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Capitolo 14 - Where the Wild Roses Grow


2018

Jules

Era da moltissimo tempo che non sfiorava quelle acque, che non affondava nel suo passato.
Era cresciuto lungo quelle sponde, correndo assieme ai suoi innumerevoli fratelli e sorelle.
Gli orfani che avevano, anche se per breve tempo, condiviso quello sparuto spazzo di mondo.
Tornare là dopo aver dato le dimissioni da lavoro gli era parsa la cosa più sensata da fare, resettare la sua esistenza ripartendo dalla sua origine.
All'inizio di tutto.

Kate scivolò accanto a lui.
Era strano come il destino avesse intrecciato le loro strade.
Nella ragazza poteva intravedere un qualcosa, la sua speranza.

Adesso sapeva che Billy era stato felice, malgrado il passato, il dolore, gli sbagli e le crepe del suo animo era riuscito ad afferrare quell'epilogo lieto che non pensava potesse spettargli.
La sua ricerca si poteva dire conclusa.

Avrebbe voluto mettere tutto per iscritto, parlare di lui, rendere omaggio a quel legame che lo aveva accompagnato per quel breve momento della sua esistenza ma come poteva?

Farlo avrebbe significato affrontare anche il ricordo di Al e riaprire un capitolo che vedeva chiudersi davanti ai suoi occhi.

«Ti ha richiamato?»

Jules scosse la testa ricacciando nel profondo l'amarezza.

Era stato lui il primo ad allontanarsi, non si sarebbe dovuto sorprendere se ora Al si era reso irrintracciabile.
Aveva provato a chiamarlo ma il numero era risultato inesistente, al giornale gli avevano detto che aveva dato le dimissioni e che si era portato via tutte le sue cose.
Infine anche la sua casa, avvolta dalla penombra sembrava un corpo ormai abbandonato.

Jules si chiese ancora una volta perché avesse detto quelle parole, dopo averlo stretto tanto.

Lo hai ferito, lo hai aggredito e fatto sanguinare, davvero pensi di dovergli stare vicino ora che è più vulnerabile?

Quelle parole avevano lo stesso amaro sapore delle bugie di Billy.
Quelle che si era raccontato scrivendo a Benjamin del perché fosse partito senza di lui, del perché non lo avesse cercato per anni.
Affermava di averlo voluto proteggere invece era solo stato un vigliacco.
Per una parte così lunga della sua vita aveva avuto paura di legarsi a qualcuno perché un altro abbandono lo avrebbe ucciso.

Ma lo hai davvero ferito!

Che importava le motivazioni che lo avevano portato a prendere le distanze, Al se n'era andato.

«Lo hai mai incontrato... Quel Punisher? Perché detta così sembra più un qualcosa di inventato che una persona in carne e ossa...»
Jules si sorprese della sua stessa domanda ma se anche Kate avesse provato perplessità non lo dette a vedere. Il suo sguardo pareva impassibile.
«Ti assicuro che non è un'invenzione ma una è stata una persona pericolosa e indubbiamente reale!»

Jules si strinse nelle spalle, forse avrebbe dovuto tacere, ma solo quel tassello mancava nel suo personale puzzle della storia di Billy, non voleva ignorare quel vuoto.
«Ho letto tutto e il suo contrario su quell'individuo...»

«Era un commilitone del mio Billy, ma non solo... Era stato anche la persona più importante... Le cose si sono complicate... Ma se anche aveva perso le persone a lui care non aveva nessun diretto di far calare la mannaia su tutti gli altri... Non sul mio Billy...»

Jules deglutì e mosse i piedi in quelle fredde acque.
Aveva ragione ma era consapevole che a conti fatti lasciare andare il dolore passato potesse essere semplice solamente a parole.

I suoi pensieri andarono nuovamente a Al.
Di certo per lui non sarebbe stato facile mettere da parte il suo odio per Billy e nemmeno accettare le azioni di sua madre, malgrado fossero passati anni.
Certi segni nello spirito continuavano a bruciare nonostante tutto.
Così quando Kate gli chiese se fosse davvero convinto di voler andare con lei in Scozia annuì deciso.
Non esser certo di poter andare oltre i propri sbagli, di perdonarsi per aver lacerato quelle mani che amava e desiderava solo tenere al sicuro.
Kate lo scrutò, aprì la bocca pronta a ribattere ma finì per cambiare idea all'ultimo.

