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Capitolo 18, 2016

-Stupida ragazzina!-

Jason scaraventò a terra tutto ciò che era collocato sulla sua scrivania.

Era arrabbiato.

Toby era un assassino, e dopo tutto quello che aveva fatto sbatterlo in prigione a vita era il minimo.
E poi Tessa stava solo complicando la faccenda. Inizialmente pensava che avere un testimone avrebbe velocizzato il processo, ma i sentimenti di quella ragazzina stavano rallentando il tutto.

-Arrabbiarsi non serve a niente, Rods.-
-Quello stupido ragazzino ha ucciso più di trenta persone negli ultimi due mesi!- Urlò Jason voltandosi verso l'agente Haight, che era appena entrato.
-E ha rapito una ragazza!- Continuò poi.
-Jason, la ragazza ha riferito più volte che non è stato Rogers a rapirla. Erano migliori amici.-
-Quello lì è pazzo! Cosa ne é dell'ipotesi dell'ossessione?! Mi pare che eri d'accordo..!-
-Ho parlato con i signori Arget. Mi hanno riferito che Rogers non si è fatto vedere per i tre anni successivi all'accaduto. Avrebbe agito prima, non credi?-

Ci fu qualche istante di silenzio.

-Jason... Non è che ce l'hai con lui per..?-
L'uomo non rispose, si limitò a fissare il collega.
-Ooh al diavolo! Tutti quanti! Farò da solo!- Sbottó improvvisamente Jason sbattendo la porta violentemente.








-Cosa succederà adesso?- Chiese Tessa portando le gambe al petto.
-Toby affronterà un processo, tesoro. Il giudice lo ascolterà e saprà cosa è meglio fare.- Rispose Marjorie raggiungendo la figlia sul divano.

-Detto in parole povere lo sbatteranno in prigione e butteranno la chiave-

-Thomas!-

-Cercavo di sdrammatizzare...- Rispose il minore passandosi una mano tra i capelli ramati.
Robert scosse la testa, trattenendo un sorriso.
-Se questo per te è sdrammatizzare...- Aggiunse Tina entrando in soggiorno.
La ragazza, in seguito alla scomparsa della sorella, era tornata a Denver per un periodo indefinito. Mancava un esame prima della laurea e sarebbe stato il mese successivo, perciò non era stato un problema assentarsi. Tessa era contenta di avere tutta la sua famiglia lì riunita. Connie era già andata a dormire, riposava nella camera degli ospiti.
La ragazza sapeva che tutti quegli omicidi non erano opera di Toby. Slenderman sicuramente lo comandava attraverso la telepatia. Toby era il corpo, quell'orribile essere bianco la mente. Queste erano le parole che lei si ripeteva ogni volta. Voleva aiutarlo, ma non aveva la minima idea di come fare, quella situazione era troppo grande per tutti e due. Una cosa era certa però; avrebbe fatto in modo di restituire la libertà a Toby, in qualsiasi modo.

Gli Arget si recarono ognuno nella propria camera poco dopo.

Tessa si lasciò cadere sul letto, esausta. Sperava con tutta se stessa che Toby non commettesse l'errore di scappare dalla clinica.
Lì almeno, era un po' al sicuro.

Tessa si girava e si rigirava, incapace di addormentarsi.
Dopo tutto quello che era successo, la notte era diventato più complicato dormire. Ascoltava il rumore del vento, le macchine che ogni tanto passavano e lo scricchiolare dei vecchi mobili della sua stanza.
Un rumore in particolare la fece sussultare.

Una porta che si apriva.

Istintivamente girò lo sguardo verso quella della sua stanza, vedendo che era chiusa. Spostò gli occhi verso la finestra, notando che invece era aperta.
Un brivido di terrore le attraversó la schiena. Erano venuti a prenderla? Ad ucciderla? Le sambrava di essere in uno di quei film horror che Thomas tanto adorava.
Non fece in tempo ad alzarsi e ad uscire, che subito qualcuno la travolse.

Tessa chiuse gli occhi, pregando di essere in un sogno. Quando sentì la lama ghiacciata sul suo collo, capí di essere nel mondo reale.
-Stai facendo un enorme sbaglio. Non ti conviene metterti contro di noi.-
La ragazza riconobbe subito quella voce.
-Lascia andare Toby e non ti azzardare a dire quello che sai.-
Masky stava iniziando a fare pressione con il coltello sul suo collo.
Lei era pietrificata, ancora con gli occhi chiusi. Non era al sicuro nemmeno in casa sua.
Aveva ormai capito che non poteva più mettere fine a quella situazione a meno che non si fosse fatta uccidere.
O avrebbero riportato Toby nel bosco, in quella casa piena di matti, o lo avrebbero arrestato.
Se invece lei si fosse decisa a parlare, lo avrebbero lasciato libero, andando a cercare gli assassini.
Ma avrebbero ucciso lei.
C'era un modo per evitare morti inutili?
Probabilmente no.

-È il nostro ultimo avvertimento. Stai attenta. O sei morta.-
Seguirono alcuni minuti di silenzio. Lei tremava e aveva il respiro corto.
Appena non sentì più la lama sul collo, la ragazza aprí gli occhi.
Davanti a lei, oltre al poster di Ed Sheeran, nessuno.
Allungó la mano sul comodino, facendo cadere tutto ciò che c'era sopra. Per poco non cadde anche la lampada.
Prese il telefono.
Dopo aver ripreso il controllo del respiro, appoggiò la testa al muro dietro di lei.

Questa storia doveva finire, e oramai aveva capito che doveva rischiare.

Erano le quattro del mattino, ormai.
Jason guidava nel silenzio notturno.

Non era il solito Jason Rods: il volto era stanco, la camicia era in disordine e il suo solito ghigno non c'era.
La solitudine lo stava divorando. Voleva urlare, spaccare qualcosa, troppa era la rabbia.
Aveva giurato che lo avrebbe fatto fuori, quel maledetto, con le sue mani. Mai si sarebbe dato pace finché non fosse stato sicuro di vederlo dietro le sbarre.

O sotto terra.

Dopo aver parcheggiato nel grande cancello, si avviò all'interno.
Quel posto era inquietante di mattina, figuriamoci la notte.

Arrivò davanti quell'orribile pezzo di pietra.

"Erika S. Rods, 1988-2014"

-Amata moglie, amata... Madre...- Disse Jason posando delicatamente una mano sulla pietra, come per paura di romperla.
Si inginocchiò, accarezzando la foto che ritraeva la donna che aveva amato e che amava ancora.
Si erano conosciuti in caserma, lei era stata appena trasferita.
Jason era sicuro, sicuro che sarebbero stati insieme per sempre.

Si sbagliava.

Per un istante quell'orribile scena gli passò davanti gli occhi.
Non provó nemmeno a trattenere le lacrime, tanto chi poteva vederlo?
Di giorno si mostrava apatico, cattivo. Ma di notte, quando era solo, aveva spesso gli occhi lucidi.

-Vi vendicherò, fosse l'ultima cosa che faccio.-

Se prima aveva qualche dubbio, ora ne era certo: Toby sarebbe morto, e lui avrebbe guardato la scena.

Consiglio: leggete sempre l'anno dopo il numero del capitolo. Potrebbero esserci salti nel tempo :)

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