2- You're the bad boy
Vi consiglio di leggere il capitolo ascoltando la playlist che ho creato su spotify; Don't forget me di rebeccaneedfood
Non sai mai di amare una cosa finché non la perdi.
Questa frase l'ho sentita tantissime volte nella mia vita, i miei genitori me lo dicevano come avviso per il futuro, come se temessero che il mio essere chiuso con le persone mi avrebbe portato a rimanere solo, me lo ha detto Calum quando aveva perso il suo bong, lo ripetono in quasi ogni canzone i cantanti più smielati e a volte questa frase riesco a trovarla anche nei biscotti della fortuna.
Ma la parte più bella di tutto ciò è che io questo lo sapevo già, non mi serviva questa frase per avvisarmi, non mi servivano tutte quelle canzoni per ricordarmelo nè tutti quei consigli dati superficialmente dalle persone che ho attorno, però questa frase per me è sbagliata.
Io non avevo bisogno di perderla per sapere di amarla, io lo sapevo già.
Guardo le mie scarpe ancora bagnate e sporche di fango gocciolare sul pavimento bianco e sterile macchiandolo con delle goccioline marroni che lentamente hanno formato una pozza, continuo a seguire il movimento della goccia che nasce dall'orlo dei miei jeans neri,anche essi bagnati, cade sulla mia scarpa consumata e con delicatezza scivola sul tessuto in cotone fino a scontrarsi con il suolo silenziosamente.
Continuo ad osservare questo movimento senza mai alzare gli occhi dalle mie scarpe, le mie mani sono ancora intrecciate tra loro, ancora fredde, ma non fanno più male, non sento più il dolore che sentivo prima, le ferite ormai hanno smesso di sanguinare, sento sulle mie guance ,ancora umide per le lacrime che ho versato e la fredda pioggia che mi ha colpito stanotte, i miei capelli ormai asciutti, cerco di non pensare al colore di essi, perché mi ricorderebbero di lei, di nuovo.
Sto cercando di non pensarci, di non torturarmi nel pensare a quando l'ho vista uscire da quella ambulanza, cerco di non pensare al suo vestito giallo sporco di sangue, cerco di non ricordarmi quello che è successo ore fa, ma purtroppo è difficile sfuggire alla realtà, sopratutto qui, quando ogni cosa mi fa pensare all'incidente.
Ero ad una festa, una delle solite feste del college, piena di ragazzi ubriachi e studenti vogliosi di divertimento, ero lì, ero in giardino quando un mio amico, Luke Hemmings è corso da me con uno sguardo terrorizzato e la pelle del volto sbiancata, ricordo che mi ha detto solo due parole, il suo nome e la parola incidente.
Ho guidato sulla strada bagnata fregandomene delle macchine, ignorando i semafori e non pensando al pericolo di guidare a quella velocità, io volevo andare da lei, io volevo correre da Rebecca.
Quando sono arrivato ho visto l'ambulanza davanti alla porta dell'ospedale e poi ho visto lei, su una barella stesa con gli occhi chiusi mentre alcuni medici le tenevano un respiratore attaccato alla bocca, ho cercato di seguirli ma una donna mi ha fermato, mi ha detto che ci avrebbero pensato e poi mi ha detto una frase.
"Ragazzo prega per lei, prega affinché Dio non la riporti da te"
Sul momento non ho dato importanza a quelle parole, ma ora seduto su questa sedia in plastica in questo corridoio silenzioso e bianco con la luce dell'alba che illumina le pareti quelle parole continuano a ripetersi nella mia testa e per la prima volta dopo tanti anni ho pregato, ho pregato quel Dio che pensavo mi avesse abbandonato al mio destino di proteggerla, l'ho pregato di non fare lo stronzo e prendersela, l'ho pregato di farla tornare da me.
"Ragazzo" Una mano si appoggia sulla mia spalla facendomi alzare la testa di scatto come se mi fossi svegliato da un incubo, i miei occhi vengono catturati da quelli di una donna di mezza età davanti a me che mi guarda preoccupata, la osservo per qualche istante concentrandomi sulla sua pelle scura ed i suoi capelli ricci legati in una coda disordinata, e poi guardo la collana che pende dal suo collo, un piccolo crocifisso dorato, e a quel punto la riconosco.
