So quello che vuoi
16.
Era già passato un mese da quando con orrore mi ero riscoperta cotta di Malfoy e la cosa mi aveva creato non pochi problemi. Ovviamente non avevo raccontato nulla a nessuno, neanche a Vanessa, perché speravo segretamente che sarebbe passata da sola. Ma i giorni passavano e come un'idiota mi riscoprivo a fissarlo durante le lezioni, senza contare le scuse stupide che rifilavo a Vanessa per rimanere un po' di più dentro la serra, quando aveva lezione dopo di noi.
Quando non avevamo lezione insieme, cercavo di evitarlo il più possibile anche se era inevitabile che ci incrociassimo per i corridoi. Per questo avevo cominciato a portarmi sempre dietro qualcuno, in modo da non rimanere mai da sola con lui. Ed ero diventata paranoica. Avevo il terrore di essere scoperta e qualunque cosa mi si dicesse scattavo come una molla.
Io e Vanessa eravamo in Sala Comune e stavo vagando altrove con la mente quando la sentii ridacchiare. Mi voltai verso di lei.
"Lo so che cosa vorresti, sai?" Fece lei con sguardo malizioso.
Io arrossii e cominciai a sudare freddo. "Lo... lo sai? Come lo sai? Chi te l'ha detto?"
Vanessa rise di nuovo e scosse la testa. "Beh, non ci vuole un genio, sai Rose, ormai ti conosco bene." Disse. "Lo so che lo stai sognando ardentemente."
"Ardentemente?" D'accordo che passavo la maggior parte del tempo concentrata su di lui, ma ardentemente mi sembrava un po' troppo.
"Se vuoi possiamo andarci. Non lo dirò a nessuno, neanche ad Al." disse con non chalance mentre continuava a scrivere sulla sua pergamena.
Io la fissai a bocca aperta. Vanessa mi stava incoraggiando? Non era una cosa possibile. "Sei impazzita? Un'idea tanto stupida non sarebbe venuta in mente neanche a me! E tu non dovresti incoraggiarmi, dovresti dirmi che è sbagliato! Tremendamente sbagliato!"
Vanessa alzò la testa dalla sua pergamena e mi guardò interdetta. "D'accordo, non c'è bisogno di agitarsi. Neanche fosse la prima volta che ci intrufoliamo nelle cucine."
Cucine? "Cucine?" dissi echeggiando i miei pensieri. "Cosa c'entrano le cucine?"
"Dove altro credi che possano darti un budino al cioccolato?" Fece Vanessa con fare ovvio. "Di cosa credevi che stessi parlando?"
Budino al cioccolato. Ecco di che cosa stava parlando! Stavo decisamente diventando paranoica. "Di budino al cioccolato." Dissi in fretta. "Ma non sono proprio dell'umore per infrangere le regole oggi. E' Winky l'ultima volta ha minacciato di raccontare tutto alla Preside, non vorrei che ci mettesse in punizione per..."
"Per un po' di budino al cioccolato, sarebbe terribile!" Fece ironica Vanessa. "Winky minaccia da sei anni di chiamare la Preside. L'ha mai fatto? No. E sai cosa, tutto questo parlare di cucine mi ha messo fame."
Io tornai china sui miei compiti, che non erano neanche a metà quando normalmente li avrei già finiti. "Ti aspetto qui."
Vanessa si alzò e scosse la testa. "Come vuoi. Ma ti porterò un solo budino, niente bis ti avverto."
Annuii e lei uscì dal buco del ritratto. Mi lasciai andare contro al divano, con la testa all'indietro. Questo segreto mi avrebbe ucciso, ne ero certa, ed ero ad un passo per scoppiare. Dovevo assolutamente dirlo a qualcuno, ma non potevo dirlo né ad Al né a Vanessa. Girovagai con gli occhi nella stanza, pensando a chi avrei potuto rivelare questa cosa che mi stava corrodendo piano piano. Lily stava salendo le scale del Dormitorio.
