Capitolo 20, 2016
Quella mattina c'era frenesia all'ospedale di Denver.
I medici che camminavano ovunque, la polizia che cercava prove e chiedeva se c'erano stati testimoni.
Questo era lo scenario che si presentava agli occhi di Tessa.
Si guardava intorno cercando di capire, anche se una mezza idea sul colpevole di quell'agitazione ce l'aveva: Toby.
Varie persone la sorpassavano dandole spintoni, dicendo qualcosa rivolto a lei.
C'erano anche i giornalisti, che cercavano insistentemente di riprendere o di strappare qualche parola alla polizia o ai medici.
-Ah, ma guarda chi c'è.-
Tessa si ritrovò faccia a faccia con l'agente Rods.
-Cosa è successo?- Provó a chiedere la ragazza.
-Ma come, non lo sai? Il tuo amichetto è scappato. Non si hanno più tracce di lui!- Jason la guardava negli occhi, la sua voce si stava alterando. Mancava poco ai loro nasi per sfiorarsi.
-Non fare quella sorpresa, tu lo sapevi! Si, si lo sapevi! Ascoltami ragazzina, cosa gli hai detto?-
-E-Eh...?-
-Ieri sei stata l'ultima persona ad uscire dalla sua stanza e guarda caso oggi è scappato! Se continui a complicare la situazione ti faccio rinchiudere in isolamento almeno finché tutto questo sarà risolto!- Urlò Jason facendo girare alcuni presenti.
-Io non c'entro niente! Ho provato a fermarlo ma..-
-Quindi lo sapevi eh? Sapevi che sarebbe scappato!-
Tessa era spaventata da quel comportamento. Come mai quella reazione? Doveva essere successo qualcosa di molto grave in passato per causare una rabbia così feroce.
-Ora basta Rods, lasciala stare.- L'agente Haight si era messo in mezzo, prendendo le parti della ragazza.
-No! Questa ragazzina sta solo complicando le cose!-
-"Questa ragazzina" è stata tenuta in ostaggio da degli sconosciuti per giorni, Jason. Solo qualche giorno fa ha perso la sua amica. Lasciale vivere la sua vita.- Rispose Haight.
Jason rivolse un ultimo sguardo alla ragazza, per poi sbuffare e andarsene infastidito.
-...Cosa gli è successo...?- Chiese Tessa non appena l'uomo si fu allontanato abbastanza.
-Una cosa che non auguro a nessuno, ragazza. Ti posso chiedere cosa ci fai qui?-
"Sono venuta per assicurarmi che quel pazzo di Toby non fosse realmente scappato. Sa', si parlava del più e del meno ieri e lui mi ha detto che se ne sarebbe andato oggi, quindi ero venuta a vedere se voi agenti foste stati così tonti da esservelo fatto scappare."
-...Io... Ero venuta a trovare Toby.- Disse improvvisando. Una scusa incredibilmente banale, che però forse funzionò proprio per la sua banalità.
Rods camminava a passo veloce per i corridoi.
Voleva andarsene da lì per respirare un po' d'aria fresca.
Era irritato, succedeva spesso da quando Toby era stato trovato vivo.
Non si girò nemmeno per vedere chi aveva urtato a metà del lungo corridoio grigio.
-Ehy!- Urlò Tina non appena si voltò per vedere il volto di quella persona così maleducata. -Le sembrano questi i modi?!- Chiese guardandolo.
Jason sbuffó, continuando a camminare imperterrito fino a sparire dietro l'angolo.
Nonostante fosse girato di spalle, a Tina sembrò di averlo già visto. Sospirò, prima di riprendere a camminare alla ricerca di sua sorella.
-Tess, facciamo qualche passaggio?- Chiese Thomas avvicinandosi alla ragazza, che era seduta sulle scale di casa.
-Scusa, ma non sono dell'umore giusto.- Rispose Tessa.
-Non te l'avrei chiesto, altrimenti.- Disse Tom sedendosi accanto alla sorella, che fece un piccolo sorriso.
-Non stai bene, e si vede. Non ti chiedo di dirmi cosa hai, ma voglio aiutarti.- Concluse guardandola.
Tessa ci pensò su.
-Grazie, Tom.-
Lui sorrise.
-Ti concedo di iniziare!- Disse passandole la palla. -Ti aspetto fuori- Concluse facendole l'occhiolino, prima di correre fuori.
