagliata impressione, così lo afferro per le orecchie e lo butto sulla sabbia accanto ai miei fianchi, dove soffoca finalmente l'ilarità.
<<Come sei permalosa.>> borbotta strisciano verso il mio corpo. Io mi allontano con qualche scatto, incrociando le braccia al petto che è stato colpito dal suo capoccione duro.
Poi le sue braccia mi circondano le gambe, accanto alle ginocchia, e la sua testa si posa nuovamente sul mio grembo. <<È bello che tu sia morbida, sto così comodo>>
<<Tu sì, io no, mister testa dura.>>
Solamente i suoi occhi si alzano sui miei facendo così corrugare la fronte abbronzata. <<Ti ho fatto male con la botta?>>
Sto per replicare che in realtà non mi ha fatto così male, che in realtà ho capito quanto si sia divertito a causa di questo piccolo incidente ma presto le sue parole bloccano ogni tentativo di riappacificazione. <<Perché per me è stato fantastico.>>
La sua voce profonda, roca, mi fa intuire che sta usando un metodo di approccio che ho sempre trovato ridicolo, e sexy, e che sa darmi sui nervi; così soffoco le sue parole e la sua sfacciataggine con una mano. Me la mordicchia, ringhiando come Blot.
Da fuori deve sembrare una scena ridicola, stupida e anche sdolcinata; forse un po' lo è. Non so come prendere questa nuova situazione, non è che mi disturbi ma non so come reagire a questi momenti così profondamente intimi e superficiali, perché io e Chris siamo sempre stati estremisti. I nostri gesti erano palesemente segreti e intimi, nessuno era intorno a noi durante i finti litigi o le smancerie. Adesso la situazione è completamente capovolta, abbiamo pochi attimi in cui stare soli e ogni volta il tempo è contato. Per ora prendo i momenti come vengono, con spontaneità.
<<Oh sì, sarebbe perfetto.>> dice Lavinia, catturando la mia attenzione. <<Voi cosa ne pensate?>>
Gira lo sguardo verso di noi e io e Chris siamo colti di sprovvista. Il moro cerca di piegare la testa all'indietro facendo pressione sulle mie cosce mentre Stefano ci osserva con sguardo aggrottato. Non so da quanto tempo stia assistendo ai nostri battibecchi, non so nemmeno cosa ne pensi di tutta questa situazione, ma non mi è mai sembrato contrario alla nostra riappacificazione. Soprattutto contando che in realtà è complice di Chris da quando è tornato.
<<Oh, ehm... di cosa state parlando?>>
<<Non hai sentito?>> ribatte Elena, stesa al sole a pochi metri distante da noi. <<Vogliono andare a cena tutti insieme.>>
<<Vogliono?>> replica Stefano stizzito. <<Tu non sei d'accordo?>>
<<Non mi avete chiesto cosa ne penso.>>
Lavinia si gira verso di lei mentre io chiedo silenziosamente con gli occhi spiegazioni a Stefano; Elena ha un tono strano, nervoso e suscettibile. Ora che ci penso, è tutta la mattina che è silenziosa e in disparte.
<<Lavinia lo ha appena domandato.>> Anche Stefano si sta innervosendo. Non credevo ci fossero ancora problemi tra i due ma è evidente che molte cose non sono state chiarite fino in fondo e riemergono in superficie portando rancore.
<<Credevo si riferisse a loro due.>> ci indica con fare sfacciato, come fossimo due sconosciuti qualunque e allora intervengo.
<<Che cosa succede?>> sono rivolta principalmente alla bionda ma è Lavinia a intervenire. <<Allora, riformulo: cosa ne pensate Maggie, Chris ed Elena?>>
Quest'ultima si toglie gli occhiali da sole dagli occhi e si gira sulla schiena, coprendosi il volto con i folti capelli chiari. <<Fate come volete.>>
La conversazione è chiusa. Con un grande peso al petto mi rivolgo nuovamente agli altri. <<Per me non ci sono problemi, avete in mente un posto carino?>>
Anna ci sorride, come se la durezza di Elena non l'avesse scolpita o intimorita. <<Abbiamo scovato un ristorante tipico dove il pesce è la portata principale, sta sul lungo mare e la vista è meravigliosa. Dobbiamo solamente prenotare ma ne vale la pena.>>
Chris si gira sulle mie gambe, appoggia il mento sulle sue mani mentre sento il petto abbassarsi e alzarsi sulle mie ginocchia. <<Pesce sia.>>
Quindi ci raggiungono anche gli altri ragazzi, Diego che si dilunga in chiacchiere sorridenti con Ilaria, Stefano che rimane in disparte con un giornalino davanti al volto e Lavinia e Andrew che continuano a giocare con Blot, dandogli qualcosa da mangiare.
