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Capitolo 23, 2016

Quando Tessa arrivò in cortile lo scenario che le si presentò davanti la prese alla sprovvista, le fece gelare il sangue nelle vene.

Sua sorella era inginocchiata qualche metro più lontano, ancora con la camicia da notte color pesca addosso, segno che era appena scesa per prepararsi la colazione.
L'aria di fine estate parve improvvisamente gelare, Tessa sentiva la leggera brezza mattutina scontrarsi su di lei e diventare tagliente a contatto con la sua pelle; un brivido di terrore le attraversò la schiena.
In quel momento le vennero in mente i peggiori scenari.

La paura che Tina fosse stata ferita aumentava ad ogni passo che percorreva verso di lei. Quando fu abbastanza vicina però, vide ciò che non si sarebbe mai aspettata.
Ai piedi di sua sorella, steso con gli occhi socchiusi, giaceva l'agente Rods.
Tessa notò con orrore che un grosso taglio si estendeva dal braccio destro dell'uomo fino alla spalla sinistra. La camicia bianca che l'agente era solito indossare era diventata rossa, piena di sangue.

Tessa non sapeva se essere grata che in quelle condizioni non ci fosse Tina oppure inorridita dall'aspetto di Rods.

Tina sembrò accorgersi di non essere sola; quando si voltò per guardare la sorella dietro di lei, Tessa si rese conto che il suo volto era rigato dalle lacrime.
-Tessa presto, p-presto! Respira ancora, è vivo... Sì, è... lui è vivo... C-chiama papà... FORZA!- Tina pronunciò queste parole a fatica, spostando freneticamente lo sguardo dall'agente a sua sorella e alzò la voce quando vide che Tessa era lì immobile senza agire.

Robert Arget lavorava in uno degli ospedali di Denver. Ciò era considerato una fortuna per i suoi figli, che quando avvertivano il minimo dolore fisico si rivolgevano a lui, e soprattutto quando erano piccoli lo vedevano come una specie di supereroe capace di risolvere problemi.

Dopo un primo momento di esitazione Tessa entrò in casa correndo. Saliva tre gradini alla volta e quando fece irruzione in camera dei suoi genitori fece cadere una cornice dal mobile accanto alla porta, facendo prendere a sua madre un bello spavento.
Robert fermò il sangue che fuoriusciva copioso dalla ferita di Rods, medicandola per evitare che si infettasse e bendandola per non farlo morire dissanguato. Dopodiché chiamò un'ambulanza e l'uomo venne portato in ospedale in tarda mattinata. L'emergenza era passata, bisognava solo accertarsi che non avesse perso troppo sangue. Se Tina non l'avesse trovato, probabilmente sarebbe morto prima dell'ora di pranzo; la maggiore di casa Arget era sempre stata una molto precisa, amava svegliarsi presto, a differenza dei fratelli minori.

I genitori di Tessa davvero non capivano come potesse essere successa una cosa del genere nel loro giardino. Tessa però sapeva anche troppo: era ovvio che Rods era una minaccia per Slenderman e che farlo fuori era la via migliore. Davvero Rods era stato così stupido da lasciarsi aggredire alle otto di mattina?




-Tessa tesoro, potresti passarmi la camicia dell'agente Rods?- Chiese Marjorie mentre spostava il bucato dalla cesta alla lavatrice, quel pomeriggio.

La sua secondogenita era appoggiata ad uno scaffale pieno di detersivi, a pochi passi da lei. Davvero non riusciva a capire come sua madre riuscisse a ricordare a memoria tutti i nomi e le funzioni dei suoi detersivi quando a volte le capitava di confondere i nomi di Tessa e sua sorella. Qualche settimana prima aveva addirittura commesso l'errore di rivolgersi a Thomas chiamandolo con il nome di Tina.
Le venne da ridere al pensiero di quella scena; si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e prese con disgusto, un po' perché pensava al proprietario, un po' perché era piena di sangue, la camicia un tempo bianca di Rods.

La stava per passare a sua madre, quando quest'ultima le chiese di controllare se per caso ci fosse qualcosa nelle tasche. La lavatrice era nuova e non voleva di certo rovinarla subito lasciando che qualcosa ci si incastrasse dentro.
Tessa sbuffò: non solo doveva entrare ancora più a contatto con qualcosa che apparteneva a Rods, ma doveva anche rovistare nelle sue tasche.
Dopo aver bofonchiato un "va bene" abbastanza scocciato, la ragazza iniziò ad ispezionare le tasche davanti.

Come si aspettava non trovò niente.

Stava per passare la camicia a sua madre, che intanto era concentrata a decidere quale detersivo o ammorbidente usare, quando si accorse che c'era un rigonfiamento nel lato destro della camicia. Allungò la mano dentro, afferrando qualcosa che sembrava essere un pezzo di carta.

La lista della spesa?

Cosa gliene poteva importare se a Rods era finito il latte, l'aceto o il sale?

Presa dalla curiosità, Tessa tirò fuori il foglio, rigorosamente piegato e messo in quella tasca chissà quanto tempo prima.
Proprio mentre stava per aprirlo però, Marjorie la riportò alla realtà.
-Tessa, ti ho chiesto di passarmi una camicia, non di fabbricarla!-
La ragazza sussultò, quasi lasciando cadere il foglietto a terra.
-Scusa mamma...- Disse passandole finalmente la camicia con una mano.
Alle sue spalle sentì la madre borbottare qualcosa sulla lentezza delle nuove generazioni, discorsi che nemmeno sua nonna Maria faceva più.

Tessa aprì cautamente il biglietto, come se fosse la cosa più fragile del mondo. Aveva paura di vederselo sgretolare tra le mani.
Il foglietto però si rivelò essere molto più grande di ciò che la ragazza si aspettava.

-Sai Tess, stavo pensando...-

Era una pagina.

-Certo, non dico che...-

A Tessa sembrò spaventosamente familiare.

-Solo dovresti...-

Come un lampo, le venne in mente un piccolo ma importante particolare che aveva lasciato a prendere polvere da qualche parte sotto al suo letto, nel disordine della sua camera.

-Quindi... Tessa..? Mi stai ascoltando?-
-Scusa mamma, mi sono ricordata di dover fare una cosa.-

Per la seconda volta quel giorno, Tessa Arget arrivò al piano superiore ansimando, con un graffio sul braccio e un piede dolorante, che aveva ingenuamente sbattuto contro un armadio nella corsa verso la sua camera.
Aprí la porta con violenza, lasciandola sbattere contro il muro, si inginocchiò e prese alcuni indumenti da sotto il letto. Se sua madre avesse visto ciò che era finito lì sotto probabilmente avrebbe avuto un mancamento.

Tuttavia Tessa era così: viveva perennemente nel caos.

Rovistò tra i vestiti impolverati per qualche istante, quando finalmente trovò la camicia rossa a quadri che stava cercando.
Era sollevata nel vedere che nella tasca davanti c'era esattamente la stessa cosa che aveva trovato in quella di Rods. Certo, piegata in modo più casuale, ma ciò che importava era che si trovava lì.

Tessa non sapeva come, ma era sicura che quelle pagine sarebbero servite.

Ed infatti fu proprio così.

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