La donna mi sorride non appena capisce che l'ho riconosciuta ed io mi alzo sentendo il cuore battere fortissimo dentro alla mia cassa toracica, guardo la donna sapendo il motivo per cui lei è qui ma sono incapace di chiederlo, lei con delicatezza afferra la mia mano pallida e la stringe forte nelle sue prima di puntare i suoi occhi scuri su di me guardandomi come una madre guarderebbe il proprio figlio, con dolcezza.
"Le tue preghiere sono state ascoltate ragazzo, lei sta bene, ce l'ha fatta" I miei occhi si riempono di lacrime non appena sento quelle parole e subito riprendo a respirare, sento di nuovo il sangue scorrere tra le mie vene e la vita ritornare dentro di me, lei è qui, lei è viva.
Istintivamente abbraccio la donna sorridendo incredulo e l'infermiera ride sorpresa per il mio gesto.
"Mi dispiace per non essere andato a messa prima, giuro che ogni domenica sarò in prima fila" Dico lasciando la donna e sorridendo, ancora non ci posso credere, Rebecca non mi ha lasciato, lei è rimasta con me.
"Ti voglio credere ragazzo" Dice ridendo la donna ma io ho bisogno di vedere lei, ho bisogno di stringerla a me come mai ho fatto prima.
"Dove è lei?" Chiedo e la donne scuote la testa.
"Ancora è nella sala di rianimazione intensa, non si è ancora svegliata, i dottori hanno fatto del loro meglio per fermare l'emorragia dovuta alla ferita sulla gamba ma ha preso una bella botta durante l'incidente, è un miracolo se ne sia uscita solo con qualche ferita" Annuisco felice di sentire queste parole ma non mi basta.
"Io devo vederla signora, ho bisogno di parlarle" Dico poi e la donna scuote la testa sorridendo prima di afferrarmi il braccio e intrecciarlo con il suo tirandomi lungo il corridoio.
"Tu ragazzo hai bisogno invece di un bel caffè caldo, hai la faccia di morto vivente, andiamo a fare colazione, a proposito come ti chiami ragazzo innamorato?" Chiede guardandomi negli occhi curiosa ed io non volendo allontanarmi da Rebecca ma non avendo scelta rispondo.
"Mi chiamo Michael Clifford, signora"
Non riesco a toccare cibo ma Rosie, la fastidiosa ed invadente infermiera, mi ha letteralmente costretto a mangiare un muffin e bere un caffé zuccherato, neanche mia madre mi ha mai imboccato come ha fatto Rosie poco fa.
"Allora, ragazzo innamorato, lei come si chiama?" Chiede curiosa la donna mentre tiene nelle sue esili mani un tazza in plastica con del caffé caldo dentro.
"Lei è una donna molto curiosa ed invadente Rosie" Dico sorridendo e l'infermiera alza le spalle innocentemente aspettando la mia risposta.
"Lei si chiama Rebecca" Dico poi e la donna sorride contenta.
"Immagino sia la tua ragazza" Dice poi con uno sguardo furbo prima di sorseggiare la sua bevanda ed io sorrido giocando con una bustina di zucchero.
"Non ama essere definita la mia ragazza, ma sì, stiamo assieme" Dico ricordandomi il volto di Rebecca mentre alza gli occhi al cielo quando la chiamavano la mia ragazza, ha sempre odiato quell'etichetta.
"Lei è bellissima" Dice poi sorridendomi ed io annuisco mordendomi il labbro inferiore."
"Sì, lei è bellissima" Rispondo e la donna è pronta per farmi altre domande ma delle urla catturano la nostra attenzione facendoci voltare verso il corridoio dell'ospedale.
Una coppia, sulla cinquantina, sta urlando contro l'infermiera seduta dietro il bancone, una donna con i capelli corti e bianchi e un uomo magro con un elegante completo grigio e una faccia irata.
"Voglio sapere come sta mia figlia, dove é? La vogliamo vedere subito" Urla l'uomo sbattendo il pugno sul bancone e l'infermiera, molto giovane, seduta sulla sedia si spaventa per il tono usato dalla coppia, ma prima che possa rispondere un dottore si avvicina ai due richiamando la loro attenzioni.
"Siamo i genitori di Rebecca Hale, ci hanno chiamati dicendo che ha avuto un incidente ma nessuno ci ha più detto niente, io voglio vedere mia figlia, non accetterò un no come risposta" Urla il padre di Rebecca al dottore che con il suo camice azzurro guarda la coppia con pazienza facendo cenno all'uomo di abbassare la voce.
"Signori, abbassate la voce, vostra figlia è in terapia intensiva, sta ancora dormendo, appena potremo la trasferiremo in una camera come gli altri pazienti, ma prima seguitemi, vi dirò ogni cosa sulla situazione della paziente" Dice con una voce calma e tranquilla il dottore e la madre di Rebecca storce il naso raccogliendo una lacrima sulla sua guancia prima di seguire il giovane dottore.
"Simpatici i tuoi suoceri" Dice Rosie alle mie spalle ed io mi volto verso di lei annuendo.
"In due anni li ho visti solo una volta, e mi è bastato" Dico e la donna annuisce prima di lanciarmi uno sguardo malizioso.
"Ho capito, tu sei il cattivo ragazzo che i genitori odiano della storia vero?" Chiede ed io rido annuendo, beh, non sono cattivo, semplicemente i genitori non amano il fatto che la loro amata figliola sia innamorata di me.
"Hanno detto che Rebecca verrà spostata in una camera non appena si sveglierà" Dico io e la donna annuisce bevendo con lentezza.
"Tutti i pazienti dopo essere stati operati vengono spostati il prima possibile al primo reparto libero, ovvero quello di cardiologia, è quello sempre vuoto, ci sono molte camere lib...." Non lascio finire la donna e la afferro per il braccio tirandola con me e correndo verso l'ascensore.
"Mi toglieranno il lavoro" Dice Rosie mentre continuo a osservare di nascosto la camera dove sono entrati più di dieci minuti fa i genitori di Rebecca, si è svegliata verso le tre del pomeriggio e l'hanno portata subito nel reparto di cardiologia.
"Stanno uscendo" Dico nascondendomi dietro il muro non appena vedo la porta aprirsi e Rosie sbuffa, mentre le faccio cenno di fare silenzio.
"Sappi che sto rischiando la mia carriera, tu non fai parte della famiglia, non potresti entrare lì dentro senza il consenso dei genitori" Dice la donna guardandomi male mentre avanziamo verso la porta della camera dove c'è Rebecca.
"Lo stai facendo per una buona causa" Dico io sorridendole non appena si ferma con la mano sulla porta della camera.
"Aiutare un ragazzo disperato ad importunare una paziente non è una buona causa" Dice ed io alzo gli occhi al cielo prima che lei apra la porta facendomi entrare prima di seguirmi nella stanza.
I miei occhi vengono subito catturati da lei non appena la vedo sdraiata sul letto bianco con la coperta che arriva fino al ventre e la sua schiena appoggiata al cuscino morbido dietro di lei, osservo i suoi capelli tendenti all'arancione con le punte di un colore lilla sbiadito e la sua pelle candida e bianca del volto colpita dalla luce del giorno, osservo il suo braccio fasciato in alcuni punti e la sua fronte avvolta da una benda bianca ma i miei occhi poi vengono intrappolati dai suoi occhi verdi intenso che mi osservano curiosi come al solito e lentamente sul suo volto si forma un piccolo sorriso.
"Allora mia cara come stai?" Chiede Rosie avvicinandosi al letto della ragazza mentre io rimango incantato a guardarla, Rebecca si volta verso la donna e le sorride dolcemente.
"Tutto bene, ho solo un forte mal di testa, ma hanno detto che è normale" Risponde con la sua voce melodica che temevo di non poter più risentire in vita mia.
"Sì, hai preso una brutta botta tesoro" Rosie sorride e Rebecca annuisce prima di puntare la sua attenzione su di me e guardarmi sorridente.
"Rebecca" Dico io quasi in un sussurro e la ragazza alza il sopracciglio confusa prima di voltarsi verso Rosie con un espressione dubbiosa e poi riguardarmi con un sorriso imbarazzato.
"Scusa, noi ci conosciamo?"
Hey Everybody
Ecco, Don't Forget Me, in quel senso.
Eggià, preparatevi per il peggio.
Buona vita a tutti.
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