10 ~ Tutto ciò che conta
La mattina al campeggio si è prospettata interessante nonostante siamo dovuti andare via poco dopo l'ora di pranzo altrimenti avremmo perso l'autobus.
Poco dopo le prime luci dell'alba, ci siamo alzati e abbiamo fatto colazione assieme a tutti gli altri campeggiatori grazie al servizio. Qualche caffè e cornetto dopo eravamo pronti per rifugiarci nei bagni e cambiarci, soprattutto per darci una bella rinfrescata.
Quando sono uscita, un episodio strano mi ha coinvolta assieme al moro. Lo sentivo lamentarsi da lontano sul fatto che si fosse scordato qualcosa e quando mi sono avvicinata, ho scoperto si trattava del suo spazzolino. Senza pensarci due volte, gli ho offerto il mio per poi pentirmi, ridere e fare finta di niente. Ma poi lui ha accettato senza problemi e allora l'ho assicurato che me ne sarei comprato un altro una volta tornati in paese. E lui ha usato il mio.
Quando è uscito dal bagno, la consapevolezza che aveva appena utilizzato il mio spazzolino fece capolino nella mia testa pesante e mi fece fremere un po' la mente. Questo tipo di condivisioni io non le ho mai approvate, nemmeno quando le leggevo nei libri oppure vedevo nei film. Sono tipi di condivisioni che mi sembrano fin troppo intime, quasi ridicole. Eppure è stato un gesto naturale, spontaneo e anche se me ne sono pentita alla fine ho cercato di non pensarci troppo. Ne comprerò un altro, basta che il problema non si sia posto a lui.
Dopo esserci rinfrescati, abbiamo deciso di seguire il programma di Elena, ovvero fare un giro turistico al Tempio delle Rose. Ci ha presi una jeep verde militare e assieme a noi sono saliti un paio di ragazzi tedeschi e una piccola famigliola composta da madre, padre e figlioletto.
Il tempio consisteva in un agglomerato di resti architettonici composti da colonne di marmo bianco e liscio che si chiudevano attorno a un piccolo altare. Lo hanno chiamato Tempio delle Rose poiché, in modo del tutto naturale, attorno ai resti, sono cresciute rose selvatiche di tutti i colori, da quelle rosse, alle rosa e alle bianche. Ne ho prese un paio stando attenta a non ferirmi.
Elena ha voluto fare moltissime foto al tempio: una assieme a me e Lavinia, una assieme a Stefano, una tutti assieme scattata da un turista e un'altra da sola, per postarla sui social.
Anche io me ne sono fatta un paio, con Stefano e gli altri; la prima per inviarla alla famiglia a casa e le altre per ricordo. Quando Chris si è avvicinato e mi ha porto una rosa, io mi sono sbalordita per un attimo e poi l'ho guardata attentamente. Questa non era né rossa né bianca, ma a macchie; mi spiego meglio: aveva la base rossa, d'un rosso scarlatto simile al sangue, a tratti fin troppo scuro che sembrava inchiostro, ma delle macchioline simili a gocce bianche si spandevano su gran parte della superficie dei petali più esterni. Era un ibrido, un incrocio della genetica, ed era spettacolare.
A tutti, purtroppo, non è sfuggito il particolare di Chris che mi ha porto la rosa e di me che prima guardo lui, poi guardo la rosa e infine sorrido. Quando ho sentito il suono di un click mi sono voltata verso i ragazzi e ho trovato Elena con la macchinetta sul volto e uno sguardo estasiato. Chris mi ha lasciato la rosa e si è allontanato leggermente.
Allora Diego mi ha chiamata e io mi sono distratta con lui e con i suoi racconti del paesaggio, su quanto fosse meraviglioso. Aveva ragione, da qui la zona sembrava tropicale e perfetta, di uno stile settecentesco quasi immortale che mi ha fatto sorridere e pensare quanto potesse essere romantico il posto, e il tempio stesso, coperto così da labirinti di rose.
E adesso siamo a casa, io e Lavinia e vedere le foto, Andrew a preparare il pranzo assieme e Chris, Diego a fare qualcosa nella nostra camera ed Elena e Stefano chiusi nella loro. Da un'ora.
