Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 09 - Is It The End?

1974



Val sollevò lo sguardo incredulo, l'amico ansimava osservando la spranga macchiata del sangue dell'uomo che aveva appena colpito.
Riconosceva i suoi vestiti, sapeva che era responsabile di svariate sparatorie causando svariate vittime e il suo amico lo aveva colpito alle spalle.
Non pensava che ne potesse essere capace i tanto, ora sapeva che niente lo avrebbe fermato dal difendere il suo William.

«Che hai fatto? Avrebbe potuto ucciderti! Era armato!»

Benjamin lasciò cadere la spranga e osservò l'uomo steso a terra, lo aveva colpito con tutte le sue forze senza esitare. Gli dedicò pochissima attenzione, la sola cosa che contava ai sui occhi era quel corpo martoriato dal respiro superficiale.
Fremeva carico di adrenalina, non aveva mai agito con così tanta violenza, ma quando lo aveva visto incombere su Billy urlante si era mosso senza riflettere.
Si chinò sull'amato ignorando la voce angosciata di Val.
Doveva farlo rialzare, era prioritario che fuggissero, non avevano molto tempo.
Ma per andare dove?

C'era così tanto sangue ovunque, Benjamin cercò di radunare i pensieri e recuperare la calma. Vetri penetravano in profondità, il volto quasi irriconoscibile.
Si maledì e imprecò contro quella immensa città, se solo lo avesse raggiunto per tempo fermando quell'insensato scontro... O se non si fossero mai allontananti magari Billy non avrebbe cercato la morte in quello scontro...

Chiamare Val gli era parsa la sola cosa sensata da fare.
Non era stato difficile seguire le molliche seminate da Billy, gli aveva parlato più volte di quella giostra, del suo significato, ma era stato troppo lento, troppo stupido.

Billy gli aveva raccontato di quella giostra dove il suo rapporto con Frank si era spezzato per sempre...

Era solo arrivato... TROPPO TARDI... Se si fossero incontrati prima di Julia, prima che si arruolasse, prima del carcere minorile, prima che le loro vite andassero in pezzi come quei vetri che li circondavano. Si sarebbero conosciuti in ogni minimo aspetto, sarebbe stato il suo più caro amico e mai si sarebbe ritrovato esangue in quella giostra dannata...
Erano così tante le parti di sé che Billy gli aveva tenuto nascoste, ricordava la sua voce incrinata mentre gli poneva quella domanda.

«Resteresti come me anche se ti dicessi di essere una persona orribile?»

Non gli aveva mai spiegato a cosa si riferisse ma era più che certo che fosse legato alle cause di quello scontro, alla sua ricerca di una morte.
Gli aveva detto addio, era stato convinto di morire, di meritarlo...
Ma Benjamin non era ancora disposto a lasciarlo andare, malgrado stesse per partire ora comprendeva che non lo avrebbe mai fatto perché amava solamente quell'uomo, in tutto l'universo non gli importava d'altro.

Era corso da lui ma non era arrivato a tempo per fermarlo, poteva solo cercare di radunare i pezzi del suo cuore che quel maledetto giustiziere aveva mandato in pezzi.

Billy giaceva inerme, appoggiato allo specchio in frantumi, il suo volto fatto di sangue e frammenti di vetro.
Lo scosse ma da Billy emersero solo gemiti e rantoli a malapena percepibili.

Benjamin imprecò nel panico.
«Ricorda!» ripeté le ultime parole che aveva udito gridare all'avversario di Billy mentre gli sbatteva il volto contro il grande specchio...
«Ricordare... Certo, perché è risaputo che spaccare la testa a qualcuno lo aiuti a tenere a mente qualcosa! Pazzo!»
Annaspò scoccando al giustiziere un ultimo sguardo di pura rabbia.

Non sapeva che fare e le sue approssimative conoscenze di primo soccorso di certo non erano sufficienti.

«Benjamin!»

La voce dell'amico gli ricordò che non fosse da solo, ma con un promettente chirurgo.
Val gli si acostò e rimirando lo scempio fatto al volto di Billy represse a stento un conato di vomito.

«Già... immagino che nell'esercito usare i volti degli amici come stracci per lame taglienti sia prassi normale...»