Quando i miei occhi cercando quelli di Chris, trovano solamente i suoi capelli neri e la schiena abbronzata. Così faccio scorrere la mia mano sulla linea della spina dorsale e subito il suo volto si gira verso il mio busto. Gli occhi si alzano sui miei quando le dita s'incastrano tra le ciocche corte.
<<Passeggiata?>> propongo sorridente. Sta un po' in silenzio, mi guarda compiaciuto e rilassato prima di annuire piano e alzarsi. Afferro i pantaloncini e cerco di mettermeli entro l'area riservata all'ombra del piccolo ombrellone, poi mi volto e lancio le ciabatte sulla schiena di Elena. <<Bionda, alza il culo.>>
Elena, sorpresa dalla caduta delle infradito sul suo didietro, si spolvera la sabbia che è caduta e mi guarda con occhi adombrati. <<Dove andate?>>
<<Facciamo una passeggiata, vieni.>>
Non è una domanda, nemmeno un ordine; le sto simpaticamente dicendo di venire con me.
Chris mi sta già aspettando fuori dall'ombrellone, al sole, quando lo affianco e con mia grande sorpresa Elena si alza in fretta e si rimette i pantaloncini. Si guarda un po' e poi se li toglie. <<Sento caldo.>> è la sua giustificazione quando li lascia accanto alla borsa. Non la biasimo, lei può girare per le spiagge in bikini senza alcun problema, ma io mi sento a mio agio con uno strato di stoffa in più.
<<Posso unirmi?>> domanda Iacopo, la testa coperta da un cappellino nero rivolto al contrario e gli occhi scuri che riflettono la luce del sole.
<<Certo, vieni.>> gli faccio segno con la mano e poi do una pacca alla spalla di mio fratello. <<Torniamo tra poco.>>
Così ci incamminiamo subito verso la riva, Elena si mette con i piedi nell'acqua a osserva il mare, le onde che si scontrano, i bambini che lottano con la schiuma bassa; io aspetto silenziosa al suo fianco. In realtà volevo passeggiare per dare modo a Elena di sfogarsi e allo stesso tempo stare un po' con Chris; so che la mia amica non si farebbe problemi a parlare con lui data la confidenza che si è creata in poco tempo e la stima reciproca. Ma mi sembrava brutto escludere Iacopo dato che lo avremmo lasciato con tre coppie affiatate e un ragazzo musone e propenso al silenzio. Adesso non vedo come la situazione possa trarre sbocchi positivi, con la presenza di Iacopo Elena non parlerà mai e Chris non sembra intenzionato a voler cominciare una conversazione con lui.
Tutti restano in silenzio e nonostante la voglia di assecondarli sia tanta, mi impongo di fare o dire qualcosa, sono l'unica che potrebbe gestirla.
<<Sai dove andremo questa sera?>> domando a Iacopo mentre mi sporgo oltre la figura di Chris tra di noi.
Anche lui si sporge verso di me e sul suo volto leggo un'espressione sollevata per averlo coinvolto nella prima discussione. <<Venite anche voi?>>
<<Era il piano.>>
<<Oh, bene. Il ristorante dove servono il pesce, giusto? Si mangia molto bene.>>
Accanto a me Elena da dei calci alle onde mentre Chris ha lo sguardo basso, sulla sabbia, dove crea solchi con i piedi. Sembrano in imbarazzo, oppure due incomodi.
<<Piace a tutti il pesce, vero?>> Domando verso di loro, cercando di coinvolgerli. Mi sento inadeguata e la situazione è chiaramente forzata ma non vedo come altro potrei agire.
Elena grugnisce per risposta, Chris si limita a rispondere con uno scarso "Sì sì".
