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Capitolo 22, 2016

Era passata una settimana da quando Jason Rods si era temporaneamente trasferito a casa degli Arget per seguire meglio le indagini.

Non era stato difficile, per Tessa, spiegare a Marjorie e Robert il perché di quella scelta così inusuale, dopo che la loro seconda figlia era stata rapita e torturata da dei folli.
L'agente dormiva nella stanza degli ospiti, quella grande stanza dalle pareti gialle dove di solito si sistemavano i genitori di Marjorie, quando venivano a trovare la figlia e i nipoti dall'Italia.

Jason aveva scoperto molte cose sul conto di Tessa, come ad esempio che suonava il piano, o che la sua camera era piena di fotografie.
La giovane lo beccò due volte ad ispezionare le cornici sul caminetto e sul pianoforte in salone.
-Fai pattinaggio, quindi.- Aveva affermato una mattina dopo aver visto la foto di una Tessa di nove anni con una medaglia al collo.
-Facevo- Rispose lei seccata.
Non si piacevano, e tra loro due c'era parecchia tensione.
Tessa non era maleducata, chiaro. Il fatto di dare del "tu" ad una persona più grande (e per giunta agente della polizia) le veniva spontaneo. Non considerava Rods uno a cui rivolgersi con particolare rispetto.
Era Rods, Rods e basta. Una persona normale, irritante si, ma assolutamente normale.

Era passata una settimana, e la cosa che angosciava Tessa non era l'arrivo imminente di settembre e dei suoi venti anni, ma il fatto che in quella settimana non era successo niente.

Niente di niente.

Non si avevano notizie di Toby. Chissà dov'era, si chiedeva costantemente Tessa.
E chissà cosa sarebbe successo, quando entrando a casa sua con il pretesto di far fuori Thomas, o magari suo padre, i due tizi mascherati avessero trovato un agente armato e pronto ad arrestarli.

Toby era vivo, Mary no.

Entrambi erano stati i suoi migliori amici, ed entrambi l'avevano aiutata. Lei cosa aveva fatto per loro? Cosa sarebbe successo se quella sera del 2013 Tessa fosse rimasta da Toby e gli avesse creduto? Lui sarebbe ancora nella casa accanto con Connie e quel mostro di Frank? E Mary? Sarebbe ancora in camera sua a fantasticare su personaggi inesistenti dei videogiochi e ad organizzare il suo matrimonio con Ben Drowned?

E lei?

Avrebbe continuato a pattinare? Sarebbe andata al tanto sognato College?
Queste erano le domande che vorticavano nella testa riccia di Tessa, quando si buttò a peso morto sul letto. Iniziò a sbottonarsi la camicia azzurra, che rimase aperta sulla canottiera bianca. Nessuna minaccia, nessun mal di testa, niente di niente. Forse l'intervento di Rods era servito davvero a placare Slenderman. In cuor suo lei sapeva che un uomo alto una manciata di metri non si sarebbe fatto intimorire da un agente alto un metro e ottanta, ma sperava comunque di riuscire nel suo intento di salvare Toby senza intoppi.

Tessa si addormentó così, con la camicia sbottonata, le scarpe slacciate che caddero sotto il letto e i pantaloni del pigiama, indossati prima di buttarsi sul morbido materasso.

Quello che lei non sapeva, era che Rods aveva parlato con i suoi genitori, tre giorni prima.
Dopo che Tessa e suo fratello si ritirarono nelle rispettive camere dopo cena, l'agente chiuse la porta della cucina.
-Signori Arget.- Esordí. -Vostra figlia mi ha raccontato... Delle "cose", quando mi ha chiesto di stare qui con voi. Cose che dovete sapere.- Marjorie e suo marito si lanciarono un'occhiata preoccupata, dopo di che Robert fece segno all'uomo davanti a lui di continuare.
Così Jason raccontò tutto quello che Tessa gli aveva riferito, definendo tutto ciò "delle sciocchezze" che la figlia si inventava e dicendo in modo teatrale che secondo lui la sanità mentale di Tessa se ne stava piano piano andando.
-Alla fine di questa settimana, se ancora non sarà successo niente, me ne andrò. Non mi piace perdere tempo, e ho altro su cui lavorare. Rapine, omicidi... Niente che ha a che fare con mostri o cose simili-