Benjamin lo scrutò terrorizzato.

Quel volto era un disastro, le schegge erano conficcate in profondità, urgeva correre ai ripari.
Una ferita penetrante all'addome e lo sciocco aveva anche rimosso la lama permettendo al sangue di defluire via da lui, assieme alla vita.
Val fece una rapida valutazione dei danni e ritrovò la calma, Benjamin aveva bisogno di lui, delle sue conoscenze mediche.
«Non preoccuparti ok? Andremo alla clinica privata gestita dal mio mentore, non mi negherà sala e personale. Sono discreti, hanno nascosto cose ben peggiori... Avremo modo di salvarlo ma dobbiamo ansare via subito!»

Benjamin annuì all'amico.
Purtroppo per quanto lo scuotesse Billy non cennava a svegliarsi, pareva che respirasse a malapena.

Val lo scrutò preoccupatissimo.
Benjamin era così pallido, come se il sangue defluisse da lui come dal corpo del suo amato.
Val non aveva mai visto tanta disperazione in tanti anni di lavoro come medico.

«Ti prego svegliati!» farfugliò Benjamin scuotendolo con energia.
«Bill ti scongiuro...»
Non giungendogli risposta lo afferrò per un braccio e lo trasse a sé.
«Bill ti prego resta con me!»

Val si apprestò ad aiutarlo.
Lo trascinarono di peso verso l'auto.
Benjamin lo sosteneva quasi del tutto, come se lasciarlo gravare su un altro potesse voler dire abbandonarlo.

«Non temere Benjamin! ci prenderemo cura di lui...»

Il sangue gli inzuppava le vesti e quando raggiunsero il mezzo Benjamin gli tastò convulsamente il collo, ricercando con disperazione il suo battito.
Si rannicchiò sul vano posteriore stringendolo a sé.
Controllava il suo respiro, si congelava ad ogni attesa mentre il tempo si dilatava avvolgendoli assieme all'odore metallico del sangue.
Quando l'auto finalmente si allontanò e i suoi delle sirene si udirono flebili a distanza Val si accorse che Benjamin borbottasse come in trance.
«Ti prego fa presto...Ti prego fa presto...»

Lo vide trasalire nello specchietto retrovisore quando gli occhi di Billy si dischiusero a fatica.

«Ben...»

Val non si soprese di sentire quell'invocazione.
«Non pensavo di meritare un ultimo dono prima della fine... Tu...»
La sua voce graffiava come il vetro che gli aveva lacerato il viso.

Gli occhi di Billy erano bloccati dal sangue, il suo sguardo velato eppure si accese incrociando da quello di Benjamin si accesero di calore.
«Ben...»
Ripeté annaspando a fatica.
«Sono felice di poter morire con il tuo calore... Sei tutto per me, ogni pensiero felice...»
Le parole si spensero in un singhiozzo.

Val premette sull'acceleratore, le grida dell'amico gli erano intollerabili.
Quel dolore gli straziava l'anima.

2018



Jules fu certo di non aver mai odiato nessuno come quella donna.
Era anziana e malmessa e a detta di Al aveva sofferto, ma agli occhi di Jules appariva un vampiro vorace.
Il modo in cui toccava Aleksander, che affondava i suoi artigli. Le sue dita scorrevano sulla sua gamba stringendola.
Non c'era nulla di materno nei suoi gesti.
Jules non era certo di cosa significasse avere una madre, ma non poteva essere quello.
Umiliare il proprio figlio e piegarlo, stringerlo fino a soffocarlo.

Al dal canto suo pareva uno spettro, annichilito sotto quella stretta.

«Promessi sposi...»

Alle parole di Jules l'anziana donna digrignò i denti in un sorriso deforme.
«È tempo che rimedi ai suoi sbagli!»

Jules sbattè le palpebre incredulo.
Si guardò attorno, lasciando correre lo sguardo per il bel salottino della villa.
La ragazza che le era stata presentata come Alina li osservava impassibile sorseggiando il suo tè.
Sembrava che nemmeno parlassero del suo futuro, come se non le stessero consegnando il destino di un'altra persona.

«Sbagli...»