Colsi la palla al balzo, in un attimo scattai in piedi cercando di sistemare alla belle e meglio la mia roba, e corsi su per i Dormitori seguendo Lily. Per fortuna riuscii ad entrare prima che chiudesse la porta, le detti una piccola spinta e mi richiusi la porta alle spalle guardando sospetta all'interno della stanza.
"Sei da sola qua dentro?" Chiesi.
Lily mi fissò prima allucinata, poi incrociò le braccia e alzò un sopracciglio. "Ciao anche a te, Rose."
"Scusami." Dissi continuando a guardare in giro per assicurarmi che non ci fosse nessuna delle sue compagne. "E' che ho bisogno di parlarti e non vorrei che qualcuno sentisse."
"Sono tutte a lezione." Disse lei facendomi cenno di sedersi. Mi sedetti sul suo letto mentre lei rimase in piedi a fissarmi in attesa. "Sembra una cosa importante. Non vorrai ancora parlarmi del regalo di compleanno di James, vero?"
"Regalo?" Chiesi io. Forse avevo dimenticato di comprare il regalo a James. "No, non è questo. E' una cosa molto più grave. Ma Lily, devi promettermi di non dire a nessuno quello che sto per dirti. Deve rimanere tra me e te."
Lily mi fissò curiosa. "Ok."
Io sospirai e chiusi gli occhi. "Mi sono presa una cotta per Malfoy."
Per un attimo ci fu il silenzio assoluto, poi sentii Lily scoppiare a ridere e aprii gli occhi. Stava ridendo così forte che si reggeva la pancia per il ridere. "Certo, come se potesse essere possibile."
Io la guardai. Lei mi guardò. E realizzò.
"Ti sei presa una cotta per Malfoy?!" Chiese tra il perplesso e il divertito. "Quando? Voglio dire, come?"
"Non lo so e non lo so." Risposi. "So solo che dovevo dirlo a qualcuno perché questa cosa mi sta uccidendo! Se solo papà lo venisse a sapere mi staccherebbe la testa."
Lily aveva già preso la sua aria sognante. "Oh non dire così, Rose. Non è così grave. E tolto il fatto che è un vero stronzo, Malfoy non è per niente da buttare."
"Hai ragione, non è così grave." Dissi io ironica. "Ci sono solo più di cento anni di rivalità tra le nostre famiglie, che cosa vuoi che sia."
"Oh! Come Rometta e Giulieo."
Inarcai le sopracciglia. "Intendi Giulietta e Romeo."
Lily fece un cenno con la mano come per scacciare una mosca. "Quello che è. Comunque sia è molto romantico."
"Lily," Cominciai io esasperata. "Hai presente come va a finire la storia tra Giulietta e Romeo, vero? E, sai, a me piace vivere!"
Lei scosse la testa. "La stai facendo un po' troppo tragica, Rosie. Non sai neanche che cosa ne pensa lui. Hai intenzione di dirglielo?"
"A chi?" Chiesi io ingenuamente.
"A Malfoy."
La fissai come se le fosse cresciuto un tentacolo sulla faccia. "Sei impazzita?! Perché diavolo dovrei andare a dirglielo, per mettermi in ridicolo?"
Lei scrollò le spalle. "Beh, tenerti dentro questo focolare non so quanto ti possa giovare. Comunque, io adesso devo andare a lezione."
"Mi pianti in asso così?"
Lily mi guardò di nuovo e scrollò le spalle. "Mi dispiace, Rose, per ora sono a corto di buone idee."
Io sospirai sconsolata tra me, anche se averlo detto a voce alta mi stava facendo sentire meglio, ero contenta che qualcuno sapesse che stavo diventando pazza. Mi alzai dal letto e insieme a Lily scesi al piano di sotto. Lily se ne andò poi a lezione mentre io rimasi nella Sala Comune, aspettando che Vanessa tornasse. Passarono pochi minuti prima che la vedessi entrare dal buco del ritratto con una faccia pienamente soddisfatta.
