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Capitolo quattro.

Il giorno seguente, dopo le lezioni, Stiles uscì di corsa dalla classe, e si recò nel cortile. Si diresse verso il muretto dove, il giorno prima, aveva conosciuto l'amico di Derek, Isaac.

Il ragazzo cominciò a guardarsi intorno, con lo sguardo cercava il ragazzo dagli occhi sfumati - così aveva deciso di soprannominarlo Stiles - e una sensazione molto simile al panico cominciava a farsi strada dentro di lui.

E se portasse i suoi amici? Oh, no. Voglio stare da solo con lui. Voglio poterlo avere tutto per me.. Cristo Santo, Stiles, cosa diamine vai a pensare? E' solo un tuo compagno di squadra che sta cercando di darti una mano, niente di più. E poi, non è gay. E neanche tu lo sei.

Questa mania del parlare da solo, Stiles l'aveva sempre avuta. Anche se non parlava ad alta voce, faceva dei veri e propri discorsi nella sua testa. Con se stesso. La faccenda non lo aveva mai preoccupato. Il fatto era che non aveva mai avuto amici, oltre a Malia e Scott, e spesso non voleva dargli noia con i suoi problemi, quindi raccontava i propri problemi a se stesso, e faceva finta di ascoltare da esterno. Alcune volte riusciva anche a darsi dei consigli.

Stiles aveva avvisato i suoi amici dell'appuntamento con Occhi Sfumati, ed entrambi avevano reagito in modo strano.

Probabilmente, Scott sospettava qualcosa. Si conoscevano da quando erano piccoli, e sapevano tutto l'uno dell'altro, anche quando non parlavano sapevano cosa succedeva nella vita dell'altro, nella testa dell'altro. E Scott sapeva capire i comportamenti dell'amico. Il torturarsi le mani e il mordersi il labbro quando si parlava di un argomento, significavano una cosa sola: a Stiles importava davvero. Ora, Scott non sapeva se a Stiles importasse del basket, di dimostrare qualcosa agli altri e a se stesso, oppure se gli importasse di Derek e dell'appuntamento, se così poteva essere definito.

Malia, invece, aveva semplicemente messo il broncio.

Come una fidanzata gelosa, pensò Stiles ripensando alla scena.

In quel momento, vide Derek avvicinarsi.

Oggi è più bello del solito.

Il ragazzo indossava degli skinny jeans neri ed una t-shirt bianca, semi trasparente, dei Rolling Stones - ha anche degli ottimi gusti musicali, a quanto pare - e ai piedi portava della converse total black.

Stiles si sentì a disagio nella sua tuta blu scuro e nella sua felpa rossa.

Il look non era mai stato il suo forte.

Ma d'altronde dovevano allenarsi, non poteva certo andare in jeans.

Derek si cambierà sicuramente a casa, pensò Stiles.

"Hey, Stiles, tutto bene?" Stiles sentì il suo cuore battere all'impazzata.

Sta' calmo, stupido. "Sì, Derek, tutto bene. Tu?"

"Anche. Dai, andiamo." Il ragazzo sorrise e cominciò ad avviarsi verso casa sua. Stiles lo seguì.

Durante tutto il tragitto nessuno dei due parlò. Quando arrivarono davanti casa di Stiles, Derek riconobbe la jeep azzurra con la quale Stiles ogni tanto andava a scuola, d'inverno, quando faceva troppo freddo per raggiungere l'edificio a piedi. Oppure quando, semplicemente, Stiles non aveva voglia di camminare.

"Quindi, questa è casa tua, giusto?" Stiles annuì.

"Abito a due isolati da qui, siamo piuttosto vicini." Il ragazzo più basso si voltò a guardarlo e si accorse che Occhi Sfumati lo stava fissando con una strana espressione. Felice, forse?

"Forte." si limitò a dire Stiles, senza distogliere lo sguardo dagli occhi del ragazzo.

"Già."

Arrivarono a casa di Derek, camminando lentamente. Il ragazzo fece accomodare Stiles sul divano del salotto e andò di sopra a cambiarsi - proprio come pensavo.

Stiles restò seduto immobile. Il divano - comodissimo - era di un beige chiaro, il resto dei mobili - un tavolino, di fronte al divano, una cassettiera sulla quale era posata una tv al plasma e una piccola libreria - erano di legno chiaro e vetro. Le pareti erano pitturate di bianco un po' ingiallito dal tempo e, forse, dal fumo.

Derek tornò dalla camera e portò Stiles in un piccolo cortile, dove c'era un canestro. Gli porse il pallone: "comincia a tirare."

Stiles prese il pallone, sfiorando le mani del più alto. Un brivido gli percorse la schiena. Non si mosse.

"Hey, Stiles - poggiò le mani sulle spalle del più basso - stai tranquillo. Non ti giudicherò. Sono qui per insegnarti." Sorrise, ma Stiles sembrava paralizzato. Il sorriso si trasformò in un espressione preoccupata.

"Stiles, stai bene? Stai tremando." Continuava a tenere le mani sulle sue spalle.

"I-io" Stiles cominciò a tremare più forte, gli occhi lucidi.

"Okay, okay. Non parlare, non serve. Vieni, possiamo guardare un po' di tv prima di cominciare." Gli prese la mano e lo portò nuovamente sul divano.

"Hai fame?" Chiese. Stiles annuì lievemente.

Derek andò in cucina e trono poco dopo con un cartone di pizza mezzo pien e due lattine di Coca Cola.. "Sono gli avanzi di ieri sera.. Non ho trovato nient'altro." Sembrava imbarazzato.

Stiles si decise a parlare, finalmente. "Va benissimo. Mi piace la pizza."

"Anche se è fredda?"

"Anche se è fredda." Sorrise debolmente.

"Vuoi che accenda la tv?" Derek sembrava una fidanzata premurosa. Il pensiero fece arrossire Stiles, che fece no con la testa.

Derek annuì.

Dopo imbarazzanti momenti di silenzio, il proprietario di casa cercò di cacciare un argomento di cui parlare. Così, i due cominciarono a parlare della loro famiglia, degli amici, della scuola, di ciò che gli piaceva fare.

Derek disse che amava lo sport, specialmente il basket, e che aveva cominciato ad amarlo da quando si accorse che poteva permettergli di dimostrare che aveva qualche capacità. Gli piaceva anche disegnare, allora Stiles gli chiese se poteva vedere qualcosa, e lui rispose che prima o poi avrebbe visto qualche suo disegno. I suoi genitori erano sempre fuori per lavoro, e all'inizio la cosa gli piaceva perché aveva la casa tutte per sé, ma poi cominciarono a mancargli.

Stiles invece disse che era una vera frana nello sport, allora Derek gli promise che gli avrebbe insegnato bene almeno a giocare a basket e lui ne fu felice. Poi disse che gli piaceva studiare, perché gli piaceva imparare le cose, e Derek gli chiese se poteva fargli delle ripetizione e lui rispose: "volentieri". Stiles disse che sua madre era morta, e Derek si rattristò. Parlarono di lei. Stiles non ne aveva mai parlato con nessuno oltre Scott. La cosa gli fece piacere. Derek lo abbracciò.

Poi parlarono di Scott e di Malia e di Isaac.

In men che non si dica, si fecero le cinque del pomeriggio, e uscirono fuori, a fare quello per cui Stiles si trovava lì.

Derek gli insegnò come tirare a canestro, e Stiles provò molte, e la metà delle volte la palla entrava nel cerchio, alcune volte ci girava intorno, e altre andava da tutt'altra parte. Una volta tirò persino all'indietro, allora scoppiarono entrambi a ridere.

Alle sette di sera, Stiles decise che era ora di tornare a casa.

"Sono stato bene, pappamolle." Fece l'occhiolino.

"Anch'io, Derek."

"Pensavo, visto che abitiamo vicini, potremmo vederci più spesso, non solo per gli allenamenti."

Stiles rimase spiazzato dalla proposta, ma accettò. Non desiderava altro.

Il più basso tornò a casa felice, per la prima volta nella sua vita.

Derek non si sentì solo quella sera, per la prima volta nella sua vita.

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ALLORA FANCIULLIII.

Prima cosa, scusate per il ritardo, ma ci ho messo un po' a scrivere il capitolo.

Ho finito gli esami, finally, quindi aggiornerò più spesso, MA alla fine ho deciso anche di cominciare a scrivere l'altra storia di cui vi ho parlato.

Però tranquilli, non abbandonerò questa.

Anyway, scusate per la lunghezza del capitolo, sono circa 1100 parole e okay perdonatemi.

Spero che almeno vi piaccia ahah.

Grazie a tutti per le visualizzazioni e per i voti, non me l'aspettavo per niente. Grazie soprattutto per i commenti in cui vi complimentate e in cui mi chiedete di continuare, significano tanto per me aww.

Ora vi lascio, vvb.

Aspettatevi di tutto,

I.

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