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23 ~ Avventurarsi

Sto passando davanti a una vetrina che mette in mostra delle scarpe quando ricevo la chiamata di mia madre.

Elena si ferma d'un botto davanti a me facendomi andare addosso alle sue spalle e questo crea una reazione a catena con Lavina e Andrew. Ci fermiamo tutti, le mie amiche per le scarpe e io per il cellulare che mi sbrigo a portare accanto all'orecchio.

La voce squillante della mamma mi accoglie. <<Tesoro, finalmente riusciamo a sentirci. Non dovevate chiamarci qualche volta? Giusto per farci sapere come vanno le cose. Comunque, non importa. Come va? Vi state divertendo? Ora cosa fate?>>

Sorrido mentre assimilo tutte le sue parole. <<Con calma, adesso ti racconto tutto.>>

Mentre Stefano riesce a convincere Elena a passare oltre la vetrina, io infilo una mano nella tasca posteriore dei pantaloncini di jeans e mi tengo in disparte dal gruppo, per sentire meglio la voce della mamma.

<<Va tutto bene, ci stiamo divertendo e le giornate passano in fretta.>> Non voglio mentirle ma dirle anche che spesso ci troviamo in situazioni sconvenienti la farebbe preoccupare inutilmente, così mi limito a rassicurala. <<Questa sera hanno cucinato i ragazzi per noi e adesso ci stiamo godendo una passeggiata per la città. E voi, come sta Emmanuel?>>

<<Oh, dopo vuole parlarvi. Ci mancate molto, la casa sembra vuota senza i vostri bisticci. Questa settimana viene la nonna a farci visita, vuole stare un po' tranquilla e papà si è offerto di ospitarla.>>

<<La zia si è ripresa con il suo nuovo fidanzato?>>

<<Dice che va tutto a meraviglia, vuole sposarlo per questo inverno.>> Entrambe veniamo scosse da delle risa e per la prima volta mi rendo conto quanto stare lontana da casa mi faccia uno strano effetto. Mi è capitato, durante i mesi primaverili, di dover parlare con la mamma del mio futuro e dell'università, assieme a tutte le sue conseguenze. Stefano si è trasferito appena finita l'estate corsa e lasciarlo andare è stata dura per i miei, così si sono preoccupati anche per la mia imminente dipartita. Ma non sono sicura di voler abbandonare il nido a breve. Se non riesco a decidere quale strada intraprendere, dubito di poter spiegare le ali prima del tempo. Questa vacanza mi serve anche per elevarmi d'indipendenza e, nonostante io sia sempre stata egregiamente matura e con la testa sulle spalle, la famiglia è sempre la famiglia e la propria casa è insostituibile. Dopo poche chiacchiere con la mamma è tempo di sentire anche papà che grazie alle sue raccomandazioni mi fa leggermente pentire di averli chiamati, poi però risolve tutto con qualche frase sdolcinata da padre protettivo verso i suoi figli. Quando passo Emmanuel a Stefano, questo mi sottrae il telefono per venti minuti buoni, il tempo per noi di sistemarci in una piazza e goderci la vista di alcuni bambini che giocano con la palla sotto la luce bianca dei lampioni. Ormai la sera è calata, il buio sovrasta la città che è ancora viva e ancora danza. I negozi sono aperti, la gente circola e i singolari rumori di una cittadella estiva mi rilassano.

Sono stretta tra Elena e Chris e quando mi guardo attorno noto che Lavinia, Diego e Andrew sono scoparsi. <<Dove sono finiti?>> domando allora a Elena che, spaesata quanto me, si guarda attorno a sua volta, nemmeno lei si era accorta del loro allontanamento.

È Chris a risponderci, avendo ascoltato la mia domanda. <<Hanno sentito della musica e si sono diretti in quella direzione. Hanno detto che avrebbero chiamato se avessero trovato qualcosa.>>

Una decina di minuti dopo, appena Stefano riesce ad attaccare la chiamata, il mio telefono riprende a suonare questa volta a causa di Diego. Quando rispondo, sento dei bisbigli e dei risolini, poi la voce del mio amico.

<<Maggie, mi senti?>>

<<Sì, sì, dimmi. Dove siete?>>

<<Dovete raggiungermi, sappiamo come rendere questa serata movimentata.>>

<<Di cosa stai parlando? Dove siete?>>

La chiamata è disturbata, forse a causa della linea che prende a malapena; controllo un paio di volte il mio telefono ma qui va tutto bene. Probabilmente Diego si trova in un luogo più problematico. Lo chiamo un paio di volte non ricevendo risposta e quando finalmente la situazione sembra stabilizzarsi lui mi detta svelto il nome di un paio di strade e un veloce "ci vediamo lì" e poi attacca.

