UNA VITA GAJARDA
Viscerale.
E' l'aggettivo che ha accompagnato il modo di vivere di questa donna.
Rapporto vissuti senza filtri col padre, con l'amore, con l'arte e con la sua città.
E' vero.
Avete visto che amo non dare troppe coordinate nel primo capitolo dedicato alle protagoniste di quest'opera.
Non dico mai subito di chi parlero'.
Anche dal punto di vista fotografico non svelo subito immagini chiare dell'artista, cominciando se possibile da ritratti da bambina.
E' un modo per concentrarci sul romanzo della loro vita di "donne interrotte" senza farci distrarre da altro.
In questo caso non ho trovato foto ne' della bimba ne' della ragazzina.
Forse perché fu artista per caso, senza passato.
Al contrario farò un'eccezione sui luoghi, in questo caso, perché l'amore per la sua città mi ha costretto a modificare il titolo del capitolo d'apertura per definire la sua vita: più che viscerale... gajarda!
L'aggettivo dialettale fa intuire dove ci troviamo.
Viscerale con la città.
Amerà ogni angolo del suo quartiere natio al punto che spostarsi dagli angoli frequentati da bambina la faceva stare male.
Poi diverrà cittadina del mondo con lo stesso trasporto e la medesima curiosità di conoscere che la porteranno a lasciare il suo luogo d'origine.
Poi si ritroveranno.
Viscerale con l'arte.
Parliamo qui di un'artista che assorbiva il meglio dalle altre culture.
Una delle prime donne in Italia a firmare le sue canzoni.
Una cantante che alla tecnica preferiva il cuore: se è notorio che s'insegna a cantare col diaframma per non sforzare le corde vocali, lei non si poneva il problema perché cantava direttamente con l'anima.
Un vivere intensamente l'arte che le fece odiare tutto il contorno fatto di business e rapporti senza radici sincere.
Ciò la porto ad abbandonare le scene in più occasioni.
Poi si ritroveranno.
Viscerale col padre.
Vittorio, ambulante con ambizioni artistiche, passava la domenica sul fiume in un barcone a prendere il sole e cantare: pagnottella, frittata e un buon bicchiere di vino.
Maria Teresa (nella foto) era la sorella più grande di cinque anni, ma papà si legherà subito e per sempre a doppio filo con la piccolina.
Forse per istinto di protezione?
Ancora bambina, infatti, avrà un brutto incidente alla gamba e trascorrerà un lungo periodo di immobilità per il quale abbandonerà la scuola in quarta elementare.
Papà sarà fonte di ispirazione e di irrequietezza: da un lato le aprirà le porte della musica, trasmettendole gran parte del repertorio tradizionale locale, dall'altro con i suoi modi tirannici la allontanerà involontariamente da casa.
Poi si ritroveranno.
Viscerale con l'amore.
Trasporti affettivi senza collegamento razionale col tempo: incontrarsi, amarsi e lasciarsi andare nel vortice delle emozioni.
Il risveglio da queste relazioni, però, trovavano una donna alla quale rimanevano dubbi terreni sulla solidità del rapporto e si rendeva necessaria la fuga dall'amore.
Poi si ritroveranno.
Viscerale con la vita, infine.
Morta a sessantuno anni, viveva quasi da eremita in campagna, in preda ai suoi ricordi annebbiati da troppi antidepressivi.
Che alla fine si sia suicidata volontariamente o sia caduta accidentalmente dal suo balcone poco importa quindi.
Resterà la sensazione che quel volo di sette metri sia stato comunque... gajardo.
Come lei.
Rimasta incollata ad ogni crepa dei muri delle strade della propria città.
Di chi parleremo, secondo voi?
C'è stata una foto o qualche fatto anticipato che vi ha fatto capire di chi si tratta?
Volete provare ad indovinare di chi fu questa vita gajarda?
Ecco un indizio "eterno"...
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro