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MIA MARTINI (1947-1995)

12 maggio 1995.

Quando Mia Martini venne trovata in pigiama, nella sua casa varesina, senza respiro e riversa sul letto, con la mano protesa verso il telefono, in realtà era già morta da un paio di giorni.

Mimì era abituata a combattere da sola.
E lo canta a squarciagola nel brano "Donna" del 1989 che apre questo capitolo.

Ma lei era purtroppo anche una "Donna sola", come il titolo di un suo brano di dieci anni prima.

Riassumendo era, dunque, una donna sola abituata a combattere, ma quel giorno che morì aveva deposto le armi. 

In realtà non era morta solo quel giorno.
Lo era stata tante volte durante il suo passaggio su questa terra, anche quando Mimi' era la cantante Mia Martini circondata da tanta gente.

Perché erano diverse.

Non perché stiamo parlando di una donna dalla "doppia faccia", pubblica e privata, ma semplicemente per la diversità di reazione alle contrarietà.

Mia Martini era abituata a lottare e risollevarsi dai momenti di crisi professionale, mentre Mimi' non sempre riusciva ad andare contro la continua merda che gli altri le tiravano contro.

E ne ebbe tanta di questa roba addosso.

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Si era sentita sola già in famiglia, prima ancora di prendere un microfono in mano, per colpa di papà.

Un padre che, a detta della sua altrettanto famosa sorella cantante Loredana, "si toccava" nella stanza delle sue bambine mentre loro fingevano di dormire per paura.

Un rapporto fortissimo quello con questa sorellina, con cui condivise sia il giorno che il mese della nascita.

Insieme confidenze e amici, persino qualche flirt con lo stesso uomo come quello con Red Canzian, bassista dei Pooh, negli anni settanta.

In comune anche un autore come Ivano Fossati.
Ma questo, lo vedremo dopo, sarebbe stato meglio evitarlo.

Un rapporto con la sorella non sempre sereno, fatto di diverse liti e altrettante rappacificazioni.
Una di queste avvenne sul palco di Sanremo con l'unico duetto ufficiale in famiglia.

La parola chiave tra le sorelle fu "opposto".

Opposto il carattere: ostinate entrambe, ma istintiva e senza vie di mezzo Lori, riflessiva e mediatrice Mimì.

Opposto il destino artistico che ne contrappose l'intera carriera: all'apice l'una, in disgrazia l'altra e viceversa.

All' opposto anche  il rapporto col padre.

Al contrario di Lori, infatti, Mimi' ne sentirà spesso la mancanza e si riavvicinerà più volte a lui.
Gli dedicò addirittura l'intero album del 1982 "Quante volte...ho contato le stelle".

Eppure lei stessa ammise pubblicamente in un'intervista: - Mio padre era un uomo molto violento, c'era un'aria di terrore in casa che mi soffocava. Picchiava mia madre.

Maria Salvina era una ragazzina di 16 anni quando si sposò: un'unione senza amore in un paesino calabrese.

Ebbero quattro figlie femmine, Domenica, Loredana, Olivia e Leda e un desiderio paterno inespresso di un figlio maschio.

Giuseppe aveva vent'anni quando divenne marito ed ebbe un rapporto duro non solo con la moglie ma anche con le figlie, fino a che le strade tra l'uomo e le sue donne non si divisero.

Forse proprio per evadere da questo contesto familiare non idilliaco, Domenica proverà a fare la cantante ispirata dalla passione musicale e dalla voglia di evasione della mamma.

Alla stessa età in cui la mamma si sposò, restando imprigionata nel suo ruolo di madre/moglie non voluta, lei riuscirà ad incidere i primi 45 giri, seppur di poco successo.

Poi si unirà in un celebre trio all'avventura con la sorella Lori, non ancora Loredana Bertè, e all'amico Renato, non ancora Renato Zero.

Erano inseparabili.
Tante risate e poche vere occasioni professionali.

La sua giovane carriera parve già compromessa nel 1969 quando vivrà l'esperienza negativa di passare dei mesi in carcere per una sigaretta alla marjuana, in un periodo in cui non si distingueva tra spaccio e consumo.

E invece, a 24 anni, le esperienze negative di Mimì daranno il primo vero successo a Mia Martini.

L'album del debutto, infatti, conteneva l'amara e disperata "Padre davvero", il cui crudo testo da Antonello De Sanctis, scritto prima ancora di conoscerla, la conquistò: - Hai descritto il rapporto con mio padre in modo ancora più vero di come l'ho vissuto io - gli confessò un giorno.

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Da qui scattò il suo primo grande momento di successo con due brani musicati da Dario Baldan Bembo quali "Piccolo uomo" e "Minuetto".

I testi erano sempre scritti su misura sulle sue esperienze di donna infelice, rispettivamente da Bruno Lauzi ("sono tanto fragile e senza te mi perderò") e Franco Califano ("io non so l'amore vero che sorriso ha").

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Dopo aver conquistato classifiche e premi in Italia, si lancerà con successo anche nei mercati europei tedesco, spagnolo e soprattutto francese.

Durante un concerto televisivo in terra d'oltralpe venne notata da Charles Aznavour: la vorrà con sé per una lunga tournée che si concluderà all'Olympia di Parigi.

Sembrò l'anteprima della conquista dei mercati oltre Europa, ma improvvisamente Mimì decise di scendere dalla giostra... forse per amore.

1977.
Ivano Fossati collabora per la prima volta con l'artista Mia Martini e contemporaneamente conosce la donna Mimì.

S'innamoreranno presto.

Nel suo ottavo album "Per amarti", sottolineerei un momento in cui cantante e persona si uniscono nel corpo della stessa donna.

Infatti Mimi', in fremente attesa di un amore, scrisse un testo per Mia Martini per una cover della meravigliosa "Somebody to love" dei Queen: la voce di Ivano Fossati è presente durante il coro del sottofinale.

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Dal punto di vista artistico la scelta di "Un uomo per me" è ardita: il pezzo originale uscì l'anno prima, ma la band di Freddie Mercury non aveva ancora sfondato da noi.

Dal punto di vista passionale non è un testo di parole, ma uno specchio del suo cuore: "Ho bisogno di un uomo che stia vicino a me. Che cosa è rimasto della mia vita? Un'immagine sbiadita. Niente. Nessuno."

Dalla disperazione al coinvolgimento sentimentale il passo fu breve.
Ora Mimi' e Ivano non erano più solamente una coppia artistica.

L'album dell'anno successivo ne saldò anche la collaborazione: "Danza" è interamente firmato dal suo uomo che produce, arrangia e canta anche con lei.

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"Buonanotte dolce notte" è una ninna nanna per innamorati: come dice un verso del brano, "pane caldo e fedeltà".

Nell'LP non c'è una minima traccia di un altro autore, né tanto meno di una sola parola scritta dalla cantante.

Mia Martini si è completamente affidata al cantautore genovese, tanto quanto Mimi' è rapita da Ivano.

I brani belli sono diversi, ma come non citare "La costruzione di un amore" che rimarrà per sempre nelle scalette live di entrambi?

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Esemplificativa poi la copertina: rappresenta una reale scelta artistica/sentimentale del momento.

Un calcio ad una coppa di champagne, sembra simbolizzare la scelta di cuore di Mimì, a scapito della carriera di Mia Martini: niente più tour mondiale e Charles Aznavour per stare in Italia col suo compagno.

Ma l'ascensore della vita di Mimì torno' in azione.

La storia con Ivano Fossati faceva su e giù e lo stress le giocherà un brutto scherzo alle corde vocali.

Dubbi irrisolti e nuvole uggiose si addensavano sulla prosecuzione della sua carriera.