"Non sai che ti sei persa, Rosie." Disse leccandosi i baffi. "Tu e la tua mania di rispettare le regole."
La fissai a bocca aperta. "E il mio budino?"
Lei scrollò le spalle. "L'ho mangiato strada facendo."
**
Dopo aver studiato, o almeno averci provato, in Sala Comune, Vanessa se n'era andata a fare una passeggiata con Al mentre io girovagavo per il castello senza una meta precisa. Non avevo voglia di stare rinchiusa in Sala Comune e avevo deciso di sgranchire le gambe e le idee mentre me ne andavo a zonzo dove mi portavano i piedi.
Avevo messo solo un mantello, perciò cominciai a sentire freddo quando arrivai nell'atrio della scuola e pensai subito ad un posto caldo dove potermi rifugiare. Fu allora che mi ricordai che l'ultima volta che avevo sofferto il freddo a causa della neve, Neville mi aveva portato nelle serre, dove faceva caldissimo.
Mi avviai verso le serre, scendendo le scale del viottolo di pietra, e mi assicurai che non ci fosse nessuno a lezione. Sembrava non esserci nemmeno Neville. Entrai dentro e mi tolsi il mantello, tirandomi su le maniche del maglione. Faceva davvero un caldo pazzesco.
"Non posso crederci!"
La voce arrabbiata e incredula di Malfoy mi arrivò, come sempre, alle spalle. Trasalii e mi voltai di scatto fissandolo a bocca aperta. Lui mi stava guardando a braccia incrociate come se gli avessi rovinato una festa.
"Weasley, riesci sempre a rovinare i miei momenti di relax! Prima la Sezione Proibita, adesso questo!"
Io rimasi un attimo interdetta, non mi sarei mai aspettata di trovarmelo davanti ed erano settimane che pregavo di non ritrovarmi da sola con lui. Poi passai all'attacco come sempre. "Ehi, datti una calmata!" Urlai. "Come potevo sapere che eri qui? E che diavolo ci fai qui, adesso che ci penso?"
Lui sbuffò e rilasciò le braccia contro i fianchi guardandosi attorno. "Che ti sembra che stia facendo, una festa per caso? Sto al caldo in un posto silenzioso, ecco cosa faccio. Lontano da gente come te, che è sempre in mezzo a dar fastidio."
Io alzai un sopracciglio. "Non è che ci fosse scritto 'Malfoy' sulla porta della serra, sai?" dissi. "Il Professor Longbottom lo sa che sei qui?"
"Ovviamente no." Fece lui con una smorfia, come se fosse davvero una cosa ovvia. "Lui mi odia."
"Lui non ti odia."
Malfoy ridacchiò e scosse la testa sedendosi su una sedia a lui vicina. "Come no. Non mi odia, ha solo una spiccata antipatia per me. E per mio padre. Sopravvivrò, non preoccuparti."
"Non mi preoccupo." Feci io innocente. Lo fissai per un po', aveva la fronte imperlata da piccole gocce di sudore e la camicia appena umida si era appiccicata contro il suo petto. Mi schiarii la gola e distolsi lo sguardo. "Forse dovrei andare."
"Forse dovresti." Disse lui senza esitazione.
Forse avrei dovuto, ma per qualche strano motivo i miei piedi continuavano a stare incollati per terra. La verità è che avrei dovuto andarmene, ma non volevo. Per un impulso masochista volevo continuare a stare lì con lui, anche se ne ero terrorizzata, e volevo continuare a farmi coprire di insulti come sempre.
Lui mi guardò perplesso. "Beh?"
Io mi schiarii la gola. "Fuori fa freddo." Dissi come se fosse una spiegazione.
"E' davvero un bel mistero." Fece ironico. "E' metà marzo e fuori fa freddo. Dovremmo chiamare qualcuno e farci spiegare questo strano fenomeno, non credi?"