Quella sera i signori Arget, quando andarono a dormire, si sentivano il cuore più pesante.
Che Tessa stesse impazzendo? Magari avrebbe fatto la stessa fine di Toby. E se tutta quella storia avresse influito sugli altri due figli? Thomas aveva solo quindici anni, come avrebbe reagito al pensiero di avere una sorella problematica? E Tina, così chiamata da tutta la famiglia, una ragazza che aveva perso la sua migliore amica in un incidente d'auto anni prima e che ora era in procinto di laurearsi, ce l'avrebbe fatta con tutti questi problemi che la famiglia Arget stava affrontando?
Tessa era già andata da uno psicologo nell'arco di tre anni, ma forse non era bastato.

E la paura dei suoi genitori era che, un passo alla volta, l'oscurità che aveva inghiottito Toby tre anni prima stesse iniziando ad inghiottire anche lei.



Era stata una settimana difficile, per Toby invece.

Al contrario di quello che pensavano tutti, non era tornato dall'Operatore. Aveva passato sette giorni a camminare per le strade di Denver, lontano da tutti. E seppure per alcuni la vita da senzatetto era ripugnante e triste, Toby la preferiva. Tra il Toby diciassettenne costretto a vivere con un alcolizzato, il Toby apatico e pazzo che uccideva su commissione, e il Toby che vagava da solo sotto la pioggia, il ragazzo preferiva senza ombra di dubbio quest'ultima opzione.

Si sentiva libero.

Certo, aveva comunque una città contro di lui e una squadra della polizia che lo cercava, ma dopo tutti quegli anni passati a nascondersi di notte, evitarli era una passeggiata.
Era la sua normalità, anche se di normale aveva ben poco.
In quei giorni Toby si era reso conto di quanto gli mancasse vivere in una casa pulita, con la televisione che non sembrava uscita da una discarica (cosa che nell'alloggio dove aveva vissuto negli ultimi anni era vera), con la colazione preparata da sua madre ogni mattina, con i messaggi di Tessa che ogni volta gli facevano spuntare un sorriso.

Tessa, la sua vicina di casa e migliore amica che quando avevano sei anni lo invitò a giocare con lei. Toby sapeva che la leggerezza con cui glielo aveva chiesto era quella di una bambina ingenua. Anche se il tempo passato con lei era stato il più spensierato, Toby si ritrovava a pensare che se lei non avesse cercato di avvicinarlo, in quel momento entrambi vivrebbero la loro normalità. Tessa sarebbe stata una ragazza normale, non avrebbe lasciato la scuola dopo il diploma e magari all'università si sarebbe trovata un fidanzato. "Un fidanzato decente", pensò Toby, e non come quello Scott con cui lei era stata durante l'ultimo anno di medie, fortunatamente solo per poco tempo. Oppure Nate, il biondino del liceo. Per quanto ne poteva sapere, forse i due stavano ancora insieme.
Toby invece, in quel momento, sarebbe steso sul materasso di quella catapecchia ad origliare i litigi furibondi tra Jane ed Eyeless Jack.

Ma presto tutto sarebbe cambiato, e questo Toby lo sapeva bene. Nessuno era a conoscenza dei piani di Slenderman, ma una cosa era certa: l'Operatore non si lasciava placare in quel modo, e se voleva una cosa, la otteneva a tutti costi.
Quella settimana spensierata era stata solo una parentesi, una sciocca e piccola parentesi che venne interrotta dal ronzio fin troppo familiare nelle orecchie di Toby.
Un piccolo punto e virgola, di cui Slenderman si era servito per organizzare al meglio il suo piano. Un piano che vedeva Toby nuovamente sotto il suo controllo e Tessa finalmente morta, insieme a tutta la sua famiglia.
Perché oramai era chiaro, gli Arget erano una minaccia.
La conferma arrivò quando Masky e Hoodie arrivarono correndo tra gli alberi del bosco, dicendo che la ragazzina aveva raccontato tutto a quell'agente impertinente della polizia.

La mattina dopo Tessa venne bruscamente svegliata da un urlo.

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