Forse anche lei pensava che non fosse destino, in fondo aveva sempre tentato di dissuaderlo dall'avvicinarsi a quell'uomo come se potesse intuire il disastro che ne sarebbe conseguito così accolse quel silenzio come una sentenza.

Se Al avesse voluto rivederlo gli avrebbe scritto, ma probabilmente aveva infilato i ricordi dei loro momenti assieme alle lettere di Billy e William, al dolore di quell'infanzia disastrata, pronto a metter tutto via per sempre.

2004

Billy

Kate era seduta sulla panchina in attesa, non comprendeva l'ansia che la coglieva ogni volta che aspettava che la venissero a prendere dopo scuola.

Forse perché temeva che nessuno arrivasse?

Ma Billy non l'aveva mai delusa e puntualmente lo scorgeva apparire lungo la strada camminare a tasta alta, con il suo andamento molleggiante.

Quel giorno però non era da solo, alle sue spalle vide apparire Benjamin che passandogli vicino gli prese la mano continuando il suo discorso. Era stato un gesto istintivo, come a ricercare una parte di sé.

Billy sussultò come intimorito da quel gesto ma poi le sue dita si chiusero su quello dell'altro come a trovarne conforto.

Kate balzò in piedi e corse loro incontro fremente e li strinse entrambi con forza.

Sapeva che non avrebbe più avuto paura dell'attesa a lungo perché quella stretta era la certezza di aver trovato una casa.

Lasciò subito Benjamin per stringersi a Billy guardando l'altro con cipiglio deciso.
«Perché sei venuto anche tu?»
I due risero e Ben le passò le lunghe dita tra i capelli prima di prendere la sua fidata macchina fotografica per immortalare il broncio della ragazza.
Non sembrava ancora del tutto convinta di quanto stesse per accadere, non era certa di voler condividere il suo Billy con nessuno.
Ma non poteva negare di non averlo mai visto più felice da quella sera quando dopo un lungo bacio guardando Ben negli occhi alla sua proposta si era sentito rispondere finalmente sì.

Benjamin era rimasto a lungo in silenzio come incapace di trovare le parole ma quando Billy lo aveva incalzato con un mezzo sorriso aveva esclamato un sommesso «Beh sì... Ma... Come?»

Ovviamente Billy aveva avuto una risposta per tutto.

Si sarebbero potuti sposare nel Paesi Bassi, Anthony si sarebbe potuto occupare dei documenti e di tutti i preparativi e prima che Benjamin potesse dire qualcosa Kate si era gettata tra loro con le sue pretese.

Perché Billy era solo suo e per quanto fosse certa che anche Benjamin lo amasse molto non era certa di volerglielo donare.

Quando Benjamin tentò di farle un'altra foto lei si nascose dentro la giacca del suo cavaliere, di Billy.
Ma quando questi le chiese di emergere si protese orgogliosa verso la macchina fotografica.
Non avrebbe mai deluso il suo Billy,

«È tutta suo padre!»
Val li attendeva sulla soglia di casa e Kate vide Benjamin slacciarsi dalla presa di Billy per correre incontro all'alto uomo dai lineamenti orientali.

Billy strinse la spalla della figlia, sapeva cosa muoveva i passi dell'amato, le novità che Val portava in merito ad Aleksander.

«Posso aiutarti a prepararti per il fine settimana?»

Alle parole della ragazza Billy sorrise, sapeva dove quelle parole volevano portare, gli aveva chiesto più volte di portarla con se a caccia e Billy lo avrebbe anche fatto ma Benjamin aveva puntato i piedi deciso riferendo che Kate fosse ancora troppo piccola per un'attività così pericolosa.
Almeno gli aveva consentito di insegnarle a pulire le sue armi.
Lei voleva aiutarlo in ogni modo e Billy aveva notato con non poca soddisfazione quanto fosse portata a maneggiarle.

Così annuì con un «Vedremo!»
Non voleva influenzarla più del necessario ma quell'attività lo aveva calmato ai tempi dell'esercito, era ormai un'attività intrinseca della sua anima.

