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Muta

Non so cosa sia; me lo domando spesso, sì: e la mia chiamata non trova mai risposta. Chiedo l'aiuto del pubblico: aaah, dannazione ai suoi indegni orari di chiusura.

E mi ritrovo sempre sola; sempre, a cavarmela da sola.
Parole schiumose levitano e scoppiano dentro la mente; bolle d'insaponate intuizioni pronte ad esplodere sotto l'atmosferica pressione di ogni incombente dubbio terreno.

Orme di daino; capriolo, forse; che vorrei evitare di calpestare, quasi servisse a lenire la dolorosa angoscia che mi attanaglia l'anima, preservando ciò che madre-terra intende donare alle mie affaticate iridi azzurrofumo.
Allontaniamo serpi, col bastone fra i cespugli e proseguiamo.
Come sempre: sole.

Preghiere non servono, in questo immanente sacro luogo di culto. Solo rosari selvatici e acqua santa di sorgente ove lo spirito possa abbeverarsi. Forse incontrato per sbaglio, il mio inatteso compagno di viaggio, che già conosce il sentiero, non è di certo il classico tipo da compagnia. Poche parole, mano possente, bel postprandiale. Fungaiolo alquanto nerboruto, sì: il che non guasta; ma il suo viluppo albino lo rende molto più somigliante ad un irsuto orso bipolare piuttosto che all'accorto e lucido bracconiere di montagna. Scioglierò quello sguardo accipigliato. Son brava in questo.

Le preghiere non contano. Non qui, dentro il bosco.
L'ostensorio celeste, in questa notte intonsa, ci propone spicchi di luna e pan di stelle; e dona corpo al corpo e sangue al sangue. Rubinea linfa di vita.
Passi che s'avvicendano, s'intersecano e s'affrontano su quel macinato di miscela di torba arabica e nervoso manto d'humus soffice come gommapiuma. Crepitio dopo crepitio. Bramito dopo bramito.

La soluzione di questo giochino contorto della ricerca del peccato, dove nidifica?
Sulla beatificazione della monogamia potremmo discuterne per giorni e giorni; e non saremmo mai abbastanza lucidi e imparziali per elargir sentenze super partes. Sappiamo tutti molto bene che non è cosa buona e giusta; ma altrettanto bene che è l'unica strada preposta all'illuminazione pubblica.
Ragazzi, quanti pipistrelli che mi volteggiano sul cervello ad ogni lampione; ad ogni azzardato passo falso, ad ogni timido arresto, ad ogni tentennante accenno di fermata.
Ma la strada è sempre illuminata a giorno: non riesci a perderti nel folto della notte. Nemmeno se lo vuoi. Nemmeno se lo puoi.

C'è sempre una mano che ti strappa al peccato. C'è sempre qualcuno a non farsi una sportina di caspi suoi. Dannazione alla gente e alla mia scarsa propensione a interloquir sol con me stessa.
Non sono capace di stare da sola. Eppur sola, tante volte, mi ritrovo. Circondata da persone che mi ascoltano ma non mi sentono. Isolata in me stessa. Nell'incomprensione della gente che mi è vicina.
Voglio evadere, cazzo. Cazzo! ...se voglio evadere.
E poi... per andare dove?
Per andare lontano. Lontano dalle responsabilità. Lontano dalle costrizioni, dai sensi del dovere, dai ritmi asfissianti della vita mondana. Lontano dal pensare alla cena del giorno dopo; dal programmare lavatrici e piegare indumenti. Lontano dagli impegni di spesa e di moglie. Lontano dalle continue richieste dei figli.
Cazzo! ...se potessi evadere...

Cuori di mamma: amorini miei. Non sarebbe vita, senza di voi...
Mancate tanto. Mancate troppo. Cercherò un pensierino, da portarvi al ritorno.
Sono stanca dei vostri strilli; stanca dei vostri pianti; stanca.
...Non vedo l'ora di riabbracciarvi, cucciolotti. Spero stiate bene.
Io sto molto bene. Ho solo ritagliato un po' di tempo per me stessa, nulla di più; tra poco tornerò da voi. E ci racconteremo tutto, quello che abbiamo fatto. D'accordo??

Agitando il bastone indolenzito che serro in pugno, continuo ad allontanar serpenti dai cespugli e l'erba alta che ho dinanzi e di fianco ai miei polpacci doloranti. Sibilanti parole sobillano in me; come cambia, il tempo! ...il tempo ci muta. E nulla rimane dei benpensati intenti bolliformi del giorno prima. Pelle morta. Solo evanescente, sporca, dissolvibile, pelle morta.

E sarà vero, quello che credete di vedere. Si sa: la brava gente crede sempre di vedere oltre.
Ma se vedesse il male che procura. Se guardasse a due passi da se'... anziché allungare così tanto il collo per gettare lo sguardo oltre la siepe del vicino.
Sì. Il male è dentro di me. Ma il male non arriva da se': viene da voi.

Voi che ora credete di vederlo in me.
Donna disinibita; donna di facili costumi; donna di poca fede; donna assai poco remissiva.
Sembra ieri. Che meritavo i vostri complimenti, le vostre lodi agguerrite, i vostri vistosi apprezzamenti. Anzi: era ieri. Eppur la gente è per voi così facile comprenderla; così tanto da riuscirvi facile fraintenderla.

Fraintendiamoci? Siete degli insulsi ipocriti che meriterebbero solamente l'estinzione.
Fraintendiamoci ancora? Branco di cani rognosi che andrebbero sedati e soppressi all'istante.
Non fraintendetemi. Vi prego. Non fatelo. Luride carogne: pasto per avvoltoi.

Ma io non sono come voi. Ne son certa.
E lo pensavate anche voi. Ne sono certa.

Io: perno fondamentale di quelle piacevoli chiacchierate pomeridiane.
Io: punto di riferimento in ogni goliardica occasione di festa.
Io: per ogni insopportabile compianto; barella per ogni emergenza.
Io: io.

Il muscolo del piacere orale che mi scorre fra le labbra, le allevia leggermente dalla secchezza della sete; inumidendo le mucose, mi fa riassaporare sensazioni che avevo sepolto da tempo. Nuda, sotto questi vestiti.
Nuda, dentro il mio rifugio.
Ma che bel laghetto, si può scorgere fra gli alberi! E quella sua dolcezza salmastra. Sotto il mento, il profumo dei frutti di bosco. Mentre colgo penetrare una lucente carezza mattutina fra il rugginoso fogliame dorato.
Croce e delizia.
Sani piaceri esoterici, per un povero scheletro intorpidito.
Dai. Ora ognuno per la propria strada.
Non c'è rimasto spazio, nel mio zaino, per ulteriore zavorra.

E poi mi ritrovo sola. Incomprensibilmente, sola.
Ma con una vita piena, che mi aspetta e si aspetta il mondo.
Una vita piena di regole, doveri, ansie, paure.

E non c'è muta che sia in grado di rigenerare una nuova pelle adeguatamente spessa da sopportare tutto ciò.
Ogni nuova pelle, che si rigenererà, sarà parimenti sensibile: penetrabile da qualunque lato; vulnerabile a qualsiasi inaspettato affronto; permeabile a qualsivoglia gioia o sofferenza.

Fuori dal mio rifugio. Nuda. Dentro quali vestiti?

La pelle che si rigenera: muta.

La vita. Che ci parla. Muta.

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