Stupita, riferisco agli altri ciò che mi ha detto Diego e loro, curiosi, decidono di avventurarsi subito verso quel luogo. Seguiamo le indicazione grazie ai cartelli e chiedendo un po' in giro, finché non notiamo che una buona porzione di gente, per di più giovani, cammina nella nostra stessa direzione con entusiasmo e smania.

<<Esattamente, dov'è che stiamo andando?>> domanda Elena guardandosi attorno. Camminiamo per un viale stretto, accerchiato da delle mura di pietra, che sembra affollato di gente tant'è che Elena mi stringe le dita delle mani e io mi aggrappo alla manica di mio fratello per non perderlo. Quando usciamo dalla calca il viale si è fatto più largo e siamo sfociati su un pizzale alberato. Dietro di esso, lontano circa cento metri, c'è l'entrata di un grandissimo Hotel dalle pareti bianche e l'insegna dorata. Noto quattro stelle luminose infisse sul tetto, sopra ogni finestra, che mi fanno intuire l'importanza di quest'albergo.

<<Perché ci hanno fatti venire qui?>> chiedo confusa. È da qui che probabilmente veniva la musica che hanno sentito gli altri tre perché dall'interno dell'Hotel e anche dal retro, delle luci rosse e verdi schizzano verso il cielo e un assordante rumore –analogo a ciò che i giovani adesso chiamerebbero "musica da discoteca"- riempie la zona fino a un chilometro circa.

Elena chiama nuovamente Lavinia che le da nuove istruzioni, passare oltre il piazzale e raggiungere il retro dell'hotel costeggiando i confini del boschetto nel quale è immerso.

<<Solo a me sembra un'assurdità tutto questo?>> commenta Stefano, retorico, mentre ci incamminiamo verso il retro. La musica è sempre forte ma adesso nessuna luce illumina il nostro cammino, da queste parti non passa nessuno e i lampioni non sono stati fissi al terreno.

Quando tre figure, in lontananza, scuotono le braccia verso di noi, capiamo che si tratta dei nostri amici.

Lavinia ci accoglie con un saltello, Diego con una risata. <<Ce l'avete fatta, finalmente.>>

<<Potete spiegarci, per favore?>> lo interrompo io e lui annuisce veloce.

<<Abbiamo sentito la musica da lontano e ci siamo voluti avvicinare. Non so se avete notato la grande folla che si sta radunando vero l'hotel, ecco, abbiamo scoperto che si sta tenendo una grande festa lì dentro. La musica sembra una forza e anche l'atmosfera non deve essere sgradevole, data la massa di giovani che stanno raggiungendo la meta e così abbiamo pensato "perché no? Perché non andarci?">>

Parla in fretta ed è eccitato, tanto che devo bloccare il suo monologo per capire il filo del discorso. <<Quindi, voi volete entrare per la festa?>>

<<Sì, sarebbe quella l'idea.>> conferma Andrew.

<<E perché siamo appollaiati qui dietro sul retro piuttosto che radunarci nel piazzale?>> domanda allora Elena un po' irritata dal posto che ci circonda.

<<C'è un problema.>> riprende Diego. <<Serve un invito per entrare.>>

Sembrava troppo facile. Con un'alzata di spalle, esclamo: <<Avete avuto una bella idea, ma senza invito non possiamo andare da nessuna parte. Avanti, perché non torniamo al centro?>>

<<Aspettate, qui entra il gioco il perché vi abbiamo detto di venire qui.>> replica Lavinia, i suoi occhi scuri che si confondono nell'oscurità. Indica la rete alle sue spalle e poi la scuote leggermente, mettendo in evidenza un enorme buco accanto al terreno, tra i fili alti d'erba stoppacciosa.

<<Ecco il nostro invito.>> esclama Diego. <<Allora, che ne dite?>>

Faccio subito un passo indietro, scuotendo la testa. <<Non se ne parla. Non entro dentro un hotel privato per partecipare a una festa senza avere l'invito. Se poi ci beccano, cosa facciamo?>>

Tutti conoscono la mia riluttanza a partecipare alle feste, basta aggiungerci il fatto che è vietato entrare in una proprietà privata senza invito ed ecco che la mia zona razionale prende il sopravvento. Una vocina, interiore e infida, mi sussurra che ho già varcato i confini di una proprietà privata e che allora non me ne sono preoccupata poi così tanto; ma adesso è diverso e rimango ferma sul mio punto.