Allora è Iacopo a subentrare in mio aiuto, coinvolge Chris in una conversazione del tutto fuori luogo riguardo le gare sulla spiaggia che si sono tenute qualche settimana fa. Il moro non si lascia scoraggiare dalla stizza che prova nei confronti dell'altro ragazzo e si forza di tenere in piedi una conversazione decente. Allora sono pronta per dedicarmi alla mia amica.
Mi avvicino a lei cauta, dandole un buffetto sul gomito, ma lei ha già qualche parola sulla lingua, stupendomi. <<Sai chi mi ricorda Iacopo?>>
Aspetto che continui anche se qualcosa nella sua voce non mi convince. È fredda, distaccata e sulla difensiva; speravo di poter usare questo tempo per farla calmare e farmi spiegare qualcosa, magari semplicemente distrarla. Il fatto che abbia deciso di iniziare lei un discorso dovrebbe essere un buon segno.
Quando capisco che aspetta un mio segnale di assenso, scuoto la testa.
Questa volta è lei a darmi il buffetto al braccio. <<Dai, lo so che hai capito.>>
<<Di cosa stai parlando?>>
Lancia uno sguardo a Iacopo, nei suoi occhi vedo riflessa l'immagine dei due ragazzi a poca distanza da noi che faticosamente mandano avanti parole su parole. Sono grata a Chris che si stia impegnando al momento.
<<Oh, su, Maggie. Capelli mossi, di una lunghezza disordinata, occhi scuri, sorriso smagliante.>>
Un pensiero profondo, passato, che mi stringe un po' il petto fa capolino nella mia memoria ma fingo ancora di non capire. Scuoto ancora la testa, forse sperando più che lasci cadere l'argomento, ma Elena non demorde. Dovrei aspettarmelo da lei.
<<Possibile che tu abbia dimenticato Alessandro così in fretta?>>
Capisco che ha parlato a voce troppo alta quando gli occhi felini e lucidi di Chris si posano su di noi fulminei, lasciando in sospeso una frase. Fingo di non accorgermi del suo sguardo, guardando gli occhi della mia amica. Sono troppo distanti, così distanti che quasi non li riconosco più. Il dolce azzurro sembra tetro come il vetro, le sue labbra non sono distese in un tenero sorriso ma sono una linea dura, che guarda fissa alle mie spalle. Ha parlato ad alta voce, e ne era consapevole.
Resto in silenzio, incapace di dire qualcosa adesso che la bomba è stata sganciata. Se continuo a camminare forse tornerà il silenzio tra di noi e questa situazione tesa e imbarazzante si estinguerà preso.
Chris si schiarisce la voce, rotta come cocci. <<Di cosa state parlando?>>
Sono pronta a negare tutto, andare avanti e ignorare la sua domanda, ma qualche schizzo d'acqua colpisce la mia gamba, segno che Elena ha dato un ennesimo calcio a una piccola onda, e presto la mia amica risponde al posto mio. <<Parlavamo di Alessandro.>>
<<Elena...>> sussurro, indignata. Se non capisce dal mio sguardo che deve subito smettere di parlare non so come altro potrebbe interpretare il mio volto sfigurato da un'espressione che sembra costipata.
<<E chi sarebbe Alessandro?>>
Trattengo il respiro e il mio cuore accelera troppo in fretta. Come sono finita in mezzo a questa situazione scomoda senza rendermene conto? Sarà meglio prendere in mano la situazione e mettere fine a questo circo.
<<Ma niente... voi piuttosto, di cosa parlavate?>>
Elena si sporge oltre la mia testa, catturando l'attenzione dei due e so che tutti i miei tentativi sono stati vani.
<<Alessandro è solo il ragazzo che è stato con Maggie mentre tu eri via.>>
Le mie orecchie si congelano, il mio cuore è quasi udibile per quanto pompa nel mio petto, mentre Chris arresta il suo cammino.
<<Elena!>> la sgrido indignata, la mia faccia che ritrae stupore e tristezza. Non mi aspettavo questa sua schiettezza e questo suo gelo. Non mi aspettavo che si comportasse così, con me.
<<Cosa? Ho solo detto la verità.>> Scuote le spalle ma le mani tremano, anche il suo scudo freddo ha dei punti deboli. <<Mi piace dire la verità, mi fa sentire pulita.>>
<<In che senso sei stata con questo Alessandro?>>
Non posso più ignorare le domande di Chris o la sua confusione, i suoi occhi oltre ad essere pieni di ombra sono anche pieni di fiamme. Come biasimarlo, non credevo sarebbe uscita fuori la questione di Alessandro in un contesto come questo, dalla bocca di Elena e con le parole sbagliate; soprattutto ora che stava andando tutto così bene.