Quando siamo rientrati, loro non sembravano essere particolarmente tesi o preoccupati, poi però Elena è andata al bagno e quando è riuscita, con il volto pallido e gli occhi stralunati, ha trascinato mio fratello in camera e non sono più usciti.
<<Secondo te dovrei verificare che vada tutto bene?>> domando alla mia amica seduta sul divano mentre questa sorride per alcune foto.
Si volta leggermente per poi lanciare un'occhiata alle sue spalle, verso la porta chiusa. <<Lasciali soli con i loro problematici problemi di cuore.>>
<<Hanno problemi di cuore?>> L'idea che Elena, o perfino Stefano, non mi abbia detto niente nel caso in cui ci fosse stato qualche problema mi fa congelare lo stomaco. Ma io non mi sono accorta di niente e dubito che avrei potuto ignorare eventuali comportamenti sospetti.
Lavinia alza le spalle, posando la macchinetta al suo fianco e spegnendola. <<Non ne ho idea, suppongo si tratti di quello. Altrimenti cosa potrebbe essere?>>
Non ne ho idea nemmeno io.
<<Rossa, vieni qui. Ho bisogno di te!>>
<<Il mio, di cuore, chiama.>>> afferma Lavinia con un sorriso affrettandosi a raggiungere Andrew in cucina. Appena lei sparisce alla mia vista, Chris compare nel soggiorno, avvicinandosi a me e lisciandosi le pieghe dei pantaloncini con le mani.
Appena si ferma davanti alla mia figura, prendo lo slancio con le mani e mi alzo in piedi, sorridendogli appena.
<<Ascolta, io torno in albergo. Ho bisogno di un bel riposino.>> Annuncia incrociando le braccia al petto e sbadigliando un attimo dopo.
Anche io in realtà avrei bisogno di un bel riposino perché questa notte ho dormito poco, anzi pochissimo e sicuramente lui ancor meno di me. La sensazione della sue mani su di me mi brucia ancora forte nei pensieri e quando i nostri occhi si incontrano lui mi scruta come se li sapesse ancora leggere benissimo e quindi conoscere ogni mio più sfizioso pensiero.
Non arrossire, non arrossire...
<<Va bene, anch'io vorrei stendermi un po' sul letto.>> Sto per chiedergli quando ci rivedremo ma lui mi ha già dato le spalle e si è diretto alla porta.
Sono indecisa sull'accompagnarlo o meno, mi sembra così inutile eppure così istintivo. Alla fine mi lascio guidare dalle gambe la mia mano è sulla porta prima ancora che esca. Poi si gira e mormora: <<Andrew mi ha detto che questa sera andrete al Gallico se non siete troppo stanchi. Tu andrai?>>
Non sapevo avessimo questo programma ma probabilmente lo ha stilato Elena e tutti vorranno seguirlo.
<<Tu verrai?>> decido di di ribattere alla fine.
<<Probabile.>> risponde con leggerezza e io scuoto le spalle.
<<Allora è probabile che anche io venga.>>
Fa un singolo gesto del capo e poi mi ridà di nuovo le spalle, percorrendo il vialetto svelto fino al furgoncino. Chiudo la porta prima che lo possa sentire partire e ritorno sul divano.
La porta della camera di Elena e Stefano si apre ferocemente e la bionda esce a grandi falciate lasciandosi dietro la striscia di una frase: <<... non voglio parlare di questo argomento.>>
Cammina impettita fino al soggiorno mentre Stefano la chiama, senza alzare troppo la voce. Io mi sto per alzare ma lei fa un segno con la mano e mi supera raggiungendo la cucina. <<Tra quanto è pronto?>>
Non sento la risposta ma Elena annuisce veloce e torna in soggiorno, chiudendosi in camera e lasciando fuori mio fratello che alza le braccia e il volto al cielo, mormorando: <<Perché a me? Che cosa ho fatto di male?>>
<<Che cosa succede?>> cerco di intromettermi ma lui mi ignora. Apre la porta ma la trova bloccata, allora gli esce un piccolo ringhio dalle labbra.
<<Lel, apri la porta.>>
Nessuna risposta. <<Elena...>>
Niente. Mentre mi avvicino, Stefano continua a inveire. <<Maledizione!>>
Lancia una manata alla porta che mi fa sussultare e poi si gira, diretto a sparire chissà dove. <<Ma cosa succede?>> domando ancora, con più insistenza.
