11 ~ Sorrido con te
Il terzo venerdì del mese... stiamo a metà Luglio e non me ne sono nemmeno accorta. Stiamo a metà Luglio e questa vacanza si prospetta più complicata di quanto avessi mai potuto immaginare.
Quando sono rientrata nel locale, Lavinia stava cercando di parlare con Elena che rimaneva con gli occhi bassi e le mani sul tavolo mentre Stefano se ne stava in disparte con le braccia conserte e gli occhi puntati sul volto della bionda.
Io ho cercato Diego, per avvertirlo che stavamo per tornare a casa, ma l'ho solamente trovato sulla pista da ballo a darsi da fare con la mora di prima perciò ho lasciato perdere per altri cinque minuti.
Mi sono seduta accanto a Stefano ma quando ho provato a cominciare una conversazione lui ha distolto lo sguardo, chiedendomi di lasciarlo perdere. Con un sospiro mi sono girata verso le mie amiche ma Lavinia ha scosso la testa sconsolata.
Allora ho afferrato la mia nuova lettera e sono scomparsa in bagno, ed eccomi qui chiusa dietro una piccola porticina logora e buia per immergermi anche solo per pochi secondi in parole che mi danno conforto. Leggo velocemente ciò che è scritto solo per assicurarmi che sia rivolto a me, che in quel momento stava parlando con me, e poi me la appoggio al petto.
Chiudo gli occhi, sperando che sia già mattina e che questa serata sia superata. Che sia superata la nostra vicinanza, il suo respiro sulla mia pelle che mi manca da quell'ultima notte assieme.
Se le urla di Stefano ed Elena non fossero intervenute, chissà cosa sarebbe successo sulla spiaggia ma mi costringo a non pensarci, perché non ne ho le forze; non ho mai avuto le forze per pensare così profondamente a quello che accade con Chris, o quello che sono con Chris.
Quando ritorno in sala, Diego è tornato se stesso, un se stesso con i capelli un po' scompigliati ma è sempre lui e siamo pronti per tonare a casa. Non è stata esattamente una serata memorabile o divertente, l'unico svago –se così si può chiamare- è stata la passeggia con Chris che irrimediabilmente mi ha portato altri pensieri.
A casa, Elena cammina svelta verso la sua stanza ma non la chiude a chiave né sbatte la porta, la lascia semplicemente socchiusa mentre mio fratello va in cucina, apre la finestra e fa scattare la fiamma dell'accendino iniziando a fumare una sigaretta che portava nella tasca dei pantaloni. Andrew e Lavinia prendono a testa un bicchiere d'acqua e dichiarano di voler vedere un po' di televisione prima di andare a letto ma io ho la testa troppo pesate per far loro compagnia così do la buonanotte a tutti e vado a letto. Mi chiudo in bagno il tempo che serve per cambiarmi e quando torno in stanza, Diego si è già sistemato. Silenziosamente, mentre lui gioca con il cellulare, ripongo la lettera nel cassetto, sotto i fiori e sopra la prima, e poi lo chiudo sperando che i problemi rimangano nel cassetto assieme ad essa; ma appena sono sotto le sottili coperte, la pesantezza della giornata mi ricade sul petto con violenza. Era persino cominciata bene, con l'escursione e tutto il resto.
<<Ho conosciuto una ragazza.>> esordisce Diego accostandosi al muro e tenendo un braccio poggiato sul ginocchio rialzato. Giro il volto quel tanto per vederlo.
<<Me ne sono accorta, era carina.>>
<<Tu dici?>>
<<Certo, ti sei divertito?>>
Sposta le coperte con una gamba e se la copre. <<Parecchio, ho liberato la testa per un po'. Ma a quanto pare non mi sono accorto del casino che è successo intorno a me.>>
<<A cosa ti riferisci?>>
Le luci di entrambe le nostre lampade sui comodini sono accese e creano dei grandi aloni giallognoli sul soffitto bianco, proiettando le nostre enormi ombre lontano da noi. Vedo Diego muoversi attraverso il muro. <<Il litigio di tuo fratello con la sua ragazza, per esempio.>>
Una smorfia mi deforma le labbra per un secondo. <<Quello è stato un imprevisto che nessuno di noi, a parte loro, è capace di comprendere.>>
<<E te sei particolarmente silenziosa.>>
Mi lascio andare a un sospiro liberatorio. <<Riguarda sempre loro, la situazione mi ha scosso un po'.>>
<<Per quale ragione?>>
<<Perché sono due delle persone più importanti della mia vita.>> La sincerità in questo momento non mi disturba per niente, tantomeno se rivolta a Diego. <<E vederli in questo stato mi fa star male.>>
Da come mi guarda, sembra intenerito e sorride appena. <<Ma tu non sai in che stato si trovano.>>
Incupisco lo sguardo e gli punto l'indice contro. <<Non guardarmi così.>>
<<Così come?>>
<<Con quegli occhi teneri che mi fanno sentire un cucciolo smarrito. Sono solo preoccupata per loro.>>
Sorride ancora, divertito dal mio rimprovero. <<Non ti sto guardando per niente così e comunque il punto è che litigare fa bene, non devi preoccuparti per delle scaramucce tra fidanzati.>>
<<Loro non sono solo fidanzati.>> ribatto subito io. <<Sono la mia migliore amica e mio fratello, si amano moltissimo.>>
Alla fine anche Diego desiste e si rilassa completamente sul materasso, coprendosi con il lenzuolo e preparandosi per addormentarsi. <<Non vedo come questo possa interferire con le liti perché tutto dipende dall'amore. Più ci si ama, più si tende a litigare e quindi più nascono incomprensioni. Nascono forse per il desiderio di comprendere maggiormente l'altro; quindi, alla fine, fanno bene.>>
Quando lo guardo, questa volta, e non attraverso la sua ombra, noto che ha una ruga in mezzo alla fronte liscia. <<Sai, delle volte sei talmente smielato che mi viene voglia di morsicarti una guancia.>>
Gira gli occhi scocciato prima di scoppiare a ridere; un attimo dopo mi arriva il suo cuscino in faccia che mi fa urlare e ridere e mi distrae da tutto ciò che parla di amore e incomprensioni.
<<Che cosa vuol dire che non sai cosa metterti?>>
<<Esattamente ciò che ho detto, non mi sono preparata per l'eventualità di uscire per un appuntamento.>>
Elena scatta in piedi, gli occhi sgranati e luccicanti, un sorriso un po' tirato sulle labbra. <<Devi assolutamente provare un vestito che mi sono portata dietro, è perfetto per l'occasione.>>
<<Non metterà mai un vestito.>> commenta Lavinia seduta sul letto che sembra voler anticipare i miei giudizi; ma Elena la zittisce con un verso sommesso delle labbra. <<Vedrete, è perfetto.>>
Sparisce momentaneamente dalla mia stanza per entrare forse nella sua e prendere quel vestito di cui tanto parla. Mi lascio cadere sul letto, un paio di maglie raggomitolate tra le mani e gli occhi puntati verso la valigia aperta sul pavimento completamente disordinata nella quale sono accumulati vestiti e oggetti personali.
<<Non ci hai ancora parlato dei particolari.>> Lavinia si avvicina quel tanto da mettermi il mento su una spalla e spalancare gli occhi nel suo simpatico modo di dire supplicare.
<<Non c'è nessun particolare da definire in realtà, passa qui per le sette.>>
<<Chi lo sa?>>
<<Voi due.>>
<<Tuo fratello no?>>
<<Non ho parlato con lui per cui non vedo come possa averlo saputo.>> Stefano non vuole parlarmi, o in generale non parla molto con nessuno. È arrabbiato e nervoso, si è svegliato tardi questa mattina, ha mangiato poco a pranzo e poi è rimasto un fantasma per tutto il pomeriggio; la sua presenza era ambigua e anche un po' rabbrividente.
<<E a Diego non lo hai detto?>>
<<Non vedo come possa interessargli, e comunque mi farebbe solamente la ramanzina a riguardo.>>
Lavinia toglie il mento e stringe le labbra, forse trattenendo qualche parola. Giro un po' la testa verso di lei. <<Che cosa c'è?>>
<<Niente.>> ammette troppo in fretta.
Sto per chiederle chiarimenti e spiegazioni ma Elena ritorna in camera con un vestito tra le mani e l'aria un po' impetuosa quindi desisto e mi concentro su di lei.
<<Questo è perfetto per te anche se odi i vestiti. E poi siamo in estate, devi tenere fresche le parti più...>> Si interrompe e alza le sopracciglia.
