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13 ~ Nuovi incontri

Mi chiudo la porta dell'appartamento alle spalle e il sole di mezzogiorno mi illumina la faccia, facendomi socchiudere gli occhi. Li strizzo, pongo una mano sulla fronte, faccio un passo avanti e raggiungo le mie amiche sotto il portico di casa.

Loro mi guardano scendere quei due gradini, poi io afferro entrambi i loro polsi e le trascino verso la strada, lì dove il furgoncino di Chris è parcheggiato. Si è presentato da poco sotto specifico invito della mia amica perché tra poco usciremo e lui ovviamente viene con noi. Ma ora io ho bisogno di parlare con le mie amiche e avevo l'impressione che dentro casa ci fossero troppe orecchie indiscrete.

Cammino svelta fino al retro del pick-up, apro la sponda ribaltabile e con un saltello mi siedo sul cassone di metallo che fa qualche inusuale rumore arrugginito. Elena e Lavinia mi guardano dal marciapiede, evidentemente sorprese di questo mio gesto.

<<Chris non si arrabbierà.>> le rassicuro. <<Sono già stata qui sopra.>>

Mi accoccolo accanto alla finestra che separa l'interno con i sedili dal cassone mentre lentamente loro due salgono.

<<Non c'è l'allarme?>> domanda Lavinia mentre mi gattona accanto. Mentre si sistemano, il furgone traballa un po'. Scuoto la testa alla sua domanda. <<Chris lascia sempre il furgone aperto.>>

<<Allora, come mai siamo qui?>> domanda allora la bionda guardandosi attorno. Mentre mi carezzo le braccia, lascio che la mia mente visualizzi lo schema immaginario che mi sono prearata per questa conversazione.

<<Ho bisogno di un po' di tempo con voi. Ho bisogno di voi, ragazze, sul serio.>>

La mia rivelazione scaturisce nelle due reazioni differenti: Lavinia assume un'espressione un po' intenerita e subito i suoi occhi si fanno più grandi, più intensi, pronti ad accogliermi; Elena è in posizione di battaglia, pronta per qualsiasi intervento richieda il suo aiuto. Eccole qui, le mie due migliori amiche, le mie ancora in questa vita un po' sconnessa ed esitante; non so davvero chi sarei se non le avessi avute al mio fianco, dove sarei.

È allora che ricomincio a parlare, mentre la solita sensazione di pace mi pervade il petto. <<Ho bisogno delle nostre confessioni, di tornare a quel tempo in cui tutto ciò che era mio era anche vostro e viceversa: emozioni, pensieri, contraddizioni... tutto.>>

Lancio uno sguardo languido in direzione di Elena perché anche lei si deve confessare, tanto quanto lo devo fare io. Ho come la sensazione che ci farebbe proprio bene, esternare e renderci consapevoli di ciò che sentiamo.

<<Inizio io, suppongo sia più facile.>> commenta Lavinia interpretando il mio sguardo e sorridendo a entrambe. <<Come sapete, il mio caso non è tragico come il vostro; o meglio, sto vivendo davvero una favola. Non ho nulla di cui lamentarmi in questo momento della mia vita: ho finito la scuola con il massimo dei voti, sto scegliendo la mia strada per il futuro, voi siete ancora qui al mio fianco ed Andrew è...>> si lascia andare ad un sospiro di estasi. <<Fantastico. È tutto fantastico.>>

Elena alza gli occhi al cielo ma un sorriso compiaciuto, ingannatore perché rivela la sua felicità riflessa per quella di Lavinia, la tradisce. <<Sì, la tua vita è meravigliosa, cavalchi l'onda della tua età... Lo sappiamo.>>

Lavinia alza le braccia al cielo e chiude gli occhi, buttando la testa all'indietro e ridendo al mondo. <<Sono felice!>> urla tanto forte che mi fa tappare le orecchie mentre Elena scoppia a ridere e scuote la testa.

Quando la rossa ritorna tra di noi, dopo aver calmato l'ilarità, si ricompone e ci chiede scusa con un sorriso a trentadue denti. <<Potrebbe persino essere l'uomo che sposerò.>>

Faccio scoccare la lingua sul palato. <<Non ti sembra di correre un po' troppo?>>

<<Nella vita se non si corre, non si è mai liberi.>>

Elena fa un verso sommesso, come se fosse pienamente d'accordo ma non fosse sicura di ammetterlo. <<Adesso tocca a voi, io mi sono confessata.>>

Guardo Elena in cerca dei suoi pensieri ma lei, con una singola mossa delle sopracciglia, mi esorta a parlare. Raccolgo le ginocchia al petto e lascio che la treccia mi cada tra la clavicola e il braccio mentre poggio il mento sulle braccia incrociate. <<Chris.>>

<<Davvero?>> mi beffeggia Elena. <<Credevo volessi parlare del tempo; lo so, queste giornate di sole sono davvero faticose da affrontare...>>

Le do una spintarella sul braccio, facendola ridere e barcollare un po' all'indietro.

<<Non ci hai detto niente riguardo a ieri e al vostro appuntamento, avanti, racconta.>> aggiunge Lavinia.

Il sole picchia sulle nostre spalle nude a causa delle canottiere e fa caldo tanto che vorrei rientrare e stendermi sul pavimento per avere un po' di sollievo ma mi serve questo momento con loro. Certo, potevamo trovare un luogo meno scoperto.

Alla loro richiesta d'informazioni, decido di cimentarmi nel racconto di come sia andata ieri sera, ometto particolari come la paura di Chris per i meloni o tutti gli aneddoti che ci siamo raccontati; piuttosto mi soffermo su quante volte ci siamo sfiorati, su come mi ha toccata, guidata nella città, fatta emozionare con le sue parole sempre semplici e concise. Racconto loro delle coppie che abbiamo incontrato per strada, di come Chris sembrasse conoscere tutto il mondo osservandolo anche solo per pochi istanti. Racconto di come mi sono sentita, dopo tanto, tantissimo tempo.

Infine, l'aneddoto dell'arancia le fa sorridere un po', sorrisi che si trasformano in smorfie curiose riguardo a ciò che è successo dopo.

<<E allora, non ti ha baciato?>>

<<Direi di no.>>

<<E tu perché non l'hai baciato?>>

<<Perché non potevo.>>

<<Perché no?>>

Non lo so nemmeno io. Per questo non ho saputo rispondere a Chris. Forse perché è troppo presto, forse perché non sono pronta. Forse perché non lo sarò mai più di nuovo.

<<Tocca a te. Parla e sapremo confessarti.>>

Appena pronuncio quelle parole, Elena sembra stringersi in se stessa così tanto da finire raggomitolata sul fianco del cassone come fosse una bambina abbandonata. Forse alza le spalle oppure scuote a testa, non riesco a capirlo da come è messa.

Quando nasconde la testa sulle ginocchia esorto Lavinia ad andarle accanto come sto facendo io, timorosa che sia più grave di quel che sembri. Le sue spalle tremano e ho paura che stia piangendo, ma appena le tocca la testa lei alza lo sguardo sul nostro e sorride.

<<Crede che non lo ami.>>

<<Come?>>

<<Stefano, intendo.>> risponde lei, la voce un po' strozzata ma alta, udibile. Nei suoi occhi leggo la furia selvaggia di voler parlare finalmente. <<Crede che non lo ami. Crede che se il destino non riservi un futuro per noi io sarò capace di andare avanti mentre lui no. Crede che potrei abbandonarlo, se si complica la situazione.>>

Lavinia fa un verso sommesso, quasi stupito, e i suoi occhi si dilatano un po'. <<Come può credere tutto questo dopo tanto tempo che state assieme?>>

Elena deglutisce, osserva la strada e si perde per qualche istante. Quando sto per sgrullarla per esortarla a continuare i suoi occhi sono puntati nei miei; quegli occhi talmente chiari da sembrare di vetro diventano in un lampo insormontabili.

<<Perché mi conosce, ed è esattamente ciò che farei.>>

Per poco non lascio cadere le braccia sui fianchi, facendo sbattere i poli sul cassone. Mi trattengo, così come trattengo le parole che vorrebbero uscire in gola. È Lavinia a parlare, non siamo né io né Elena.

<<Ma questo non è vero! Non saresti mai capace di passare oltre la vostra rottura da un giorno all'altro. Tu lo ami.>>

Elena si gira verso di lei, la mascella contratta, il disprezzo nelle parole che lei stessa ha pronunciato sembra tangibile.

<<Lo amo, è vero. Lui ama me, anche questo è vero. Ma non vediamo lo stesso futuro.>>

A quel punto sciolgo la mia posizione, non ne assumo un'altra. Le ginocchia sbattono forti sul cassone, le mani sciolgono la presa, la testa s'inclina verso la bionda. <<Lo vuoi... lasciare?>>

<<No!>> anche Elena si agita, sbuffa e poi si copre il volto con le mani. <<Dannazione... Ecco perché non volevo parlarne, è troppo complicato.>>

<<Siamo sempre state capaci di comprenderti.>> ribatto, forse troppo dura. Il mio tono non sfugge a nessuna delle due e i loro occhi sembrano voler interpretare con quel tanto desiderio che mi ricorda come io guardavo Chris un tempo, come cercavo di capirlo.

Ma ora Chris non c'entra nulla e io mi devo concentrare.

<<Voi sì.>> dice Elena, gli occhi lucidi e lo sguardo di chi è sconfitto ma continua a lottare. È ancora lei, ancora una guerriera. <<Ma lui no. Lui non capisce. L'ha sempre fatto, su tutto, meglio di chiunque altro; ma questo proprio non riesce a comprenderlo.>>

<<Di cosa parli?>> si preoccupa Lavinia. <<Cosa non riesce a comprendere?>>

Quando gli occhi della bionda tornano su di me, so che mi sta tacitamente chiedendo il permesso di poter parlare, di poter dire ciò che pensa al di la del fatto che si tratta di mio fratello e che potrei coinvolgermi ancora più profondamente. Con un grande respiro, le faccio segno di continuare.

Ed Elena confessa. <<Tutto è cominciato dal campeggio, quando ho creduto che le nostre vite sarebbero cambiate per sempre...>>







Al Gallico l'ambiente è sempre lo stesso, le stesse musiche, le stesse luci, forse persino la stessa gente, ma questo non ci da fastidio, anzi rimane così appartato e tranquillo che quasi mi verrebbe voglia di finire sempre qui la sera, per assicurarmi una serata piacevole. So che gli altri vorranno provare nuovi posti ma finché non ne troviamo, rimane un luogo perfetto.

Al bancone, Elena si sporge afferrando con le dite i bordi di legno e mettendosi in ginocchio sulla sedia grida il nome del barista che presto si gira, ci individua e ci fa segno di aspettare.

<<Scendi da lì, mi metti in imbarazzo.>>

Elena mi ascolta ma fa finta di niente, cercando di pensare a ciò che deve ordinare. Lancio un'occhiata alle sue spalle, lì dove so che Diego si sta intrattenendo in una conversazione con la solita ragazza, ancora non so il suo nome. Mi appunto mentalmente di chiederglielo più tardi. Sono stranamente felice di vederlo finalmente intrattenersi con distrazioni femminili, non che gli servano per essere felice, ma da quando si è lasciato con Serena non ha mai cercato nessun'altra, nemmeno come distrazione. L'unica ero io, la sua amica, ma sapevo che qualcosa mancava. Non ha mai nemmeno cercato di rimpiazzarla, neanche dopo due anni. Forse ha semplicemente aspettato che il ricordo di loro due assieme scomparisse per sempre dalla sua testa per poter ricominciare per bene. Diego mi ha parlato molto di Serena, da quando siamo rimasti noi due soli, e ricordo ancora fervidamente la sua determinazione durante i primi mesi del nostro quarto anno, quando decise di lasciarla, quando disse di essersi stufato. E da un giorno all'altro lo fece, senza guardarsi indietro. Conoscevo Serena dallo stesso tempo con cui conoscevo Elena e Lavinia, nonostante le circostanze fossero diverse, e indubbiamente mi ero fatta un pensiero preciso su di lei: se qualcosa è suo, lo rimane per sempre. Non ho mai messo in dubbio che fosse innamorata, che fossero innamorati, duranti tutti gli anni in cui sono stati assieme, così come non ho mai messo in dubbio il fatto che Diego fosse cambiato per lei. Poi mi ha rivista, si è ricordato di chi fosse, e ha deciso di cambiare di nuovo perché era infelice. Ma solo dopo molto tempo ho capito quanto in realtà fosse stata dura, per lui, lasciarsi alle spalle un amore come quello che aveva provato per Serena. Perché mi ha parlato della prima volta che si sono conosciuti, di come lei era stata audace e coraggiosa nel presentarsi; di come gli aveva dato il suo primo bacio, di slancio senza esitazione; di come gli aveva detto ti amo per la prima volta accoccolati dentro il suo letto con un film d'azione alla televisione.

Avevo pensato a Serena come una ragazza il cui potere risiede tutto nella bellezza adolescenziale e nella superiorità di chi si sente sempre in forma e smagliante; è sempre stato così, ma non avevo mai preso in considerazione che potesse avere seri sentimenti nei confronti di Diego, tanto seri da restare fulminati. Forse perché non ho mai pensato molto a loro due, durante gli anni in cui entrambi semplicemente fingevano che non esistessi, ma a distanza di tempo e di maturità, posso capire molte più cose.

<<Non ordini niente?>> mi chiede il cameriere dai capelli blu ponendomi di nuovo con i piedi a terra. Scuoto la testa e gli sorrido. <<Solamente un po' di noccioline, per favore.>>

Acconsente e scompare dietro una porticina girevole. Elena si guarda intorno, posando i gomiti sul bancone e girando il busto per scovare nella sala qualsiasi oggetto o persona catturi la sua attenzione. Poi lo trova, si capisce dal bagliore che passa nei suoi occhi.

Stefano è accanto a Lavinia e Andrew, sta sorseggiando un drink da un piccolo calice di plastica, ride e socchiude gli occhi, parlottando; mentre alza un braccio per sistemarsi la bandana tra i capelli, con gli occhi guarda verso di noi.

<<Avete risolto, vai a ballare con lui.>> esorto la mia amica.

Elena afferra il bicchiere che gli è appena stato porto dal cameriere, sorseggia e si sistema il top alla base del seno, mettendo in evidenza la scollatura. Prende la carica e si mette in piedi; poi scuote i capelli ed è pronta.

<<Vado.>> Mi da il bicchiere e cammina veloce nella loro direzione. Stefano la stava già guardando, per cui si volta per bene verso di lei e fa appena in tempo a sorriderle che Elena ha premuto i palmi sulle sue spalle, ha preso un saltello e premuto le labbra sulle sue facendolo inclinare in avanti. Subito Stefano cinge la schiena di lei con entrambe le braccia e schiaccia i loro corpi. Assisto a questa tipica scena da film americano le quali pellicole si sono viste e riviste ma lo faccio con il sorriso sulle labbra, come quello che sta spuntando a loro mentre si baciano.

Poso il bicchiere della mia amica sul bancone al mio fianco e prendo un grande respiro.

<<Quindi bevi?>>

Chris è accanto a me, si è appena seduto nella sedia che ha lasciato Elena dopo che questa stessa l'aveva rubata a lui quando è andato al bagno. Adesso è tornato.

<<È di Elena.>> confesso. <<Per me solo queste.>> indico le noccioline nella vaschetta e subito dopo ne prendo una manciata; Chris segue il mio esempio prima di gettarne una in bocca e masticarla in fretta.

<<Come si danno da fare, quei due. Suppongo con le liti sia tutto risolto.>> fa un cenno con il capo in direzione di Elena e Stefano che, sulla pista da ballo, fanno presente a tutti gli invitati di quanto siano innamorati con gesti plateali.

Mi volto verso Lavinia e Andrew, e loro stanno ballando. So già cosa stanno facendo Elena e Stefano, non c'è bisogno di accertarmene; infine guardo Diego e lui sta ancora amorevolmente parlando con la mora.

Quando i miei occhi si posano su Chris, beccandolo a guardarmi già, si crea una situazione imbarazzante particolarmente ingombrante. So che non mi chiederà di ballare, perché sa anche che non mi piace. So che non mi chiederà di bere qualcosa perché tanto non berrei niente.

Sono quasi tentata di prendere la via della fuga per il bagno ma poi lo lascerei solo e mi sentirei in colpa.

<<So che non è il momento opportuno>> ancora una volta Chris salva la situazione. <<ma ho portato una lettera.>>

Subito mi metto sull'attenti, spolverando le mani piene di briciole sui jeans e ingoiando gli ultimi bocconi. <<Ah sì? Sarebbe la terza.>>

Lui annuisce piano, mentre incrocia le braccia al petto. <<Sì, la terza.>>

Chiedo un bicchiere d'acqua al ragazzo dai capelli colorati e appena me lo serve, ne bevo un sorso. <<Allora, cosa aspetti a darmela?>>

Lo sguardo di Chris si sofferma su tutta la sala, da ogni parte tranne che verso di me. È indeciso, anche se non riesco a capire per cosa. <<Magari la vuoi leggere un'altra volta.>>

Scuoto energicamente la testa. <<Non ci sarà mai un momento più adatto.>> Sono sincera, non ho nulla di meglio da fare e se la possibilità è andare avanti con questa storia, tanto riguadagnato per me. Gli porgo la mano con il palmo aperto. Chris la osserva e poi alza il volto. <<Vuoi che te la dia in questo momento?>>

<<No. Dammi la mano.>>

Chris non se lo fa ripetere due volte, l'afferra e io subito sono in piedi. Si fa trascinare fino a che non raggiungo Lavinia e Andrew, i più accessibili in mezzo alla folla. <<Usciamo per qualche minuto.>> li avverto allora.

La mia amica osserva le nostre mani intrecciate e per un istante penso di toglierle ma poi lei annuisce piano, guarda Chris e mi sorride.

<<Chiama se c'è bisogno.>>

<<Fiore!>>

Diego è dietro di noi, mi volto un po' e lui mi raggiunge in fretta, la mano intrecciata a quella della ragazza. <<Dove andate?>>

<<Usciamo per qualche minuto, fa troppo caldo.>> mezza bugia, non importa.

<<Noi andiamo in spiaggia, ci sono degli amici di Ilaria.>>

Ilaria eh... Lei mi porge la mano. <<Piacere.>>

Le sorrido mentre i suoi denti e i suoi occhi chiari s'illuminano dentro questa stanza buia. <<Margherita.>>

Poi è il turno di Chris di presentarsi e mi accorgo con semplice accondiscendenza che Ilaria non guarda Chris con malizia o presunzione, giusto il tempo di presentarsi e poi i sui occhi sono di nuovo su Diego.

Il mio io interiore sospira anche se non ne capisco il motivo.

<<Allora vi raggiungiamo tra qualche minuto, il tempo di una passeggiata.>> rassicuro il mio amico mentre questo annuisce e si dirige verso l'esterno. Poi Chris ed io continuiamo a camminare.

<<Piccola curiosità.>> dice Chris mentre imbocchiamo i viali esterni, verso la sabbia. <<Perché ti chiama fiore?>>

<<Per il fiore: la margherita.>> gli spiego.

Ride in maniera sconnessa, come se trovasse l'idea tremendamente idiota. <<Secondo questa logica, io potrei chiamarti pizza.>>

Mi blocco e vengo scossa dalle risate, quelle vere. Chris scuote la testa accanto a me, sconsolato, e mi esorta a continuare a camminare. <<Comunque è un'idea ridicola.>>

<<Tu sei ridicolo.>> ribatto con ancora gli strascichi della risata.

Lo conduco fino a un tronco lontano, un po' isolato, che è posto orizzontalmente sulla sabbia. È una bella serata, niente vento e niente freddo, tutto molto statico. Le onde si muovono sempre forti ma il loro rumore è sommesso dalla tranquillità dell'ambiente. Mi sembra di appartenere più a questa spiaggia che alla vita stessa.

Quando mi siedo, sciolgo le nostre mani e una mancanza improvvisa si fa spazio nel mio palmo prima coperto dal suo calore. <<Bene, adesso posso leggerla.>>

<<Perché qui?>>

<<È un posto più appartato.>> rispondo con tranquillità. <<Isolato e privato, tutta quella musica mi da alla testa.>>

<<Non vuoi leggerla da sola? Magari vado via.>>

Fa per alzarsi ma io lo blocco per un braccio, tirandolo di nuovo a me. <<Voglio che ci sia anche tu, voglio fare questa cosa insieme.>>

Convinto, borbotta qualcosa mentre tira fuori dalla tasca dei pantaloni la lettera stropicciata. Probabilmente tutta questa sua reticenza è dovuta al fatto che si vergogna. Ancora una volta pensare a lui in imbarazzo mi fa ridere. Quando la tira fuori, finalmente, me la porge subito sul mio palmo già aperto per accoglierlo. Mentre la apro con cautela, facendo tornare in ordine gli angoli ripiegati, lui borbotta qualcosa su quanto sia imbarazzante, ma con un sorriso lo ignoro.

E allora m'immergo nella lettura.

12 Gennaio

A Maggie

Buon Natale, buon Capodanno e buona Befana!

Sono in ritardo, lo so, ma sono tornato.

Come ho passato le vacanze? Dopo averti scritto l'ultima lettera, ho deciso di fermarmi permanentemente nell'ultima tappa del treno: Firenze; e ci sono rimasto fino a più o meno due giorni fa, quando ho deciso che era il momento di cambiare orizzonte. Anche Firenze è una città che merita di essere visitata, con i suoi Duomi e le piazze; ho sentito sulla pelle la bellezza dell'arte e delle architetture. Scommetto che se tu la visitassi, proveresti le mie stesse emozioni anche solo sfiorando con gli occhi quelle meraviglie. Ho respirato l'aria della città che ha ospitato Galileo, Michelangelo, Brunelleschi... va bene, non me ne intendo di arte, sai che preferisco le scienze. (Almeno ho provato a fare l'intellettuale...)
Ho affittato un monolocale in periferia e ho trovato lavoro come fattorino di un macellaio, il che, tra parentesi, è stato tremendo!

Tutta quella carne e quel sangue, quelle celle fredde e bianche...

Ma me ne sono liberato appena ho potuto e adesso ti scrivo seduto sul tavolo di un autogrill sull'autostrada dove il signore e la signora Patroni, assieme ai figli, stanno rifocillando le loro scorte del camper. La famiglia Patroni è simpatica e disponibile, o almeno lo sono i genitori; i due figli sono piccoli, hanno l'età d'oro di dieci e dodici anni: perciò sono petulanti e rompicoglioni. Ma ovviamente non apro bocca, la maggior parte del tempo nel camper lo passo a dormire o guardare fuori dal finestrino.

La loro tappa è l'Umbria quindi suppongo di dover farmene anche una tappa personale. Dovrei affrettarmi a trovare un monolocale o qualche posto adatto. Non sono mai stato in Umbria.

Che ironia, vero? Fare l'autostop per strada e trovare aiuto da una famiglia in camper. Questa dovrei proprio raccontarla a mia madre.

Mi chiedo come stia al momento, le scrivo qualche messaggio di tanto in tanto ma non riesco mai a trovare il tempo per chiamarla decentemente anche solo per sentire la voce di Leonardo che innegabilmente mi manca moltissimo.

E sì, mi manchi anche tu, Maggie, e il nostro tempo insieme.

Non vorrei proprio scrivere qualcosa di noioso e ripetitivo, sprecando il poco tempo a mia disposizione, perciò mi limiterò a descrivere quanto l'autostop sia stato terrificante e spassoso. Ovviamente, per attraversare gli Appennini dovevo trovare un mezzo perché col cazzo –scusa il termine- che me li facevo a piedi.

Sai quanti insetti avrei potuto trovare tra i monti? Non voglio nemmeno immaginare!

Comunque, mi sono sentito come Sal e Dean di On the Road (se non hai visto il film, dovresti proprio farlo) solo che loro avevano un mezzo con cui intraprendere il viaggio da est a ovest per tutta l'America mentre il mio amatissimo pick-up è rimasto da mio nonno Guido. Vorrei averlo portato con me, per ricordarmi che esistono luoghi da poter chiamare casa anche quando una casa non ce l'hai.

A questo punto, vorrei chiederti come hai passato le vacanze ma non riceverei risposta perciò la mia sarebbe una domanda senza senso. Probabilmente con le tue amiche o con la tua famiglia, con il tuo nuovo fratellino, suppongo. La voglia di riuscire a scoprire come hai intrapreso questa novità nella tua vita mi logora qualche volta, in realtà mi logora ancor più dover scrivere piuttosto che parlare con te. Ma so che stai bene, Maggie, sei troppo forte per essere turbata dal cambiamento che potrei aver causato alla tua vita. Spero che anche la scuola vada bene. (Sì, lo so, avrai i voti più alti)

Però questo te lo devo chiedere, devo assolutamente: dimmi, sei tornata a essere la noiosa Maggie che le tue amiche hanno sempre condannato?

Spero per te di no altrimenti il mio compito sarebbe stato inutile, io sarei stato inutile. Non riceverò risposta, ne sono più che consapevole, ma spero con tutto me stesso che tu abbia tratto qualche lezione dal nostro tempo assieme come io ne ho tratte di mie. Questo viaggio, ad esempio, è la conseguenza di una lezione che mi hai impartito tu. Mi hai dato così tanto Maggie... non ho mai avuto il tempo per ringraziarti a dovere, in realtà. Stupido farlo attraverso una lettera che non leggerai mai ma almeno convincerò il mio cuore a stare in pace per un po'.

Continua a essere fantastica.

Christian

Come sempre mi ci vuole qualche secondo per assimilare tutte le informazioni e creare ordine nella mia testa. Chris osserva che ho alzato lo sguardo dalla lettera, e quindi ho finito di leggere, e aspetta le mie parole. La mia aria corrucciata non deve dargli un buon presentimento ma io sto solo riflettendo su cosa sarebbe più opportuno dire al momento.

<<Maggie...?>>

Il suo richiamo mi fa sussultare un po' e mi volto verso di lui, pronta per dire qualcosa. <<Ho imparato molto anche io, dal nostro tempo assieme, ma questo lo sapevi già.>>

Non si aspettava queste parole, lo capisco dall'espressione, ma annuisce piano. <<Sì, speravo solo che potessi continuare a rispettare tutto ciò che eri con me anche quando...>>

Anche quando è andato via... già.

<<L'ho fatto.>> decido di non farlo finire, non ne ha voglia nemmeno io. <<Sono riuscita a rispettare tutto ciò che volevo rispettare.>>

<<Ah sì?>>

La sua sfiducia un po' mi ferisce. <<Non mi sono più chiusa così assiduamente, addio al "noiosa" e a tutte le critiche di Elena e Lavinia. E, un poco alla volta, cercando di ricordare tutto ciò che mi avevi insegnato, ho continuato a gestire il tempo in maniera utile o futile a seconda delle necessità, riempiendo così le giornate di novità, anche le più superficiali.>>

Ride un po', forse sentendosi sollevato. Stringo la lettera tra le mani e un'immagine di me stessa, un ricordo lontano, di quando mi vidi allo specchio e sorrisi, divampò davanti ai miei occhi.

<<Ho anche imparato a vedermi più bella, Chris.>> Questa confessione lo fa tornare un po' più serio, e mi guarda, ma io continuo a tenere lo sguardo dritto davanti a me, immerso nel ricordo. <<Grazie a te sono diventata più sicura di ciò che mi piaceva e adesso sfoggio ogni mio capo alternativo a testa alta, senza nascondermi dietro un paio di grandi occhiali e il volto basso. Infine, ho cercato di esercitarmi nel canto.>>

Alla mia ultima esclamazione, torna a ridere anche se si stava sforzando di rimanere concentrato. <<Miglioramenti?>>

Lascio che il ricordo abbandoni la mia vista mentre osservo il volto di Chris e ritrovo un po' di pace. Le mie labbra si distendono. <<Neanche uno ma almeno ci ho provato.>>

<<Maggie, Chris, venite qui, abbiamo incontrato dei ragazzi.>> La voce squillante di Elena dall'altra parte della spiaggia fa alzare lo sguardo ad entrambi ma Chris è il primo ad alzarsi e a spolverarsi i pantaloni.

Indossando una canottiera nera, questa sera, piuttosto che una camicia o una maglietta anche solo maniche corte, mostra il suo tatuaggio con fierezza che gli delinea il muscolo facendolo sembrare più allenato di quello che è. La mano dello stesso braccio ha segnate le lettere della sua famiglia e nel complesso, tutto ciò lo fa sembrare un ventenne in gran forma con un taglio militare sbarazzino e delle spalle fin troppo ampie per un ragazzo che pratica un po' di calcetto nemmeno per passione ma semplice divertimento.

<<Vieni?>>

Si è accorto che lo sto fissando e che me ne sto ferma, seduta sul tronco, a esaminarlo; così distolgo lo sguardo e mi alzo anch'io, tenendo stretta la lettera nelle mani.

<<Dà a me, la tengo io se vuoi.>>

Gliela porgo con un sorriso, ringraziandolo, e alla fine raggiungiamo i nostri amici.

Accanto a loro ci sono quattro ragazzi, due maschi e due femmine, e una di loro è Ilaria. Degli altri tre, due si tengono per mano: lei è bassina, i capelli mossi sulle spalle di un color caramello antico, arriva a metà braccio di quello che suppongo sia il ragazzo, con un taglio corto da militare e i capelli color sabbia. Si presentano come Sergio e Anna, vengono entrambi dal sud, così come Ilaria e l'altro ragazzo, che presto scopro chiamarsi Iacopo. Sono quattro amici arrivati in questo paesino di mare già da molte settimane, in tempo con le vacanze dall'università, per cui deduco che siano più grandi di noi.

E bravo Diego...

<<Anche voi siete un gruppo di amici da tempo o vi siete incontrati qui?>> chiede Sergio mentre tutti decidiamo di sederci sulla sabbia, in cerchio.

Ilaria, accanto a Diego, poggia un grande borsone che appena si posa ai loro piedi produce uno sgradevole rumore di bottiglie che si scontrano. <<Piccole distrazioni.>> risponde la ragazza con un sorrisino colpevole mentre apre il borsone e afferra il collo di qualche bottiglia di alcolici.

Subito un piccolo coro di voci entusiaste s'innalza sia dai miei amici sia dagli atri ragazzi mentre io storco la bocca in una smorfia.

<<Siamo un bel gruppo di amici da tempo.>> risponde Elena entusiasmata dagli alcolici. <<Ed è stata davvero una fortuna avervi incontrato.>> Adocchia le bottiglie e chiede se ne può avere un sorso di ognuno scatenando l'ilarità generale.

Accanto a me, Chris osserva la scena divertito come tutti gli altri mentre alla mia sinistra qualcuno mi chiede: <<Non sei una fan dell'alcool?>>

Mi volto di sorpresa, non ricordavo che Iacopo si fosse seduto accanto a me. Gli sorrido cordiale. <<Sono astemia.>>

<<Quanti anni hai?>>

Mi sistemo meglio sulle ginocchia, lanciano un'occhiata gli altri che stanno ancora ridendo e chiacchierando amabilmente. Alle nostre spalle, i rumori del locale sono troppo lontani. <<Diciannove.>>

<<Ah, credevo fossi troppo piccola per bere.>>

Scuoto la testa, divertita. <<Tendo a sembrare più giovane di quel che sembro, eh...>>

Cerco il volto delle mie amiche, sperando che almeno una di loro mi stia guardando e mi salvi da questa situazione imbarazzante, ma sono troppo occupate a ridere per qualcosa che non ho afferrato.

Iacopo, accanto a me, sorride. Ha un bel sorriso, di quelli per cui compaiono le fossette accanto agli occhi. Questi ultimi sono scuri, in tinta con i capelli di un castano fin troppo intenso da sembrare quasi nero. <<Per un istante ho temuto dicessi che avevi sedici anni, lì sì che sarebbe stato sconveniente offrirti da bere.>>

Nonostante la situazione, rido un po', riconoscendo del vero nelle sue parole. <<Non avrei accettato ugualmente, anche a sedici anni ero astemia.>>

<<Ma davvero?>>

Annuisco veemente, facendolo sorridere ancora, ed ecco che spuntano le fossette.

L'immagine di un ragazzo che mi sorride, mentre siamo seduti al tavolo di una pizzeria, un ragazzo dagli occhi scuri e i capelli chiari, fa capolino nella mia memoria. Mi ricorda così tanto...

<<Maggie non beve, è l'unico suo difetto.>> Dall'altra parte del cerchio, Diego mi sta osservando mentre io gli faccio la linguaccia. Qualcuno ride, altri continuano a parlare tranquillamente.

<<Maggie...>> ripete lentamente Iacopo accanto a me, come se stesse assaggiando il mio nome. Da come lo pronuncia, e dal suo accento, mi fa ridere ma cerco di trattenermi. <<I miei amici tendono a chiamarmi così.>>

<<E io, ti posso chiamare Maggie?>>

Ci sta provando con me? Ci sta provando con me. 

C'era un tempo in cui nemmeno me ne sarei accorta, avrei riso in maniera imbarazzante o semplicemente non avrei risposto, ignorandolo. Adesso invece mi limito a sorridere sorniona e ad annuire. Solo un altro ragazzo ci ha provato con me così spudoratamente, lo stesso ragazzo che Iacopo mi ricorda moltissimo e ancora una volta il ricordo della pizzeria e della torta come dessert mi riempiono la testa, facendomi scordare che Iacopo mi sta dicendo qualcosa.

<<D'accordo, stronzetti, è tempo di divertirsi.>> Sergio alza le braccia, facendoci tutti girare verso di lui. Sono ancora intorpidita da qualche pensiero, ma decido di ascoltare ciò che ha da dire il ragazzo. <<Suggelliamo questo incontro con delle belle bevute al sano divertimento. "Non ho mai" suppongo lo conosciate tutti...>>

Parte qualche insulto, qualche risata, mentre io osservo le reazioni di tutti. Non conosco il gioco, ma i miei amici sì e quindi aspetterò di vedere cosa fanno loro per imitarli. Dopo qualche parola per stabilire le regole e il giro, il gioco comincia.

Appena mi rendo conto che è un gioco essenzialmente alcolico, cerco di tirarmi indietro e mi allontano leggermente da Iacopo giusto per cercare di far capire alle mie amiche, che non mi guardano e non mi ascoltano, che non ho intenzione di giocare. Nessuno sembra dare troppa importanza a me e seppure abbiamo appena cominciato con il cosiddetto "giro di prova" quando è il mio turno rimango imbambolata davanti al bicchierino che mi è stato offerto.

<<Non posso prenderlo.>>

<<Perché no?>> mi domanda Ilaria, tutti si girano verso di me. Sto per rispondere ma Chris si schiarisce la voce e si trascina al mio fianco, le nostra braccia che si toccano. <<È astemia. Bevo io per lei. Va bene lo stesso?>>

Si lanciano tutti delle occhiatine per poi alzare le spalle e far finta di niente. <<Se va bene a voi.>>

Sto per dire a Chris che non deve, che posso perfettamente ritirarmi dal gioco, ma lui si massaggia il muscolo del braccio che è a contatto con il mio e mi fa incantare su quel movimento piuttosto che rispondergli.

<<Va bene, allora. Giochiamo.>>    













****

Dai, questa volta non l'ho finito così male, giusto?

L'ho fatto un po' più lungo degli altri, spero si veda, perché mi volevo far perdonare. Avevo intenzione di aggiornare ieri ma alla fine non ce l'ho fatta. Vi dico da subito che questa settimana a scuola sarà un incubo: ho una verifica ogni santissimo giorno! (Non sto scherzando)

Perciò il prossimo aggiornamento sicuramente arriverà il prossimo weekend, se non il prossimo Lunedì direttamente. Scusatemi ma cercate di capire...

Detto questo, una cosa importante: Prima di te nessuno mai! Aiuto, state aumentando sempre più e io vi amo sempre più, oltre l'immaginabile, ed è praticamente impossibile! Giuro, non ho più parole per esprimere la mia gratitudine, soprattutto verso voi che state ancora qui, che mi sopportate dopo tanto tempo.❤❤

Va bene, vi lascio, che devo anche andare a mangiare. Nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle, mi farò perdonare, giuro. Eheheheh😙

Ditemi come sempre cosa ne pensate. Commentate, commentate, commentate!

Vi amo.

🐳 Devo ripeterlo? Okay, no, non ti amo... ufff

Buona serata, caprette del mio cuore.

P.S. Scusate eventuali errori

Xoxo

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