<<Ha bloccato la porta con una sedia e una valigia!>> risponde a modo mio fratello mentre se ne va. <<Non si riesce a ragionare con lei.>>
E poi è sparito.
Mi avvicino titubante alla porta, cercando di aprirla ma questa è bloccata. Chiamo la mia amica piano e mi sembra di ritornare a quando, due anni prima, si era rifiutata di parlarmi e io l'avevo cercata a casa sua. Adesso, invece, sento che la porta si sblocca ed Elena mi fa entrare.
Quando sono davanti a lei, noto che sta mettendo in ordine. È una sua fissa, come me, mettere ordine fuori quando c'è disordine dentro.
<<Qualcuno mi vuole spiegare per cosa avete litigato questa volta?>>
Senza fermarsi né guardarmi, risponde: <<Non abbiamo litigato.>>
<<Quello cos'era? "Giochiamo che ti lascio fuori?">>
<<Si è solo scaldato un po'. Dovevo farlo sbollire.>>
<<A me sembra che quella che deve sbollire sei tu.>> mi accascio sul letto e osservo le sue mosse frenetiche di qua e di la, per tutta la stanza. Al suono delle mie parole si blocca e mi fissa, ha gli occhi un po' lucidi e il volto ancora pallido. <<Da che parte stai?>>
<<Da nessuna dato che non capisco cosa succede.>>
<<Bene, perché non succede niente.>>
Si è chiusa, l'ho capito, non posso farci niente. Quando Elena si chiude, solo a una persona è permesso entrare, solo una persona ha la chiave, e la mia l'ho ceduta a Stefano da più di un anno.
Con sospiro faccio per uscire e un attimo dopo lei mi segue, insieme sistemiamo la tavola per il pranzo e poi raggiungo Diego in camera.
<<Cosa ci fai con il mio mazzo in mano?>> gli chiedo appena lo vedo girare per la camera con il piccolo vaso di fiori che ho creato grazie alla mia raccolta di questi giorni. Diego tiene con una mano il mazzo e con l'altra dei vestiti.
<<Sto mettendo in ordine, hai lasciato tutto sparso.>>
Mi avvicino e lo aiuto. <<Come sei preciso, perché non puoi essere più maschio per una volta?>>
Raddrizza le spalle con fare annoiato e offeso. <<Più maschio di così?>> Imita la mossa di Ercole e poi fa finta di pompare il muscolo. Rido e gli tiro una maglietta sgualcita. <<Ma smettila.>>
<<E tu perché non sei a pendere dalle labbra di Preziosi?>>
Se la sua vuole essere una battuta, non fa ridere. Poggio il vaso sul comodino e mi avvicino alla porta. <<È andato via.>>
Diego mi raggiunge e ci avviciniamo al tavolo, dove ci aspettano tutti. <<Come mai?>>
<<Va in albergo a dormire, questa notte è rimasto sveglio.>>
<<Tu lo sai perché...?>>
Aspetta che io finisca la frase ma mi mordo le labbra e mi siedo, tagliando il discorso a metà. Non ho bisogno anche della ramanzina di Diego e di quanto lui disapprovi tutto questo, scommetto che se sapesse delle lettere, di ieri sera e di tutto il resto, infondo, farebbe di tutto per cercare di convincermi a lasciar perdere. Le sue ragioni potrebbero perfino riuscire a convincermi ma io non voglio ed è per questo che non ne parlo con lui e svio i discorsi. Non voglio ancora lasciar perdere niente.
A tavola, l'aria è colma di tensione e sporadiche occhiatine tra me, Stefano, Elena e Lavinia, gli unici che sappiamo del malessere della coppia e del loro presunto mancato litigio. Osservo Elena con i capelli sciolti e l'aria ancora pallida che evita accuratamente lo sguardo di Stefano ma che allo stesso tempo resta con il volto fiero e incline all'impassibilità. Ho già visto quell'espressione, milioni di volte su viso di Chris, quando lui non era ancora un libro aperto con me e si nascondeva. Capisco perché Stefano possa essere ferito da questo comportamento, se Elena è chiusa perché non dovrebbe lasciarlo entrare? Non conosco le loro ragioni, in fondo sono solo affari dei due, ma capisco tutto il resto: la distanza che mette Elena quando diventa insicura e invece l'insistenza di Stefano quando ci tiene. A pensarci adesso, i loro stessi caratteri sono fatti per non incontrarsi mai, neppure a metà strada. Elena scappa, Stefano non rincorre, Elena si chiude, Stefano vuole tutto aperto, Elena si arrende, Stefano va avanti. Sono fatti così e come abbiano fatto a incontrarsi, seppur ci fosse amore, mi è ancora ignoto. Insieme non si completano, insieme si allontanano, si scheggiano. Ma non siamo pedine o pezzi di puzzle, quindi l'amore, se chiama, è inevitabile. Se ti colpisce, è incurabile.
E loro sono innamorati, di questo ne sono tutti consapevoli, soprattutto loro. Devono solo riuscire a ricordarselo a vicenda più spesso.
<<Questa sera usciamo, giusto?>> decido quindi di interrompere il silenzio mentre tutti mangiamo piano, cercando di far meno rumore possibile con le posate che sbattono sui piatti.
<<Elena aveva programmato così, l'ho perfino detto a Christian.>> mi risponde Andrew mentre la bionda annuisce. <<Va bene a tutti andare al Gallico?>>
Tutti assentiamo e il pranzo continua nel silenzio di parole troppo pesanti e di pensieri troppo profondi.
Mando un messaggio a Chris nel pomeriggio ma lui non risponde e così sono tentata di chiamarlo ma alla fine desisto. Prima o poi lo vedrà e anche se non risponderà, basta che sappia che noi usciamo e che se vuole, può raggiungerci. Elena si autoimpone nella mi stanza cacciando Diego per il sonnellino pomeridiano e subito ci raggiunge anche Lavinia. Cerchiamo di chiedere spiegazioni alla bionda e di estorcerle qualche informazione ma lei è una tomba che decide di non dirci niente, che non c'è niente di cui parlare e che vuole solamente dormire. Con dei sospiri delusi e sconfitti, lasciamo che siano i sogni a darle il conforto che le serve se noi non ci riusciamo.
<<Hai visto Elena e Stefano?>> domando urlando all'orecchio di Lavina mentre questa smette momentaneamente di ballare e si ferma per rispondermi.
<<Sono usciti qualche minuto fa, suppongo siano sulla spiaggia.>>
Annuisco veloce e lascio che si diverta con il ragazzo mentre raggiungo Diego al bancone.
<<Sono usciti.>> lo informo. Le luci rosse e blu continuano a colpire i nostri volti in maniera disordinata creando contrasti con i nostri occhi che mi fanno venire mal di testa. Faccio un cenno del capo verso l'uscita. <<Vado a cercarli, mi accompagni?>>
Lui scola il bicchiere che ha davanti, di non so quale alcolico, e continua a fissare un punto lontano alle mie spalle. Così mi volto, notando che una ragazza, in pista, ci sta guardando; o meglio, sta guardando Diego. Stanno flirtando con gli occhi e io sento una forza interna suggerirmi di spostarmi. Quando torno su di lui i suoi occhi sono nei miei. <<Ti raggiungo tra pochissimo. Puoi anche aspettarmi qui se vuoi.>>
Gli tocco brevemente la spalla, così che la mora in pista capisca che glielo lascio volentieri. <<Non ti preoccupare, vai a divertirti. Di agli altri che sono uscita.>>
Annuisce brevemente e io mi dirigo fuori dove subito l'aria afosa fa contrasto con quella climatizzata del locale, più fresco.
Il mare questa notte è calmo, nel cielo le stelle sono ben visibili e non coperte da alcuna nuvola. Non fisso tanto il cielo intenta a cercare con lo sguardo Elena e Stefano. Non ho intenzione di intromettermi ma assicurarmi che stiano perlomeno bene; se sono usciti per litigare di nuovo non si prospetta una buona serata, spero piuttosto che stiano risolvendo.
Quando i miei occhi incontrano un ragazzo con la camicetta bianca e i pantaloni scuri, subito mi avvicino, posandogli una mano sulla spalla.
<<Chris, credevo non venissi...>>
Il ragazzo si volta, ma non è Chris. Mi blocco subito e faccio un passo indietro. <<Oh, scusami, ti ho confuso per un altro ragazzo.>>
Questo mi sorride, socchiudendo un po' gli occhi. <<Sei italiana.>>
Apro leggermente le labbra, cercando di trattenere il verso di stupore che preme per uscire. <<E tu sei un maschio, che osservazioni interessanti.>>
Mi mordo la lingua troppo lunga e faccio qualche passo indietro, pronta per dirgli addio. Da lontano l'ho scambiato per il moro perché portano lo stesso taglio, seppur mi rendo conto solo adesso, da vicino, che la sfumatura di colore dei capelli dello sconosciuto è indubbiamente più chiara. Anche da dietro potevano sembrare simili, la stessa altezza e spalle ben piazzate.
Lo sconosciuto ride e sembra non volermi ignorare. <<Scusa ma mi è difficile incontrare italiane in questa città. Con i miei amici ho trovato solamente stranieri.>>
Strano, per noi non è stato così difficile. È vero che vi sono molti stranieri, ma non solamente. <<Ne ho incontrati alcuni anch'io.>>
Non so proprio cosa inventarmi e quando questo fa per dire qualcosa io lo interrompo subito. <<Scusami se ti ho confuso, buona serata.>>
Gli do le spalle e proseguo il mio cammino finché non mi inoltro sulla spiaggia, questa volta senza togliermi le scarpe perché sono chiuse.
Quando mi arriva un messaggio e i miei jeans tremano un po', lo sfilo contro voglia e continuo ad osservare la spiaggia, che sembra libera, aspettando di veder comparire le due figure amiche. Poi leggo il messaggio.
Da Chris: Sono qui ma non riesco a trovarti
Sulla spiaggia.
Ora ho la certezza che Chris sia venuto e che mi sta cercando, nonostante non mi abbia risposto questo pomeriggio. Poco importa, alla fine è venuto. Non mi muovo aspettando che mi raggiunga e quando me lo ritrovo vicino, sobbalzo.
<<Credevo ti aspettassi il mio arrivo. A cosa stavi pensando?>> Sono le sue prime parole prima che anche lui si metta a scrutare la spiaggia a destra e a sinistra.
<<Elena e Stefano, sono usciti e credo stiano litigando.>> Gli spiego brevemente, ancora distratta.
<<Quindi?>>
<<Quindi voglio assicurarmi che vada tutto bene.>>
<<Dovresti lasciarli stare, per un po'.>>
<<Come?>>
Mi volto verso di lui sorpresa, prendendolo a guardarmi. <<Sono affari loro dopotutto, no?>>
Gonfio il petto inorgogliendomi e distanziandomi un po' da lui. <<Sì, certo, non voglio intromettermi. Solo assicurami che la situazione non stia degenerando.>>
<<E perché dovrebbe degenerare?>>
Sbuffo. Non lo so perché dovrebbe, ma c'è sempre questa possibilità. Alla fine mi arrendo.
<<Va bene, hai vinto. Lascio perdere, ma se succede qualcosa e io sarei potuta intervenire sarà colpa tua.>>
Alza le mani in segno di completo assenso. <<Prendo pieno atto delle mie responsabilità. Vieni, facciamoci una passeggiata.>>
Non me lo faccio ripetere due volte, tornare nel locale significherebbe restare sola al bancone mentre le luci mi fanno girare la testa oppure continuare a cercare Elena e Stefano covando nel profondo di non trovarli per evitare spiacevoli sorprese. Forse Chris ha visto lungo, se davvero sta succedendo qualcosa tra loro due, il mio cuore non è pronto a saperlo.
Almeno così starò in compagnia; con Chris.
Dopo i primi passi, lui si infila la mano nella giacca nera. <<Vado subito al sodo. Non ho intenzione di rimanere a lungo, in realtà. Sono qui solo per darti questa.>>
Abbasso lo sguardo sulla sua mano che tiene ora una lettera bianca. Un po' sorpresa, la prendo tra le mani. <<È la seconda lettera?>>
Annuisce piano e si risistema le mani dentro le tasche. <<Pensavo che potremmo leggerla insieme e poi io tornerei in albergo.>>
<<Perché resti così poco?>>
Fa una piccola smorfia con gli occhi, incavando un po' le guance. Qualcosa non va. <<Non sono in vena di uscite particolari, questa sera.>>
<<Allora perché sei qui?>>
<<Te l'ho detto, per darti la lettera.>>
<<Potevi aspettare domani o un altro giorno.>>
Non risponde, continuiamo a camminare sulla spiaggia, io stando attenta a non bagnarmi le scarpe.
Poi sospira piano, grattandosi il collo. <<Allora, vuoi leggerla si o no?>>
Certo che voglio leggerla, ma potevo aspettare un momento che fosse adatto anche a Chris. Alla fine interrompo la mia camminata e mi accascio sulla spiaggia, sotto lo sguardo curioso del ragazzo.
<<Che cosa fai?>>
<<Leggo la lettera.>> rispondo con fare ovvio mentre comincio ad aprirla.
<<Giusto.>> mormora lui prima di accasciarsi al mio fianco e incrociare le gambe sotto il suo corpo.
Mentre assaggio con gli occhi le prime parole, scoppio a ridere.
<<Che cosa ti prende ora?>>
<<È imbarazzante!>> Stringo la lettera al petto mentre mi piego leggermente in avanti.
Chris mi fa una piccola pacca con il gomito. <<Ne abbiamo fatte di cose ben più imbarazzanti di questa, noi. Avanti, leggi.>>
Con una smorfia lo ascolto, schiarendomi la voce.
<<A Maggie...>>
Chris mi interrompe subito. <<Non ad alta voce.>>
<<Hai detto di leggerla assieme.>>
<<No, ho detto che ne avremmo parlato insieme. Devi leggerla tu.>>
<<Quanto sei complicato.>> sono le mie ultime parole prima che le sue prendano il sopravvento.
12 Ottobre
A Maggie.
Sono tornato, scusa se ci ho messo tanto a racimolare nuove parole per te. Sono passati, quanti, due mesi?
Dovevo pur scrivere qualcosa di nuovo in questa lettera!
Perché ho scelto di scriverti oggi? Perché attualmente mi trovo seduto nel corridoio umido di un treno di provincia con uno zaino colmo sulle spalle e la notte che incombe fuori dai finestrini appannati. Ho lasciato la casa di Francesco alla fine di Agosto con un bel gruzzoletto nelle tasche. Adesso però, l'ho quasi terminato.
Il lavoro a Venezia è stato utile, alla fine. Giusto, tu non sai niente. Da dove comincio? Sono rimasto a Venezia per tutto il mese di Settembre perché lì, un amico di mio fratello lasciava l'appartamento e me l'ha affittato a un prezzo minimo. Sotto l'appartamento c'era un piccolo bar barra tabaccheria e mi hanno assunto il mio secondo giorno di permanenza. Venezia è una città bellissima! Dovresti proprio visitarla, scommetto che ti piacerebbe molto. Ci sono molti negozi per turisti con maschere di carnevale o di tutti i possibili argomenti che ti possono venire in mente. Ne ho comprata una, per ricordo, adesso la conservo gelosamente in una tasca del mio zaino.
Il treno è scomodo e ti sto scrivendo con l'inchiostro del barista che si è offerto gentilmente di prestarmi la sua penna. Più tardi gliela dovrà restituire.
Non sono riuscito ad affittare una cuccetta singola per cui dovrò dormire assieme a degli sconosciuti ma poco importa, dubito dormirò sul serio.
Comunque, adesso mi sto fermando un paio di giorni in ogni tappa di questo treno, prendendolo di tanto in tanto e rimanendo nei corridoi se mi è possibile. Trovo confortante osservare i paesaggi che cambiano da qui, dandomi la sensazione che tutto svanisce sotto i miei occhi ma anche che faccio parte del mondo, nel mio piccolo.
Quando guardo il mio riflesso ai finestrini sporchi, però mi sorprendo del mio stesso aspetto: sembro un barbone, con i peli in faccia, e ne ho persino l'aspetto, ma ti giuro che riesco a lavarmi con regolarità! Chi l'avrebbe mai detto, eh?
Mi chiedo cosa stai facendo tu al momento. In questo stesso periodo, esattamente un anno fa -se non ricordo male- abbiamo sigillato il nostro patto, ricordi? Io sì.
Mi scuso per non essere lì a ricordartelo di persona. Sappi che la mia ricerca continua assiduamente.
Christian
<<Dio, ricordo ancora i viaggi in treno, che incubo.>>
Chris deve aver capito che ho finito di leggere da come ho stretto la presa sul foglio una volta aver letto il suo nome.
Ignoro il suo ultimo commento e ripiego la lettera con cura, cercando di decidere mentalmente quale domanda porgli per prima.
