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Capitolo 3, 28 aprile 2011

Era quasi mezzanotte e Toby era disteso sul letto, a fissare il soffitto con aria persa.

Pensava.

Pensava a tante cose, alla sua vita, alla sua famiglia, a cosa avrebbe fatto l'indomani, aveva addirittura provato a contare le pecore, ma niente da fare.

Non aveva nemmeno un briciolo di sonno.

Improvvisamente il silenzio notturno della stanza fu interrotto dal rumore della vibrazione del telefono sul comodino.
Gli era arrivato un messaggio.
Continuando a fissare il soffitto, provó ad allungare la mano fino al comodino, tastandone la superficie alla ricerca del telefono. Quando finalmente riuscì a prenderlo, accese il display, venendo accecato dalla luce bianca che con prepotenza usciva dal piccolo schermo.

Dopo aver passato una manciata di minuti a litigare con la luminosità del telefono riuscì finalmente a vedere di chi fosse il messaggio.

Era da parte di Tessa.

>Tanti auguri a te, tanti auguri a teeee, tanti auguri a Zio Tobia, tanti auguri a teeee! Dai che l'anno prossimo puoi guidare ;) >00:00

A Toby venne spontaneo sorridere.

Tu sei matta. Comunque grazie :) <
                                            00:00

>Woooh, Toby che mette una faccina! Secondo te non ti faccio gli auguri a mezzanotte precisa? >00:01

              Sei speciale. Ti voglio bene <
                                            00:01

> Io invece ti odio, pensa un po'. <00:01

>Dai, ti voglio bene anch'io.
Buonanotte Toby. <00:01

                        Buonanotte Tessa. <
                                             00:02

Toby spense il telefono, rimanendo a fissare lo schermo nero per un po'. Quando finalmente si decise di rimetterlo sul comodino, si alzò dal letto, avvicinandosi silenziosamente alla finestra. Rivolse uno sguardo al tetro bosco che iniziava proprio davanti casa sua.
Si ricordava che ogni volta che provava ad entraci quando era bambino, sua madre gli diceva che lì dentro ci abitavano delle creature mostruose, spaventandolo e facendolo correre via piangendo. Guardò a lungo fuori dalla finestra, finché notò qualcosa che catturó la sua attenzione.
Non riusciva a capire bene cosa fosse, ma si poteva chiaramente vedere che era una figura molto alta, dato che arrivava solo pochi centimetri sotto al lampione.
Gli venne un mal di testa improvviso, e più guardava quella figura, più il mal di testa aumentava. Provò ad indietreggiare verso il letto nel caso fosse svenuto da un momento all'altro. Una volta raggiunto il letto ci si sedette, con la testa fra le mani.

Cosa era quella cosa?



Era già mattina quando Connie, la madre di Toby, bussò alla porta della sua camera. Era una donna piuttosto ordinaria. Aveva i capelli castani che le arrivavano sopra le spalle e gli occhi di un verde spento. Il suo carattere era molto tranquillo, ed era gentile e comprensiva nei confronti dei suoi figli. Lei e suo marito in quell'ultimo periodo non andavano molto d'accordo, ma nonostante ciò, continuava a fare finta di niente.
«Toby... Sei sveglio?» Disse avvicinandosi al letto con un vassoio in mano. Posò delicatamente il vassoio sul comodino, sedendosi sul letto accanto al figlio. Gli diede un bacio sulla guancia e gli carezzò delicatamente la testa.
Toby aprì un occhio.
«Buongiorno, tesoro.» Gli disse Connie, sorridendo.
«M-Mamma...?» Rispose Toby, ancora stordito, mettendosi seduto sul letto con la schiena appoggiata al muro. Poi si ricordò dell'accaduto di quella notte, e un tic mosse la sua spalla.
Dopo aver visto quella ''cosa'' e dopo quel mal di testa atroce era anche riuscito ad addormentarsi? Eppure non ricordava di essersi rimesso a dormire.
«Auguri Toby» Sua madre interruppe i suoi pensieri, il suo sorriso amorevole ancora ampio sul suo volto.
«Grazie mamma» Questa volta anche Toby sorrise.
«Ti ho portato la colazione a letto» Gli disse la madre, indicando con un cenno del capo il vassoio sul comodino.
«Ti ho fatto i waffles, proprio come piacciono a te. E inoltre ho detto alla signora Smith di non venire oggi. Pensavo che un po' di riposo dalle lezioni ti avrebbe fatto bene.»
La signora Smith era l'insegnante privata di Toby. Era una signora di circa sessant'anni, non molto alta e piuttosto robusta. Portava i capelli in un rigido chignon; Toby l'aveva vista sempre vestita nello stesso modo, precisa ed impeccabile. La sua amica Tessa sosteneva che nel suo armadio avesse tutti i vestiti uguali.
La signora Smith insegnava a Toby da quando quest'ultimo aveva sette anni, perciò anche se molto severa, Toby oramai si era affezionato a lei.
La mattinata passò velocemente, e dopo pranzo Connie prese dal frigorifero una torta.
«L'ho fatta stamattina, non ho avuto tempo per le candeline, ma almeno la torta c'è.»
«Non dovevi mamma...»
Connie sorrise, dando un bacio sulla testa a suo figlio, ormai quindicenne.

Erano quasi le cinque del pomeriggio, quando il rumore del campanello echeggiò nella casa.

«Vado io.» urlò Toby, che era steso comodamente sul divano a guardare la TV.
Aprì la porta, e con piacere vide che era Tessa.
«Auguri!» Esclamò la ragazza abbracciandolo.
«Grazie Tessa.»

Toby la strinse a sé.

«Spero di non averti disturbato stanotte.»
«Tranquilla, non s-stavo dormendo» Rispose il ragazzo.
Dalle scale scese la madre di Toby, che appena vide la scena, si lasciò scappare una risatina.
Toby, sentendo la madre, si accorse di essere ancora abbracciato alla ragazza, e si staccò subito, con le guance tinte leggermente di rosso.
«Ciao Connie!» Esclamò Tessa allegramente, ignorando la faccia paonazza del suo amico.
«Ciao Tess!»
Tessa superò Toby, andando ad abbracciare anche sua madre.
«C'è un po' di torta in frigo, la vuoi?»
«Certo! Il cibo non si rifiuta mai!»

Toby si lasciò scappare una risata, pensando a quanto fosse fortunato ad avere una persona come Tessa nella sua vita.

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