Tessa sorrise. Il funerale di Mary si era concluso da poco, perciò gli Arget erano ancora vestiti di nero.
La castana abbassò lo sguardo verso il pallone da basket del fratello, e per poco non urló.
"Il prossimo è lui."
Queste erano le parole scritte sopra l'oggetto, con un pennarello nero.
Tessa lanció il pallone il più lontano possibile, spaventata.
Doveva agire, e non avrebbe aspettato altro tempo. Non avrebbe più permesso la morte di nessuno, specialmente quella del suo fratellino.
Era arrivato il momento di mettere fine a quella storia.
-Perché mi hai chiamato, ragazzina?- Chiese Rods non appena gli fu aperta la porta di casa Arget, il pomeriggio successivo.
-Ti dirò tutto quello che so.- Annunciò decisa la ragazza. -Ma ad una condizione.-
Jason la guardava, incuriosito.
-Sarebbe...?-
-Ti stabilirai qui, temporaneamente.-
Questa frase lasciò l'uomo a bocca aperta.
-Come..?-
-Ti interessa vivere?-
Jason ci pensò.
-...Accetto.- Disse deciso qualche istante dopo. Avrebbe fatto di tutto pur di trovare quel pazzo nel minor tempo possibile.
Tessa lo invitò ad entrare, facendosi da parte e chiudendo la porta non appena l'uomo fu entrato.
-Come mai questa decisione così improvvisa?- Chiese Jason incrociando le braccia e appoggiandosi ad un mobile.
-Pensavo che raccontarlo a Mary mi avrebbe tolto un peso. È... Era... Solo una semplice ragazza, non avrebbe potuto fare niente. Invece mi sbagliavo.- Iniziò Tessa sedendosi sul divano. Rods fece lo stesso, sotto invito della ragazza.
-Pensi che io ti possa aiutare?- Chiese rivolgendole uno sguardo.
-Io... Non lo so...- Rispose la ragazza abbassando lo sguardo.
-Puoi dirmi tutto. Ti ascolto.- Disse Jason poggiando una mano sulla sua spalla, con fare paterno. Era calmo e pronto ad ascoltare.
Tessa prese un respiro.
-A capo di questi omicidi... C'è un'entità. Viene chiamata "Operatore" o... Slenderman. Ha il "potere" di controllare le persone più deboli. Non solo Toby, ma anche altri. Jeffrey Woods... Sally Williams... Benjamin, il ragazzo morto affogato nel 2002. Sono tutti in quella casa decadente.-
Jason la guardava sorpreso. Benjamin Lawman era morto, come era possibile?
-Tutti i serial killer più spietati... Sono controllati da questo Operatore?-
Tessa annuì.
-Me l'ha detto Toby. Slenderman è il capo di tutti loro. Li ha riuniti nel bosco, gli ha procurato un tetto dove nascondersi. Nonostante tutto, non si farebbe problemi ad uccidere i suoi aiutanti. Prende le persone più... Instabili e... Le controlla. Le porta a fare cose che loro non farebbero mai.-
-Tu pensi che tutto quello che Toby ha fatto, l'ha fatto per via di questa entità?-
-Sì.-
Jason abbassò lo sguardo. Era veramente così?
-Ho ricevuto minacce. Il prossimo sarà mio fratello e...-
-È per questo che mi vuoi qui?- Chiese Jason interrompendola.
Tessa annuì.
-Sei un agente, no? Potresti avviare le indagini, farli arrestare... Saresti il primo ad essere ucciso... Ma sei anche l'unico a potermi aiutare. E poi... Se succedesse qualcosa alla mia famiglia... Almeno ci saresti tu qui. Non posso combattere contro tutto questo per sempre.- Concluse la castana.
Jason stava riflettendo, immagazzinava tutte quelle informazioni.
Erano essenziali.
Tessa si sentiva più tranquilla, dopo avergli raccontato tutto. Certo, era ancora preoccupata per Thomas, ma sentiva che qualcosa sarebbe migliorata con l'aiuto di Rods. Anche se minimamente.
Rimaneva solo una domanda...
-Tu odi Toby. Perchè..?- Azzardò dopo minuti di silenzio.
Jason alzò lo sguardo nella direzione della ragazza, il suo solito ghigno lasciò spazio ad un sorrisetto malinconico.
-Perché lo odio, dici...-
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