Lo guardai male e cercai di recuperare. "Quello che cercavo di dire è che fuori fa freddo e non ho voglia di andarmene da qui, dato che dentro la serra si sta benissimo."
"Sai cosa, penso di poterti aiutare a mantenerti calda senza che tu mi dia fastidio." Si alzò dalla sedia e si diresse verso di me. Tirò fuori la bacchetta. "Vai in Sala Comune, prendi questo ramoscello che comunemente viene chiamato 'bacchetta' e la punti contro il focolare, facendo apparire come per magia un bel fuoco. Che ne pensi?"
Stavo per ribattere qualcosa quando sentii la porta della serra aprirsi, una folata di vento scompigliò i miei capelli.
"Rose! Scorpius!" Mi voltai di scatto, Neville ci fissava perplesso. "Che ci fate qui, non è ancora ora di lezione. Per nessuno di voi."
Sentii Malfoy sospirare alle mie spalle e superò sia me che Neville, mettendo una mano sulla maniglia. "Mi dispiace Professor Longbottom, me ne vado immediatamente."
"A dire il vero..." Iniziai io. Malfoy si fermò sulla porta fissandomi con le sopracciglia inarcate e Neville si voltò per ascoltarmi. Mi schiarii la gola. "A dire il vero, sono io che dovrei andarmene. Cercavo un posto per stare al caldo e ho pensato alle serre. Quando sono arrivata qui c'era già Scorpius, perché lui lo trova un buon posto per pensare e..."
Neville si voltò di scatto verso Malfoy. "Un buon posto per pensare?"
Fu una mia sensazione ma mi parve di vedere Malfoy che si faceva piccolo piccolo. "Sì, signore. E' un posto caldo e tranquillo, circondato da cose interessanti."
Per mia sorpresa Neville gli sorrise. "Sai, Scorpius, quando ero ragazzo anche io venivo qui per pensare. Sei mai stato in fondo alla serra nell'angolo..."
"... delle Viole carnivore?" Finì Malfoy per lui. "Hanno il potere di metterti di buon umore quando fioriscono, ma ancora non è il loro periodo."
Neville gli sorrise di nuovo. "Sai Scorpius, puoi venire quando vuoi, non importa che tu lo faccia di nascosto. Hai il mio permesso."
Malfoy spalancò gli occhi e mi mandò un veloce sguardo prima di tornare con gli occhi su Neville. "Grazie, Signore." Sembrava un po' imbarazzato. "Adesso devo proprio andare, ho lezione." Aprì in fretta la porta della serra e si dileguò, quasi avesse paura che Neville avrebbe potuto ripensarci.
Neville si voltò verso di me e sorrise. "Infondo è un bravo ragazzo." Disse. "Mi sto ricredendo, sai?"
Già, mi ero ricreduta anche io, ma in tutt'altro modo. Sorrisi. "Ne sono felice, Professore."
"Sembra però che tu debba trovare il tuo posto per pensare." Disse lui sorridendo. "Senza offesa, Rose, ma non credo che la serra sia adatta a te."
Io scrollai le spalle. "A dire il vero ne ho già diversi di posti, ma ultimamente la Biblioteca era un po' affollata per i miei gusti e il Dormitorio era invaso da Paula."
Neville ridacchiò. "Anche tua madre andava sempre in Biblioteca per pensare." Disse. "E tuo padre..."
"Papà pensava?" Lo interruppi io, allibita.
"Non molto spesso, a dire il vero." Fece Neville con un sorrisino, tornando indietro con la memoria. "Ma quando si infuriava con tua madre, si rinchiudeva in Dormitorio e cominciava a tirare calci alle sue cose. E ci urlava di sparire, il più delle volte."
Io ridacchiai e scossi la testa, pensando a com'erano a casa mamma e papà. "Non dev'essere stato facile convivere con loro da adolescente."
"Oh, non lo è stato per niente." Disse Neville. "Ma sono due persone di buon cuore. E questa è una delle cose belle che hai ereditato da loro, Rose. Sei di buon cuore."
Io feci un sorriso un po' tirato a Neville e per fortuna lui non se ne accorse. Forse ero una persona di buon cuore, ma ultimamente doveva essere un po' fuori uso, perché mi faceva provare emozioni e sentimenti che non avrei mai dovuto provare. Avevo il cuore difettoso.
D'istinto mi voltai verso la porta della serra e mi morsi un labbro e non mi ero mai sentita più confusa in tutta la mia vita.
**
Quando tornai in Sala Comune, la sera, Al e Vanessa erano sul divano e stavano pomiciando senza troppo ritegno. Non appena li vidi, feci per arretrare e tornare da dove ero venuta, ma non feci in tempo ad arrivare al buco nel ritratto che Al si staccò dalle labbra di Vanessa e si voltò verso di me facendomi un gran sorriso.
"Ehi Rosie!" disse. "Che fine avevi fatto?"
Io feci qualche passo verso di loro, imbarazzata. Mi faceva uno strano effetto vederli insieme. "Ero in giro." Feci vagamente. "Non volevo disturbare."
"Non essere sciocca, non disturbi affatto." Fece Al facendomi segno di sedermi vicino a loro. Vanessa non disse niente, ma lo guardò con la coda dell'occhio poco amichevole. Io dal mio canto mi sentivo sempre di più in imbarazzo.
"Pensavo che foste a giro da soli." Dissi, cercando di rompere il ghiaccio.
Al scosse la testa e ridacchiò. "Naah, fa troppo freddo per andarsene in giro per il castello. Abbiamo fatto un giro veloce e poi siamo rientrati in Sala Comune."
Vanessa sembrò scocciata. Sorrise sforzatamente e mi guardò eloquente. "Infondo chi ha bisogno di stare da soli, quando siamo circondati da altra gente ventiquattrore al giorno? Sono sicura che avremo tutto il tempo per stare da soli quando avremo finito la scuola."
Ahia, tirava aria di tempesta ed io mi ci ero appena immersa fino al collo. Al rimase un attimo spiazzato, poi si voltò in fretta verso di lei. "E questo cosa vorrebbe dire?"
"Oh, niente." Cominciò sarcastica Vanessa. "Manca solo un anno e mezzo e poi avremo tutta l'intimità del mondo."
Al la guardò male. "Se volevi rimanere fuori da qualche parte potevi anche aprire la bocca e dirmelo, invece che essere d'accordo su tutto quello che dico. Se una cosa non ti sta bene dillo e basta."
"Se dovessi aprire bocca tutte le volte che una cosa non mi sta bene, non starei mai zitta." Lo rinfacciò lei.
Io cercai di placarli. "Ragazzi..." ridacchiai. "Non è il momento di litigare. Sapete cosa, me ne vado in Dormitorio e vi lascio tutti soli, eh?"
Vanessa sbraitò. "Oh sì, perché la Sala Comune è così intima!"
Al si alzò in piedi. "Se niente di quello che ti faccio ti sta bene, mi chiedo che cosa ci fai con me allora. Nessuno ti ha obbligata, sai? Anzi, sei stata tu a balzarmi addosso!"
Anche Vanessa si alzò per reggere il confronto. "Mi sarò sbagliata, tutti fanno degli errori!" Urlò. "Era il fascino di quella stupida divisa."
Al accusò il colpo e rimase zitto senza sapere cosa dire. Io ero rimasta incollata alla poltrona, fissando entrambi che ora si squadravano con il fiatone. Poi il viso di Al s'indurì, come poche volte gli avevo visto in vita mia, e parlò a Vanessa a muso duro.
"Perfetto." Disse perfettamente calmo. "Se vuoi qualcuno che porti sempre la divisa, perché non torni da Ryan. Sono sicuro che non aspetta altro che metterti un altro paio di corna." Fece per andare in Dormitorio, ma dopo due passi si voltò. "E ricorda, la prossima volta io non sarò lì per te. Dovrai procurarti qualcun altro che lo colpisca al posto mio."