<<Nel senso più ovvio.>> risponde ancora Elena al mio posto e la mia irritazione è tanta che giro appena la testa e le intimo di tacere. Poi faccio un passo verso di lui.
<<Non pensavo sarebbe uscito fuori così.>>
<<Quindi c'è davvero qualcosa di cui discutere?>> è agitato, irritato e posso comprenderlo. Se fosse una situazione completamente opposta e io sentissi parlare di una ragazza, una ragazza che è stata con lui, beh, quanto meno sarei furiosa. Non che sia il mio caso, o meglio lo era, o meglio... dovrei chiarire la situazione. Ancora prima che le mie labbra formino una frase giustificatoria, Iacopo si sporge oltre le spalle di Chris.
<<Quindi voi due siete tornati insieme?>>
Anche Elena si sporge oltre le mie, di spalle, e risponde al ragazzo, ignorando completamente il mio ordine precedente. <<Oh, no. Non sono tornati insieme, però si divertono a fare finta che sia così. Il che è esilarante e allo stesso tempo idiota, non trovi?>>
Indignata, non riesco a trattenermi dal far fuoriuscire da me un verso di disgusto e di stizza. <<Si può sapere che diavolo di prende?>> Mi rivolgo direttamente alla bionda, che non si aspettava un tono così alto da parte mia. <<Perché sei così fredda con me? Posso capire che stai passando un momentaccio adesso, ma davvero vuoi fare il ruolo di quella che da sui nervi solo per dimostrare quanto forte, indipendente e menefreghista tu sia? Piccola informazione rilevante: non la dai a bere a nessuno, Elena.>>
<<Adesso sei tu che straparli.>> Adocchia i due dietro di noi e poi fa finta di essere tremendamente stanca, accartocciandosi nelle sue spalle. <<Quello che ho detto è solo la verità. La gente dovrebbe imparare a essere onesta.>>
<<Onesta?>> ripeto adirata, la confusione che mi sta invadendo la mente. Perché si comporta così e di cosa mi sta accusando esattamente?
Presa dalla nostra discussione non mi sono accorta della presenza degli altri due; quello con la voce più scura se la schiarisce ulteriormente. Scocco un'ultima occhiata a Elena, entrambe ferme sui nostri punti fantasma, e poi finalmente mi rivolgo di nuovo al ragazzo con gli occhi verdi.
<<Forse è meglio se torniamo indietro.>> borbotta con quella sua voce glaciale, tra lui ed Elena si fa a gare a chi ha il potere di diventare più freddo in un battito di ciglia. Ma sono stanca di giochetti che non riesco a comprendere, stanca di accuse senza scusanti e nervosismi nati da nulla. Se Elena fosse stata zitta o semplicemente si fosse interrotta prima di farmi innervosire sarei stata capace di spiegare tutto, con calma e precisione.
Alzo un braccio in aria, gesticolando verso di loro e andandomene a grandi falciate. <<Fate come volete.>>
Questa volta non posso contare fino a dieci ed essere di nuovo la portatrice di pace. Non ho fatto niente per meritare gli attacchi di Elena e nonostante so che Chris merita spiegazioni da parte mia al momento, la sua faccia era abbastanza eloquente. Aveva dipinta sul volto un'espressione di giudizio e quasi disgusto, come se lo avessi deluso, come se fossi una bugia. Fare il nome di Alessandro non è stata una genialata, soprattutto per come le parole successive di Elena devono aver marcato ancora di più un concetto che in realtà è completamente diverso da ciò che sembra. Se solo non avesse avuto quell'espressione gli avrei spiegato tutto seduta stante.
Se solo io non mi fossi innervosita così in fretta a causa della rabbia di Elena che è esplosa contro di me senza alcuna ragione.
E mentre mi allontano da loro mi vengono in mente tutte le parole che avrei potuto usare per chiarire la situazione, per parlargli finalmente di Alessandro. Per dirgli chi era stato, cosa non era più e magari subentrare in discorsi ancora più diversi, ancora più profondi. La memoria mi riporta immediatamente a quei mesi, ancora vividi in me.
Ho conosciuto Alessandro per caso, in una pizzeria, mentre ero uscita con Elena. Lui faceva il commesso e portava le pizze a domicilio ma quel giorno lavorava dietro il bancone. La prima volta che lo vidi aveva indosso una polo rossa e un cappellino ridicolo dal quale uscivano ciuffetti castani, chiari, che s'impigliavano tra le sopracciglia folte. Restammo a cenare lì, sotto precisa richiesta di Elena e lui ci servì educatamente, sorridendoci ogni volta. Elena ovviamente non si risparmiava i commenti ogni volta che andava via, ne parlava così tanto che alla fine della serata si è intrattenuta in una conversazione con lui. Così ho scoperto che frequentava l'ultimo anno ma in una scuola più lontana e che lavorava per arrotondare e comprarsi un set completo di disegno, con tanto di tele e cavalletti di riserva.
Era appena cominciato Febbraio, Stefano mi aveva chiesto di aiutarlo con una sorpresa di San Valentino per Elena e finalmente avevo così tante cose per la testa che sentivo le pressioni del passato scemare un po' di più. Lui era un tipo carino, alla mano, simpatico. Non mi sono mai sentita in imbarazzo, nemmeno la prima volta che ha provato a parlarmi. Le prime parole che mi rivolse non furono "Piacere, mi chiamo Alessandro" oppure "Ciao, come stai?"; mi disse: <<Quando sono nervoso mi sudano le mani e non vorrei spaventarti prima ancora di averti detto come mi chiamo.>>
Mi aveva fatto ridere subito e io mi ero coperta la bocca con la mano, poi aveva riso con me e si era vergognato anche lui. Era riuscito, in poche parole, a catturare completamente la mia attenzione e pochi ci sono riusciti, pochi ci riescono in generale.
Di lui mi aveva colpito l'entusiasmo, in realtà: aveva voglia di vivere, di parlare molto e di commentare ogni evento intorno a sé. In più, amava disegnare tutto ciò che lo circondava, perché diceva di catturare gli attimi e di conservarli per sempre, dando a un tempo finito l'immortalità. Mi ha affascinato il modo in cui vedeva la sua vita: piena di opportunità; e forse è proprio per questo che alla fine mi sono lasciata trasportare dagli eventi. Prima di incontrarlo, non mi ero mai avvicinata a un ragazzo perché non avevo voglia di fingere interesse e di non impegnarmi solo per compiacere le mie amiche che speravano non mi buttassi giù di morale. Ma lui aveva qualcosa di diverso; lui, seppur stava tentando in qualche maniera di farsi piacere da me, era genuino. Era interessato e non aveva mai tentato di nasconderlo, dall'altra parte io mi sentivo lusingata perché era un bel ragazzo e i bei ragazzi non si sono mai interessati così apertamente a ragazze come me. Alla prima impressione mi era sembrato goffo e impacciato, con le sue spesse sopracciglia, i capelli lunghi e una bocca ampia, dalla quale spuntava un sorriso meraviglioso. Ma la pelle liscia sotto gli occhi, l'iride scura che quasi si confondeva con la pupilla e l'intensità della sua voce avevano battuto alla grande ogni piccolo difetto che mi ostinavo a cercare.
Quando gli confessai per la prima volta che era una boccata d'aria fresca per me, durante il nostro pseudo primo appuntamento avvenuto intorno agli inizi di Marzo –dico pseudo perché Elena e Lavinia ci avevano dato buca all'ultimo minuto lasciandoci soli a vagare per la città–, mi chiese cosa mi avesse colpito tanto, in passato. Non potevo più fingere che Alessandro fosse stato una casualità e che in realtà non ci fosse stato nessun altro prima di lui, come se non avessi aperto mai gli occhi. Dopo poco tempo mi aveva già inquadrato e non avrebbe creduto a quella versione dei fatti. Gli parlai di Chris quasi subito in realtà, senza nominarlo, nemmeno una volta. Gli raccontai qualche aneddoto, tralasciando il patto e tutte le sue conseguenze, ma improntando la mia narrazione su come mi aveva cambiato, come se ne fosse andato e sul seguito degli eventi. Mi ascoltò per un po', annuì quando serviva e non sembrava turbato o annoiato, si stava interessando per davvero. Non mi sbilanciai troppo parlando dei miei sentimenti, era ancora troppo presto perfino per parlarne con me stessa, ma scommetto che capì tutto attraverso i miei sguardi o i miei gesti.