«Inizio a preparare la tuia borsa!»
Esclamò la ragazza scattando verso la casa e urtando contro Benjamin il quale le urlò dietro e la seguì all'interno dell'edificio.

Quando entrò Val lo salutò Billy gli si affiancò scrutando il vialetto di casa che conduceva alla porta che Benjamin e Kate si erano lasciati aperti,
Ringraziò che Anthony avesse preso i suoi cani per, a detta sua, prepararli alla cerimonia.
Se così non fosse le sue palle di pelo con ogni probabilità avrebbero corse fuori travolgendo sia lui che Val.

«Ti somiglia sempre di più ogni giorno che passa»

Billy inarcò un sopracciglio scrutando l'uomo che adesso gli si trovava accanto.
Quelle parole suonavano sbagliate alle sue orecchie. Ogni giorno vedeva il suo ex commilitone nella piccola Kate, la sua pelle dorata, i lineamenti, i crespi capelli
scurissimi, ma era anche orgoglioso delle affinità che continuava a coltivare tra loro.
Kate sembrava capirlo ancora meglio di Benjamin certe volte, soprattutto nelle cose più piccole.

Val parve comprendere i suoi dubbi.
«Nonostante non vi sia alcun legame di sangue tra voi, il legame che vi unisce è reale, tangibile. Ha la tua testardaggine, il tuo orgoglio e quando si muove pare il tuo riflesso speculare!»

«Spero non troppo...» sussurrò Billy scrutando il vuoto lasciato da Kate.
«Ho la spiacevole abitudine di mettermi in pericolo, mortale di solito...»

Questa abitudine ha quasi ucciso Ben...

«Almeno lei ha te!»
Esclamò Val deciso.

«Non potrebbe avere protezione migliore!»





2014
Billy

Billy sfiorò la fede con il mignolo, carezzandola con tenerezza.
Avrebbe voluto sicuramente più tempo da passare con loro ma non si era mai davvero illuso del tutto che il suo passato non sarebbe tornato a riscuotere.

Ma era grato di averlo portato lontano da loro, Anthony avrebbe di certo finito per farsi uccidere per difenderlo e non avrebbe mai voluto che nessuno si frapponesse tra lui e quel passato che lo osservava dalla penombra del mausoleo.

Billy pensò che quel cimitero monumentale all'ombra della chiesa fosse il luogo adatto per concludere quella loro danza macabra di vendetta.

Frank gli puntava l'arma contro.

«Sapevi che prima o poi sarei venuto per chiudere questa storia!»

Il suo ex migliore amico si indicò il volto.
«Il mio promemoria è servito?»

Bill ignorò la domanda.
Il teschio rosso gli rimandava un ricordo di incubi sbiaditi.
Il dolore al volto, il sangue che si mescolava a taglienti schegge di vetro.

Davvero credi che questo ti riporterà da loro?

Ma no non pose quella domanda, non era quello che desiderava sapere.

«È stata lei vero?»

«Mi ha indirizzato verso il tuo nascondiglio quasi venti anni fa ma... Purtroppo non ho avuto modo di raggiungerti immediatamente... Consideralo il mio regalo di nozze per te!»

Billy sorrise amaro pensando al sacrificio di Benjamin, aveva rinunciato a suo figlio sperando di tenerli al sicuro ma era stato vano, Julia non aveva mai avuto intenzione di mantenere la sua promessa.

Chiuse gli occhi e attese la morte.

Un pensiero amaro lo pervase, avrebbe voluto accompagnare la sua Kate all'altare e baciare almeno un'ultima volta il suo Benjamin.
Chiedere a Anthony di curarsi dei suoi cani ma ormai sembrava non esserci più molto tempo.

Quel sogno era forse finito?

Il colpo risuonò nel cimitero e il campanile rintoccò la mezzanotte.

Billy aprì gli occhi sorprendendosi ancora vivo e Frank cadde a tetta morto.

Billy deglutì e sollevò lo sguardo, in lontananza intravide un movimento.

La sua piccola si tolse il cappuccio della mantella, si caricò il fucile in spalla e gli corse incontro abbracciandolo energicamente.

