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GABRIELLA FERRI (1942 - 2004)

Interno 31, terzo piano.
Piazza S. Maria Liberatrice 18.
Testaccio, Monte dei Cocci.

E' il 1942 e Gabriella Ferri è nata qui.

- Se mi guardo allo specchio non vedo me, vedo Roma, i suoi colori, i tetti, questo incastro di vicoli, di piazze, un bellissimo mosaico. Per me Roma è un bellissimo merletto, fatto a mano, dagli angeli, nelle notti di sonno sereno.

Non sempre questa donna ebbe la serenità come compagna di cuscino, ma sicuramente viveva un sogno quand'era circondata dalle mura del suo quartiere.

Stava molto bene anche con papà.

Lui faceva il commerciante ambulante di tutto: dalle lamette ai lacci emostatici, dai dolci... agli stornelli.

Eh sì, perché in fondo Vittorio era l'artista del suo quartiere: suonava la fisarmonica ed era soprannominato "er mejo tacco de Roma" per come sapeva ballare quelle cantate popolari.

Gabriellina le ha cantate sin da piccola, grazie a questo padre che andava matto per la canzone in dialetto romanesco.

La figura del genitore e ciò che rappresento' sarà centrale nello svolgimento della storia di questa vita interrotta.

Non frequentera' tanto la scuola Gabriella, ma dimostrerà curiosità e mente aperta alla conoscenza dell'altro che pochi studenti hanno.

Era artista dentro e lo diventerà davvero: - Non mi piace parlare della mia carriera - scriverà anni dopo - . È nata per caso e continua per caso.

Immaginatevi la seguente scena felice.

Stava passeggiando con l'amica Luisa in un mercatino delle pulci romano, quando furono rapite e divertite dalla musica popolare proveniente da un banco ambulante di dischi.

Si guardarono negli occhi con grande intesa.

Perché non riscoprire e reinterpretare il repertorio folk romano?

Daranno così vita a un duo, assolutamente inedito, di due belle ragazze che trovano la sfrontatezza giusta per cantare le canzoni da osteria.

1964
Luisa propose di trasferirsi entrambe a Milano e, sfruttare le conoscenze del padre Giuseppe, regista di punta del neorealismo.
Così  si aprirono per le due ventenni le porte dei salotti intellettuali.

Furono ospitate dalla giornalista Camilla Cederna.

Enzo Jannacci, colpito dalla loro bravura, riusci' a farle esibire all'Intra's Derby Club.

Tanti gli operatori dello spettacolo che sedevano tra quei tavolini per sbirciare in anticipo la genialità del talento.

Li' vennero notate da un discografico: ottennero così il primo contratto e la pubblicazione del loro primo 45 giri.

Era una rielaborazione del brano popolare "La società dei magnaccioni".

Improvvisamente sembrarono aprirsi una porta dietro l'altra.

Nello stesso anno e con la stessa canzone ebbero anche la prima esperienza in televisione: la trasmissione fu "La fiera dei sogni" presentata da Mike Bongiorno.

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Da subito però venne il desiderio di un folk non legato solamente alle proprie radici, ma anche la voglia di spaziare geograficamente.

Seguirono, infatti, degli altri singoli che guardavano anche ad altre realtà regionali, come la Sicilia, come "Sciuri sciuri" e "Vitti 'na crozza".

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Poi, nel 1965, Luisa decise di abbandonare la strada della musica.

Il duo si scioglierà senza traumi, ma Gabriella decise di insistere.

Luisa, futura attrice, sapeva già che anche da sola l'amica sarebbe riuscita a trovare il successo: le riconosceva una certa forza d'animo nella sua arte nascente.

Nonostante ciò intravedeva in lei come persona una certa fragilità: - Ho sempre avuto la sensazione che la fine di Gabriella sarebbe stata tragica - dirà anni dopo Luisa.

Così sarà.
Ma a vent'anni non ci sono tracce di vita interrotta.