E' lei stessa a raccontare la drammaticità di ciò che le successe: - Mi sono ritrovata con le corde vocali imprigionate in una spessa membrana formata da noduli. Pare che sia una cosa rarissima. Ci sono voluti due interventi chirurgici. Sono stata muta un anno. E non si sapeva se sarei potuta tornare a cantare.

Cosa succederà dopo l'intervento?
Se lo sarà chiesto dieci, cento, mille volte.

1981.
In nome della resilienza, ritorna dopo tre anni con un nuovo album.
Il titolo, "Mimi'", è simbolo di una voglia di ritorno a se stessa, sia come donna che come artista: la firma di Fossati è scomparsa, mentre lei compone tutti i brani sia in parole che in note.

E la voce?
Cambiata.
Migliorata!

Una timbrica graffiante, particolarmente affabile, e un'estensione maggiore che le permetteranno di riprendere alla grande.

"Sono tornata" è il titolo di uno dei pezzi: "E ti ho voluto. Io ti ho creduto. Per troppo tempo io ti ho aspettato. Io sono pronta, sì, a ricominciare. Sarò più forte".
Difficile non leggerci la sua storia d'amore contrastata che sta per esaurirsi.

L'ultimo colpo di coda sentimentale della coppia fu di carattere artistico.

1982.
Per la prima volta calca il palco di Sanremo con la meravigliosa "E non finisce mica il cielo", scritta proprio da Fossati.

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Venne particolarmente apprezzata dalla critica per l'interpretazione intensa.
Non esisteva ancora uno specifico premio assegnato dai giornalisti del settore e fu istituito espressamente per lei.

Tra il 1982 e il 1984 Fossati trovò il tempo per produrre, arrangiare e realizzare tre album per Loredana.

Come l'avrà presa Mimi', se consideriamo che proprio in quegli anni la storia d'amore col suo Ivano era ai titoli conclusivi?

- Diceva che mi voleva come donna, ma non era vero perché infatti non ha voluto nemmeno un figlio da me.

L'ascensore della sua vita, già in picchiata per le questioni di cuore, stava per sprofondare sotto terra.

Per molti anni successivi, infatti, starà fuori dal giro per la stupida ingiuria di portar sfortuna che la perseguiterà a lungo: - C'era gente che aveva paura di me che, per esempio, rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch'io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti.

La televisione non ne metteva più in onda i brani, i discografici rifiutavano le sue canzoni e a Sanremo non sarà più bene accetta.

Ma la storia in realtà era già partita sottotraccia nei primi anni '70, in seguito ad un incidente stradale in cui persero la vita due suoi collaboratori.

Barlumi di depressione bombardavano ciò che restava di lei.

Ma se la vita toglie, la vita dà. L'ascensore della sua vita torno' a toccare i piani alti.

1989.
Festival di Sanremo.
"Almeno tu nell'universo" la riporterà al successo dopo un assenza di sei anni.

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Per le giurie è lontana dal primo posto, ma per i giornalisti ha vinto lei il "Premio della Critica".

Era tornata con una musica complessa e affascinante composta da Maurizio Fabrizio e un testo misura per Mimì e la sua infinita ricerca di punti di riferimento nel proprio percorso terreno.

A scriverlo Bruno Lauzi che per lei aveva già composto "Piccolo Uomo", uno dei primi successi contenuto nel secondo album.

Eppure si tratta di un brano scritto a quei tempi e rimasto nel cassetto.

L'anno dopo Mia Martini si ripresentò a Sanremo e, a quasi vent'anni da Minuetto, ritrovo' Franco Califano come autore seppur per un solo rigo dell'intero testo della fantastica ballata "La nevicata del '56".

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Ma due cose inevitabili si ripeterono: non vinse, nonostante la meravigliosa canzone cantata in modo esemplare, e si aggiudico' nuovamente il Premio della Critica.