<<Basta non dare nell'occhio e non rompere niente. Perché dovrebbero dirci qualcosa?>> risponde Diego. <<Possiamo perfettamente confonderci con tutti gli altri invitati.>>

<<È una questione di principio, non possiamo farlo.>>

<<Io ci sto.>> dice invece Elena, facendo un passo avanti. <<Al diavolo le regole.>>

Batte il cinque a Lavinia e si volta verso noi tre, ancora restii. Dopo pochi secondi, Stefano scuote il capo e la raggiunge. <<Non ti lascio fare questa cazzata da sola.>>

Elena sorride, rincuorata, e se lo stringe al fianco per poi mormorargli qualcosa all'orecchio che è impossibile per noi percepire.

Diego mi guarda con due grandi occhioni imploranti. <<Avanti fiore, divertiamoci un po'. Rendiamo questa serata un ricordo permanente.>>

Accanto a me, Chris si muove d'un passo e io subito lo intercetto. <<Ha ragione lui, fiore, non pensare e buttati.>>

Mi mordo le labbra, trattenendo me stessa dall'alzare gli occhi al cielo per evitare di essere teatrale; ho esattamente il tipo di controllo che a quanto pare manca a Chris.

<<Mi sono già schiantata.>> mormoro a bassa voce, infastidita dalle sue parole.

<<Come?>>

<<Nulla. Volete davvero farlo?>>

<<Viviamo la nostra giovinezza?>> propone Andrew con una smorfia divertita sulle labbra. Li guardo tutti, uno per uno. Diego m'implora ancora, così come il biondino e la rossa; Stefano è il più restio di tutti ma so che, come me, lo sta facendo per gli altri e non per se stesso, quindi cerca di prenderla come meglio può; Elena è tutta un fuoco, come sempre; Chris mi sfida. Diamine, non sa che è da molto tempo che amo le sfide.

<<Andate all'inferno.>> borbotto a gran voce mentre li sorpasso tutti e alzo la rete, pronta per sgusciarsi attraverso ed entrare nella proprietà.



<<Sembra divertente.>> urla Lavinia al mio fianco mentre osserva eccitata la situazione. Attorno a noi, decine e decine di invitati stanno parlando, ridendo, cantando, ballando... passano veloci tra i viali del giardino di questo enorme hotel che da vista mare. Il paesaggio che mi si mostra davanti agli occhi è effettivamente allettante, gli invitati hanno tutti uno o due bicchieri di plastica, altri bevono con delle bottiglie in mano. Lontano circa cento metri da noi, alla fine del giardino, è imposta una console con dietro un dj assai precario; alza le mani e si tiene un paio di cuffie penzolanti tra l'orecchio e la spalla. Ci sono molti tavoli che fungono da buffet, altri per posarvi giacche e borse anche se non capisco come si possano abbandonare i propri effetti personali in un luogo pubblico e con la probabilità a circa il novantanove per cento che vengano rubati. Le luci provengono da dei proiettori fissi sul pavimento a tratti di pietra e a tratti erboso e molte casse sono poste ai lati del giardino.

<<Solitamente, per fare una festa del genere in un hotel a quattro stelle, deve esserci un'organizzazione particolare o un'inaugurazione.>> commenta Chris, guardandosi attorno. Le luci illuminano i nostri volti e ci affrettiamo tutti a sgusciare fuori dal lato dell'enorme parete dell'hotel per mischiarci con la folla.

<<Andiamo a ballare.>> esulta Elena, indicando una pista accanto al dj e cercando di trascinare con sé Stefano.

<<Questa musica non si può ballare.>> ribatte fermo mio fratello, con una smorfia.

<<Basta un po' di fantasia.>> Lavinia fa un occhiolino a Drew e poi prende per mano la bionda, strusciandosi addosso a gente sconosciuta per arrivare alla meta.

<<Non so te amico, ma quelle due assieme mi fanno ammattire.>> mormora il biondo, osservando la sua ragazza saltellare via da lui. I ricci alti sul capo questa sera gli stanno tremendamente bene e gli occhi di un blu intenso, quasi glaciale, fissano intensamente il didietro magro di una rossa focosa. Quando mi guardo attorno anch'io, noto un paio di ragazze, accanto ai tavoli, con un bicchiere in mano e lo sguardo felino, stiano fissando la nostra direzione. In un attimo temo che ci abbiano scoperti, che adesso chiameranno qualcuno e saremo sbattuti fuori, facendo una tremenda figura; poi però entrambe sorridono, non accorgendosi della mia espressione stralunata e si aggiustano la scollatura. Arrossisco, stanno guardando i quattro ragazzi accanto a me. È naturale, sono circondata da bei ragazzi. Andrew, con la sua aria da straniero e un sorrisetto da cala mutande emette vibrazioni intense, Diego si guarda attorno famelico, come fosse un depravato e scommetto che aspetta solamente che un paio di ragazze come quelle che ci stano guardando si avvicinino per divertirsi un po'; Stefano ha lo sguardo fisso verso il punto in cui è scomparsa Elena, con la sua bandana nera a scompigliargli i ricci, gli occhi di uno smeraldo intenso e la barba di due giorni disordinata eguaglia l'immagine di un musicista di strada pieno di sogni e senza un quattrino in tasca. Quale ragazza sulla faccia della terra non è attratta dai tipi pieni di sogni e con grandi speranze, dall'aspetto vivo e intenso che sono pronti a incasinarti la vita?

E poi c'è Chris, la giacca di pelle che gli fascia le spalle ampie, i capelli rasati e scuri che gli danno l'aria da duro e un paio di mascelle marcate che fanno presagire quanto stia analizzando la situazione. Le gambe fasciate in un paio di jeans stretti mi fanno venir voglia di gridargli contro che può anche vestirsi in maniera più sobria ma poi ripenso a come si veste ogni giorno; quello è il stile, e solo io so quanto in realtà mi ha sempre fatto impazzire.

Scuoto la testa e pianto i palmi delle mani nel mezzo della schiena di Andrew e Stefano. <<Avanti, andate a tenere sotto occhio la situazione. Come ha detto Drew, quelle due insieme fanno ammattire. Non vorrete che qualche ubriaco si approfitti della situazione, giusto?>>

Le mie parole li fanno fremere e subito si gettano nella mischia per raggiungere le loro ragazze.

<<Che dici, balliamo anche noi?>> propone Diego, porgendomi il palmo della sua mano rivolto verso l'alto. Rifiuto galantemente. <<No, grazie ma passo. Questa non è la mia musica.>>

<<Non metteranno mai la tua musica a feste come questa, è improponibile.>>

<<Questa musica è improponibile, i miei gusti sono ben più raffinati.>>

Con una smorfia tira giù un paio di borbottii divertiti ma assolutamente derisori e io lo scuoto per le spalle.

<<Bè, signorina raffinatezza, come intendi divertirti?>>

Mi guardo nuovamente attorno, cercando una buona scusa da rifilargli ma questo non è proprio il mio ambiente, niente potrebbe farmi divertire sul serio. Alla fine alzo le spalle, incurante. <<Mi basta tenere d'occhio voi, sono la spalla del gruppo. Se ce ne sarà bisogno porterò i vostri culi ubriachi via da qui.>>

<<Ti vorresti davvero far carico di cinque ragazzi ubriachi?>> chiede Chris, attento alla nostra conversazione e con le braccia incrociate al petto. Lui non si è mosso, non è andato a ballare né a esplorare il luogo.

<<Sei, non ti sei contato.>>

<<L'ho fatto apposta. Non ho intenzione di caricarmi sulle tue spalle come fossi una tua responsabilità.>>

Diego fa un passo avanti, verso la folla, e nemmeno lo guarda quando dice: <<Non ti scaldare, nemmeno noi vogliamo essere una responsabilità di Maggie. Si chiama amicizia, appuntatelo.>>

Ignorando le parole di Diego mi volto completamente verso il moro. <<Non è un problema, davvero. È sempre stato così, in un certo senso mi piace essere la più responsabile e colei sulla quale tutti contano. Mi fa sentire... fondamentale.>>

Chris sta per ribattere, lo capisco da come apre le labbra ma poi si morde quello inferiore; poi Diego mi stringe per un attimo il braccio attorno alle spalle. <<Tu sei fondamentale, non pensare mai per un secondo il contrario. Non servi solo per pararci il culo e prenderti cura di noi. Davvero pensi questo?>>

Mi stringo nelle spalle, guardandolo di soppiatto. <<Non partecipo mai a...>>- indico distrattamente la gente attorno a noi. -<<Insomma, sono più una guardia del corpo versione tascabile.>>

