9.
Louis rise alla battuta di Stan a proposito della foto che aveva mostrato di loro da ragazzini e lo spintonò via, strappandogli la birra dalle mani.
"Direi che questa è l'ultima. Voglio saperti a casa sano e salvo."
L'amico scoppiò a ridere. "Non sono come i tuoi vecchi amici. Oggi la patente viene data anche ai deficienti."
"Non è stato poi così male" disse Louis ripensando al primo incontro con Harry.
Stan lo fissò con sguardo indagatorio, poi si alzò dal divano e indossò il giubbotto. "Sarà meglio che vada, ho l'aereo domattina" abbracciò l'amico, "stammi bene, ci vediamo presto."
Louis lo accompagnò alla porta e dopo che lo vide sparire dentro l'ascensore, rientrò in casa.
Pochi attimi dopo il campanello suonò. Tornò all'ingresso e aprì la porta. "Cosa ti sei dimenticato?" chiese convinto che ci fosse Stan dall'altra parte.
A Louis scemò subito il sorriso sulle labbra quando si ritrovò Harry davanti e un altro ragazzo alle sue spalle. "C-ciao... è abbastanza tardi come orario di visita. A cosa lo devo?"
"Lui è Niall."
"Ok, ma ti ho fatto un'altra domanda e-Cosa?" Louis gelò nell'istante in cui lo sconosciuto estrasse una pistola dalle tasche posteriori dei pantaloni e l'appoggiò sul tavolino basso, di fronte al divano.
"Siamo agenti sotto copertura" spiegò Niall.
"Mi è stato incaricato di ucciderti Louis" disse Harry con il cuore in gola avvicinandosi.
Louis pose una mano davanti impedendogli di fare un altro passo.
Passò qualche attimo e il silenzio spaventò tutti e tre nella stanza.
"Quindi mi hai mentito. L'università, il fatto che hai studiato giurisprudenza... erano tutte stronzate sin dall'inizio!" si alterò alla fine. "Era tutta una messa in scena per avvicinarmi a te, prima l'incidente, poi la cena e-" le guance si colorarono di rosso per l'imbarazzo e gli occhi divennero lucidi, "abbiamo fatto l'amore."
"Quello non era calcolato, Louis, te lo giuro-"
"Ti ho cantato la mia canzone."
Harry sentì le lacrime pizzicare dietro gli occhi e li strizzò.
"Mi sono lasciato abbindolare dall'ennesimo stronzo che si è approfittato del mio cuore" sorrise amaro Louis asciugandosi rabbiosamente le lacrime.
"Ah, poi. Toglimi una curiosità: ti serviva l'accompagnatore per dirmelo?"
"Siamo qui per aiutarti" lo difese l'amico.
"Mi sono perso. Credevo di aver sentito che foste agenti sotto copertura e che Harry fosse stato mandato qui per farmi fuori? Da quando in qua un assassino sacrifica la vittima?"
"Se non ti va di essere l'eccezione fatta regola, sono pronto a prendermi la sua mansione e piantarti una pallottola dritta in testa. A differenza di Harry ho una mira eccellente" l'altro lo guardò malissimo, "senza offesa amico. Perciò, fammi il piacere di chiudere quella bocca e di ascoltarci. Si chiama conversazione, non te l'ha insegnato la mamma?"
"Niall-" intervenne Harry che fu subito interrotto da Louis.
"Sono stato educato bene per tua informazione. Prego, parla pure" disse quest'ultimo.
"Non abbiamo mai perso tempo ad avvicinarci alla vittima, arriviamo subito al dunque per finirla presto e tornare a casa. Harry ha ricevuto l'incarico solo due giorni fa e le informazioni ci vengono fornite il giorno stesso... prima di allora, nessuno dei due sapeva chi sarebbe stato il prossimo martire."
"Perché io?"
"Hanno già fatto fuori tuo padre" Louis sgranò gli occhi, "e da noi vige la regola del tutti o nessuno. Vengono eliminati tutti i familiari della vittima fino al ventesimo grado, compresi i bambini e le donne."
Harry si coprì il viso con entrambe le mani e si sedette sul divano.
Louis lo guardò senza emozioni e si accasciò alla sua altezza, piegandosi sulle ginocchia. "Puoi uccidermi, ma non osare toccare la mia famiglia" disse con astio, "hai messo quelle mani sporche di sangue su di me tante di quelle volte che-" Harry sollevò di scatto il capo e fece per parlare, "risparmia il fiato."
Niall sospirò e si avvicinò a loro, mostrando delle foto.
"Doris, giusto? E questo Ernest, sei anni l'uno. Le gemelle Phoebe e Daisy, sedici anni. Lottie, ventidue anni. Credi saremmo capaci di permettergli di sterminare una famiglia intera e oggettivamente innocente?"
Louis ridacchiò. "Non so più cosa pensare" guardò un'ultima volta Harry e si rialzò.
"Sai perché tuo padre era la grande minaccia?" parlò ancora Niall.
"Una mezza idea ce l'ho. Avete mai sentito parlare dei Doncaster Boys?" entrambi scossero la testa, "furono un'importante banda di strada di Doncaster conosciuti per le attività illegali legate al gioco d'azzardo. Non è facile essere il boss di un clan mafioso. Non c’è tempo per apprendere le abilità tecniche necessarie al funzionamento della macchina dell’economia mafiosa, specie in un mondo sempre più complesso. Per questo motivo, i boss si rivolgono a specialisti di fiducia, o meglio professionisti pronti a sporcarsi le mani per la mafia. Mio padre non era un professionista, ma si fece passare per tale."
"A quale scopo?"
"Diventare il primo. Lui ha sempre bramato il potere e la brama non è semplice desiderio, è una fissazione, un bisogno incontrollabile, un qualcosa che ti rende capace di passare sopra tutto e tutti e ne va della tua sopravvivenza. Per questo.. non mi stupisco della fine che ha fatto" sussurrò alla fine.
Niall si grattò la punta del naso, trovando improvvisamente i suoi piedi molto interessanti.
"Ho bisogno di un thè caldo."
Louis sparì in cucina sotto lo sguardo preoccupato di Harry.
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