«Kate!» sussurrò ricambiando la stretta.
Ripensò alla voce di Val.

Ti somiglia sempre più ogni giorno di più.
La sua mano non aveva esitato, era stata chirurgica e precisa.
La sua piccola era davvero come lui, proteggeva chi amava con tutta se stessa!

2018
Jules



Jules sbuffò batté i pugni sul tavolo e si strinse con forza.
«Diavolo ho FAME!»
Esclamò scatenando le risate di Kate.
Sarebbero dovuti partire quella mattina per le Highlands ma all'ultimo avevano dovuto rimandare a causa di maltempo che aveva portato alla cancellazione del loro volo.

«Sicuramente hai fame ma non credo che sia la mancanza del tuo hamburger il problema!»

Jules le scoccò uno sguardo incandescente.
Non aveva voglia di parlare di Al, non dopo il modo in cui si erano separati.
Il una glaciale indifferenza.
Al era sparito dalla sua vita con la stessa rapidità con cui vi era entrato.

Jules picchiettò il bicchiere, avrebbe voluto smettere di pensargli, di negare quanto Kate vedeva con assoluta chiarezza ma non poteva.

Non lo vedeva da una settimana, avrebbe voluto almeno accertarsi che stesse bene, ma il pensiero di vederlo dopo il modo con cui gli aveva voltato le spalle, dopo tutto quel silenzio che era calato tra loro gli toglieva ogni coraggio.

Era passato del tempo, Al non gli aveva rimproverato nulla ma quelle memorie gli bruciavano in petto.
Non importava la ragione, gli aveva messo le mani addosso, lo aveva ferito non solo con le parole, Jules si sentiva un infame.

Alla fine, si era armato di coraggio e gli aveva scritto una lettera, non aveva sperato che bastasse a scusarlo.

Rivedeva il suo sguardo perso mentre sussurrava
«Lei mi ha sempre odiato... Mia madre non ha mai visto che un mero strumento in me... Voleva che prendessi il suo posto...»

Il presupposto di quelle parole lo inorridivano.
Era possibile riprendersi da una simile rivelazione?

Correre nel bosco fino a ferirsi gli arti non sembrava più una cosa così assurda e insensata, ma non si poteva davvero fuggire da un simile orrore.
Come poteva esser stato così accecato dai propri desideri da ignorare del tutto sentimenti di Al?
Jules non se lo sarebbe mai perdonato, non meritava quell'amore eppure non poteva smettere neppure per un secondo di desiderarlo.

Aveva fame delle sue labbra, del calore del suo corpo, di risvegliarsi avvertendo il solletico che gli dava il tocco dei suoi capelli, del profumo del suo dopobarba.
Non bramava altro che rivedere il suo sguardo assonnato e sorridente...
Una fame che sarebbe rimasta per sempre insoddisfatta, ampliando così tanto il vuoto nel suo stomaco.

Almeno poteva rimediare alla fame di cibo, o provare a indurla infilando il suo cuore tra due fette di pane e annaffiandolo con un bel po' di birra.

«Vado a cercare il cameriere!»
Si alzò di scatto senza dare all'amica il tempo di riagguantarlo con i suoi commenti pungenti e si diresse al bancone del Pub.

Le parole gli uscirono in modo quasi automatico, un sorriso, una battuta.
Il ragazzo dietro il bancone era carino e poteva sembrare quasi interessato.
Jules lo osservò con pacato distacco, forse assecondare quell'interesse avrebbe represso quel doloroso amore, fine avrebbe potuto persino scordare...

Quando il ragazzo si allontanò per controllare in cucina a che punto fosse il suo ordine, Jules rimase ad osservare la birra che gli era stata offerta.
Davvero voleva del sesso senza alcun significato per anestetizzare e rinnegare il sentimento più vero che avesse mai provato?

Lo scampanellio della porta attirò la sua attenzione, la prima cosa che vide furono delle rose, una ragazza con in braccio un ingombrante mazzo di fiori era appena entrata nel Pub.

Violet Carson...

Aveva rubato una rosa come quella da un giardino e l'aveva posta sul cuscino accanto a quello di Al.
Lo aveva osservato fino al risveglio perdendosi nel suo sorriso assonnato mentre la annusava beandosi del suo tenue grazie intriso ancora dell'amore della calda notte passata assieme.
Aveva assaporato quella dolcezza poco dopo, il profumo della rosa aveva coronato quel bacio e per un breve istante ogni cosa era stata perfetta.

Poi la realtà lo riafferrò e Jules si ritrovò muovamente in quel Pub.

Le rose si scostarono, la ragazza dai capelli rossi come i suoi fiori aveva trovato il destinatario del suo dono e al suo posto apparve una figura alta e slanciata.

Il cuore di Jules gli si bloccò in petto.
La sua bocca si dischiuse mentre gli risaliva un singhiozzante

«Al...»

I grandi occhi scuri dell'altro parevano assorbire le ombre che li circondavano.
Jules avrebbe voluto scuotersi, invece rimase immobile lo osservò avanzare quasi impacciato tra la gente.

Indossava una tuta grigia e una maglietta bianca stropicciata, logore scarpe di tela bianca.

Era surreale vederlo così, al di fuori della sua casa si nascondeva sempre dietro i suoi abiti eleganti e invece adesso era davanti a lui, il vero Al, impacciato e goffo come Jules lo ricordava e amava.

Si ritrovarono l'uno di fronte all'altro.
Jules si voltò rapidamente verso Kate, l'amica lo osservava soddisfatta, era stata lei a portarlo in quel Pub, aveva ascoltato ogni sua lamentela consapevole di condurlo a una trappola.

Quando i suoi occhi tornarono a posarsi su Al si ritrovò una rosa rossa davanti al volto, una Violet Carson perfetta e bellissima.

«Per te...»

La voce di Al era così bassa e delicata che Jules la sentì appena.
Le sue emozioni erano una tempesta incontrollata.
Ogni volta che Al lo guardava con quei suoi grandi occhi scuri i pensieri di Jules si sbriciolavano e la voce gli veniva meno.

Perché era lì dopo tutto quello che gli aveva detto?

Gli aveva urlato contro, lo aveva spinto via con tanta forza da farlo cadere finendo per tagliarsi la mano contro i frammenti del bicchiere di vetro che Jules aveva mandato in frantumi a terra.
Sapeva quanto le azioni della madre lo avessero segnato, che la paura che lo dilaniava da sempre non fosse sotto il suo controllo e se ne era comunque andato.
Lo aveva lasciato da solo nonostante tutto quello che aveva scoperto perché ammettere la forza di quell'amore lo terrorizzava più di quanto potesse immaginare.
Gli aveva vomitato addosso di tutto, dando voce più ai propri timori, lo aveva fatto sanguinare sia nel corpo che nello spirito e per questo aveva poi preso le distanze.

Ma adesso Al era davanti a lui in vibrante attesa.

Jules prese la rosa dalla mano di Al mentre le lacrime gli bruciavano gli occhi.
Sentiva di non meritare né quella dolcezza o quella rosa.

«Mi dispiace per quello che io ti...»

Cosa poteva dirgli?
Per averti lasciato da solo nel dolore?
Per averti ferito ancora?
Per non aver trovato una conclusione alla storia che stavamo ricostruendo?
Ma le parole gli rimasero bloccate in gola.

«Ti amo!»

La voce di Al lo destò, il suo volto era così vicino.
Il profumo della rosa si mescolò al sapore delle labbra di Al, Jules si era mosso d'istinto, aveva affondato le dita tra i suoi capelli trascinandolo verso di sé.

Un bacio infinito e senza respiro, come se la vera aria fosse in esse.
Stringerlo era come tornare a finalmente a vivere di nuovo dopo giornate cristallizzate in una dolorosa attesa.

Nonostante ogni suo recondito e radicato timore, Al si era esposto per lui, aveva fatto un passo avanti, nella sua direzione. Ben più di un passo gli era corso incontro.
Non gli importava delle persone che li osservavano, che commentassero pure.
Quando fu obbligato ad allontanarsi rimase comunque avvinto a quelle braccia pensando che non le avrebbe mai più lasciate andare.

«Ti amo più di qualsiasi cosa!» ripeté Al stringendolo a sua volta.

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