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Capitolo cinque: Dream

Evelyn


È importante avere dei sogni abbastanza grandi da non perderli di vista mentre si perseguono'

Oscar Wilde.

Qualcuno una volta disse: ''Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni '' ma non ricordo chi fosse.

Forse è stato Shakespeare.

Chiunque sia stato, per me rimane una grandissima cazzata.

Non si può paragonare i sogni, all'essere umano.
I sogni sono belli, ci fanno star bene e ci fanno sparare che tutto andrà per il meglio.

Le persone no.
Molte di esse, o meglio la maggior, sono spregevoli; ti tradiscono, ti fanno a pezzi fino a strapparti l'anima e poi se ne vanno, come se nulla fosse mai successo. I sogni ti salvano da tutto questo.

Come possono essere queste due cose fatte della stessa materia?

Sogni.
Tutti hanno un sogno.

Greg, voleva diventare un fotografo e sono sicura che ci riuscirà perché ha un talento innato.
Céline, ha sempre sognato d'intraprendere la carriera da regista.
Mentre Melissa, ha sempre saputo che la carriera d'avvocato, fosse quella giusta per lei.

Kevin, invece, non aveva dei veri e propri sogni. Diceva che erano delle cose troppo grandi, per un essere così piccolo come l'umano; l'unica cosa che voleva era vivere. Vivere al meglio .

E poi, c'era lui.
Lui non aveva un sogno, una persona del genere non poteva averne.

Da quanto ne so invece, Arielle studia economia e marketing sperando un giorno di dirigere l'azienda di famiglia. O almeno, così mi è stato detto da Colin.
Anche Charles ha un sogno, ha detta di Arielle è vincere un mondiale con la Ferrari.

Tutti hanno un sogno, tranne me.

Io non ho un sogno, o almeno non più, è morto con me quella notte di pochi mesi fa, quando la vita di Evelyn è finita per sempre.
Stephanie ne ha uno, che però non coincide con il mio.

Il suo, forse dovrei dire mio, è quello di laurearsi in economia e management e di diventare manager di un importante azienda. Ma come il resto della sua vita, è una menzogna.

Avevo così tanti sogni, e ora non mi resta più nulla.

<<Stephanie, dai muoviti!>>

Alzo lo sguardo verso Arielle, mentre poso il telefono nella tasca posteriore del pantalone, è agitata glielo leggo in faccia mentre continua a spronarmi ad aumentare il passo.

<<Ari, non credo che lo troveremo in tutto questo casino>> dico fermandomi di fianco a lei, che si alza sulle punte e allunga il collo alla ricerca del famigerato ragazzo vestito di rosso.

<<Uff, voglio vederlo prima della gara. Voglio vedere come sta>>

La gara inizierà a minuti, ma hanno da poco annunciato che Charles non potrà prenderne parte poiché i danni alla macchina era troppo gravi. O almeno è quello che io ho capito.

Quello che so per certo, è la sensazione che Charles sta provando in questo momento. Il moto di delusione che ti stringe il petto, le lacrime che ti pizzicano gli occhi ma che non vorresti far uscire per paura di mostrarti debole e l'odio verso sé per aver fallito.

Sospiro piano, passandomi una mano tra i capelli: <<Va bene, continuiamo a cercarlo>>

Nonostante la miriade di persone attorno a noi, riusciamo a trovarlo subito seduto su un muretto col capo chino mentre un ragazzo di fianco a lui prova a consolarlo.

<<Appena Russell va via, andiamo da lui>> afferma Arielle mentre io mi limito ad annuire. Rimaniamo in disparte, mentre Arielle continua a torturarsi le mani in grembo; non si calmerà fin quando non gli avrà parlato.

Ci tiene davvero tanto a lui...

Quando il ragazzo va via, Arielle fa un passo avanti ma io la blocco quando una ragazza vestita di tutto punto, ci supera e si dirige verso di lui. Il rumore dei suoi tacchi, che picchiano sull'asfalto bollente, rimbombano in tutto questo caos.

Sul viso di Arielle, compare una piccola smorfia mentre dalle sue labbra esce un sonoro sbuffo.
<<Chi è?>> domando incuriosita senza staccare gli occhi da quella ragazza, che ora se ne sta attaccata al braccio di Charles che non sembra del tutto contento.

<<Satana Junior.>>
<<Eh?>>
<<Scusa, mi è scappato. Quella è Yvonne Lefebvre, la ragazza più viziata che io abbia mai conosciuto e fidanzata di Charles. Ancora non so come faccia a stare con un soggetto del genere>>

Ok, sono confusa.
Era fermamente convinta che a Charles piacesse Arielle e poi dalla faccia non mi sembrava tanto contento di vederla.

Ma l'apparenza inganna, e io lo so bene.

<<Scusami, vado un attimo da lui. Resti qui? Non credo che tu abbia tanta voglia di conoscere Miss Satana Jr. >>
Scuoto leggermente la testa alzando le mani in segno di resa: <<Tutta tua, io ne approfitto per mandare un messaggio a mia madre>>

E con un finto sorriso, la rossa si incammina verso i due giovani.