Diego ride mesto e a Chris spunta il sorriso. <<Maggie, sei fondamentale nella vita di ognuno di noi per almeno un milione di motivi anche se al momento me ne vengono in mente solamente tre.>> Scuote il capo e si passa una mano tra i capelli alti. <<Comunque, come intendi divertirti stasera? Perché voglio farti divertire, sul serio però. Niente alcool, niente ballo, allora potremmo... oh, quella biondina laggiù mi sta guardando. Come sto?>>

Si rivolge direttamente a me, parandomisi davanti e sistemandosi i capelli in fretta. Con una risata faccio finta di analizzarlo, poi gli liscio le spalle e mi lecco un pollice, passandolo sulle sue sopracciglia. <<Una bomba sexy.>>

Alzo un sopracciglio umido e poi mi regala un sorriso. <<Bomba sexy eh, questa me la segno per la biondina. Se vado io è troppo da cascamorto?>>

Chris interrompe la mia risposta indicando tutto il corpo di Diego, da cima a fondo. <<Questo è troppo da cascamorto.>>

Il mio amico lo ignora mentre io ridacchio e poi mi guarda con un sopracciglio alzato. <<Vado, rimorchio e torno, ti dispiace?>>

<<Dove la trovi tutta questa sicurezza nel tuo fascino? Potrebbe darti un bidone.>>

<<Tornerò a mani vuote.>> risponde tranquillo, come se non gli importasse. Ma so per esperienza che l'ego di un maschio se viene ferito riporta gravi danni, e solitamente non si arrendono.

Allora lo spingo lontano da noi, verso la biondina. <<Avanti, vai e conquista. Ma non tornare indietro.>>

<<Augurami buna fortuna.>> borbotta prima di scoppiare a ridere e poi si mette in sesto, assumendo una camminata quasi svenevole e avvicinandosi alla ragazza che subito si è irrigidita.

<<E quello cos'era?>> Chris, al mio fianco, guarda assieme a me la direzione in cui si sta incamminando Diego. È strano notare come ogni volta che usciamo in gruppo alla fine, per un motivo o per un altro, io e Chris ci ritroviamo da soli.

<<Incoraggiamento.>> rispondo gonfiando il petto.

<<Siete intimi.>> Alza un sopracciglio e fa finta di sistemarselo come io ho fatto con quello di Diego, facendomi ridere sguaiatamente. Mi piego in due, tenendo una mano sullo stomaco e quando mi rialzo mi copro la bocca con le dita.

<<Scusa, sì, siamo buoni amici. L'ultimo anno ci ha legati molto.>> Osservo la sua espressione e mi acciglio. <<Buoni amici, per l'appunto. Io lo aiuto con le sue conquiste da molto tempo quindi... non c'è mai stato niente tra di noi.>>

Fa spallucce, come se non ci credesse sul serio e io mi chiedo come possa ancora pensarlo. Non c'è mai stato niente tra me e Diego e non abbiamo mai fatto nulla anche solo per farlo sospettare; la rabbia del mio amico nei confronti di Chris è solo dovuta allo spiccato senso di protezione che si è evoluto in lui quando il nostro rapporto si è fatto molto stretto e io ho trovato il coraggio per confidarmi con lui tanto quanto lui lo ha fatto con me. Riesco perfino a riconoscere che nonostante una piccola parte di me gioisca, a volte Diego esagera e ho sempre difeso Chris, anche quando non meritava altro che una bella strigliata. Che non si fidi ancora è inaccettabile.

Mi dondolo sui talloni, stufa di questa situazione, stufa persino della festa. Non volevo entrare per una ragione ed eccola servita su un piatto d'argento: io che non so cosa fare e attorno a me sconosciuti che si divertono in un modo che non mi ha mai colpito. Chris, avendo solo me come compagnia, è costretto a restarmi vicino è ancora più deprimente.

Dopo poco decido di dire qualcosa. <<Se vuoi andare a divertirti fallo pure, io starò bene.>>

Lancio un'occhiata a Diego che sta ancora parlando con la biondina e assieme a loro si è aggiunta un'altra ragazza accompagnata. È incredibile come i miei amici riescano a fare amicizia e a stare a loro agio in un posto totalmente sconosciuto mentre io sono solo capace di starmene in piedi nel bel mezzo di un giardino pieno zeppo di gente e guardarmi attorno come una bambina spaesata.