«Non credo che dovremmo parlarne davanti ad un estraneo come te...»
Julia sorrise soddisfatta quando Aleksander abbassò lo sguardo e serrò la mano sulla sua gamba, pareva che volesse affondare le sue unghie in profondità.
Jules annuì ben consapevole che a dispetto delle sue parole non desiderasse altro che continuare, sbandierare il suo piano, sbattendoglielo in faccia.

«Alina mi ha detto quanto successo alla cena dopo l'inaugurazione, immagino che tu sappia che Aleksander si è ubriacato e sia entrato nella sua stanza... Compromettendone il buon nome e...»

Jules avrebbe voluto urlare ma riuscì solo a fremere sul posto mentre la donna imbastiva il suo piano.

Che non serviva nascondersi in quella villa lontano dalla città, che sarebbe andato tutto a posto perché Alina era disposta a sposarsi per rimediare al problema...

NO!

La donna continuava a stringere la coscia del figlio affondando le lunghe unghie mentre la mente di Jules urlava.
Odiava osservare i grandi occhi scuri di Al spengersi sempre più.

NO! Al non è mai andato da lei... Erano stati assieme alla cena... Non si erano allontanati per molto... E dopo poco se lo era ritrovato sulla soglia, sconvolto e piegato dalla droga...
Ogni parola detta da quelle donne era una menzogna! Jules ne era certo, lo rivedeva chiuso in se stesso!
Lo rivedeva la mattina successiva, scosso e timoroso persino di bere dell'acqua...

Alina attendeva inespressiva.

Quell'accozzaglia di menzogne imbastite in modo tanto sfacciato alimentavano sempre più la rabbia di Jules.
Aveva così bene impresso nella mente lo sguardo stravolto di Al davanti alla sua porta, così spaventato e vulnerabile.
E la cosa che più odiava era il dubbio che aveva iniziato a serpeggiare nella sua mente... Loro sapevano!
Forse avevano addirittura orchestrato il tutto.
Qualcuno poteva aveva drogato Al solo per arrivare quel punto?

Nonostante quella sera non avesse mosso i suoi passi verso Alina sua madre pretendeva ugualmente che obbedisse ai suoi comandamenti.
E forse non era la prima volta che aveva tentato...
Al aveva detto che gli fosse già successo...
Quella notte che lo aveva vegliato, monitorandone la febbre lo aveva sentito farfugliare.

Non posso, no... Non toccarmi...

Il dolore nel ricordo lo isolò e prima che potesse rendersene conto si era ritrovato da solo in quel salotto cupo.
Le nuvole avevano nascosto il sole lasciando Jules avvolto dallo sconforto.

Si odiava per non aver detto nulla, per aver osservato passivamente l'umiliazione di Aleksander.
Si chiese che poteva fare, era un uomo adulto, avrebbe dovuto difendersi da solo eppure nonostante le blande giustificazioni non riuscivano a convincerlo.

Trovò Aleksander in piedi sulla soglia in silenzio.
«E adesso?»
«Adesso torneremo a Londra e mi sposerò, non credo ci sia molto altro da fare!»
Concluse Al rientrando in casa.

Jules gli corse dietro.
«E la nostra ricerca? Eravamo a una svolta! Le date che non tornano, ho una pista...»

Ti hanno incastrato con delle bugie assurde!
Avrebbe tanto voluto dirlo ma non osò.

Aleksander dette un'alzata di spalle «Puoi restare qua se vuoi. E proseguire le ri...»
Jules non lo lasciò terminare lo tirò a se per baciarlo.
La sua arrendevolezza lo fece infuriare anche di più così lo spinse via.

Non voleva metterci tanta forza, di certo non desiderava mandarlo a sbattere contro il tavolino ma non riusciva più a frenare la rabbia che ormai esondava dal suo corpo.

«Smettila, reagisci!»
Afferrò il bicchiere di brandy lasciato da Alina e lo mandò in frantumi a terra.
«Non riesco a credere che mi sentissi tanto in soggezione con te... Che non vedessi quanto tu sia inconsistente!»