Afferro il telefono dalla tasca posteriore e controllo le notifiche anche se so per certo che non troverò mai quelle che desidero. Ho due messaggi non letti, da l'unica persona che in questi mesi si è interessata a me: Colin.

'Non ho trovato altre informazioni, oltre a quello di cui ti avevo già detto. Appena ci vediamo, mi spieghi il perché ti servissero'

'Mi hanno anticipato la partenza. Sono in città, ci vediamo presto'

Nei messaggi, può sembrare freddo e distaccato ma è quello il suo ruolo nella mia vita. Nessun legame affettivo, ma so che lui ci tiene per davvero.

Alzo lo sguardo dal telefono, guardando i miei nuovi ''amici'' cogliendo proprio il momento in cui Arielle dice qualcosa a Charles, indicando verso di me. Quest'ultimo si volta, guardandomi per un breve lasso di tempo e salutandomi con un piccolo sorriso triste e un cenno del capo, che a mia volta ricambio con un piccolo saluto con la mano ma non mi sfugge, l'occhiata infuocata che mi lancia la brunetta di fianco a lui.

Anche da qui, a distanza di qualche mentre sono riuscita a leggere nel suo sguardo una nota amara di stanchezza.

La stanchezza di chi ci ha provato e riprovato fino alla fine, ma non ci è mai riuscito.

...

La gara si è conclusa con la vittoria di un certo Max, con al seguito un pilota Ferrari e uno McLaren. Io e Arielle l'abbiamo guardata nei Box dell'Alpha Tauri, il team dove guida Pierre, nonostante Charles ci avesse invitato in quello Ferrari.

Ma Arielle, non aveva voglia di condividere la stessa aria con la sua ragazza e io non avevo gran voglia di fare la sua conoscenza.

Ci siamo separate subito dopo l'uscita dal Paddock, poiché io avevo voglia di fare un giro in questa città a me sconosciuta.

Il sole tra per tramontare, in lontananza si possono vedere già le luci soffuse dei lampioni accesi per le strade.

Cammino lungo il molo, beandomi dell'odore della salsedine che mi trasmette tranquillità e nel mentre, provo a non pensare alla mia vita passata.
Provo a essere solo Stephanie, una ragazza dalla vita tranquilla.

Il cellulare vibra nella mia tasca posteriore, attirando la mia attenzione nella realtà che mi circonda:
'Voltati'

Un sorriso, stavolta vero, compare sulle mie labbra mentre le mani tremano leggermente. Mi volto, guardandomi intorno alla sua ricerca.

Lo noto, poco distante da me a braccia conserte e un sorriso divertito sulle labbra. Gli occhiali da sole, mi impediscono di vederne gli occhi ma so che mi sta guardando.

Gli corro incontro e appena gli sono vicina lo stringo forte in un abbraccio, che ricambia subito. <<Mi sei mancato.>> gli dico allontanandomi da lui. <<Anche tu Evelyn.>>

<<Hai una nuova moto?>> dico indicando la Yamaha alle sue spalle. Il sorriso di Colin, aumenta leggermente mentre scuote leggermente la testa. <<Proprio nuova no, diciamo che l'ho acquista da dei vecchi conoscenti. Perché non gli dai un'occhiata>>

Una Yamaha yzf-r1 nera del 2012, si presenta davanti a me in tutto il suo splendore. È nuova, senza nessun tipo di lesione se non per un leggero graffio. Ne avevo una esattamente uguale, proprio con lo stesso identico graffio nello stesso punto.

Aspetta un secondo...No, non può essere...

Gli occhi mi si riempiono di lacrime, che però non lascio scappare lasciandole intrappolate nelle ciglia, le mani tremano leggermente mentre un macigno mi si poggia sul petto.

La paura di ricevere una risposta negativa è alta.

<<Col...È dav-vero...>>
<<Si Lyn, è proprio quella moto.>>

Le lacrime, che prima avevo trattenuto, ora scorrono imperterrite sul mio viso mentre un piccolo singhiozzo mi mozza il respiro.
Colin si inginocchia accanto a me accarezzandomi piano la schiena, provando a consolarmi seppur invano.
Ma io non piango perché sono triste, ma perché per la prima volta dopo tempo mi sono sentita vicina alla mia vecchia vita non solo grazie a delle foto o dei ricordi.
<<Grazie.>>

È l'unica cosa che riesco a dire in questo momento.

Un grazie, che racchiude davvero molto.

Grazie per essere qui.
Grazie perché mi hai aiutato fin ora.
Grazie per esserti preso cura di me.
Grazie perché mi vuoi bene nonostante tutto.
Grazie per avermi salvato la vita.

Mi passo le mani sulle guance, asciugandomi le poche lacrime rimaste e provo a fare un sorriso ma ne esce fuori una smorfia. <<Come hai...>> Colin mi interrompe capendo subito dove voglio andare a parare: <<L'avevano messa in vendita il mese scorso, no ne conosco il motivo preciso. Ma non potevo che un gioiellino del genere finisse in mani sbagliate, così l'ho acquistata io per te. Ovviamente, in maniera anonima>>
Annuisco piano abbassando nuovamente lo sguardo.
<<Come stanno? Tutti loro intendo>>
<<Soffrono Evelyn, ma stanno bene e provano ad andare avanti. Non sarà facile per nessuno di loro, né tanto di meno per te. Farà male, a tutti voi, ma presto le cose si risolveranno.>>
<<Evelyn è morta Col. Le cose non si possono sistemare, se lei non c'è più>>
<<Fidati di me.>>

Mi guarda negli occhi mentre lo dice. E io non posso fare a meno di annuire, perché di quegli occhi oramai ho imparato a fidarmi e sono l'unica cosa che mi rimane.

<<Allora, mi fai fare un giro su questa moto?>>

...
La serata con Colin passa troppo in fretta.
Nonostante, sia tornata a casa tardi e abbia passato tutto quel tempo con lui, a me sembra solo un attimo.

È l'una passata quando metto piede in casa, fortunatamente avevo già avvisato Arielle che avrei rincasato tardi.

Afferro il pacchetto di sigarette che avevo lasciato sul bancone della cucina e mi dirigo verso il balcone.
Ma stavolta, non son io quella a essere colta di sorpresa.

<<Dobbiamo smetterla d'incontrarci cosi, non trovi?>>

Charles sobbalza, proprio come me ieri sera, si volta verso di me e accenna una piccola risata.
Ma il suo sguardo, trasmette tutto tranne che allegria; è spento, privo di emozioni. Uno sguardo così spento da mettere i brividi.

<<Hai ragione>> la voce è bassa e roca, il che mi fa presumere che si sia svegliato da poco.
È tutto ciò che dice, prima di voltarsi nuovamente a guardare il cielo.

Sospiro piano, passandomi una mano tra i capelli mentre poso il pacchetto di sigarette sul tavolino e mi avvicino a lui: <<Come stai, Charles?>>

Domanda banale lo so, ma è quella più importante tra tutte.

Non si volta a guardarmi mentre gli parlo, rimane fisso con lo sguardo verso il cielo; mi fa quasi dubitare che mi abbia davvero sentito.
<<Sto bene.>> mormora piano ma senza mai voltarsi
<<No, non è vero. Charles, capisco come ti senti ma...>>

<<Tu non sai come mi sento.>> mi interrompe lui bruscamente, voltandosi mentre lo dice. <<Non puoi capire, cosa si prova deludere tutti per l'ennesima volta. A perdere ancora nella propria città. A fallire ancora. A fingere, che vada tutto bene solo perché il tuo compagno di squadra ha raggiunto l'obbiettivo prestabilito. >> le sue mani stringono forte la ringhiera, tanto da far diventare bianche le nocche.
Provo a parlare ma lui me lo impedisce continuando:<<Fino a stamattina, nemmeno sapevi com'era fatto un circuito, come pretendi di sapere come sto?! Cristo, nemmeno ci conosciamo! Cosa ti fa credere, che ti risponda? Che parli di come mi senta con te!? Solo perché ieri sera sono stato gentile e abbiamo conversato, non vuol dire che siamo amici o altro. Perché per me, non sei nessuno e se sono stato gentile, è solo perché sei la coinquilina di Elle.>>

Deglutisco piano, sentendomi in qualche modo ferita da quelle parole.
<<Hai ragione, non ci conosciamo nemmeno. Non capisco perché mi sia preoccupata più di tanto, per te. Infondo non ti conosco. Ma fatti dire una cosa, non sparare sentenze senza sapere la storia di chi hai di fronte. Credi di essere l'unico a soffrire? O a perdere? Credi di essere l'unico a odiarsi per aver fallito? Beh mio caro, spoiler: non lo sei! Quindi scusami, se ho osato chiedere a sua maestà come stava perché ero preoccupata! Si chiama avere empatia Charles, non bisogna conoscere una persona per poterla aiutare.>>

Mantengo un tono di voce fermo mentre parlo. Non voglio fargli capire, che le sue parole mi hanno colpito più del dovuto.

Alle sue spalle, compare la stessa figura di oggi con l'unica differenza che stavolta indossa solamente una maglietta lunga, che presumo essere del ragazzo.
<<Amore, che succede?>>
Charles, la guarda per un breve istante prima di riportare lo sguardo su di me.
<<È tutto ok Yvonne. Torna a dormire io arrivo fra poco, risolvo prima una questione qua>> Lei annuisce incerta, lasciandomi una breve occhiata e poi torna dentro.

<<Vai pure, Charles. Non abbiamo più niente da dirci.>>

Detto ciò, recupero le mie cose dal tavolino e mi dirigo dentro casa.
Lasciandolo da solo alle mie spalle.

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