Infine opto per un'esclamazione, niente domande per adesso.
<<Il dodici ottobre mi stavo preparando per un compito in classe, se non sbaglio. Oppure ho fatto un compito in classe, ora non ricordo.>>
Mi osserva delicatamente, cercando forse di interpretare i miei pensieri ma io mi sforzo per tenerlo lontano ancora per un po'.
<<Ti è piaciuta davvero Venezia?>>
<<Oh, sì, moltissimo. La città dell...>>
S'interrompe e io non lo sguardo. <<Dell...?>>
<<Niente.>>
<<Finisci.>>
<<Dell'amore.>>
<<Ah, giusto. Deve essere bellissima allora. Forse un po' troppo annacquata.>>
Cerco di sdrammatizzare non riuscendoci e sentendomi una completa idiota.
<<Sì, sono caduto da una gondola.>>
Mi volto verso di lui e, notando quanto sia serio, scoppio a ridere. <<Sei caduto da una gondola?>> ripeto per ottenere conferma. <<Come hai fatto?>>
Lui alza un po' le spalle nonostante non riesca a nascondere un sorriso divertito, evidentemente ricordandosi dell'accaduto.
<<Sai, c'era l'uomo che remava e una coppia davanti a me, io volevo andare su una gondola quindi mi hanno costretto a stare con loro. Poveri, quei due, probabilmente volevano stare da soli. Così ho cercato di stare il più lontano possibile ma ho solo sbilanciato la barchetta e ho ribaltato tutti, compreso il rematore.>>
Continuo a ridere asciugandomi una lacrima che sta per uscire dall'occhio mentre mi accascio su di lui, che ridacchia di conseguenza.
<<Non c'è da ridere, è stato pericoloso.>>
Niente, continuo a ridere. L'idea che possa essere caduto da una gondola risulta esilarante per la mia testa che continua a propormi quell'immagine.
<<È intervenuta la polizia.>> continua a borbottare il moro rimettendomi dritta quando mi accascio su di lui, ancora scossa dalle risa. <<Mi sono traumatizzato.>>
<<Ora hai paura delle gondole?>>
<<Ora ho paura dei soccorritori! Non sai quanto mi abbiano urlato contro.>>
Mi calmo dopo altri cinque minuti passati sotto le lamentele continue di Chris che nel frattempo cercava di non cedere al divertimento come me e rimanere inorgoglito.
Quando sono tranquilla, e solamente un sorriso aleggia sulle mie labbra, sono pronta a riprendere il discorso "lettera".
<<Com'è stato il resto del viaggio?>>
<<Faticoso, mi sentivo una mina vagante, senza mai una meta.>>
<<Forse un po' lo eri.>>
<<Forse un po' lo sono ancora.>>
Lo guardo per prima ma poi i suoi occhi incontrano i miei e io mi chiedo come abbia fatto a confondere quello sconosciuto con lui e con i suoi lineamenti. Mi giustifico con il fatto che fosse girato e che io non avevo gli occhiali ma, soprattutto, che lo stavo aspettando.
Perché dovrebbe essere una mina vagante quando è qui, con me? Io non lo sono se c'è lui, non lo sono mai stata. Chris mi ha sempre fatta sentire apposto, come se appartenessi a questa vita e dovessi impegnarmi per farne parte perché nulla è dovuto e bisogna guadagnarsi un posto nella vita di tutti e di tutto. Io ho faticato per guadagnare un posto in quella di Chris quando lui lo aveva già nella mia. Ma questo lui non lo sa, o perlomeno non lo sapeva prima.
Adesso però, da come mi guarda e da come si sta avvicinando, sembra che sappia tutto.
Sembra che sappia come gestire questa situazione, come ha sempre fatto, con naturalezza e coraggio. L'audacia che mi è sempre mancata e che solo lui riusciva a far emergere adesso sembra essere morta.
Chris si avvicina e io respiro il suo fiato.
Scappa, corri, va via...
Devo fuggire, devo andare via ora. Oppure sarà troppo tardi.
E Chris è troppo vicino.
Non ora, ti prego...
Perché non mi muovo?