Lei ancora non lo sapeva ma, aggiudicandole postumo anche il premio di "E non finisce mica il cielo", rappresenterà la sua terza volta e verrà chiamato per sempre, dopo la sua morte, "Premio Mia Martini".

1992.
L'ascensore artistico di Mia Martini sfiora il cielo.

Mimì è ostinata nel voler vincere Sanremo che, in passato, spesso l'ha ignorata e a volte rifiutata.

Tanti, questa volta, la davano subito come vincente per tre motivi:

a) lo meritava già negli anni precedenti;
b) i giornalisti l'apprezzano e ne caldeggiano l'affermazione;
c) ha di nuovo una splendida canzone.

Avrà vinto con "Gli uomini non cambiano"?

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...seconda!
Immeritatamente alle spalle di qualcuno, nonostante poche volte su quel palco saranno cantate musiche così coinvolgenti in un modo così sublime da un'interprete.

Il testo è il vestito perfetto di Mimì : cucito perfettamente per gli affetti tortuosi della sua vita.

C'è il labirinto affettivo del padre senza uscite: "Sono stata anch'io bambina, di mio padre innamorata, per lui sbaglio sempre e sono la sua figlia sgangherata. Ho provato a conquistarlo e non ci sono mai riuscita. E ho lottato per cambiarlo: ci vorrebbe un'altra vita".

C'è il tunnel del battito inascoltato da troppi compagni: "Gli uomini non cambiano: prima parlano d'amore e poi ti lasciano da sola. Gli uomini ti cambiano e tu piangi mille notti di perché. Invece, gli uomini ti uccidono e con gli amici vanno a ridere di te."

A scrivere le parole fu Giancarlo Bigazzi, ma era come se parlasse Mimì.

Forse quest'ultimo affronto, smorzo' un po' la caparbietà di Mia Martini di voler dimostrare a tutti i costi il suo guanto di sfida ad un mondo che l'aveva trattata in un modo inumano.

Probabilmente non gliene fregava più niente.
Sapeva di essere tra le migliori voci della canzone.
Che importava se non fossero i premi a sottolinearlo?

Verranno così degli anni più sereni dal punto di vista artistico.

Cantava solo nel modo in cui voleva cantare.
Realizzo' una tournée e un disco con cover rivestite in versione jazz infischiandosene delle vendite.

Cantava solo quello che voleva cantare.
La scelta dei temi da affrontare li decideva lei senza porsi confini di argomenti.

In "Uomini farfalla" , ad esempio, affronto' il tema dell'omosessualità e, insieme, quello dell'amore a tre.

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A scrivere parole e note di questa favolosa canzone è Maurizio Piccoli che, l'anno dopo, gliene propone un'altra: "Stiamo come stiamo".

Con questo brano accettò di partecipare di nuovo a Sanremo, ma questa volta non per vincerlo.

Si era riappacificata di nuovo con sua sorella Lori, dopo una delle tante liti passeggere.
Come abbiamo detto, capitava spesso che le due cantanti vivessero momenti artistici opposti, e in quegli anni la Bertè piccola non se la passava bene.

"Stiamo come stiamo" non avrà successo in classifica, ma sul palco la fiammella della complicità tra le due fu il più bel premio possibile.

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Ogni pezzo storto della sua vita stava per essere messo a posto.

Stava cominciando a registrare materiale per quello che sarà il suo ultimo album nel 1994: senza volerlo quasi un testamento musicale dal titolo "La musica che mi gira intorno", fatto di cover dei suoi cantautori preferiti.

A proposito di autori preferiti, aveva arricchito il parterre con Enzo Gragnaniello (il brano "Donna" che apre questo capitolo è suo).

Enzo, da ragazzino, aveva un compagno di classe che chiamava "Pinotto".
Era Pino Daniele.
E con questo napoletano verace Mia Martini pote' finalmente colmare il vuoto di una mancata collaborazione con Pino Daniele, che le fu sottratta dalla gelosia professionale di Ivano Fossati.

