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24 ~ Rasentare la pazzia

Si lascia condurre con facilità, posso dire di aver sfruttato alla grande l'effetto sorpresa. Non gli lascio il tempo di assimilare l'accaduto che gli ho già aperto le labbra con le mie grazie a una forte pressione e ho infilato la lingua come fossi una maniaca del controllo e volessi possederlo completamente. Questa volta il mio stomaco non si limita solamente a una capriola o a una strizzata, decide di imitare alla perfezione il percorso di una montagna russa e io devo aggrapparmi alla sua schiena per non scivolare a causa della maglietta bagnata. Non gli lascio spazio di manovra, lo ricopro sul corpo e nella bocca, riempiendolo e appiattendomi addosso a lui. Non voglio che si tiri indietro, non ora, e per farlo devo tenerlo ancorato a me. Poco dopo aver preso il controllo, lo sento rilassarsi e stringere le dita sui miei fianchi nudi dato che la canottiera si è alzata a causa dell'immersione.

Sento la sua lingua sfregare sui miei denti e quando mi morde un labbro capisco che sta perdendo il controllo esattamente come lo sto facendo io. Ma questa volta non ho nessuna intenzione di respingerlo e spero che nemmeno lui voglia interrompere proprio adesso. Quando allaccio le gambe al suo bacino lo sento gemere ma per evitare di affogare entrambi è costretto a reggersi al bordo e lasciare la presa su di me. È un peccato perché sentivo i fianchi ardere di piacere al contatto con le sue dita. È questo che fa Chris, ogni volta, mi accende. Con facilità incredibile mi spinge contro il bordo della piscina per tenermi a galla ma io continuo a tenermi salda ai suoi fianchi, stringendomi a lui. Tutti i vestiti sono attaccati ai nostri corpi e ora che anche noi stiamo aderendo contro l'altro sento una seria di ansimi e strusciatine che rumoreggiano in maniera inquietante ed eccitante allo stesso tempo.

Capisco che lentamente Chris si sta spostando quando il getto freddo e improvviso della piccola cascata ci sovrasta e io boccheggio sulle sue labbra, rubandogli un sospiro. Apriamo gli occhi per un secondo, appena dentro la grotta che ci assicura più intimità di quanto mi aspettassi e quando i suoi pozzi verdi mi catturano sento una vibrazione al basso ventre che mi scuote tutta e mi infonda coraggio. Rimaniamo in silenzio, sono di nuovo io a prendere in mano le redini della situazione avvicinandomi al suo orecchio e baciandogli una parte sensibile dietro di esso. Lo sento nuovamente gemere e questo mi fa sorridere sulla sua pelle. Non so cosa mi sia preso, forse c'è davvero qualcosa nell'aria, ma la piscina, la notte, noi due e tutto il resto mi hanno trasmesso talmente tanta adrenalina che avevo bisogno di sfogarla. Tutte le nostre occhiatine furtive, dal momento in cui è arrivato qui, tutti i sorrisi e le parole che sono scorse tra di noi, mi hanno portato ad esplodere. Mi hanno riempita tanto, di tutto, e adesso è il momento di scoppiare. Forse ho scelto un pessimo modo per scoppiare, qualcosa per cui in futuro, un futuro non troppo lontano, mi pentirò. Ma presto le sue dita trovano nuovamente i miei fianchi e una di queste decide di scendere lungo tutta la linea delle gambe fino ai polpacci e carezzarmi delicatamente. Da quanto sognavo questo contatto, queste carezze, quest'arrendevolezza. Mi tiro su solo per circondargli le spalle con le braccia e per baciargli nuovamente il collo e quando sento una parete viscida e scivolosa alle spalle capisco che mi sta nuovamente tenendo salda grazie alle pareti della grotta. Capisco che Chris riesce a toccare il fondo quando le sue mani mi toccano il sedere in fretta e mi fanno fare un saltello per issarmi meglio al suo bacino, in più ci alziamo di qualche centimetro.

Quando decido di abbassare le mani dalle sue spalle fin sotto tutta la schiena, un brivido gli percorre le braccia fino al collo e lo sento irrigidirsi sotto di me. Catturo quell'attimo di esitazione con le labbra, tempestando le sue di bacetti e languidi inviti a prendere il comando, a farmi sentire sua. Sento finalmente la nostra complicità, il nostro gioco, scorrere tra di noi com'era un tempo e, come allora, sento la vita scorrere dentro tutto il mio essere. Quando stringe le dita sui miei glutei, però, mi scappa un sussulto e lui ghigna sulle mie labbra quasi fosse consapevole dell'effetto che ha su di me. Veloce come lui mi ha afferrato il mio didietro, armeggio con l'orlo della sua maglietta finché non capisce che deve togliersela. La giacca è già sparsa per la piscina e lanciando una breve occhiata alle sue spalle la trovo semi bagnata dall'acqua e semi appollaiata sul bordo della piscina. Delineo con le dita il cerchio nero che gli contorna il bicipite e poi lo stringo forte. Questa volta è lui a infilare la lingua nella mia bocca, cercandomi quasi con disperazione. Lo sento strusciarsi sulle pareti delle mie labbra, fin tutti i denti e la mia testa si riempie del suo odore. Muschio. Il maledettissimo muschio. Anche dentro una piscina piena di cloro lui sa di muschio.

Sentendo le sue spalle lisce e la fermezza del suo bacino nudo, armeggio anche io con la mia canotta per stare a contatto. Per il tempo che ho di toglierla, sento lui carezzarmi ancora le gambe, come se volesse farlo da così tanto tempo che deve recuperare. Ci baciamo come se stessimo recuperando ogni bacio perso e questa sensazione mi fa impazzire. Non siamo calmi e delicati, ma bruschi, frettolosi, e perfettamente in sintonia. Accompagno i suoi movimenti come lui accoglie i miei. L'acqua fredda a contatto con la mia pancia mi fa rabbrividire ma presto Chris si affretta a occupare lo spazio tra di noi con il suo bacino e i nostri corpi aderiscono, facendomi quasi impazzire. È da così tanto tempo che non ho questo genere di contatti che il ricordo quasi mi annebbia la vista. Se non avessi gli occhi chiusi probabilmente sembrerei un'ubriaca in preda a uno svenimento ma questo in fin dei conti è solo l'effetto che ha Chris su di me. Per confermare che non è un sogno, stringo ancora di più le gambe sul suo bacino, facendo scontrare le parti che devono scontrarsi e strappandogli un sussulto. Prende questo gesto come una conferma oppure una benedizione e le sue mani si fanno strada nei miei pantaloni, abbassandoli piano per evitare di farmi male. Inclino la testa all'indietro, completamente presa dall'estasi e lui ne approfitta per lasciare languidi baci sul mento, sul collo e profondare il naso nell'incavo della spalla; farsi più vicino. Le mie mani scivolano verso i suoi di jeans che al momento sono sicura siano d'ingombro. Slaccio la patta facendolo fremere sulla mia pelle tanto che stringe le labbra e struscia la guancia sulla mia spalla, come facesse le fusa. Mi strappa un sorriso ma continuo con la mia missione. Dal sorriso mesto che poi mi regala lui in risposta interpreto immediatamente i suoi pensieri; sta pensando che sono audace, che sono coraggiosa. E io mi ci sento. Da come sono aggrappata a lui non posso stendere le braccia e togliergli i pantaloni, come ha fatto lui con me e Chris capisce subito. Mi stringe forte un braccio attorno alla vita e poi muove le gambe fino a farseli scivolare giù. Non so se è l'inaspettato arrivo di un suo colpo di bacino o i miei fianchi che si sono arcuati per primi, ma appena siamo a contatto –un contatto vero, di quello che è separato solamente dai nostri reciproci intimi- entrambi boccheggiamo, facendo scontrare le nostre fronti e prendendo grandi respiri. Sembra che abbiamo appena finito una corsa oppure stiamo scappando via dalla morte, i nostri petti si alzano e abbassano pesanti, l'acqua intorno a noi si scontra con i nostri movimenti creando la giusta atmosfera di caos.