La prima volta che l'ho baciato era il giorno del suo compleanno, che era straordinariamente vicino al mio. Mi sentivo euforica, stranamente in quiete con me stessa dopo tanto tempo e non vedevo l'ora di passare del tempo con lui per ridere un po' e cercare di farlo divertire a mia volta. Avevo i miei amici, la mia famiglia accanto e Alessandro stava lentamente entrando nella mia vita in maniera completa. Mi aveva confessato i suoi sentimenti ingenui e appena fioriti giorni prima ma non mi aveva mai fatto pressioni e aveva continuato a comportarsi come sempre, dandomi il tempo che mi serviva. Così, mentre stavamo passeggiando, mi prese per mano e sorrisi. Gli alberi si stavano riempiendo di colori, l'inverno rigido stava ormai scemando lasciando spazio a un nuovo risveglio. Respirai l'aria genuina che danzava intorno alle nostre sagome felici e spensierate e mentre lui elogiava la mia risata, causata da una sua battuta precedente, presi coraggio e lo baciai.
Sussultò un po', non aspettandosi tanto da me e io mi allontanai quasi subito, dandomi della stupida per tanta sfrontatezza. Mi guardò negli occhi intensamente, entrambe le nostre guance arrossirono, e poi si avvicinò più veloce di quanto fossi stata io, rubandomi un altro bacio. Ce ne furono altri dopo quel primo goffo e imbarazzante, quello stesso giorno, e alla fine della serata mi disse solamente che era stato il compleanno più bello della sua vita.
Dal suo compleanno al mio passò solamente una settimana, una settimana bellissima in realtà e piena di piccoli baci rubati, qualche momento di estremo imbarazzo e le nostre bizzarrie messe a confronto. Quando si presentò a casa con una scatolina in mano, il giorno che compii diciannove anni, lo feci accomodare e restammo sul divano senza parlare ma lavorando con le labbra in altro modo. Non c'era nessuno a casa e anche se non mi sarei mai sbilanciata tanto con lui, sentivo di star vivendo un momento straordinario in quel periodo. Erano passati solamente tre mesi da quando l'avevo conosciuto e non ero pronta a passare a un livello fisico con lui, un livello così avanzato, perché questa volta mi sarei data il tempo che serviva. Non volevo affrettare niente, volevo vivere quei momenti il più semplicemente possibile. La nostra sessione di baci terminò quando ricevetti una telefonata.
Era Marta e io stavo per ricevere un biglietto che mi avrebbe fatto cadere in mille pezzi tutto quello che lentamente stavo costruendo.
Una volta che il disco aveva esaurito le sue melodie, chiusa nella mia camera, accartocciai il post-it, lo immersi sotto il cuscino e chiamai Alessandro. Volevo essere consolata, volevo sentirmi dire che era tutto uno scherzo, che andava tutto bene, che non era successo niente, in realtà. Ma niente andava bene e qualcosa era successo. Appena sentii la sua voce, capii che non era lui il ragazzo che avrei voluto chiamare, non erano le sue parole a potermi dare il conforto che mi serviva. Quindi attaccai, e non lo chiamai più.
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It's been a loooong day, without you my... caprette!
Bene, bene, bene; mi scusate per il ritardo vero?
Ovviamente mi trovate anche adesso in un momento simpatico, indovinate indovinate: devo farmi la doccia! Eh sì, perché domani vado in gita e mi tocca profumare come un fiorellino 🌻
Quindi vi auguro subito la buonanotte e vi domando cosa ne pensate del nuovo aggiornamentaus. Adesso è più chiaro chi è Alessandro?😂
Commentate, commentate, commentate! Ditemi un po', ve lo aspettavate?
Okay, vado via. Mi raccomando: lavatevi!
🐳 Soprattutto tu, la depressione post non-vedo-il-mio-ragazzo-da-troppo-tempo-gne può essere sciacquata via con un buon bagnoschiuma e una sana dose di cioccolata!
Adios miei amoritos e al prossimo aggiornamento!
P.S. Scusate eventuali errori
Xoxo ❤
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