<<Più cosa?>>
<<Più belle... ecco.>>
Mi osservo le mani, perché tutti mi ripetono spesso che sono particolarmente belle, affusolate, piccole e morbide. <<Perché un vestito dovrebbe tenermi fresche le mani?>>
Lavina scoppia a ridere mentre Elena alza gli occhi al cielo. <<Lasciamo stare. Avanti, provatelo.>>
Chiude la porta e mi lancia il vestito mentre io lo esamino con gli occhi. È di un turchese acceso e vivo, che mi piace molto, con le bretelle e merletti lungo i bordi. Cade leggero sui fianchi e si apre sulle cosce mentre sembra stringere un po' il seno con una scollatura a v "per niente provocante".
<<Mi si vedrà il reggiseno.>> Giro anche sulla schiena, dove un spacco un po' notevole mi fa strizzare gli occhi. <<Ma dove lo hai preso?>>
<<Non s'indossa con il reggiseno, le coppe del vestito dovrebbero tenere tutto ciò che c'è da tenere da sé.>> Ignora la mia ultima domanda e mi sprona a provarlo. <<Lo spacco dietro non è così evidente, quando lo provi.>>
Alla fine lo provo, stranamente non mi va stretto come credevo data la vita perfetta di Elena e dati anche i miei fianchi o le mie tette, ma alla fine non sembra nemmeno così attillato. Corro in bagno per vedermi allo specchio e devo dare ragione ad Elena, lo spacco non è poi così volgare, anzi, sembra perfino elegante. Ma la scollatura rimane evidente e questo mi turba non poco. Quando esplico il problema alle mie amiche, mi dicono di smetterla di lamentarmi perché in realtà sto benissimo e far vedere un po' di mercanzia non può che far bene a Chris; ma io non foglio far vedere proprio nessuna mercanzia.
Come se non la conoscesse già...
Scuoto la testa a questo pensiero e lo faccio crollare fuori da me, afferro una felpa e faccio per metterla prima che Elena mi blocchi con la sua mano. <<Che cosa stai facendo?>>
<<Nel caso in cui sentissi freddo.>>
Scuote la testa visibilmente, prendendomi la felpa dalle mani e lanciandola a Lavinia che la aggomitola tra le due e la pone dietro la sua schiena. <<Niente felpa, se sentirai freddo ti offrirà la sua giacca.>>
Alzo gli occhi al cielo. <<Primo: se non avesse la giacca? Secondo: perché dovrebbe offrirmela? Terzo: perché dovrei accettarla?>>
Lavinia lancia la felpa sul letto e alza l'indice. <<Si porta sempre dietro quella sottospecie di giacchetto di pelle nera.>>
Elena alza due dita e mi viene affianco, come la rossa. <<È un appuntamento, te la offrirà di sicuro.>>
Lavinia adesso ne alza tre. <<Tu accetterai qualsiasi cosa ti offrirà.>>
Annuiscono insieme e si battono il cinque, mentre io mi corpo il petto sbuffando.
Quando esco di casa lascio detto alle mie amiche di informare i ragazzi che non sarò a cena e aspetto Chris sul marciapiede, osservando il cielo prossimo all'orizzonte in lontananza.
Non vedo arrivare il suo furgoncino ma direttamente lui, dalla strada, con le mani in tasca e un'aria allegra. Cammina piano, come se avesse tutto il tempo del mondo e nessuna fretta mentre io mi sto contorcendo le dita delle mani dietro la schiena. Poi mi ricordo della scollatura e me le stringo al petto nell'istante in cui lui è vicino e mi sorride.
Lascio vagare lo sguardo su di lui come lui fa con me; porta dei jeans scuri –la sua specialità- e una maglietta bianca semplicissima a maniche corte con il colletto ampio sotto il suo giacchetto preferito; subito noto la collana d'argento che ha intorno al collo e la osservo meglio. Non ricordo che ha mai indossato una collanina del genere e lui ci fa caso, mentre torna con gli occhi nei miei. La sua mano sinistra, quella in cui le lettere della sua famiglia sono incise sulle dita, si stringe intorno alla catenella per qualche secondo, facendomi distogliere lo sguardo.
<<Hai le scarpe da ginnastica.>> è la sua prima osservazione e io mi guardo i piedi. Subito indico un cespuglio e Chris strabuzza gli occhi per poi ridere.
<<Elena e Lavinia volevano farmi uscire con i tacchi.>> gli spiego. <<Ma me la sono svignata con quelle da ginnastica e le ho messe adesso.>>
<<Non hai paura che rubino delle scarpe con il tacco abbandonate nel cespuglio di un marciapiede?>>
Alzo le spalle, incurante. <<Mi sarebbero un piacere.>>
Quando ritorna a osservare il mio look, capisco che queste scarpe sono troppo da ginnastica e che stonano con il bellissimo vestito estivo di Elena. <<Forse dovrei cambiarmi.>>
<<No.>> si affretta a dire Chris. <<Stai meglio così.>>
Non che mi servisse la sua approvazione, ma saperlo certo mi fa stare meglio.
Prendo un bel respiro e gonfio il petto, ancora stretto tra le mie braccia. <<Allora, dove andiamo?>>
Quando Chris si gratta un po' la testa, dubbioso, mi sorge spontaneo credere che sia in difficoltà ma poi sorride –più a se stesso che a me- e mi fa un cenno con il braccio, spronandomi a camminare prima di lui. <<Se mi vuole seguire, signorina.>>
Rido mentre lo sorpasso e subito è al mio fianco. <<Tutta questa galanteria?>>
<<Sono nato galante.>>
<<Certo...>>
<<Sei vestita meglio oggi che al ballo scolastico; lo dico giusto perché sono un tipo attento ai dettagli.>>
Lascio cadere le braccia lungo i fianchi in una mossa di stanchezza, sbuffando un po', e Chris blocca il suo sguardo lì dove le mie braccia coprivano, poi si schiarisce la voce e guarda avanti.
<<Sì, beh, mi è stato detto che ero la ragazza meno femminile ma più eccitante della serata.>>
<<Chi ha osato definirti non femminile?>> fa lui, il tono scherzoso nell'aria mi mette finalmente a mio agio. <<Dovresti fargli vedere come stai con questo vestito, credo si ricrederebbe.>>
<<Ah sì?>>
<<Oh sì.>>
Rido ma lui sorride e basta e forse è più agitato di me anche se non lo da a vedere. Pensare a un Chris nervoso e fuori dal suo elemento mi suona strano, perché lui è sempre stato a suo agio in tutte e situazioni e quando non lo era cercavo di cambiare l'atmosfera; la maggior parte delle volte ci riuscivo. Forse dovrei farlo anche adesso ma non so come agire.
<<Elena ha insistito tanto...>>
<<Evviva Elena allora.>>
Rido ancora. <<Smettila, mi metti a disagio.>>
<<Ancora? Allora non hai imparato niente.>>
No, Chris, ho imparato tutto... <<Adesso tolgo le braccia, tu non fissarmi come fossi una sardina in mezzo a un branco di gatti.>>
<<Non ti ho fissato così.>>
<<Non hai fissato la scollatura?>>
<<Ah, intendi la tua scollatura? Allora sì, sono colpevole.>>
Rido ancora, e nonostante stiamo parlando delle mie tette e di ciò che vede Chris, non mi sento in imbarazzo. Non mi posso più sentire in imbarazzo con lui, non dopo tutto quello che è successo.
Ancora indecisa, lascio le braccia strette al petto, almeno finché lui non allunga le braccia e poi se le stringe al petto come me. <<Prometto solennemente di non guardarti come fossi una sardina in mezzo ad un branco di gatti.>> si schiarisce la voce e ripone le braccia lungo i fianchi. <<Ma non dico niente riguardo alle sbirciatine.>>
Arriviamo ad un bar un quarto d'ora dopo e sembra che il locale si specializzi nella colazione e nei dolciumi.
<<Perché qui?>> gli chiedo quando si siede ad un tavolo addossato alla parete che ha come sedie una bellissima panca rossa, con decorazioni dorate, che sembra comodissima. Perfetta per il mio didietro ammaccato.
<<Si comincia dal dolce, oggi.>>
<<Dal dolce?>>
<<Certo, così sono sicuro che comunque vada questa serata, ti sia servita una dose di cioccolato che meriti.>>
I miei occhi si fanno tanto grandi che quasi mi sento ridicola ma un sorriso idiota mi allarga le labbra e subito anche Chris sembra entusiasta. <<Ho pensato bene?>>
<<Hai pensato benissimo!>>
Quando il cameriere ci chiede le ordinazioni, Chris domanda se gli può essere servita una porzione di tiramisù e io sono indecisa su quello o su un profiterole al cioccolato con tanto di panna. Notando la mia indecisione, Chris mi esorta a scegliere tutto ciò che voglio e quello che voglio è proprio una bella dose di cioccolato. Per fortuna mi sono portata dietro un pacchetto di gomme da masticare.
<<Fammi indovinare.>> affermo una volta che il cameriere ci ha lasciato di nuovo da soli. <<Prossima tappa: pizza o fast-food?>>
Un ghigno gli increspa le labbra, la barba sta cominciando a crescere di nuovo sulle sue guance e anche se l'istinto mi dice di allungare un braccio e carezzargliela, la stringo contro la mia e resisto alla tentazione.