<<È una pazzia.>> Il suo sussurro è talmente basso che mi tocca alzare gli occhi nei suoi per esser certa che abbia parlato. Ma lui li tiene stretti in due fessure, quasi avesse paura di aprirli e vedere i miei. Trema molto più di me e non sono sicura sia a causa della piscina. Le mie mani abbandonano i suoi fianchi stretti e risalgono piano sulla schiena, lui continua ad avere lo sguardo basso. Poi raggiungo la nuca, infine il collo e l'orecchio. Mi avvicino con il capo ancora di più, i nostri petti a contatto mi fanno deglutire ma cerco di rimanere il più lucida possibile. <<Noi siamo una pazzia.>> dico al suo orecchio e, debolmente, arcuo ancora una volta i fianchi; il mio è un permesso e anche una richiesta, è un grazie e anche un "Ti prego, accontentami". E lui apre le palpebre, veloce come un felino, le pupille strette in due fessure piccolissime che mi danno modo di annegare nel verde pistacchio tutt'intorno a loro.

Inclina il capo nella sua solita maniera che intuisco sta per baciarmi, ancora, e che lo farà più sicuro di prima. E io sono pronta ad accoglierlo, un mezzo sorriso e una mezza esitazione sulle labbra appena dischiuse.

<<C'è qualcuno?>>

Ci blocchiamo.

<<Ma che razza... un giubbotto?>>

Una lucina, che sembra provenire dal retro di un cellulare, illumina la giacca di Chris sul bordo della piscina e lui mi stringe fortissimo i fianchi.

<<Merda!>> borbottiamo insieme e sciogliamo la presa. I miei piedi sprofondano nell'acqua finché con le dita non tocco il fondo, almeno non dovrò nuotare. Mi sistemo meglio che posso pantaloncini, tirandomeli su come una furia e Chris fa lo stesso con i suoi jeans. Mentre ci guardiamo attorno per cercare il resto dei vestiti, notiamo che si sono allegramente sparsi per il resto della piscina.

<<Ma che diavolo... c'è qualcuno?>> è la voce di un ragazzo, non sembra minacciosa, solo curiosa.

<<Nella grotta!>> mormora un'altra voce, più acuta; di una ragazza. Chris mi afferra in fretta una mano e mi strascina verso il bordo, fuori dalla grotta e attraverso la piccola cascata.

Appena i nostri volti sono illuminati dalla torcia del telefonino, entrambi gli sconosciuti sussultano.

<<E voi chi siete?>> domanda il ragazzo che come avevo previsto, sembra molto giovane, persino più piccolo di noi. Porta i capelli neri, lisci e tirati bene all'indietro e un paio di occhi chiari non indifferenti. La ragazza al suo fianco gli sta dietro le spalle, una mano attraccata al braccio di lui, i capelli castani, lunghi sulle spalle, che cadono fieri come cascate.

Chris esce fuori in fretta, flettendo le braccia sul bordo e dandosi la spinta mentre io, con lo sguardo basso, afferro tutti i vestiti sparsi e poi mi avvicino a lui. Mi afferra per le ascelle e mi alza con una tale velocità che mi sento come quando ero bambina e mio padre mi doveva tirare fuori dalla vaschetta al mare.

Entrambi fuori, sorridiamo timidamente ai due ragazzi che con quattro occhi stralunati ci fissano divertiti.

<<Scusate.>> fa Chris, la voce bassa e persuasiva. <<Ce ne stavamo andando.>>

<<Sembra piuttosto che siate appena venuti.>>

<<Chris!>> la sconosciuta al fianco di questo presunto "Chris" gli da una botta sulla spalla prima di scoppiare a ridere, e subito dopo anche il mio Chris scoppia a ridere. Perfetto, sembra che tutti i ragazzi a cui appartiene questo nome abbiamo lo stesso tipo di umorismo.

La ragazza mi guarda, sorride per scusarsi e poi gli afferra la mano. <<Non vi preoccupate, non abbiamo visto niente.>>

Mi stringo i vestiti al petto e cerco di sorriderle di rimando ma sono talmente imbarazzata che probabilmente esibisco una smorfia storta. Poi sento la calda e umida mano di Chris stringere la mia, sciogliere la presa che avevo sui vestiti con un braccio e tenermi vicina.