<<Come potrei divertirmi qui dentro?>>

<<Non lo so, prova a ballare, di solito ti piace. Oppure esplora qui intorno.>>

<<Vuoi che me ne vada?>>

<<No, certo che no. Solo che non voglio che rimani qui solo perché ti dispiace per me. Sono tutti usciti per divertirsi quindi dovresti farlo anche tu.>> Chris senza i suoi veri amici mi mette tristezza, potrebbe passare quest'estate con la sua famiglia o con qualcuno con cui a lui piaccia uscire invece è rilegato in questo paesino con me e i miei amici, parte dei quali gli vanno contro. So che l'ha scelto lui e tutto il resto, ma da una parte mi sento responsabile come se per ripagarlo dovessi garantirgli una vacanza divertente. È proprio questo il problema: io e il divertimento siamo indirettamente proporzionali.

<<E che mi dici di te? Non puoi restare qui come un'idiota a fissare questi sconosciuti chiedendoti come possono essere così limitati da divertirsi con poco e ripensare un attimo dopo che anche i tuoi amici si stanno divertendo quindi porti una seconda domanda che riassunta implica il seguente testo: "Ho davvero pensato che i miei amici siano limitati?">>

Giro lentamente il volto verso di lui, gli occhi sgranati. Un attimo dopo sono piegata nuovamente in due. Quando mi rialzo, mi appoggio scherzosamente alla sua spalla. <<Ho capito solo una cosa di quello che hai detto e si riassume nel seguente testo: "Mi hai dato dell'idiota?">>

A quel punto si lascia andare anche lui a una risata, seppur breve, e quindi mi afferra un polso. <<Vieni con me, andiamo a esplorare un po'. >>

Non oppongo resistenza perché sono troppo concentrata sulle sue dita avvolte attorno al mio polso ma riesco comunque a chiedere: <<Vuoi davvero avventurarti qui intorno quando c'è la possibilità che qualcuno ci scopra e ci butti fuori; o peggio, ci denunci?>>

<<Chi potrebbe accorgersi di noi?>>

<<Le telecamere di sicurezza?>> tento, scarsamente. <<Le guardie?>>

<<Come ha detto il tuo amico, basta non rompere niente.>>

<<Che cosa potremmo mai rompere in un giardino?>>

<<Visto, stiamo apposto. Andiamo.>>

Così ci avventuriamo. Chris mi porta lontano dalla folla nonostante sbuchino sconosciuti con bicchieri in mano da ogni dove. Costeggiamo il giardino, facciamo lo slalom tra qualche tavolo tondo e passiamo accanto a un paio di camerieri con delle divise rosse e dei cappelli stravaganti posti accanto alle porte dell'albergo. La loro posa è talmente solenne che mi viene da ridere e Chris fa un commento poco appropriato associandoli alle guardie londinesi del Buckingham Palace. Più ci avventuriamo più ci allontaniamo dalla folla e meno sento la musica nonostante pompi forte quindi è impossibile da ignorare.

<<Lo sai che non piacciono nemmeno a me le feste.>> mormora Chris rallentando il passo quando ci inoltriamo dentro un viale costeggiato da piccole palme e oleandri. Qui non circola quasi più nessuno, forse perché la festa non era estesa a ogni luogo del giardino dell'hotel, sicuramente l'interno è inaccessibile.

<<Sicuramente riesci ad adattarti alla situazione meglio di me.>>

<<Già, questo è possibile. Solo perché sono estremamente malleabile e aperto a nuove conoscenze.>>

Lo schernisco con una piccola spinta del gomito. <<Incuti timore con una sola occhiata, dubito che degli sconosciuti siano inclini ad avvicinarti quando gira per la luna storta.>>

<<Anche questo è vero, ma io parlavo pressoché di sconosciute.>>

Fa il sorrisetto, quello che colpisce un solo angolo delle labbra e che significa abitualmente "Ti sto prendendo per il culo, che tu ne sia consapevole o meno"; altre volte più assumere il ruolo di "Voglio spogliarti adesso", ma è da tanto che non vedo quel sorrisetto e scuoto la testa per dimenticarmi di ciò che ho appena pensato e di un Chris che mi guarda così, risalente al passato.

