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Capitolo 10.2: Fear


Evelyn



A volte, sarebbe bello aver il controllo delle cose.

Il non aver paura di fare qualcosa per le sue possibili ripercussioni sulla nostra vita o quella degli altri.

Guardo la valigia aperta sul pavimento e mi domando: ne vale davvero la pena?

Ho disfatto la stessa valigia poco meno di un mese fa, convinta di non poterla rifare prima di diverso tempo, eppure eccomi qua.

Sono da poco passate le sette del mattino, il volo partirà tra circa un'ora e io non so ancora cosa fare.

Dopo aver lasciato Arielle e Charles in cucina, ho pensato molto sul da farsi ma non sono riuscita a trovare, seppur stilando una lista mentale di pro e contro di entrambe le scelte e le sue possibili conseguenze, una soluzione.
Ho bisogno di qualcuno con cui parlare, ma in questo momento l'unica persona che potrebbe darmi una mano senza mai giudicarmi mi crede morta.

Greg, è sempre stato al fianco e ora mi fa strano il fatto che lui non sia più accanto a me ignaro di cosa stia accadendo della mia vita.

E io a mia volta, non so cosa sta accadendo nella sua; non so come sta, se qualcuno gli è accanto, se soffre ancora oppure ha trovato un modo per andare avanti nella sua vita che ora non include più la mia presenza.

Ma una cosa la so per certo, lui mi avrebbe spronato a fregarmene di tutto e partire senza pensare a niente.

Queste sono le cose che avrebbe detto a Evelyn, ma Stephanie?
Cosa dovrebbe fare lei?

Forse una cosa la so.

Mi alzo dal letto, chiudendo la valigia e cercando di non fare rumore esco di casa.

...

<<Non so se essere più stupito o felice, del fatto che tu sia qui con me di tua spontanea volontà; nonostante siano le sette e mezza del mattino>> dice controllando l'ora sul suo orologio da polso.

<<Ne sono sorpresa anch'io, mi creda. Anzi, voglio scusarmi per l'ora ma avevo bisogno di qualcuno con cui parlare>> affermo mettendomi comoda sulla poltrona in pelle nera

<<Sono felice che tu abbia scelto me per farlo, Evelyn, non preoccuparti per l'ora, non mi sarei mai fatto scappare quest'occasione>> si sistema difronte a me, appoggiando una cartellina rossa sulle sue gambe <<E poi ti ho già detto di darmi del tu>>

<<Non sarebbe poco professionale?>>

<<Per altri miei colleghi si, ma non per come la vedo io; Evelyn, ascolta, il tuo è un caso particolare e voglio che tua al più possibile al tuo agio. Voglio che tu ti senta libera di parlare con me, non che lo vedi come se fosse una forzatura; voglio aiutarti Evelyn, ma per prima cosa devi fidarti di me. Non devi avere paura, qui niente può farti del male sei in un posto sicuro. Sei al sicuro ora.>>

E non so perché, ma quelle ultime parole hanno su di me un forte impatto, al tal punto che scoppio a piangere.

Non so perché lo faccio, ma so che è la cosa più giusta da fare al momento.

Forse, perché per la prima volta capisco cos'era quel sentimento che mi opprimeva dentro: paura.

Ho paura di sbagliare di nuovo tutto, ho paura di chi mi è accanto, dei miei ricordi, ho paura di addormentarmi e di trovarmi di nuovo lì.
Ma soprattutto, ho paura di essere ancora in pericolo nonostante tutto.

Eppure, quelle parole dette con un tono così gentile e premuroso, hanno aperto in me la vana speranza che forse posso vivere ancora; che sono al sicuro e non posso farmi del male ancora.

Un fazzoletto compare nella mia visuale, che prendo prontamente asciugandomi sotto gli occhi, e le guance rigate dalle lacrime: <<Grazie>> mormoro tirando su con il naso senza avere il coraggio di guardare il dott. Clint negli occhi.

<<Allora, ti va di dirmi cos'è successo?>>

<<Non lo so, le sue parole hanno avuto un impatto forte su di me; non so perché abbia iniziato a piangere>>

<<Non intendevo ora Evelyn, ma cosa ti è successo prima. Cosa ti ha spinto a venire fin qui, alle prime luci del mattino, se ieri era l'ultimo posto dove volevi stare?>>

Di tutto.

È successo di tutto.

<<La mia coinquilina, lei...uhm, ho scoperto che veniva maltrattata dal fidanzato. È corsa nel nostro appartamento, era spaventata a morte...lei aveva paura di lui e io...>>

<<Ti sei rivista in lei, non è così?>> continua lui per me.

<<In un certo senso si. Ho rivisto me stessa spaventata dal mondo, dalla persona che era convinta di amare: è stato come tornare indietro nel tempo. Ma, non è questo che mi ha spinto a venire qui...ecco, c'è questo ragazzo, si chiama Charles, ecco lui è il miglior amico della mia coinquilina e abita proprio accanto a noi; io e lui, abbiamo avuto uno scontro quando sono arrivata qua, poi ieri dopo essere uscita da qui abbiamo avuto un confronto, credo che possiamo definirci amici? Conoscenti? Comunque sia, è stato lui ad aiutarmi con la situazione di Arielle>> mi fermo a riprendere fiato e a pensare alle parole giuste da usare <<Ecco, dopo avermi aiutato a calmarla, lui le ha suggerito di partire con lei e poco dopo ha fatto la proposta anche a me; questa cosa, mi ha mandato in confusione. È una cosa stupida lo so, ma mi ha mandato in confusione; da una parte vorrei andare con loro, pur conoscendoli da poco sento di potermi fidare ma allo stesso tempo so che non posso. Non so che fare, perché la vita sembra che mi stia dando una seconda occasione ma so che non posso accettarla>>

<<Perché pensi che tu non possa cogliere quest'occasione?>>

<<Perché Evelyn è morta! Perché sono condannata a nascondermi per gli sbagli che ho commesso; perché non posso permettermi di vivere una vita normale senza aver paura di mettere qualcuno in pericolo>> rispondo alzando leggermente il tono della mia voce mentre le lacrime minacciano di uscire.

<<E tutto ciò chi lo dice? Chi ti ha detto che non puoi più vivere? Hai detto bene, Evelyn è morta ma tu non sei lei; tu sei Stephanie Morris, hai il pieno diritto di viverti la vita che volevi. Si è vero, non sarai mai una ragazza normale per tutto quello che hai passato ma nessuno ti vieta di vivere nuovamente. Evelyn, era la tua vita di prima ma Stephanie è la tua seconda possibilità; ti è stata data non perché tu passassi la tua vita a nasconderti ma perché a riprendessi da dove l'avevi lasciata.>>

<<Quindi cosa dovrei fare>>

<<Quello che senti davvero nel tuo cuore. Non privartene, solo perché hai paura>>

<<Voglio andare; voglio cogliere quest'occasione ma >> mi fermo ancora incerta

<<Niente ma Evelyn; vai li fuori e vivi>>

<<Ok, ma prima di andare ti devo chiedere una cosa>>

È difficile da dire ad alta voce ma se voglio guarire devo pur iniziare da qualche parte.

<<Puoi prescrivermi qualcosa per riuscire a dormire?>> mormoro a bassa voce come se stessi confessando il più vergognoso dei peccati.

Il dott Clint, scatta sull'attenti e si inginocchia davanti a me: <<Da quant'è che non dormi Evelyn?>>

Sinceramente non lo so, ma non glielo dico questo; mi hanno progettato per mentire ed è quello che faccio.

<<Un paio di giorni credo; in verità mi limito a qualche ora ogni tanto>>

Ecco, almeno questa è la verità.

<<Da quanto va avanti?>>

<<Non da molto>>

Bugia.

<<Pensavo che l'EMDR* ti avesse aiutato in qualche modo>>

<<Si, è vero ma sappiamo entrambi che non funziona così; mi ha aiutato a ricordare, in un certo senso a rielaborare la cosa ma non passa mai davvero.>>
<<Vorrei aiutarti Evelyn, ma sai che questo non posso farlo>> si alza in piedi avvicinandosi alla scrivania

<<Perché? Ti sto chiedendo solo qualcosa per dormire>>

<<Evelyn, la tua condizione è particolare; il tuo corpo non potrebbe reggere, neanche un semplice sonnifero, potresti avere qualche ricaduta anche se tu non vorresti. Ma forse c'è qualcosa che posso fare...>> si interrompe aprendo il cassetto della scrivania <<Ecco a te; te l'avrei dato lo stesso a fine seduta, prendilo come qualcosa con cui sfogarti. Scrivi quello che vuoi, quello che più ti passa per la mente; che siano le tue debolezze, i tuoi pensieri, ricordi o anche una storia inventata>> si avvicina a me, porgendomi un diario con la copertina nera.

L'afferro titubante, stringendolo poi al petto come se fosse il più prezioso dei tesori <<Allora io vado, prima che si faccia tardi o cambi idea>> dico alzandomi dalla comoda poltrona
<<Fai buon viaggio Evelyn. Ricordati di vivere>>

Colin mi aspetta fuori, appoggiato alla mia moto con la sua solita postura rigida che si guarda attorno con circospezione ma quando mi nota la sua espressione si apre in un tenero sorriso: <<Tutto ok?>> mi domanda appena arrivo accanto a lui.

<<Tutto ok, ho deciso di partire. Tu sei sicuro che si possa fare?>> domando infilandomi il casco
<<Sinceramente no, ma uno strappo alle regole non farà male. In più non sarai mai da sola, lo sai.>>

<<Verrai anche tu?>>

<<Io devo rimanere qui Evy, lo sai; ma ci saranno tante persone a proteggerti al mio posto.>>

Non dico nulla, mi limito solamente a salire sulla moto aspettando che lui faccia lo stesso; stringo le braccia attorno al suo busto quando lo fa, mi lascia una carezza sulla mano e poi parte.

Lo studio dista veramente poco da casa mia e con la moto, ci mettiamo meno del tempo previsto

Nessuno dei due parla, ci limitiamo a prendere le mie poche cose per poi ripartire nuovamente in direzione dell'aeroporto.
Nel breve lasso di tempo in cui siamo stati in casa mia, sono riuscita a mandare ad Arielle un messaggio in cui l'avvisavo della mia decisione.

Dire che fosse contenta era un eufuismo; in queste due settimane abbiamo legato molto, è bello riavere un'amica.

Arriviamo all'aeroporto dopo venti minuti, sono in quel momento ci rivolgiamo nuovamente parola: <<Fai attenzione ok? Non c'è bisogno che io te lo dica ma mantieni un profilo basso, non attirare l'attenzione su di te anche se è impossibile visto chi frequenterai; ma fai attenzione Evelyn, ti prego>> dice poggiando la mia piccola valigia a terra e guardandomi negli occhi

<<Vieni con me, saresti più tranquillo no?>>

<<Sai che non posso, il mio lavoro è qui lo sai; Alberic sarà sempre con te, in ogni tuo passo, devi fidarti di lui ma io non potrò venire con te, per quanto lo vorrei>>

<<Allora non lasciarmi andare>> mormoro lasciando che la paura prenda di nuovo il sopravvento

Da quando sei così codarda?

Colin mi sorride, rassicurandomi a malapena <<Se lo facessi, me ne pentirei amaramente; so che sta parlando la paura, so che restare qui e aspettare che tutto passi non è quello che vuoi davvero. Impara a fidarti di loro, anche se infondo al tuo cuore già lo fai altrimenti non saresti qui, ricomincia a vivere, io ti aspetto qui; ma scrivimi ogni giorno, altrimenti sarò costretto a tartassare Al di messaggi e telefonate, fammi sapere che stai bene, ok? Ora vai, fai buon viaggio Bulle grise, ci vediamo al tuo ritorno.>> detto ciò, mi lascia un leggero bacio sulla fronte e si allontana da me.

Gli faccio un sorriso, uno sincero, e poi mi avvio verso una chioma rossa che avevo già avvistato precedentemente; sento il suo sguardo dietro la mia schiena, so che non se ne andrà fin quando il Jet non sarà partito.

<<Steph! Sono così felice che tu abbia accettato>>
Arielle mi stringe in un abbraccio improvviso che mi fa irrigidire all'istante; la sposto piano facendole un sorriso sforzato.

Non sono guarita del tutto ma non voglio che lei ci rimanga male

<<Com'è andata? Sei riuscita a denunciarlo?>> domando come se in realtà non sapessi già la risposta.
<<In realtà, una volta arrivata lì ho scoperto che l'avevano arrestato stanotte; una soffiata anonima hanno detto ma non potevano darmi maggiori informazioni. Ho depositato la mia denuncia, mi hanno assicurato che non lo vedrò per un bel po'>> mi informa, con gli occhi lucidi; ha il viso stanco, nonostante ciò prova a farsi forza.

<<Sono felice che questo incubo sia giunto a termine; ora godiamoci quest'avventura ok?>> le sussurro e lei annuisce.

Mi volto appena, guardando la figura di Colin poco distante da noi, mi sorride complice facendomi un piccolo cenno col capo.
Stanotte è lui che ho chiamato, sapevo che con la sua posizione e lei sue conoscenze non ci avrebbero messo tanto a sbatterlo dentro; lui dal canto suo, non ci ha pensato due volte ad aiutarla.

<<Ragazze, possiamo andare è tutto pronto>> ci informa Charles avvicinandosi a noi <<Sono contento che tu abbia accettato, Stephanie>> continua poi guardandomi negli occhi

<<Grazie a te, per avermi invitato>>

Lui si limita a sorridermi e annuire, poi ci fa strada verso il Jet.

...

Il viaggio trascorre in silenzio, fra poco più di un'ora arriveremo in Azerbaijan; Arielle si è addormentata subito dopo la partenza, ha la testa appoggiata sulla spalla di Charles che le accarezza piano di capelli, lui invece non ha detto più nulla da quando siamo saliti così come me.

<<Sai cosa non capisco...>> inizia Charles rompendo il silenzio
Sposto lo sguardo dal finestrino e lo poso su di lui: <<Cosa?>>

<<Come l'amore, un sentimento così puro, possa ferire così tanto>>

Perché è qui che ti sbagli Charles, l'amore è il sentimento più distruttivo di tutti; ti corrode l'anima, con la sua passione, le sue illusioni.

Ti fa a pezzi.

<<Non sono d'accordo con te>> dico, dopo essermi presa degli istanti a osservarlo

<<Su cosa?>>

<<Che l'amore sia il sentimento più puro; non mi trovi d'accordo su questa affermazione>>
<<Perché?>>
<<Perché in un modo o nell'altro ti farà male; ti porterà alla pazzia e desidererai di non aver mai provato nulla di simile>> affermo senza guardare in un punto preciso.

Charles mi osserva senza mai dire una parola, così continuo col mio discorso << Tutti sono convinti che l'amore sia il sentimento più puro che esista. Di esso però ne esistono diverse sfaccettature, che a stento ne riesco a dirne la metà. C'è l'amore materno, quello paterno, quello fraterno. Esiste l'amore infantile e poi quello adolescenziale, e alcuni dicono che ne esisti anche uno ''Maturo''. C'è quello platonico, quello impossibile, quello che arriva al momento sbagliato. E talvolta, alcuni di questi sono i cosiddetti amori tossici, che sono quelli che ti uccidono pian piano e non te ne rendi nemmeno conto fin quando la realtà non ti colpisce in faccia. Esempi? Guardiamo alcune storie dei grandi classici; Madame Bovary romanzo di Gustave, ha come protagonista Emma Bovary, moglie di un medico che è innamorata perdutamente dell'amore; nel corso del libro, più volte intreccia varie storie d'amore extraconiugale, troppo insoddisfatta della sua vita ma soprattutto troppo desiderosa di essere travolta dalla passione dell'amore; alla fine, Emma rimane da sola trai i suoi debiti, che i suoi amanti non vollero pagare, si reca nel bosco e non volendo rinunciare a niente decide di suicidarsi avvelenandosi. Se Emma non si fosse mai spinta oltre, se non fosse stata così ossessionata dall'amore tutto ciò non sarebbe mai successo. >> mi fermo a prendere fiato.