<<Andiamo via anche noi.>> dice il moro al mio fianco mentre fa qualche passo indietro. <<Vi sarei pregato se non diceste niente, a nessuno qui intorno.>>

L'altro Chris, il ragazzino che ci sta guardando ancora divertito –sono sicura che scoppierà a ridere appena gli daremo le spalle e lo dirà a tutti i suoi amici-, annuisce piano. <<Non vi preoccupate.>>

Esibisce un sorriso a trentadue denti e poi si volta verso l'amica. La guarda e sembra divertito, ma anche profondamente grato dell'incontro; lei gli restituisce lo sguardo, i suoi occhi devono alzarsi perché è più bassa di lui di dieci centimetri buoni, è imbarazzata quanto me e lo guarda come se si stessero parlando, solo con gli occhi. Rimango a fissarli finché non ci salutano con le mani alzate e scappano, lasciando dietro di loro una scia di risate potenti.

Quando vengo strattonata anche io, capisco di dover correr accanto a Chris e così facciamo, ridendo un po' anche noi. Se qualcuno potesse vedere la scena dall'altro, sono sicura penserebbe di star guardando attraverso uno specchio due coppie di giovani fisicamente simili che scappano ridendo in direzioni opposte.

<<Dove andiamo?>> mormoro verso Chris mentre continuiamo a correre. Lui si ferma in un angolo buio sul retro dell'hotel ma dove la via è ancora asfaltata. Riprende la sua maglietta e io indosso la canottiera; poi fa calare sulle mie spalle la sua giacca che, senza remore, stringo a me. Appena finiamo di sistemarci, lui mi guarda dall'alto ma io non sono sicura di poter sostenere i suoi occhi; non ora. Però lo faccio, è più forte di me. Non dice niente. Non dico niente. Non sorridiamo, non ridiamo, non ci avviciniamo. Mi stringe la mano.

<<Andiamo ovunque. E da nessuna parte.>>

Stringo la sua mano a mia volta. <<Sei sempre troppo enigmatico.>>

<<Non è forse questo il bello di me?>>

<<Non lo saprai mai.>> Con una stretta adesso sono io a spronarlo a correre ancora. Non posso sopportare di restare accanto a lui, a guardarci, al buio, senza però dire quello che vogliamo dirci. Perché nessuno dei due adesso ha il coraggio di parlare di quello che è appena successo.

Pensando a come rintracciare i miei amici, mi blocco. Chris con me. Porto una mano nella tasca posteriore dei jeans e ne estraggo fuori un cellulare nero completamente bagnato.

<<Dannazione!>>

<<Non lo avevi tolto prima di tuffarti?>>

Non rispondo, credo che sia abbastanza ovvio che non l'ho fatto.

<<Va bene, non ti preoccupare. Abbiamo sempre il mio, io non l'ho fatto bagnare. Adesso cerchiamo un luogo dove ci sia campo e poi chiamiamo gli altri.>>

Annuisco veloce, contenta che mi stia aiutando a non entrare nel panico per il cellulare appena andato. Camminiamo ancora un po' nel buio, senza dire una parola, ma con lui che mi sostiene per mano.

<<So io un posto perfetto dove prende sicuramente la linea.>> mormora dopo un po' fissando un punto lontano. Seguo la linea del suo sguardo e noto che, dall'altra parte di questo piccolo piazzale sul retro nel quale siamo sbucati, ci sono delle scale di emergenza che costeggiano tutta la prete alta dell'hotel fino a terminare sul tetto piatto.

Mi faccio due calcoli, collego la sua espressione alla potenziale idea che potrebbe essergli venuta in mente, e poi scuoto il capo. <<Non se ne parla, non saliremo sopra il tetto dell'hotel.>>

<<Andiamo...>> si lamenta mentre cerca di trascinarmi con lui e cammina all'indietro per parlarmi. <<Non ci hanno mai spaventato i tetti.>>

Gli punto un dito contro. <<A te non hanno mai spaventato i tetti.>>

<<Lì ci sarà sicuramente campo.>>

<<Scommetto che c'è anche qui.>>

Controlla veloce sbloccando il suo telefono, non mi da la possibilità di controllare a mia volta e poi se lo infila svelto nella tasca. <<No, niente da fare. È la nostra unica possibilità.>>

<<Potremmo sempre cercarli alla festa, sono sicuramente rimasti a ballare.>>

Fa una smorfia e rimango un po' delusa notando che non ci sono più fluide ciocche color mogano a pendergli sulla fronte.

<<Troppo rumore. E poi, potremmo incontrare quei due ragazzi.>>

<<E con questo?>>

<<Se avessero deciso di fare la spia e qualcuno ci sta cercando? Qualcuno delle guardie, magari.>>

Non alzo gli occhi al cielo solo perché si aspetta che io lo faccia. Comincio a camminare dietro di lui solo dopo che ha esibito uno di quei languidi ghigni vittoriosi. Se prima sono stata pazza io, e poi lo siamo stati insieme, vorrà dire che adesso deve esserlo lui; così magari poi lo siamo di nuovo insieme.

Ho ancora la testa un po' confusa, come se avessi premuto il tasto pausa alla mia vita e questi fossero dei retroscena inaspettati; non fanno parte dello spettacolo quindi non so come comportarmi.

Arriviamo alla base delle scale di ferro, a separarci dall'iniziare la scalinata è una catena che si è afflosciata, appesa agli scorri mano ai lati delle scale. Chris la sorpassa dall'alto e poi mi aiuta a saltare. Non corriamo per queste scale perché si creerebbe un trambusto assurdo e qualcuno potrebbe davvero sentirci. Non so chi, con l'assordante musica, ma non si sa mai. Per tutta la durata del tragitto, che percorriamo lentamente per non affaticarmi, penso a un modo per sistemar la situazione con il mio telefono. Mi tocca comprarne uno nuovo, oppure ricorrere all'assicurazione. Magari riescono ad aggiustarmelo se lo mando in assistenza. Non ho i soldi al momento per pensare a un telefono completamente nuovo, tutti i miei risparmi servono per questa vacanza.

Poi finalmente arriviamo al tetto, un pavimento pieno di cavi, polvere e lucine poste sul lato che da sulla festa. Da qui si nota parte dell'insegna al neon che lampeggiava dal basso. Rimaniamo attaccati a bordo, senza sporgersi oltre nel caso qualcuno ci veda e Chris tira subito fuori il cellulare. Mentre lui scorre il dito sullo schermo e poi chiama uno dei nostri, io mi lascio cadere a terra, nel mezzo del tetto. Incrocio i piedi sotto le mie gambe e osservo Chris con la testa inclinata, attendendo che risolvi la situazione. Lui mi gira intorno e dopo un paio di battute al telefono capisco che sta parlando con Stefano. Da qui la musica si sente ben di più che dalla piscina ma riesco comunque a sentire la voce di Chris, forte e grave.

<<Okay... sì, tra un quarto d'ora siamo lì. No... sì... e che cazzo ne so... no... sì, Stefano, sì. Ciao.>>

Con uno sbuffo attacca e poi si siede accanto a me, ripete l'esatto movimento di un palloncino che si sgonfia e si accascia al suolo.

<<Che cosa ha detto?>>

<<Stanno cercando di recuperare Andrew e Lavinia e poi vogliono andare via. Ci incontriamo alla rete tra un quarto d'ora.>>

La musica non è del mio genere, se fosse stato qualcos'altro probabilmente mi sarei alzata in piedi e avrei ballato, giusto per colmare il vuoto di questi discorsi mancati tra noi due. Ma non posso farlo, perciò rimango semplicemente qui in silenzio, accanto a lui. Ho ancora la sensazione delle sue mani sul mio corpo, i nostri vestiti bagnati sono la prova che non è stato un sogno o un'illusione, abbiamo fatto davvero ciò che abbiamo fatto. Sui nostri volti sono scolpiti i nostri peccati.

