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Capitolo Quattro: Nightmare

Evelyn


Sono sempre stata brava nella corsa; fin da piccola ho sempre amato farlo, al tal punto da praticarla a livello agonistico quando ho vissuto a Boston.
Ero la più veloce del mio gruppo, facevo dei tempi pazzeschi e tal volta, non ero nemmeno troppo stanca. Era un talento naturale; almeno così diceva mio padre.

Quindi, ora, mi fa strano avere questa sensazione di stanchezza addosso, mentre corro in questo strano bosco cercando di scappare da qualcuno che mi insegue.

Alcuni rami, mi graffiano braccia e gambe mentre cerco di farmi strada, sperando di non inciampare. Provo a guardarmi indietro, c'è troppo buio, ma io lo sento. Sento i suoi passi avvicinarsi sempre di più.

Corro. Fino a perdere il fiato.

Sento il petto bruciare, mentre si alza e si abbassa a ritmi irregolari. Ma non posso fermarmi, no può prendermi.

Corro.
Per un tempo che mi sembra infinito.

Corro.
Per posti che mi sembrano uguali, come se stessi girando intorno.

Quando non sento più i passi risuonare dietro di me, mi fermo a riprendere fiato.

Ma è questione di attimi, prima che una mano afferri la mia caviglia, e mi faccia cadere al suolo. La mia faccia, entra in contatto col terreno umido e sporco.

Un'altra mano, agguanta l'altra caviglia e mi trascina con sé nell'oscurità.

Mi sveglio di soprassalto, con i capelli e il pigiama attaccati al corpo a causa del sudore.

Che strano sogno.

Mi volto sulla destra, verso il comodino, per guardare l'orario sulla sveglia. Sono solo le sei e mezza, ma forse è il caso che mi alzi, così mi inizio a preparare avendo pure tempo per una doccia e uno shampoo, visto che ieri sera non ho avuto modo di farlo.
Recupero lo stretto necessario, e mi dirigo nel bagno della mia camera.
Apro il getto d'acqua calda, mentre aspetto mi spoglio e mi guardo allo specchio.
Sbuffo, quando mi rendo conto di avere un nuovo brufolo. ≪ Accidenti! Non ci voleva proprio ≫

Faccio una doccia e lo shampoo velocemente, giusto il tempo di riuscire a togliermi la puzza di sudore da dosso. Mi vesto velocemente, legando i capelli ancora umidi in una treccia.
Scendo giù, impaziente di fare colazione.
≪ Buongiorno Mamma! Buongiorno Papà! ≫ dico, appena entrano in cucina.
Entrambi, mi salutano calorosamente e un sorriso.

≪ Ciao anche a te peste >> dico scompigliando i capelli a mio fratello, già in piedi pur avendo scuola tardi.
È il bambino più mattiniero che abbia mai visto.

≪ Come mai già sveglia? Di solito, ci vogliono i cannoni per tirarti giù dal letto. ≫ afferma mia madre, mettendo davanti a me un piatto i pancake.
≪ Ho fatto uno strano sogno. Tutto qui. ≫

≪ Strano di che tipo? ≫ domanda mio padre, guardandomi da sopra il giornale che stava leggendo.
≪ Praticamente, da quello che ricordo; mi ero appena trasferita a Montecarlo, non so il perché, e avevo tutt'altra identità. C'era una ragazza rossa, di cui adesso mi sfugge il nome...ah sì! Arielle. C'era anche quel ragazzo con cui Marco è fissato...≫

≪ Charles! ≫ esclama, interrompendomi
≪E poi? ≫
≪ Non ricordo bene, ma solamente che andavo a dormire e poi mi sono svegliata ≫ dico finendo di bere il mio succo d'arancia.

≪ Che vorrà dire? ≫ domando poi a mia mamma.
≪ Non lo so tesoro, non tutti i sogni hanno un senso ≫ mi risponde, lasciandomi un bacio tra i capelli.

≪ Io vi lascio, abbiamo una riunione tra professori prima dell'inizio della lezione≫
Papà si alza, lasciando un bacio a mia mamma e una carezza a mio fratello.