<<Pensavo piuttosto a un panino sulla spiaggia, con tanto di frutta comprata al mercato per strada.>>
<<C'è il mercato?>>
<<Chiude appena dopo cena.>>
<<Toccherà sbrigarci allora.>>
Il clima mi piace, anche il programma. Nonostante sia un appuntamento, in realtà si tratta di noi e sono felice del fatto che Chris non abbia programmato qualcosa di diverso rispetto al nostro stile. Dolci, panini, spiaggia... è tutto nel nostro stile e tutto così normale.
I dolci arrivano e io mi abbuffo subito, con Chris al seguito. Chiudo gli occhi per un istante godendomi la sensazione deliziosa del cioccolato fondente sulla mia lingua, e della crema che si scioglie in gola.
<<Buono?>>
Annuisco lentamente con ancora gli occhi chiusi e le papille gustative in estasi mentre sento lui ridere un po'; allora li riapro e Chris ha il cucchiaino in bocca e gli occhi socchiusi, splendenti, che mi guardano come fossi l'attrazione più esilarante di uno spettacolo di marionette.
<<Cosa c'è?>> domando quando ho ingoiato il boccone.
<<Il tuo amore per il cioccolato è talmente platonico che mi sorprende ci sia spazio nel tuo cuore per gli esseri umani.>>
<<Magari non ce n'è di spazio.>> sorrido dietro il cucchiaino mentre prendo un altro boccone e continuo a godermi il dolce più buono della serata, subito dopo la risata di Chris, ovviamente.
<<Touché.>>
Quando il cameriere torna, mi trovo costretta a combattere contro i suoi occhi e le mie braccia coprono ancora la scollatura per evitare di essere volgare; mannaggia a me e a quando do retta ai consigli di quelle sventurate.
Mentre usciamo, però, Chris mi poggia delicatamente le mani sulle braccia in un gesto veloce e istantaneo che mi fa comunque voltare verso di lui. <<Smettila di nasconderti, non si vede molto più di quanto vedrebbe la gente con un normale costume. E poi, è un vestito bellissimo, devi sentirtici sicura dentro altrimenti è inutile.>>
<<Da quando dai consigli alle ragazze su come sentirsi a proprio agio dentro un vestito scollato?>> Lo prendo in giro ma le mie braccia si abbassano al suo tocco e improvvisamente non faccio più caso a quando possa esser profonda la scollatura.
<<Direi da quando ti ho conosciuto e ho intuito quanti complessi si fanno le ragazze al giorno d'oggi.>>
<<Quali complessi ci facciamo? Sentiamo l'espertone.>>
Sorride e mi prende a braccetto per il suo lato sinistro mentre con l'altro braccio mi indica velocemente un paio di ragazze dall'altra parte della strada. <<Quelle due stano camminando a braccetto, come noi due adesso, e portano entrambe i capelli lisci e lunghi, dei pantaloncini corti e una maglietta che seppur non è scollata è più volgare del tuo vestito. Sicuramente stanno per raggiungere un gruppo di amici e ci tengono a presentarsi assieme, unite, così che nessuno si possa concentrare sulla singola figura di uno ma sulla loro comparsa insieme. Questo perché voi ragazze, seppur cerchiate di rendere le vostre figure ancor più attraenti di quel che già siete agli occhi degli altri, continuerete a volere la loro approvazione, indipendentemente da come siete dovete essere accettate e non importa quanti sacrifici dovrete affrontare.>>
Continua a tenermi a braccetto ma si concentra su altre figure, una coppia che sta camminando nella nostra direzione; si tengono per mano ma mentre lui è al telefono, probabilmente scrivendo un messaggio, lei usa le telecamera del suo per assicurarsi che non abbia i capelli in disordine.
<<Guarda quei due, ad esempio.>> dice il moro accanto a me. <<Se fossi in lui, poserei entrambi i telefoni e direi alla ragazza di smetterla di sistemarsi, perché va bene così. E se fossi in lei, toglierei entrambi i telefoni e direi a lui di smetterla di star in silenzio e darle qualche certezza.>>
Infine pone la stessa mano con cui ha indicato le varie figure e se la mette amabilmente in tasca mentre la mia, ancorata al suo braccio, non smette di stringerlo.
Con un cenno del capo indica una coppia di signori anziani, seduti su una panchina. Lei ha un fiorellino in mano mentre lui il giornale aperto tra le braccia; si tengono a braccetto come noi, la signora con la mano teneramente carezzevole sul braccio di quello che credo sia suo marito mentre lo ascolta parlare delle notizie e un sorriso flebile le increspa le labbra sottili mentre osserva l'uomo illuminato dal tramonto.
Passiamo davanti alla coppia e la signora ci sorride; io ricambio, Chris stringe il mio braccio al suo fianco, forse un riflesso del suo saluto.
È allora che osservo Chris, con gli occhi sbarrati e un'espressione da stoccafisso, mentre lui galantemente continua a tenermi a braccetto come se stesse accompagnando una dama del diciannovesimo secolo lungo un percorso accidentato. La luce del sole illumina i suoi occhi e se non sapessi quanto già sono belli, probabilmente lo scoprirei per la prima volta. Il tramonto ci illumina il cammino lungo questo grande marciapiede che si affaccia sulla spiaggia e sul mare e io mi ritrovo a pensare a quanto Chris, infondo, con i suoi vent'anni, sembri un ragazzo più che maturo. Dalla profondità dei miei diciassette anni, alla maturità dei miei diciotto e alla conclusione dei miei diciannove, posso affermare che Chris è sempre stato un uomo sotto mentite spoglie di ragazzo. Era uomo persino quando si divertiva come un vero adolescente: responsabilmente e per motivi logistici, di circostanza o puramente casuali. Dava e da tutt'ora un senso a tutto ciò che lo circonda, a tutto ciò che fa o dice, e questa è una delle caratteristiche che mi hanno fatto innamorare id lui.
Non che non lo sapessi già, ma ricordarlo mi fa riaffiorare dentro delle sensazioni bellissime che mi ero scordata di provare in sua presenza. Forse si tratta solo della consapevolezza che, per Chris, tutto ciò che vale la pena di vivere è importante, il resto non conta, e adesso sta vivendo con me. Quindi ne valgo la pena.
Valgo la pena, per lui.
<<Perché mi guardi così?>>
<<Come ti guardo?>>
<<Come se fossi l'unica salvezza della tua vita.>>
Gli sorrido nonostante il mio sguardo deve abbassarsi e la mia mano stringersi a lui. <<Ti guardo perché sei bellissimo.>>
Non interrompe la camminata e io non interrompe la mia, ma lo sento irrigidirsi; non si aspettava questa mia dichiarazione, così decido di continuare.
<<E bellissimo è il modo in cui osservi il mondo, me lo ero quasi dimenticato.>>
<<Non sono io a osservare il mondo, è il mondo a darmi materiale affinché io lo osservi. Senza i dettagli, Maggie, la vita sarebbe un ammasso di occasioni perse e vittorie semplicistiche. Tutto andrebbe avanti per inerzia. I dettagli fanno la differenza, ed è proprio ciò che osserviamo noi.>>
<<Ciò che osservi tu, vorrai dire.>>
<<Ciò che osserviamo.>> mi corregge ancora. <<Tu anche riesci a percepire i particolari, è raro saperlo fare. Bisogna catturare l'essenza della vita stessa.>>
Mi stringo ancora un po' a lui, mi piace questa nuova complicità, questa nostro modo di stare vicini senza sentirci inadeguati. <<Dici sempre cose perfette, ma dannatamente sconvenevoli.>>
Una piccola risata gli scuote il petto. <<Perché mai?>>
<<Sei tutto vita e sentimenti ed essenza dei particolari.>> gesticolo mentre parlo cercando di imitare la sua voce, e questo lo fa ridere ancora. <<E alla fine quello che dici non è nemmeno insensato, perciò non ti posso prendere in giro.>>
<<Vorresti prendermi in giro?>>
<<Forse, sono combattuta.>> faccio finta di riflettere ponendo una mano sotto il mento; poi con un gesto veloce la poso sul braccio di Chris, accanto a quella cui già è stretto. <<No, preferisco di gran lunga ascoltare il filosofo che è in te.>>
Sorridiamo ancora, incapaci di trattenerci. <<E io preferisco di gran lunga ascoltare i tuoi complimenti, ti prego, continua pure.>>
Il braccio libero lascia la stretta sul suo e mi ricade sul fianco. <<Quali complimenti?>>
<<Sbaglio, o prima ti è un uscito un bellissimo?>>
Alzo gli occhi al cielo, incurante di sembrare eternamente scocciata. <<Sapevo che me lo avresti rinfacciato prima o poi.>>
<<Non c'è nulla di male nel fare i complimenti, e ricollegandoci al discorso di prima, nemmeno a riceverli.>>
Alzo lo sguardo e inarco le sopracciglia, osservandolo guardinga. <<Sarebbe un sottile riguardo al mio non accettare i complimenti?>>
<<Togli il sottile, parlavo proprio di te.>>
Lui e la sua delicatezza... Faccio scoccare la lingua sul palato. <<Menti dicendo che non accetto volentieri i complimenti, magari non ci credo fino in fondo. Comunque, non mi facevi mai complimenti.>>
<<Oh, adesso sei tu a mentire.>> Con la mano destra mi alza leggermente la mano, carezzando le nocche e sistemando meglio il mio braccio sopra il suo, in un gesto così naturale che ne rimango sbalordita. <<Te ne facevo molti, ma non eri mai pronta ad accettarli o anche solo a capirli, dietro la sottile nebbia del mio sarcasmo.>>
<<Il tuo sottile sarcasmo, evidentemente, è terribile.>> ribatto scuotendo la testa divertita.
<<La tua insicurezza è terribile, ma adesso basta parlare di questo, ci sono dei panini che aspettano di essere mangiati.>>
Chris ci conduce fino a un chioschetto sulla strada all'interno di quelle riservate al mercato in città dove ordina dei panini semplici, poi afferra la busta che li contiene e si dirige verso un banco di frutta che sta per chiudere dove una gentile signora con la bandana sta mettendo via dei meloni.
<<Mi scusi, potrei comprare qualcosa?>>
<<Certo, ragazzo. Chiedi pure.>>
Chris si volta verso di me. <<Quale frutto vuoi?>>
Osservo le varie ceste, mi piacerebbe molto prendere una pesca o delle albicocche ma penso al fatto che non possiamo sbucciarle perciò mi butto sui mandaranci che con un facile gioco di unghie sono gestibili. Chris non ne ordina per se, e dopo che paga torniamo a passeggiare.
Arrivati in prossimità di una scalinata di plastica, scendiamo sulla spiaggia, lui con in mano la busta dei panini e io con quella della frutta. Schiviamo un paio di palloni che ci finiscono ai piedi e lasciamo passare un paio di famiglie prima di stabilirci in una zona non così appartata ma molto più libera. A quest'ora, solitamente la gente tende ad andare via dopo aver passato una rilassante giornata al mare mentre io, con mia madre, solitamente scendevo in spiaggia proprio a quest'ora quando il sole illuminava ancora il cielo ma calava lentamente e riversava sull'orizzonte un caldo perfetto.
<<È bellissimo.>> commento mentre osservo il tramonto scendere e andarsene piano, mentre dietro di noi un paio di lampioni si accendono e mentre gli schiamazzi della città lasciano spazio al tumulto delle basse onde sulla riva.
<<Sì.>> conferma Chris lasciandosi cadere sulla morbida, e adesso non più cocente, sabbia. <<È davvero magnifico.>>
Lo affianco e amabilmente cominciamo a mangiare i panini, creandoci uno spiazzo con delle bibite sempre prese al mercato e i fazzoletti ai nostri piedi. Una specie di pic-nic sulla riva di una spiaggia libera e non m'importa se sporcherò il vestito di sabbia; in realtà nemmeno ci ho pensato.
Non parliamo del tempo o del più, nemmeno del meno.
Quando gli chiedo come mai non ha preso alcun frutto lui comincia a parlarmi della sua paura per i meloni, al che io scoppio a ridere, e Chris si inoltra nella storia. Mi fa partecipare a esilaranti vignette riguardanti la sua infanzia e poi arriviamo a esilaranti vignette che riguardano la mia infanzia, il tutto mentre cominciamo e finiamo di mangiare i panini e mentre io mi adopero per aprire i mandaranci con la sola forza delle dita.
Quando non ci riesco, seppur i miei sforzi, Chris me lo sottrae gentilmente dalle mani e con le chiavi del furgoncino che ha in tasca fa un taglio, permettendomi così di finire di sbucciarlo.
<<Grazie.>>
Solitamente riesco a sbucciare questo tipo di frutta da sola ma la buccia di questo mandarancio sembra particolarmente dura e quando premo un po' di più uno schizzo mi finisce dritto nell'occhio facendomi urlare.
<<Aia, brucia!>>
In risposta, il moro accanto a me scoppia a ridere e si affretta a prendere un fazzolettino. <<Non strofinarti l'occhio che peggiori la situazione.>>
<<Brucia.>> continuo a lamentarmi.
Poi una sua mano è sulla mia guancia, tenendomi la testa ferma, e l'altra con in mano il fazzoletto si accosta delicatamente all'occhio. <<Stai ferma.>> mi sussurra ancora e io eseguo l'ordine, l'importante è che questo male smetti.
Inevitabilmente, quando comincia a porre delicatamente la sua mano sul mio occhio, mi viene da ritrarmi ma l'altra mano è ponta a tenermi ferma così alzo io un braccio e gli tocco le dita.
<<Fai piano.>>
<<Devi solo stare ferma.>>
Lentamente mi asciuga il succo e quando ha finito sbatto un paio di volte gli occhi facendo uscire una lacrima che mi affretto ad asciugare.
<<È una fortuna che non ti sei truccata.>> esclama accartocciando il fazzoletto con una mano e scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con l'altra.
Adesso che ho aperto gli occhi e che riesco più o meno a visualizzare la situazione, scopro Chris troppo vicino che si è appena irrigidito per il gesto naturale; subito dopo la sua mano cade sulla sabbia e lui abbassa gli occhi.
Sbatto ancora una volta i miei, mettendo finalmente bene a fuoco e la mia mano è sulla sua prima ancora che me ne renda conto.
<<Grazie, sul serio.>>
Lui ride. <<Non devi ringraziarmi, sei solo imbranata.>>
Scuoto un po' la testa. <<Non ridere di me.>>
<<Non rido.>> dice lui e mentre sto per ritrarre la mano, lui la afferra e intreccia le dita, lasciandole entrambe umide sulla sabbia. <<Sorrido con te.>>
Il sole è tramontato, la sera sta calando su di noi, e stiamo fermi sulla sabbia ormai fredda con le mani intrecciate.
Forse dovrei scioglierle, o forse non dovrei pensarci. La situazione è analoga a ieri sera, stessa situazione, stessa tensione; la mia mente non fa che ricordarmelo.
Eravamo così vicini, solo che adesso le nostri mani sono intrecciate e non so nemmeno il perché.
Sì, forse è meglio toglierle. Ma non vorrei scostarmi, mi sa di rifiuto. Voglio davvero rifiutare Chris? Forse sto solo esagerando, se scosto le nostre mani non vuol dire che lo sto rifiutando per sempre, oppure sì?
<<Maggie...>>
Quando mi richiama e mi giro verso di lui, è davvero troppo vicino. Ho l'impressione che voglia continuare ciò che le urla di Stefano ieri avevano interrotto.
<<Sì?>>
Non mi sono avvicinata, giuro, solo che il suo respiro mi è finito sul collo e sulle guance e lui continua a tenere gli occhi puntati nei miei.
<<Stai pensando troppo.>> la sua voce ridotta a un sussurro, conosco il perché dei suoi sussurri... Non era mai un buon segno; o forse era il migliore.
<<E tu troppo poco.>> ribatto, la voce ormai non più stabile ma flemmatica.
<<Ah sì?>>
<<Oh sì.>>
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Oh, oh oh... caprette!
Eccoci qui con il capitolo atteso del loro appuntamento, seppur sia solamente parte di questo. Devo ammettere che all'inizio della stesura del capitolo avevo intenzione di iniziare e finire il loro appuntamento ma alla fine le idee sono uscite fuori e mi sono trovata costretta a dimezzarlo in due parti, se così si può dire.
Quiiiiindi, ditemi un po' cosa ne pensate, like always. 😇
Commentate, commentate, commentate! Aspetto con felicità e eccitazione ogni parolina malata...
Annuncio che il prossimo aggiornamento arriverà al prossimo weekend, purtroppo non sono sicura di farcela prima, vi giuro che la scuola è davvero un ostacolo improrogabile. Quando non studio, scrivo, quindi sono in costante aggiornamento nella mia testa! Purtroppo il tempo per revisionare, rendere decenti le mie idee e pubblicare tende sempre più maggiormente (?) a zero...
Cooomunque, eccomi qui, spero di non avervi deluso troppo, so che molti di voi aspettano cose da quei due... eheheheh. Ragazze/i, ormai lo sapete, vi farò soffrire :)😈
Vi amo, però, questo lo sapete!❤
Grazie come sempre di tutto il sostegno, siete la mia felicità!❤
🐳 Tu non sei niente, figuriamoci la mia felicità...
P.S. Scusate eventuali errori
Al prossimo capitolo e buona serata, miei amores...
Xoxo❤
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