<<E lì cosa c'è?>> mormora mentre allunga il collo in una direzione e io mi dimentico di tutto e lo seguo. <<Di cosa parli?>>

Continua a camminare, tirandomi leggermente per il polso senza però prendermi per mano finché non siamo vicini a un piazzale che si apre. Si tratta di una piccola piscina che è tutto tranne che modesta. Alla fine del viale si trovano dei paletti laccati d'oro che sorreggono delle corde che a loro volta invitano tutti gli sconosciuti di tenersi alla larga dal luogo. La piscina è bellissima, di un azzurro intenso, chiaro segno che sul fondale sono accese delle luci fluorescenti. Tutto è spento, i pali che dovrebbero illuminare la zona per gli ospiti durante la sera non sono accesi poiché non c'è nessuno, tutte le sdraio e i piccoli ombrelloni sono chiusi segno che è davvero inaccessibile. Su un lato della piscina è stato montato una specie di roccia fingendo delle cascate che cadono direttamente nella zona più ampia e creando una piccola grotta artificiale.

Quando Chris mi lascia il braccio e scavalca le catene, allungo il mio, nella speranza di fermarlo. <<Che cosa fai?>>

<<Do un'occhiata in giro.>>

<<Non possiamo stare qui.>> dico, mollando la presa per non sembrare troppo apprensiva.

<<Non dovremmo nemmeno essere alla festa, perché non abbiamo l'invito, invece guardaci. Se vuoi, puoi restare lì.>>

Non mi da il tempo di rispondere o replicare, mi ha già dato le spalle e si sta avvicinando alla piscina, osservandolo divertito. Costeggia il bordo e si guarda intorno mentre io lentamente alzo una gamba e con il piede fasciato da dei sandali bianchi oltrepasso le catene. Quando ci sto vicino, non si sorprende della mia comparsa, alza solamente un sopracciglio e gira gli occhi ma non lo sguardo.

<<Vorrei che anche il mio albergo avesse questo tipo di piscine.>>

Piena di coraggio, passeggio anch'io accanto al bordo, i nostri volti che si illuminano di bluastro e i nostri occhi che riflettono le luci della superficie piena di cloro. L'acqua è stesa e immobile come una tavola, solamente la cascata crea piccole onde e vibrazioni accanto a se che si allargano fino a esaurirsi e scomparire.

<<Se ci trovano, siamo davvero nei guai.>> borbotto a bassa voce, come non volessi esser ascoltata sul serio oppure potrei venir sorpresa. Alzo una mano quando apre la bocca per replicare. <<So già cosa stai per dire, che devo smetterla di pensare, che mi devo lasciar andare, che la vita senza l'adrenalina del proibito è inutile da vivere e bla, bla, bla... Non ti preoccupare, parlo tanto ma alla fine sono qui, giusto?>>

Le mie parole bastano per farlo ammutolire e io mi ritengo soddisfatta. Sapevo ciò che stava per dire semplicemente perché è quello che avrebbero detto tutti e sono ramanzine che mi sono sorbita milioni di volte nel corso della mia vita, ramanzine che ancora adesso mi sorbisco. Ma sto imparando, lentamente, grazie a Chris, e in fine dei conti sto costeggiando il bordo di una piscina inaccessibile di un hotel esclusivo il quale ingesso è riservato solamente a chi possiede un invito. Alla fine, parlo di regole e moralismo quando sono la prima a non rispettarle e a lasciarmi trasportare dagli eventi. Dopo Chris, sono diventata un paradosso. Sono fatta a una certa maniera ma mi esprimo con il suo opposto.

Illuminandosi nella mia mente questa rivelazione, osservo le finestre scure dell'albergo, poi mi guardo attorno per assicurarmi che non ci sia nessuno e tendo l'orecchio per scovare chiunque si stia avvicinando. Non c'è nessuno, siamo soli.

Allora piego il busto e mi slaccio i sandali. Chris mi osserva accigliato. <<Che cosa fai?>>

Alzo la testa quel tanto che mi basta per scorgere il suo volto. <<Siamo usciti per divertirci, giusto?>>

Non annuisce né mi fa segni di essere d'accordo con ciò che sto dicendo; nemmeno io so quello che sto dicendo. Seguo il mio paradosso, non dovrei farlo e lo faccio. <<Sento caldo.>> Sono le mie ultime parole prima che mi butti in acqua con un tonfo leggero perché voglio evitare troppo rumore. Capisco che Chris mi ha chiamato quando sono saltata da come tiene le labbra adesso, dischiuse, e dal suo braccio sporto verso di me.

<<Cosa diavolo ti salta in mente?>> mormora a denti stretti, guardandosi attorno guardingo e preoccupato. Mi liscio i capelli e mi tengo a galla con le mani, sentendo i vestiti attaccarsi al corpo.

<<Adesso sei tu il Maggie della situazione?>> chiedo ironica mentre lo vedo agitarsi. Il mio cuore batte a mille, segno che il mio corpo si rifiuta di accettare il mio gesto, il mio cervello potrebbe andare in corto circuito ma questo è il mio programma sono nata per contraddirmi da sola. A partire dalla scommessa; sapevo sarebbe andata male, così è stato, ma ho accettato comunque; continuando poi con ogni prova che Chris mi doveva far superare; finendo con l'accettarlo in questa vacanza, sentire le sue ragioni e ritagliarmi del tempo per stare con lui, per imparare di nuovo a stargli vicino. Riesco a riconoscere la gravità di ogni situazione, con grande lucidità, e non mi sono mai opposta alla distruzione che mi avrebbe potuto portare.
Perché alla fine, è così che va la vita: se non rischi, non vivi. Io ho sempre voluto vivere a modo mio, bastava capire quale fosse. Lentamente, lo sto trovando.

<<Esci subito.>>

<<Perché? Si sta benissimo qui dentro. So che muori dalla voglia di buttarti anche tu, avanti, vieni.>>

<<Ci deve essere qualcosa nell'aria, per forza. Fino a pochi secondi fa, non volevi restare qui per paura che ci beccassero.>>

Faccio una smorfia e mi intingo un attimo nell'acqua, riemergendo, prendo un grande respiro. <<Beh, ho cambiato idea.>>

Scuoto i piedi galleggianti, sentendomi un alieno che vola dentro un universo cristallino. Lo fisso bene negli occhi, avvicinandomi al bordo. Lui si piega subito, restando fermo sui talloni.

<<Hai fatto una pazzia.>> mormora, la voce bassissima, il tono gutturale, quello che adoro, e le labbra che hanno un guizzo. Il mio stomaco fa una capriola, una vera capriola. Non lo sentivo agitarsi tanto da molto tempo.

<<Se ci sei tu, divento pazza.>> mormoro a mia volta. <<Diventi pazzo con me?>>

Non c'è bisogno di chiederglielo una seconda volta né di aspettare. In un attimo si è alzato e ha tolto di mezzo le scarpe, poi ha posato un palmo sul boro e con un saltello è entrato, soffocando il sussulto dovuto al contatto con l'acqua fredda con un'immersione totale.

Nel lasso di tempo in cui è rimasto sott'acqua, ho preso una decisione. Mi è apparso davanti agli occhi un desiderio potente, partito direttamente dallo stomaco e molto tempo fa mi sono ripromessa di seguire sempre quel desiderio qualora sarebbe comparso. Mi riappare davanti agli occhi persino il volto perso di Chris quando abbiamo parlato di futuro o quando lui ha chiesto spiegazioni sulle mie intenzione. Persino i miei sentimenti a riguardo si sono fatti limpidi.
E quando finalmente riemerge, faccio ciò che è più pazzo. Mi ancoro alle sue spalle e attacco le nostre labbra. 









****

Buon anno!! Vi auguro un felice 2017 sperando che possa essere ricco di felicità e amore. So che per molti, almeno quelli che conosco, il 2016 è stato un brutto anno e non posso negare che è stato in parte così anche per me ma, a dir la verità, siete stati letteralmente la parte migliore di questo anno e mi sono potuta avvicinare a voi in maniera incredibile scoprendo persone meravigliose e affezionandomi moltissimo. Solo grazie a voi questa mia avventura sta continuando e date al mio sogno la possibilità di realizzarsi, anche se a piccole dosi, per questo vi voglio un mondo di bene!
Quindi, niente, vi auguro davvero il meglio.

Detto questo, avete passato un felice capodanno? A me mette sempre molta tristezza ma alla fine non è andato così male, speriamo bene. 

Spero che con questo capitolo un po' più sostanzioso mi sia fatta perdonare un po' di assenza e spero in un prossimo aggiornamento a breve. In ultimo vorrei ringraziare tutte quelle persone che sono passate a dare un'occhiata all'altra mia storia della quale ho pubblicato solamente i primi due capitoli, davvero grazie mille.

Ora vi lascio, voi fatemi sapere. Commentate, commentate, commentate!

Ancora auguri belle caprette dolciose.

🐳Vuoi ancora avermi attorno per il tuo 2017?

P.S. Scusate eventuali errori

Xoxo 

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