Al salì su per il Dormitorio mentre Vanessa rimase in piedi immobile come una statua. Io ero rimasta sbalordita, non potevo credere di aver appena assistito alla prima e furiosa litigata di Al e Vanessa. E c'era da chiedersi se fosse stata anche l'ultima.
Quando Vanessa si fu un po' ripresa, si voltò lentamente verso di me. Io la fissai un po' irritata. "Era proprio necessario?" Sbottai.
"Come?" Chiese Vanessa allucinata. "Non vorrai dargli ragione, spero!"
A dire il vero, avrei voluto poter star fuori dall'intera faccenda e non dare torto o ragione a nessuno, ma la verità è che mi ero sentita quasi offesa per Al, per le cose che gli aveva detto Vanessa.
"Io non so cosa succeda tra di voi, e non lo voglio nemmeno sapere, credimi." Dissi. Ci mancava solo che mi raccontassero della loro intimità. "Ma se pensi davvero che abbiate bisogno di stare un po' di più da soli, c'è modo e modo di dirlo."
Vanessa fece per ribattere, ma finì solo per mordersi il labbro. Tornò a sedersi sul divano e sospirò chiudendo le palpebre. "Ero solo molto nervosa."
"Tanto da urlargli contro che mettersi con lui è stato un errore?" Chiesi io scettica. "Forse dovresti chiederti cosa vuoi davvero."
Vanessa riaprì gli occhi di scatto. "Stai mettendo in dubbio che voglia davvero stare con Al?"
Io la fissai. "Io no." Dissi. "E tu?"
"Certo che no!" sbottò lei. "Io voglio stare con Al!"
Con la coda dell'occhio vidi un'ombra vicina ai Dormitori. Decisi di rincarare la dose e ridacchiai. "Perché mai dovresti voler stare con uno come Al? Insomma, è solo Al."
Vanessa mi fissò allibita. "E' solo Al?! Lui non è solo Al. Lui è dolce, gentile e premuroso. Lui è coraggioso. Lui ha picchiato un ragazzo per me. Lui è quello che mi manda bigliettini in classe invece di seguire la lezione. Lui è quello che tutte le sere manda un gufo per augurarmi la buona notte. Lui è quello che mi regala fiori solo perché ne ha voglia. Lui è quello che finisce in Infermeria solo per difendere il mio onore..."
"Veramente..." La voce fievole di Al arrivò dal Dormitorio, ed io sorrisi dentro di me. "... ho detto una bugia. Sono finito in Infermeria perché mi ero incantato a guardarti durante la lezione e non ho visto Jason che mi lanciava uno schiantesimo."
Vanessa si voltò di scatto verso le scale e Al uscì dall'ombra. Si fissarono un po' in silenzio, poi Vanessa disse di nuovo: "Lui è quello che si fa schiantare solo per guardarmi."
Al sorrise sghembo.
"Mi dispiace per le cose che ho detto," disse Vanessa. "Io non le pensavo davvero..."
"Non importa." Fece Al scrollando le spalle. "Ci sarei comunque stato per prendere a sberle Gill Ryan, non preoccuparti."
Io mi sentii davvero di troppo. "Credo che adesso andrò in Dormitorio. Buonanotte Al."
Al non dette segni di avermi sentito ma al momento non m'importava. Salii qualche gradino della scala del Dormitorio femminile e mi fermai dietro un angolino per non essere vista, sbirciando in Sala Comune. Non riuscivo a sentire cosa si stavano dicendo, ma Vanessa sorrise dopo qualcosa che le aveva detto Al e la vidi scendere dal divano e portarsi vicino a lui.
Quando finalmente Al si piegò su di lei per darle un bacio, decisi che era il momento di salire davvero fino alla mia camera e lasciar loro l'intimità di cui avevano bisogno.
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