Tra tutte le storie di "donne dannate" qui trattate questa sembrerà quella più normale per buona parte del suo tragitto di vita.

Eppure qualcosa di auto distruggente resterà per molti anni sottocute, per poi esplodere senza una comprovata ragione.

Ma, per il momento, arde il fuoco dell'arte.

"Gabriella Ferri" fu il suo primo album nel 1966: dodici canzoni, cinque delle quali registrate insieme a Luisa prima della separazione.
Lei ne firma ben sei: di queste cinque da sola sia per testi che per musica.

Ma spiccano anche grandi nomi tra gli altri autori.

La musica di "Stornello dell'estate", ad esempio, è di Ennio Morricone (la bellissima versione del video con Mia Martini, però, è del 1975).

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Avete presente il famoso "Pinocchio" televisivo di Comencini?

La musica era di Fiorenzo Carpi che qui firma "Le mantellate" il cui testo ha un altro autore celeberrimo: il regista teatrale Giorgio Strehler.

La canzone, in realtà, era stata già composta nel 1959 per Ornella Vanoni.

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A obiettivo raggiunto, la pubblicazione dell'album, Gabriella torno' nella sua amata Roma.

Qui, l'anno prima, Pier Francesco Pingitore e Mario Castellacci avevano fondato la compagnia di varietà del Bagaglino che darà i natali a molti comici romani di successo: lei ne diventò la cantante ufficiale.

Il 1966 fu l'anno in cui Gabriella ebbe una storia d'amore con un trentenne di Foggia appena assunto alla Rai per condurre trasmissioni alla radio che poi diventeranno di tendenza: era Renzo Arbore.

- Ho incontrato Gabriella Ferri appena arrivato a Roma. Mi portò a ballare e ci fidanzammo quella sera stessa. Aveva diciott'anni ed era bellissima. Siamo stati insieme un paio di anni.

Sarà lui ad avviarla al repertorio napoletano.

Ma questa love story non fermo' Gabriella: l'estate di quello stesso anno partì per il Canada e gli Stati Uniti con lo spettacolo "Folkitalia".

Al suo ritorno al Bagaglino, una sera in camerino si presentò un giovane diplomatico, figlio dell'ambasciatore italiano in Congo: si chiama Giancarlo Riccio, voleva conoscerla.

Come spesso accadeva per gli amori fulminanti di Gabriella, anche in questo caso si accese di colpo come fiamma incontrollabile.

Si sposeranno di lì a poco.

Nel giugno del 1967, si trasferirono a Kinshasa, capitale della repubblica africana, dove il neo marito era destinato a prestare servizio.

Fu un rapporto che, però, durò meno di un suo stornello.

La lontananza dalle scene e da Roma divenne per lei insopportabile e, dopo pochi mesi, la coppia si separò.

Dopo un anno chiese a Giancarlo di tornare a Roma e l'uomo ottenne un rientro anticipato nella Capitale.
Qui i due vissero un anno difficile, fatto di separazioni e riconciliazioni.

Intanto la Ferri ebbe un'occasione professionale da prendere al volo: partecipare al Festival di Sanremo del 1969.

"Se tu ragazzo mio" fu la canzone presentata, scritta da Gabriella insieme al padre Vittorio, ma l'artista verrà eliminata già al primo turno.

Non bastò il fatto che il suo brano fu cantata anche da un promettente diciannovenne americano dalla voce sfavillante e un nome che rimarrà nella storia della musica internazionale: Stevie Wonder.

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Nel giugno 1970 venne pubblicato il suo secondo album in cui per la prima volta compare due volte il cognome Ferri: ci sono infatti sette inediti co-firmati col padre.

Nell'album c'è una "Ti regalo gli occhi miei" che diventerà subito importante.

"Te regalo mis ojos" sarà, infatti, la versione in spagnolo che raggiungerà i vertici delle classifiche sudamericane, vendendo tante copie in Argentina, Venezuela e Cile.

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La cantante intraprese così un tour in quei paesi con strepitoso successo.

Prima di partire, però, venne sancita la fine della relazione col marito.

Dopo soli quattro mesi dal precedente, uscì il suo terzo album.
"...Lassatece passà".
Sempre presente la collaborazione con papà Vittorio, si riduceva l'apporto come autrice di Gabriella.

A farla da padrone, infatti, diversi classici tra i quali "Tanto pe' cantà" di Ettore Petrolini.

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Nel 1971 Gabriella portò a compimento un progetto legato alla passione della musica napoletana che, cinque anni prima, le aveva passato tra un bacio e l'altro Renzo Arbore: un album dedicato per intero alla tradizione napoletana.

"E se fumarono a Zazà" è il riferimento diretto ad una canzone tradizionale che, d'ora in poi, rimarrà molto legata alla Ferri: "Dove sta Zaza'".

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Dopo Roma e Sicilia, così arrivò Napoli: non erano sviolinate al mercato discografiche che, tra l'altro, l'avrebbero voluta spremere e vendere come artista esclusivamente capitolina.

Ma l'artista Ferri era così: non un prodotto a tavolino del mercato, ma ispirata dall'anima e avversaria delle regole.

E l'essere umano Gabriella?

In attesa.
In continua attesa di un nuovo punto di riferimento maschile come sponda del sentimento da vivere.

Forse la ricerca di un surrogato di quel padre sempre presente nella sua vita di persona e cantante.

Forse qualcosa che gli somigliasse per emanciparla da questa dipendenza affettiva dalla quale non riusciva o non voleva emanciparsi.

L'artista e l'essere umano, che vivevano nello stesso corpo, incrociarono le loro esigenze nel 1972.

La Ferri partì per una tournée in America Latina per rivivere il successo oltre il confine nazionale e, invece, rivisse l'amore conturbante entro i propri confini emozionali.

Infatti fu come il suo primo matrimonio.
Il nuovo e classico colpo di fulmine.

Caracas.
Conferenza stampa.
Allo stesso tavolo c'è un americano di origine russa di nome Seva Borzak: è il presidente della divisione sudamericana della RCA.

In tre soli mesi lo conobbe e lo sposò.
Con lui ebbe subito un figlio.

Lui stesso ricorda gli inizi dell'amore tra papà e mamma: - Lei ha detto che se l'amava si doveva tuffare in acqua vestito e lui si è buttato senza problemi, con indosso un completo elegante.

Seva junior, diventato nel frattempo arcidiacono della chiesa ortodossa russa, ricorda ancora l'intensità di questo rapporto.

La Ferri, in questa fase della carriera, divenne personaggio e conduttrice televisiva: nel 1973 era la mattatrice di "Dove sta Zazà", varietà diretto da Antonello Falqui.

La sigla di chiusura era "Sempre", uno dei pezzi che rimarranno più conosciuti della sua discografia, che troverà posto nel settimo LP omonimo.

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L'anno dopo uscirà l'album "Remedios" in cui è presente un brano molto particolare che coinvolse emotivamente Gabriella.
Con "Grazie alla vita" lei stessa tradusse in italiano il brano di Violeta Parra, figura leggendaria della musica cilena morta suicida nel 1967 dopo aver a lungo sofferto di depressione.

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Forse siamo condizionati dal finale di vita così simile a quello della nostra protagonista, fatto sta che è evidente nella voce di Gabriella la profonda simbiosi col brano.

Ormai da tempo non c'è più spazio per la firma del padre tra gli autori.

A breve sapremo perché.

Ad aprile del 1975 venne pubblicato "Mazzabubu'", nono album di Gabriella Ferri.
Tra i brani c'è "Vola pensiero mio", musicato da lei e con la firma di papà Vittorio per il testo.

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Molte canzoni verranno utilizzate nel nuovo spettacolo tv di Falqui col Bagaglino che aveva lo stesso titolo del disco.

La Ferri è di nuovo la star del programma che andrà in onda a novembre di sabato per quattro puntate.
Durante l'ultima di questa registrazione a Gabriella crolla il mondo: la morte del padre.

Non si riprenderà facilmente.

La stampa riporterà la notizia di un suo tentativo di suicidio.

Di sicuro saranno annullate due date che erano sold out al Sistina.

Da questo momento in poi si diradano i lavori di Gabriella Ferri.

Passeranno prima due anni per risentirla su disco e rivederla in tv, ma qualcosa si è irrimediabilmente rotto col mondo dello spettacolo.

La stampa, come al solito, ne approfittava per vendere qualche copia in più.

Era stata sempre diffidente rispetto a quel business.
Comprendeva solo la genuinità e la verità dell' arte.
Se fiutava che l'interesse era tutt'altro, entrava in conflitto.

A ciò si aggiunse il suo conflitto interno che non le dava pace e serenità.

Dopo un'altra pausa di quattro anni, nel 1981, Paolo Conte, Riccardo Cocciante e Bruno Lauzi sono tre nomi di qualità che figurano tra gli autori dell'undicesimo disco intitolato "Gabriella".

Ma lei è ormai una donna di quarantacinque anni tormentata nel cervello e ingrassata nel corpo.

Si trasferì per un po' negli Stati Uniti per tornare nel 1987.

Ma non sarà mai più la stessa.

I fantasmi che la torturavano erano tanti quanto gli antidepressivi che ingoiava.


La malattia la ostacolava a fasi alterne da anni.

Ormai il palco e l'artista s'ignoravano a vicenda.
Non saranno mai più fatti l'uno per l'altra.

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Ci furono, però, due ultime uscite artistiche di rilievo.

Nel 1996 fu al Premio Tenco di Sanremo dove si esibì accompagnata dal chitarrista della Piccola Orchestra Avion Travel cantando una struggente "Reginella".

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Nel 1997 fece un concerto a Villa Celimontana, nella sua Roma, davanti a sette mila amici gaudenti.

Poi basta.

Siamo ai sottotitoli.
Sembrò ritrovare una nuova serenità nel 2002, quando apparve alla "Buona Domenica" di Maurizio Costanzo ricantando i suoi successi con infinita passione ma anche con tanta difficoltà.

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E siamo all'epilogo.

Corchiano.
Provincia di Viterbo. 
C'è una finestra aperta in un piano alto e sette metri di distanza dall'asfalto.

E' il 2004 e Gabriella Ferri è morta qui.

Nessun biglietto scritto a mano chiude per sempre i suoi giorni.
Non sapremo mai cosa successe negli ultimi attimi della sua vita e, del resto, poco importa il come avvenne.

Resta il vuoto lasciato nel cuore dei suoi romani.

E' un sabato.
Il lunedì successivo l'aspettava di nuovo Maurizio Costanzo che stava organizzando una puntata in suo onore.

Ma, forse, non c'erano le condizioni.

Purtroppo, un paio di settimane prima della morte, era già svenuta a causa di alcuni farmaci che assumeva.

Gabriella aveva due appuntamenti più importanti.
Uno con papà Vittorio, per ricomporre in cielo la coppia di artisti per caso che scrivevano musica e parole di canti dal sapore antico.

L'altro con la sua Testaccio, per i suoi funerali presso la Chiesa di Santa Maria Liberatrice.

Quel giorno, nella piazza dove giocava, si risentì la voce di Gabriella: la musica dei suoi dischi inondò ogni viuzza del quartiere grazie alla gente comune che le aveva voluto bene come fosse di casa.

Sulla sua tomba, per sempre, le parole del marito Seva Borzak: - Di notte i tuoi occhi brillavano più forte della luce di giorno, il tuo amore riscaldava più del sole.

Anche Roma, per sempre, la ricorda.

Dall'11 maggio 2021 per le strade capitoline c'è un'insegna in più: è Piazza Gabriella Ferri.

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