≪ Aspetta là! Vengo con te. ≫ afferro un biscotto al volo, prima di raggiungerlo.
≪ Non è presto? ≫ mi domanda, quando lo raggiungo sul portico.

≪ Ci sono gli allenamenti, voglio vederli così da essere pronta per la competizione della settimana prossima. Capire con chi ho a che fare. Sai, studiare i loro tempi, le prestazioni...ho imparato dal migliore no? Studia sempre le mosse del tuo avversario, prima di compiere le tue. ≫

Mio padre mi guarda di sfuggita, e accenna un sorriso prima di fare un cenno verso l'auto.

...

La mattinata, scorre velocemente.
Tra le varie lezioni, gli allenamenti non ho avuto nemmeno modo di parlare con i miei amici. Ma nonostante tutto, quella strana sensazione che ho da quando mi sono svegliata non mi ha lasciato nemmeno un secondo.

≪ Ok, che succede? ≫

La voce di Greg, mi risveglia dai miei pensieri. Lo guardo confusa, non capendo cosa si riferisce.

≪È da stamattina che sei strana Evy. Stai giocando col cibo nel tuo piatto da cinque minuti, sei assorta nei tuoi pensieri ed è da stamattina che sei sfuggente dice il mio migliore amico appoggiando la forchetta sul tavolo.
≪ Non è vero! ≫

≪ Si invece, è lui che ti fa stare così? ≫

≪ Lui non ha fatto niente. È solo che...≫ mi fermo, un po' titubante.
≪ Solo che? ≫
≪ Ho fatto uno strano sogno...≫ Inizio a raccontare anche a loro questo sogno; la scena dell'aeroporto, io che cambio nome, loro che sentono la mia mancanza, Charles e Arielle. Racconto tutto, senza tralasciare nessuno dettaglio.

≪ Si ma non capisco, qual è il problema? È solo un sogno no? ≫ dice Greg, per poi addentare la mela.
≪ Perché ho come la sensazione di non essermi svegliata. ≫

Una mano si posa sulla mia spalla, mentre delle labbra si avvicinano al mio orecchio: ≪ Ciao amore. ≫

...
Mi sveglio di soprassalto, col cuore che batte a mille. La sveglia, segna le 3:07 del mattino.
Mi passo una mano sul volto stanco, provando a levar via quella sensazione da dosso.

Rimango per un po' di tempo, a osservare il soffitto mentre mi perdo tra le immagini di quel sogno, che mi pareva così reale.

Mi alzo dopo un po', arresa dal fatto di poter prendere sonno.
Sono mesi che va avanti così; dormo poco ore a notte, ma il giusto per sopravvivere senza impazzire.

Raggiungo il salotto, ed esco sul balcone; l'aria mattutina mischiata alla brezza marina, mi accarezza il viso facendomi rabbrividire leggermente.
Alzo gli occhi al cielo, cercando di trovare la luce delle stelle che da piccola mi erano da rifugio.

≪ Da qui non riuscirai a vedere niente. ≫

Una alle mie spalle mi fa sobbalzare.

Mi giro di scatto, portando una mano sul petto.
La persona che ha parlato, si allontana dal buio che lo nascondeva, con le mani alzate e un sorriso divertito sul volto.

≪ Scusa, non volevo spaventarti. ≫
Charles, cammina verso di me per poi poggiarsi alla ringhiera, vicino al piccolo muretto, che separa i due balconi.

Annuisco piano, mentre sposto nuovamente lo sguardo sul quel cielo privo dei suoi diamanti.
Sento il suo di sguardo, bruciare su di me. Eppure non mi volto.

Lo guardo con la coda dell'occhio; le braccia conserte, fanno risaltare i muscoli delle braccia messi in mostra dalla maglietta a maniche corte. Il viso stanco, illuminato dalla luce della luna e dai lampioni sparsi per la strada. E lo sguardo, colmo di domande posato su di me.

≪ Come mai sveglia a quest'ora? ≫ domanda all'improvviso spezzando quel silenzio che si era creato tra noi.
≪ Non riuscivo a dormire. Sarà il fuso orario ≫ dico vaga, lui annuisce ma non ci crede. Eppure non fa altre domande.