<<Maggie...>>
<<Perché sei tutto ciò che conta, per me!>> La voce di Stefano mi fa ridestare, scatto indietro e balzo in piedi, guardandolo dal basso. Lui è ancora sporto, sorpreso dal mio scatto ma rimane immobile, come se dovesse fare i cinti con il fato che non ci sono più accanto a lui.
<<Stefano, ti prego...>>
E questa è la voce di Elena. Volto lo sguardo mentre Chris si alza e mi affianca. Le due figure finalmente fanno capolino dall'altra parte della spiaggia, Stefano è di fronte alla ragazza, che sembra in procinto di andare via se non fosse trattenuta dalle dita incastrate di mio fratello tra le sue.
<<No, non mi supplicare così. Non lo fare, Elena. Perché non capisci?>>
<<Perché non va bene, quello che hai detto è ingiusto.>>
<<Non è ingiusto amarti!>>
<<Che cosa succede?>> mi volto verso Chris che è sorpreso più di me mentre Elena finalmente riesce a sganciarsi dalla presa di Step e a camminare veloce dentro il locale.
Con un sospiro avvilito, lascio che la parte malinconica della situazione abbia la meglio su di me e incurvo un po' le spalle.
<<Hanno litigato, te l'ho detto.>>
<<Non mi sembrava un litigio, piuttosto una dichiarazione.>>
<<Con Elena è tutto molto più complicato di quello che sembra.>>
Appena pronuncio quelle parole, sento che il soggetto della frase potrebbe perfettamente essere anche un altro: Chris. Con Chris è sempre tutto molto diversa rispetto a ciò che sempre e delle volte persino complicato. Altre, estremamente e banalmente semplice.
<<Sarà meglio che entri, questa volta devo farmi avanti per uno dei due.>>
Lui fa un passo avanti con me. <<Io torno in albergo. E Maggie...>>
S'interrompe ancora, per la seconda volta questa serata e la cosa mi fa sorridere. <<Sai che odio quando non finisci le frasi.>> cerco di imitare la sua voce facendolo sorridere anche se esce fuori qualcosa di tirato e un po' costruito.
<<Scusa, probabilmente non è il momento di fare proposte complicate.>>
Blocco la mia camminata. <<Oh, no. Ti prego, distraimi.>>
Stringo tra le mani la lettera mentre lui sfila le mani dalla giacca. <<Se ti scrivessi i dettagli per messaggio? Ora non li ricordo.>>
<<Dettagli?>> La cosa mi insospettisce. <<Devo preoccuparmi.>>
<<Ma no, sono solo stanco.>>
<<Aspetto il messaggio, allora?>>
Annuisce veloce e mi da le spalle. <<Buonanotte.>>
Non faccio in tempo ad entrare nel locale e a raggiungere i miei amici che il mio cellulare riceve un messaggio e lo tiro fuori lanciando un'occhiata a Chris. Sta riposando nei pantaloni il suo di telefono.
Inconsapevolmente le mie labbra si distendono.
Da Chris: Domani, il terzo venerdì del mese, io e te, dalle 19.00. Mi devi un appuntamento, giusto? Spero ti possa distrarre abbastanza.
****
Non ci credo, è passata la mezzanotte da solo un quarto d'ora ed è già Lunedì! Scusate, avrei voluto aggiornare prima ma sapete che sono partita e, dato che vi avevo promesso il capitolo, mi sono sforzata per aggiornarlo il prima possibile.
Mi scuso se sembra frettoloso anche se non vorrei dare questa impressione quindi ditemi cosa ne pensate.
Finalmente la seconda lettera, eh? E nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle con il primo appuntamento. Voi cosa vi aspettate che succeda?
Commentate, commentate, commentate!
Ne approfitto per dire che il prossimo aggiornamento sarà, ahimè, Lunedì perché saltando la scuola per un paio di giorni ho tanto da recuperare. Dovrete pazientare, mi dispiace.
Bene, ora vi lascio che sono stanca morta, spero di avervi strappato almeno un piccolo sorriso.
Grazie di tutto (Soprattutto per il successo di Prima di te nessuno mai, ragazzi come siete fantastici!)💓
Vi amo infinitamente.❤
🐳 Come sempre, te no! Ma ricordate la #Gedino regna sempre, costantemente! (Gelato + budino, per chi non lo sapesse)
Notte notte, caprette, al prossimo appuntamento!
P.S. Scusate eventuali errori
Xoxo❤
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro