4- Nice to meet you, I'm entrusting my memory to you
Mia madre diceva sempre; una giornata diventa brutta solo quando ti convinci che lo sia.
E con questa frase si capiscono due principali cose, la prima ovviamente, è il fatto che mia mamma è una donna schifosamente ottimista, seconda cosa, una giornata non deve essere per forza brutta e peggiorare solo perché sembra far schifo, una giornata può essere ricca di sorprese e cose positive.
Okay, sono disgustato dal fatto di aver sentito nella mia testa la voce di mia madre mentre pensavo a questa cosa.
Scrollo le spalle leggermente schifato dal pensiero di mia madre dentro di me o dal fatto di poter diventare solare e sempre felice come lei e stringo tra le mani la borsa, per cui ho fatto quaranta minuti di viaggio in macchina con tanto di traffico e persone incapaci di guidare davanti a me.
"Avanti" Una voce accogliente mi permette di entrare nella stanza e con un piede apro la porta bianca rivelando la solita camera di ospedale in cui ho passato i trascorsi tre giorni, però ora il letto è rifatto e il comodino accanto alla grande finestra luminosa è vuoto e non ci sono più i fiori o i cioccolatini come ieri.
"Come mai ci hai messo così tanto? Avevi detto che il college distava neanche dieci minuti in macchina" Dice Rebecca osservandomi curiosa seduta su una sedia accanto al letto e leggendo un libro preso probabilmente in prestito dalla biblioteca del reparto.
"Perché devi sapere che qui a Portland ogni volta che piove le persone dimenticano come si guida decentemente e si formano enormi code per strada" Dico appoggiando la borsa rossa sul letto e Rebecca si alza con uno sguardo dubbioso sul volto.
"Ma a Portland piove sempre" Dice ed io la guardo annuendo.
"Appunto" Rispondo e lei sorride leggermente prima di affiancarsi a me e guardare la borsa ancora chiusa.
"Ti ho portato dei vestiti per il viaggio, non mi sembrava conveniente farti viaggiare con questo camice sottile visto che ci sono meno sei gradi fuori" Dico e lei annuisce vigorosamente prima di lasciarmi aprire il borsone e osservarmi mentre le porgo una felpa e dei jeans.
"Emh..." Rebecca afferra la felpa guardandola in modo strano ed arrossendo, non capendo osservo la felpa e noto che è enorme per lei ed è una normale felpa rossa.
"Già, ti piaceva vestirti con le mie felpe, me le rubavi sempre, non mi sono stupito di averla trovata nel tuo cassetto" Dico alzando le spalle e lei continua a guardare il capo poco convinta ed incerta sul da farsi.
"Posso tornare al college e prenderti altro se preferisci" Dico immediatamente per non metterla a disagio e subito lei scuote la testa riprendendosi.
"No, no, non è un problema, devo tornare alla normalità, in più credo mi piacesse molto il rosso" Dice sorridendo ed io scuoto la testa.
"In verità è il colore che ti fa più schifo Rebecca" Rispondo e lei imbarazzata si nasconde dietro la felpa prima di guardare la porta e poi guardare me in attesa.
"Cosa?" Chiedo non capendo e lei indica i suoi vestiti.
"Mi dovrei cambiare, potresti uscire per piacere?" Chiede gentilmente come al solito ed io annuisco frettolosamente.
"Sì scusa è l'abitudine" Dico dirigendomi verso la porta.
"Aspetta, io mi cambiavo davanti a te?" Chiede scioccata e con le guance arrossate ed io alzo le spalle.
"Beh in genere ti spogliavi completamente davanti a me dunque non sar... fa niente, esco" Dico vedendola scioccata.
Merda, devo essere più delicato.
"Carina la macchina" Dice la ragazza al mio fianco spezzando il silenzio creato dopo qualche minuto di guida, io la guardo velocemente notandola seduta rigidamente sul sedile con la cintura allacciata e le gambe composte e le sue mani appoggiate sopra elegantemente.
"Questo è il primo complimento che fai a Betsy, l'hai sempre chiamata catorcio o bidone su quattro ruote" Dico sorridendo e la ragazza si imbarazza per qualche secondo prima di guardarmi dispiaciuta.
"Hai detto che noi stiamo insieme da più di due anni giusto?" Chiede osservandomi curiosa mentre con le sue dita affusolate gioca con le maniche della mia felpa rossa consumata che come al solito le sta enorme.
"Esatto, ancora non ci credi vero?" Chiedo sorridendo e lei scuote la testa facendo ondeggiare dolcemente i suoi capelli colorati accarezzati dalla luce tendente al tramonto.
"Ti credo, solo, sono curiosa di sapere come ci siamo conosciuti, durante le lezioni? In biblioteca? Magari in treno?" Chiede ed io sorrido ripensando al nostro primo incontro prima di scuotere la testa ed abbandonarmi ai ricordi.
"Calum giuro che se trovo altri mozziconi nella doccia ti uccido" Dico sbuffando mentre apro per la prima volta dopo tutte le vacanze estive la doccia che condivido con il mio migliore amico, come del resto tutta la camera.
Continuo ad imprecare verso il moro mentre sistemo la mia valigia sul mio letto aprendola e rivelando il solito disastro che sono i miei vestiti appallottolati e alcuni libri lanciati dentro con poca cura.
Guardo la valigia svogliato prima di sbuffare e girarmi in cerca del mio pacchetto di sigarette anche se ho la certezza che le mie amate Marlboro siano state prese dal mezzo cinese con cui condivido questo buco di tre metri quadri, giuro che prima o poi lo prendo a schiaffi, se solo non fosse così intelligente da aiutarmi a studiare.
Mentre sto per chiamare Calum e minacciarlo anche in Giapponese un leggero colpo alla porta mi fa voltare e sorridere, non vedo l'ora di usare i miei peggiori nomignoli razzisti contro di lui e vederlo mentre si infuria per il fatto che lo chiamo asiatico.
"Stronzo del cazzo, in Cina non ti hanno insegnato a chiedere le c... Tu non sei Calum" Dico fermandomi non appena vedo che al posto di due annoiati occhi neri e a mandorla ci sono due confusi occhi verdi che mi osservano leggermente spaventati.
"Emh... questa non è la stanza 235?" Chiede lei ed io la guardo male mentre tra le sue mani stringe un piccolo pezzo di carta colorato e mi osserva impaurita come se avesse visto un mostro davanti a sé.
"No, è la 234, non sai neanche leggere?" Chiedo annoiato sfogando la mia rabbia con Calum con questa ragazzina dai capelli rossi e la pelle pallida che non appena finisco di parlare stringe i pugni guardandomi male.
"So leggere benissimo, sei tu che invece non sai parlare con rispetto alle ragazze, maleducato" Risponde a tono ed io la osservo sorpreso, una ragazza così piccola avvolta in maglione bianco di lana sa rispondermi a tono?
"Ah davvero? Allora levati dalle palle e vattene che la tua presenza mi ha già infastidito abbastanza" Dico annoiato mentre lei corruccia il suo volto in un espressione indefinibile.
"Sono appena arrivata dopo un lungo viaggio, potresti avere almeno la decenza di essere gentile con me, ho solo sbagliato a bussare ad una porta" Risponde in modo teatrale gesticolando ed alzando le sue braccia minuscole rispetto alle mie.
"Oh che stupido" Dico sbattendomi una mano sulla fronte mentre lei mi guarda soddisfatta.
"Benvenuta al Portland College, ti auguro di non capitare mai più trai miei piedi e di andare a farti fottere allegramente come ogni ragazza presente qui dentro, addio" Dico chiudendo la porta ma prima che possa voltarmi la vedo mentre alza il dito medio verso di me.
"Ti auguro di strozzarti con il tuo ego stronzo"
"Non è stato un gran bel inizio per una relazione quello" Dice lei non appena finisco di raccontarle la breve storia ed io scoppio a ridere.
"Come no? Le migliori storie iniziano con un vaffanculo e un dito medio, non lo sapevi?" Chiedo e lei abbassa lo sguardo scuotendo la testa affranta prima di mormorare qualcosa a bassa voce.
"Non il tipo di storia che sognavo io"
"Mi hai detto il tuo nome ma non mi hai ancora mai detto il tuo cognome" Dice lei voltandosi leggermente verso di me e spezzando il silenzio che si è creato dopo quella frase appena udibile ma in grado di tagliarmi come un coltello ed io svolto nella strada che conduce direttamente ai dormitori del college prima di risponderle.
"Clifford, mi chiamo Michael Clifford" Rispondo e lei annuisce prima di porgermi la mano non appena parcheggio proprio davanti all'ingresso fregandomi dei cartelli come al solito.
"Piacere Michael Clifford, mi chiamo Rebecca Hale e ti sto affidando il mio recupero della memoria" Dice ed io scoppio a ridere prima di allungare la mano e stringere le sue fredde dita tra le mie sentendo nostalgia per le volte in cui lei mentre guidavo prendeva la mia mano e ci giocava.
La ragazza sorride soddisfatta prima di slacciarsi la cintura e aprire la portiera ma prima che esca la blocco.
"Rebecca, preparati mentalmente per quello che accadrà oltre quelle porte" Dico e lei mi guarda confusa e spaesata ma io invece di darle spiegazioni esco da Betsy e afferro il suo borsone nel bagagliaio prima di condurla verso l'ingresso e guardarla dolcemente prima di aprire la porta.
"Bentornata Rebecca" Urla un coro appostato proprio davanti all'ingresso dei dormitori ed io sorrido nel vedere tutti i nostri amici davanti a noi mentre sorreggono un cartello colorato e scritto di merda nelle mani e dei palloncini colorati.
"Ci scusiamo per il cartello, ci siamo fidati di Ashton il quale ha scoperto di non saper scrivere correttamente il tuo nome" Dice Calum avanzando dal gruppetto di dieci persone radunate ed indicandoci il cartellone dove c'è scritto Bentornata Rebbecca.
"Rebecca" Urla una voce dietro il cartellone e prima ancora che io possa individuarla una chioma bionda salta addosso a Rebecca avvolgendola come un polipo mentre la ragazza dai capelli rossi mi guarda spaventata e confusa.
"Amelia così la soffochi" Dico scuotendo la testa ridendo e la ragazza in questione molla Rebecca prima di afferrarle il volto e riempirle la guancia di baci come fa ogni volta che rimangono separate per più di tre giorni.
"Mio dio mi sei mancata tantissimo" Dice la ragazza con gli occhi lucidi e Rebecca arrossisce imbarazzata prima di annuire, i suoi occhi verdi vagano sulle altre persone mentre falsamente sorride a tutti non avendo la più pallida idea di chi loro siano.
"Hey piccoletta" Calum interrompe le due spingendo con un colpo di fianchi Amelia la quale mi viene a sbattere ed io la afferro appena in tempo prima che cada.
Calum ci guarda soddisfatto prima di guardare Rebecca pronto per salutarla come vorrebbe ma ovviamente prima di dire la prima parola una voce decisamente troppo acuta lo interrompe.
"La mia rebecca è tornata fatti abbracciare" Ashton con forza afferra la ragazza per i sottili fianchi facendola urlare e lanciandola in aria con nessuna grazia continuando a strapazzarla come se fosse un giocattolo.
"Mettimi giù immediatamente" Urla Rebecca impaurita ed Ashton fa sparire il sorriso dalle sue labbra prima di posare con dolcezza la ragazza a terra, osservo Rebecca mentre indietreggia con gli occhi sbarrati e il piccolo corpo tremolante mentre tutti la guardano preoccupati.
I suoi occhi verdi si posano sui presenti e Calum deglutisce prima di avanzare lentamente.
"Hey scusa, Ash è un po' manesco, non volev..." Il moro non riesce a terminare la sua frasa che la ragazza dalle punte dei capelli lilla scuote la testa dirigendosi verso di me e afferrando la sua borsa dalle mie mani con forza.
"Voglio andare in camera, per favore mi fa male la testa, non riesco a stare qui" Dice rifugiandosi dietro di me anche se tutti riescono a sentirla facendo calare l'ingresso in un silenzio dispiaciuto.
"Okay, andiamo" Dico io indicando il corridoio a Rebecca e voltandomi verso i ragazzi i quali mi guardano dispiaciuti abbassando lo sguardo, tutti eccetto Calum il quale continua a guardarmi.
"Mi dispiace" Mi dice sottovoce ed io annuisco.
"Andrà meglio" Rispondo prima di voltarmi e seguire la ragazza verso la sua camera.
Ci fermiamo davanti alla porta con il numero 235 e porgo le chiavi a Rebecca la quale senza neanche guardarmi o ringraziarmi infila la chiave nella toppa e con fatica come al solito la apre la porta scura rivelando una camera buia e disordinata come al solito.
"Okay allor..." Inizio ma prima che possa finire la mia frase la ragazza si chiude la porta alle sue spalle lasciandomi come un idiota con il dito alzato e la bocca aperta.
"Okay, allora dormo da Calum visto che hai deciso di sbattermi fuori dalla mia stessa camera" Dico alla porta e chiudo gli occhi per qualche attimo passandomi le mani trai capelli spettinati e la fronte pallida.
Non appena mi riprendo mi volto dirigendomi verso la porta affianco ovvero la camera di Calum nonché ex camera mia, afferro il cellulare dalla mia tasca componendo il numero che meno mi aspettavo di chiamare oggi.
"Mamma? Sì ciao, senti, la frase delle giornate sempre belle è una stronzata"
Hey Everybody
Non c'è modo migliore di descrivere la mia giornata di oggi se non chiamandola; merda.
Due date, sessanta scleri, novanta bestemmie e tre ore con risultato; me ne sto a casa anche stavolta.
Ho pianto e urlato per tutto il giorno, voglio buttare una bomba nei siti di rivendita che me li vendono a 234 euro, falsi del cazzo.
Okay, scusate lo sfogo ma, VOSTRA MAMMA BATTE IN AUTOSTRADA BAGARINI DEL CAZZO.
Me la finisco.
Non riesco ad augurarvi una buona giornata, sto ancora pensando a come lanciarmi dalla finestra.
Ah, una cosa, ho iniziato ad usare Musical.ly dunque almeno voi datemi una gioia oggi e seguitemi, mi chiamo rebeccaneedfood come al solito.
Ora vado a pregare Ed di una terza data, bye.
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