≪E tu? Come mai sveglio? Non dovresti riposarti per domani? ≫ domando
≪ Troppi pensieri. ≫

Il silenzio crolla nuovamente su di noi, e ora anche Charles ha lo sguardo fisso sul cielo. Ma sembra perso in tutt'altro.
Lo sguardo, leggermente malinconico stona col tutto il resto e col sorriso che stamattina gli incorniciava il viso.

≪ Cosa dicevi prima sulle stelle? ≫

Lui, rivolge lo sguardo nuovamente su di me e sorride appena, come a ringraziarmi in silenzio per averlo strappato da quei pensieri.

≪ Che da qui, sono impossibili da vedere, o almeno non molte. Con i lampioni, le auto, le luci delle barche e degli edifici, rendono fioche queste magnifiche luci ≫

≪ Eppure, pensavo che stando vicino al mare si riuscissero a vedere almeno un po'≫
≪ Già, è un vero peccato perdersi uno spettacolo così. Viaggiando molto, ho visto moltissimi paesaggi ma mai nessuno è paragonabile a quello delle stelle. ≫

Annuisco piano, trovandomi a concordare con lui.
≪ Sai, da piccola passavo molto a casa dei miei nonni in campagna. Lì le stelle, si vedevano davvero bene; avevo anche un libro con tutte le costellazioni; sia le moderne che quelle osservate da Tolomeo. Accanto ad alcune di esse, c'era raccontata la sua storia che hanno ricostruito basandosi sui racconti della mitologia greca. Penso di averle imparate quasi tutte a memoria. ≫

Sono sincera.
Per la prima volta dopo mesi, ho parlato a qualcuno di me senza seguire uno stupido copione. Senza dar retta a questa storia che hanno creato attorno a me.

Per un attimo, ho ridato vita a Evelyn. E ne sono felice.
Ho ridato vita, a quella bambina che amava tanto sognare con lo sguardo perso nelle stelle.

È stato quasi naturale con lui.
Come se fosse una calamita per la sincerità e questa cosa mi spaventa un po'

Non posso permettermi di lasciarmi andare così.
Ora è stato un dettaglio insignificante.

Ma la prossima volta?

≪ Qual è la tua costellazione preferita? ≫ domanda strappandomi dai miei pensieri.

Ora a separarci è solamente il muretto.
Charles, si dev'essere avvicinato mentre ero distratta.

Ignoro questo dettaglio e decido di rispondere: ≪ Due in particolare. Quella del Drago e del Corvo ≫

≪ Corvo? Non l'ho mai sentita. ≫
≪ Quella del Corvo è una costellazione piccola che si trova nei pressi di quella della Vergine. Fu osservata già da Tolomeo, quindi ha origini antiche ≫
≪ Qual è la sua storia? ≫

≪ Ci sono diverse storie al riguardo. Un po' come tutte le storie riguardanti la mitologia: 'Il nome Corvo è in riferimento all'uccello che il dio della poesia e della musica Apollo portava sempre con sé. Stando al mito, proprio Apollo chiese al corvo di andare a prendere dell'acqua della vita e di metterla in una coppa. Non appena partito, il corvo era del tutto bianco. Durante il viaggio, però, si appollaiò su una pianta di fico per aspettare la maturazione dei frutti. Non appena rientrato, gli tocco l'arduo compito di spiegare il motivo del suo ritardo e cercò di dare la colpa a una biscia. Apollo, dal canto suo, non credette alla versione del corvo e si adirò non poco. La sua rabbia ben presto si trasformò in voglia di vendetta tanto che decise di trasformare il corvo in un uccello completamente nero oltre a condannarlo a una sete perpetua.'' ≫ faccio una breve pausa mentre noto come Charles ascolta interessato la storia. ≪ In merito a questa costellazione, c'è anche un'altra mitologia degna di nota. In questa storia, viene raccontata una storia d'amore in cui Apollo avrebbe provato dei sentimenti così tanto forti per Corione, la mamma di Esculapio, tanto da chiedere al corvo d'informarlo riguardo a quanto fatto dalla donna. Nonostante il fatto che quanto narrato dal corvo non fosse certo positivo, lo stesso Apollo decise di premiare l'animale dandogli un posto in cielo. ≫ continuo concludendo la storia di costellazione.

Charles non commenta.
Rimane fermo a osservarmi, come perso in qualche strano pensiero. ≪ Alquanto contorta. ≫ commenta poi. ≪ Quella del Drago invece? ≫ domanda.

''Un drago con cento teste, posto alla custodia degli alberi delle mele d'oro, regalo di matrimonio di Giove con Giunone. Quando qualche malintenzionato si avvicinava al giardino, il drago iniziava a urlare in cento tonalità differenti facendolo fuggire. Euristeo, assegnando le dodici fatiche a Ercole, comprese proprio il furto di una delle mele, ed Ercole riuscì a superare anche questa prova grazie all'ausilio di Atlante, scagliando una freccia che colpì Ladone a morte. Il drago fu così ucciso. Giunone, profondamente turbata, lo pose in cielo come costellazione, in modo che tutti potessero ricordarlo''≫ concludo anche questa storia, con un sorriso triste mentre rammento come da piccola piansi alla morte del drago, la prima volta che la lessi. ≪E la tua, Charles? Qual è la tua costellazione preferita? ≫ rivolgo il mio sguardo completamente a lui, che mi sta ancora guardando, con un piccolo sorriso triste sul volto.

Le braccia ancora incrociate e con gli occhi velati di lacrime.

≪ La prima volta che ho visto una costellazione, avevo 11 anni. Mio padre, aveva portato me e i miei fratelli al planetario. La prima volta che la vidi, fu quella dello scorpione. Le sue stelle, erano le più brillanti lì in mezzo, che ne rimasi estasiato. Fu una giornata che non dimenticherò mai, quindi mi viene da dirti questa. ≫
≪È una bella storia. Hai un buon rapporto con la tua famiglia vero? ≫

Charles annuisce, ma non risponde direttamente alla domanda e da lì capisco che non vuole affrontare l'argomento.
≪ Raccontami la storia. ≫ la voce roca mi arriva all'orecchio come un soffio lontano.
È distante. Forse lui stesso lo è, perso in qualche lontano ricordo.

Sorrido lievemente, mentre inizio a narrare anche questa storia: ≪''La costellazione dello Scorpione si trova tra la Bilancia a ovest e il Sagittario a est, ed è una delle più brillanti, si individua con facilità perché le stelle sono molto luminose e ricordano la figura di uno scorpione. La sua stella più appariscente è Antares, il cuore dello Scorpione. E' visibile, nel nostro emisfero, a partire dal 45° parallelo nord, cioè dalle coste mediterranee, soprattutto da maggio ad agosto. Il suo tramontare, poco dopo il tramonto del sole, indica che l'estate sta finendo. Lo Scorpione è legato al mito di Orione e la mitologia dà diverse versioni di come nacque questa costellazione. Una di queste racconta che Era, Giunone per i romani, che non sopportava gli uomini troppo vanitosi, non tollerava che Orione vantasse le sue prodezze come cacciatore. Decisa a dargli una lezione, pose uno Scorpione sul sentiero percorso da Orione, che fu punto a morte. Diana, dea della Luna e della caccia, implorò Giove di porre il suo corpo tra le stelle, ma Giunone voleva che lo Scorpione venisse posto in cielo per onorarlo come conquistatore di Orione. Alla fine Giove accontentò entrambe: mise sia Orione che lo Scorpione nel cielo, in direzioni opposte, cosicché Orione tramonta, lo scorpione sorge. Inseguendosi per l'eternità.

Concludo la storia, con lo sguardo rivolto verso il cielo.
E so che lui sta facendo lo stesso.

Con uno sguardo perso, scruta quelle poche e fioche stelle, cercando proprio come me delle risposte. E io le imploro con lo sguardo, di aiutarmi come facevano un tempo.

Di salvarmi da questo destino che io stessa mi sono scritta.

Di salvare lui, perché sembra perso quasi quanto me.

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