<<Venne un giorno al culmine dell'estate, interamente per me. Pensavo che questi fossero solo per i santi, là dove avvengono resurrezioni.>>

Mi volto verso Chris che, con lo sguardo perso un po' lontano, non propriamente verso il cielo senza stelle ma lontano, ha ancora le labbra socchiuse dopo aver pronunciato quelle parole.

Socchiudo gli occhi, pensando quale poeta possa avergli dato la giusta ispirazione per ricordarsi una sua poesia. So per certo che questi versi non sono di Shakespeare, l'avrei saputo.

Sentendo il suo sguardo su di me, si volta. <<Emily Dickinson.>>

<<La sai a memoria?>>

Si stringe in una spalla, quella la quale mano è posata al terreno per tenersi con il busto dritto. <<Questo è solo l'inizio di una poesia, ma sembrava adatto alla situazione.>>

Mi scappa un sorriso, uno dei suoi, uno di quei colpevoli. <<Non credevo fosse possibile, ma scopro sempre cose nuove sul tuo conto.>>

<<Sarebbe a dire?>> Non ha mai distolto lo sguardo su di me, né io l'ho fatto con lui.

<<Le poesie, stai cominciando a citarle anche tu.>>

Si lascia andare a una risata, dura poco ma riesce a scuotermi forte lo stesso. <<Te brami poeti inglesi di cui riesci a ricordare ogni verso, io bramo i testi su internet. Stesse poesie, arguzia differente.>>

Rido anch'io e poi alzo lo sguardo sul nero che ci tempesta. <<Niente stelle oggi.>>

<<Troppa luce.>> risponde lui seguendo il mio esempio. <<Non ne abbiamo viste già tante di stelle?>>

<<Non sono mai troppe le stelle. E poi, potrebbe essere scientificamente provato che non sono mai le stesse che guardiamo di notte in notte.>>

Resta un secondo in silenzio, i nostri menti alzati, il calore di una notte d'estate che ci avvolge. Poi sussurra: <<Peccato che arriviamo sempre in ritardo. La luce che vediamo noi si è estinta da così tanto tempo che non riusciamo nemmeno a concepirne la grandezza.>>

Questo pensiero mi rattrista e abbasso il capo. Stiamo fingendo, fingendo che non sia accaduto nulla o semplicemente che, anche se è accaduto, in realtà non fa alcuna differenza. Ci stiamo comportando come abbiamo fatto nell'anno che ci ha uniti dimenticando che ne è passato di tempo e il tempo cambia la gente, cambia i pensieri. Cambia le abitudini. Queste sono abitudini di cui conservo gelosamente il ricordo ma nelle quali non posso cadere ancora altrimenti tutta la mia lotta sarebbe inutile. Adesso, non posso proprio pensare che la mia resistenza a Chris sia inutile; che tutto questo tempo sia andato sprecato per nulla. Ricadere nel passato mi farebbe sentire debole. Ma io voglio essere forte.

<<Hai visto quei due ragazzi?>> Chris cambia discorso repentinamente, deve aver compreso che mi stavo perdendo quando invece lui mi vuole qui, accanto a se, ancora per un po'.

<<Quelli della piscina?>>

Annuisce veloce e poi ridacchia. 

Curiosa, mi spingo un po' verso di lui. <<Cosa ti fa ridere tanto?>>

<<Non hai percepito anche tu...>> Lascia la frase in sospeso, aspettando che io la completi. Scuoto un po' la testa per fargli capire che non sto afferrato il concetto.

<<Oh andiamo, sembrava un segno del destino.>>

<<Destino?>>

<<Il nostro karma?>> ritenta, le sopracciglia aggrottate, le fossette sotto gli occhi tipiche dei Preziosi.

<<Non ti seguo , Chris.>>

<<Chris! Era così che si chiamava il ragazzino. Occhi chiari, capelli neri. E lei, poi? Bassa, fragile, lo sguardo perso e una cascata di capelli castani.>>

Ripenso a quella scena e ai miei pensieri precedenti riguardo al nostro incontro. Quindi anche Chris pensa che sia stata una strana coincidenza? Alla fine, capendo tutto, mi lascio andare a una risata anche io che mi scuote tanto da voler stendermi sul pavimento. Chris mi guarda dall'alto mentre io strizzo gli occhi e mi copro la bocca con una mano per non sembrare completamente impazzita.

<<Siamo stati interrotti dai nostri omonimi.>> dico tra le risate. <<Qualcuno si sta prendendo gioco di noi da troppo tempo.>>

I suoi occhi brillano e io colgo quell'immagine sfuggente quasi per miracolo. <<Perché mi guardi così?>>

<<Sembri ubriaca.>> dice diretto; infondo non è mai stato un suo problema.

Mi alzo subito, stringendomi nella sua giacca. <<E tu sembri un gatto bagnato.>>

<<Cosa?>>

Rido ancora e scuoto le braccia. <<Scusa, mi è sfuggito. Volevo dire qualcosa in risposta alla tua frase ma è uscito solo...>> vengo interrotta da un'altra risata. Ma cosa cavolo mi prende? Forse è l'imbarazzo. Dovrei smetterla di ridere a questo modo.

Dopo essermi calmata, mi metto in ginocchio. <<Scusa, scusa; hai ragione, sembro ubriaca. Ora sto bene, ho solo avuto un attimo di...>>

<<Pazzia?>>

Inclino la testa, intenerita. <<Capitano anche a te?>>

<<Di tanto in tanto.>> Sono felice che stia al mio gioco, che nonostante tutto siamo capaci sempre di ridere.

<<Sei bella quando ridi.>>
La sua esclamazione mi fa tornare più seria di prima ma non permetterò al silenzio o ai nostri sguardi di parlare per me e prendere il sopravvento. <<E tu sei imbarazzante quando dici queste cose.>>

Abbasso il volto, nascondendo un sorriso e probabilmente il mio rossore.

<<Sono imbarazzante io oppure ti imbarazzi tu?>>

<<Entrambi?>>

<<Ancora t'imbarazzi con me? Beh, non sembrava affatto che prima...>>

Salvata da una sveglia che suona all'interno dei suoi pantaloni. Chris afferra il cellulare e sblocca lo schermo. <<Dobbiamo andare.>>

<<Ti sei messo la sveglia?>>

<<Non volevo arrivare in ritardo. Le domande di tuo fratello mi fanno venire ansia e mi danno sui nervi.>> Detto questo, si alza veloce, tende le mani e mi aiuta ad alzarmi a mia volta.

Percorriamo le scale più veloci di quando le abbiamo salite, forse perché il fiato non rischierà di mancare a ogni gradino sempre più alto. Scendiamo le scale mano nella mano e lui sta per scioglierla quando ci accingiamo a barcamenarci in un viale stretto e buio che porterà alla rete ma io gliela stringo più forte, timorosa.

Quando la musica comincia a farsi più ovattata siamo arrivati alla rete malmessa, nessuno ci ha beccati e io tiro fuori un sospiro di sollievo. Allora sciolgo le mani. Siamo i primi, nessuno ci aspetta così siamo noi ad accostarci al muro attendendo che cinque figure sbuchino dall'ombra.

Non passa molto tempo, tempo speso a contare i battiti del mio cuore e i sospiri che emetteva Chris al mio fianco, che i passi veloci e rumorosi di qualcuno non attirano la nostra attenzione. Andrew è il primo a presentarsi davanti a noi, stretta tra le sue mani c'è Lavinia che gli corre alle spalle. Ci lanciano un'occhiata e ci gridano di correre. Al seguito c'è Diego, mi lancia anche lui uno sguardo preoccupato e fa per prendermi una mano, mormorando di andare via in fretta. Confusi, io e Chris li seguiamo. Prima di poter oltrepassare la rete, Stefano ed Elena ci raggiungono, sudati e con il fiatone. Sono un po' lontani, ma i loro volti terrorizzati sono ben visibili.

<<Ancora qua state?>> urla Stefano mentre strattona Elena. <<Avanti, via via via via via!>>











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Vi amo ancora tanto tanto.

 🐳🍫💝

P.S. Scusate eventuali errori

Xoxo

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