Charles ancora non emette fiato ma continua a fissarmi intensamente <<Una delle poesie d'amore più famose della letteratura italiana, considerata l'emblema dell'amore, è la n° 5 di Xenia II di Eugenio Montale. Tutta la raccolta di poesia è dedicata a lei ma questa è rimasta impressa negli annali; l'autore dedica la sua poesia alla oramai defunta moglie, con la quale aveva vissuto anni di sconfinato amore, seppur solo uno di matrimonio, raccontando ma soprattutto ricordando in maniera malinconica e piena d'affetto i gesti di vita quotidiana come lo scendere le scale insieme le scale. È una poesia piena d'amore che non puoi dubitare nemmeno un secondo che lui sia innamorato di lei; e poi ti ricordi dei suoi continui tradimenti che spinsero più volte la sua compagna al suicidio, finché lui non la sposò. È quindi questo l'amore? Venerare qualcuno dopo la sua morte, affinché il suo ricordo rimanga eterno, dopo che in vita l'hai spinta più volte alla morte? >> gli domando fissandolo negli occhi ma lui ancora una volta non parla come si se forse perso nelle mie parole.

<<Nell'amore, si nasconde una parte corrosiva che ti uccide più dell'odio, ti dilania l'anima e ti fa a pezzi, con i suoi 'per sempre' e 'i ti amo' finti.>> concludo poi e solo ora Charles sembra riprendere l'utilizzo delle parole <<Quale sarebbe per te il sentimento più puro?>>

<<Tutti sono convinti che la tristezza dia un sentimento il sentimento peggiore, ma non contiene tutte le sfumature che ha l'amore, ne ha solo una. Il dolore, può essere diverso; per me, una caduta o una perdita potrebbe far stare male tanto e tu invece potresti superarla dopo poco. Ma è sempre tristezza e non ti porterà mai alla follia ma ti salverà da quest'ultima.

È come con gli stati del lutto. Facci caso, la rabbia arriva prima della tristezza che è posta alla fine degli stadi.

La tristezza delinea l'anima e cura le ferite che gli altri sentimenti hanno causato e->>

<<Non è così, molte persone impazziscono nella tristezza: ad esempio, chi viene lasciato. Quante storie si sono sentite che uno dei due è impazzito, ed è finito in tragedia? Erano così tristi che non hanno retto>> Charles mi interrompe, scrutandomi con quei suoi occhi verdi.

<<''Mi ha tradito! Mi ha spezzato il cuore, merita di soffrire'' Rabbia. ''Ha preferito lei a me?! Come può, non può farlo, mi sta facendo solo soffrire così. Lei non lo merita'' invidia. ''Io ti amo ancora, non posso rinunciare a te.'' Amore.

Vedi? Sono altri sentimenti a parlare, che vengono celati dalla tristezza.>> Stavolta sono io a fermarmi incerta se aggiungere o meno quest'ultimo dettaglio.

<<La tristezza, ti salva l'anima e nemmeno te ne accorgi; l'amore invece il più delle volte te la brucia>>

E fidati Charles, che quando un anima brucia niente è in grado di farla rivivere ancora.

<<Per dire così vuol dire che non sei mai stata innamorata>>
<<No Charles, è proprio perché ho amato che dico così>>

Stavolta il discorso cade per davvero; Charles continua a guardarmi ma io non riesco reggere lo sguardo.

Prendo il mio cellulare e torno a guardare fuori dal finestrino mentre la musica fuoriesce dai miei auricolari.

Tell me why di Taylor Swift (Taylor's version) parte dalla riproduzione automatica e non riesco a non soffermarmi sulle parole.

And I know that you see what you're doin' to me

Tell me why

Ogni volta che sento questa parte il mio cuore sembra fermarsi; lui era consapevole di cosa mi stava facendo.

Era consapevole che il mio cuore batteva ancora per lui. Ma niente e nessuno l'ha fermato dal farmi a pezzi.

*EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, terapia d'eccellenza utilizzata per trattare il disturbo traumatica da stress

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