Lui non lo aveva permesso.

Con Enzo e le sue melodie in chitarra farà un bagno di napoletanità che la porterà qualche anno dopo al successo "Cu 'mme", cantato con Roberto Murolo, uno dei maggiori artisti della tradizione partenopea. 

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Scriveva ormai stabilmente per lei anche Mimmo Cavallo.
Un autore che ebbe un solo momento di meritata popolarità come cantante nei primi anni ottanta (scusate l'autocitazione ma, per conoscere la storia di Mimmo Cavallo, vi rimando alla mia opera "Cos'è successo dopo il successo?").

Mimì lo conobbe allora, facendogli anche da corista in un fantastico pezzo dal titolo "Ninetta" (non lo inserisco qui per non divagare eccessivamente, ma ve ne consiglio l'ascolto anche per individuare la sua voce tra le coriste).

Tra i tanti brani per lei Mimmo Cavallo scrive questa "Il mio oriente" nel suo ultimo album di inediti del 1992.

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Proprio "il suo poeta", come lei chiamava Mimmo, stava pensando di rilanciarlo sul mercato col suo aiuto.

Me lo anticipano quando incontro entrambi a Monreale, alle porte di Palermo, e li intervisto per conto del mio giornale.

Una chiacchierata senza limiti di tempo e confessioni con Mimi' prima del concerto di Mia Martini.

Se interessa...
http:/questimieipensieri.blogspot.com/2010/06/era-innamorata-della-sicilia-e-lha.html

Ma la cantante non fece in tempo ad aiutare il suo autore a tornare cantante.

La sorte diede proprio a proprio a Mimmo Cavallo il compito di scriverle il suo ultimissimo successo: "Viva l'amore".

Un titolo che è quasi una beffa del destino: forse mori' anche per la mancanza d'amore.

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E' il 1995.
Per Mia Martini il destino prepara la penultima data del suo ultimo tour.

Manca poco a quel fatale 12 maggio. Stava ridiscendo la penisola e dopo la Sicilia avrebbe toccato la sua Calabria.

Il 3 maggio si esibi' a Cutro, nove giorni prima di essere ritrovata nella sua casa di Cardano al Campo, in provincia di Varese, nella quale si era trasferita da poco per stare vicina al padre.

Basta parlare di Mia Martini.
Vogliamo dare lo spazio finale a Mimì.

Ricordate il Signor Forse del capitolo precedente che introduceva questo romanzo di vita?

Lo ritroviamo protagonista in questo finale del 14 maggio 1995.

Siamo in quell'appartamento varesino e Mia Martini ha le cuffiette alle orecchie sta ascoltando musica.

Prova canzoni della tradizione napoletana, un suo vecchio amore musicale, che dovrà cantare in una imminente trasmissione televisiva.

Mimì è sola, ma in compagnia dei suoi antichi fantasmi?
Figlia, moglie e madre mancata?

Forse.
Ma qualunque cosa sia successo, di certo c'è che fu trovata lì sola, in arresto cardiocircolatorio morta da due giorni.

Mimì fu vittima di una morte casuale o voluta?

Forse.
Ma qualunque cosa sia successo, di certo c'è che le era stato diagnosticato un fibroma all'utero, per nuovi problemi di salute in arrivo.

La troveranno lì, ancora con le note musicali alle orecchie.
Sola, con la musica.

Ai suoi funerali una sciarpa del Napoli calcio verrà posto sulla sua bara, ma Mimì non potrà indossarla.

Questa storia finisce qui, anzi no.

2016
Mia Martini è morta da più di vent'anni.
Il giorno dei defunti mi trovavo in provincia di Varese per lavoro.
Esattamente a quattro chilometri da Cardano al Campo.

Mi venne in mente quella chiacchierata a cuore aperto di Monreale.

Decido.
Vado a trovare Mimì.

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