Afferrò anche il bicchiere usato dalla madre.
Ripensò a come dovesse averlo avuto in pungo da sempre e lo lanciò verso Aleksander.
Era rimasto in piedi appoggiato al tavolino, circondato dai frammenti dei bicchieri frantumati da Jules lo sguardo vuoto e inespressivo.

«Hai mai provato qualcosa in vita tua? Di vero? Di tuo? O tutto quello che è successo era solamente una menzogna?»

Non riusciva a arginare la sua furia, la vomitava su Aleksander non potendo rivolgerla al vero destinatario, quella donna, quel vampiro che ancora lo stava emotivamente mutilando.

Lo afferrò per il collo e strinse.
«Fa qualcosa!»

L'orrore lo raggiunse in un attimo quando abbassò lo sguardo e vide apparire sulla sua gamba delle macchie purpuree avevano impregnato la stoffa, la dove le unghie di sua madre erano affondate.

Il silenzio era spezzato solo dal respiro ansante di Jules.
Osservava quel corpo ferito, di cui si era preso cura.
Le mani fasciate sporcate da nuovi tagli.

La comprensione lo colpì come un pungo e quel silenzio lo ferì più di mille urla.
Si sentiva spregevole tanto quanto quell'orribile madre.

Sapeva che non si sarebbe opposto così lo condusse verso il bagno dove si premunì di medicare le nuove ferite.
Aleksander subì ogni cosa senza dire nulla, limitandosi a sbattere con inquietante calma le palpebre e solo quando Jules lo abbracciò titubante parve riscuotersi.
«Mi dispiace...» Lo strinse con forza temendo di poterlo mandare in frantumi.
Rimasero in silenzio a lungo prima che Jules riuscisse a prendere coraggio

«Al prima di fare qualsiasi cosa... C'è una persona con cui dovresti parlare!»
Ma l'altro scosse la testa e sussurrò un mesto
«No! Non posso... Ho sbagliato a inseguire quelle lettere...»
Jules sentì il bisogno di colpirlo ancora, ma strinse il pugno, scattò in piedi e si allontanò. Non si fermò finché non si fu lasciato la grande casa alle spalle.
Si odiava.
Per non averlo protetto, per la sua rabbia... Ma soprattutto per non riuscire a sostenerlo in quel momento difficile!

1974


Benjamin si svegliò di soprassalto e Val gli si avvicinò con sguardo preoccupato.

«Sdraiati, riposa! Nessuno verrà a cercarvi qua, te lo assicuro! Lo abbiamo registrato con il nome di mio cugino, nessuno può sapere che lo abbiamo ricoverato nel nostro reparto! È al sicuro!»

Lo sguardo di Benjamin corse subito al corpo di Billy, avvolto nelle bende e immerso nel sonno indotto dai sedativi dopo il lunghissimo, quasi interminabile intervento.

Benjamin osservò il suo respiro regolare, quel corpo inerme e immobile.
Delineò con lo sguardo le macchie di sangue e disinfettante che impregnavano le bende. Avrebbe ritrovato la calma solo quando avrebbe incrociato finalmente i suoi occhi.

Aveva atteso per tutto il tempo dell'intervento, per tutte e undici le ore torturandosi le mani. Il tempo osi era dilatato all'infinito.
Lo aveva rivisto ansimante in quello sgabuzzino, lo sguardo carico di suppliche.

Non lasciarmi! Non partire! Resta accanto a me tra le ombre!

Perché aveva scelto di voltargli le spalle? Perché non aveva compreso che non avrebbe mai potuto davvero lasciarlo andare.

Era rimasto in piedi tutto il tempo, percependo a malapena il battito del suo cuore con la certezza che la sua vita fosse legata inesorabilmente a quella dell'altro.


«Non posso... Ho il terrore che se mi allontano, se lo perdo di vista anche solo un momento quell'uomo lo troverà e terminerà ciò che ha iniziato!»

Rivide il corpo privo di sensi del Giustiziere e si soprese a pentirsi di averlo colpito solo una volta.
Che lo avessero spinto le sue parole a gettarsi in braccio alla morte? A quel teschio scarlatto?
«Non posso lasciarlo, non di nuovo...»

Val annuì consapevole che niente lo avrebbe allontanato da quella stanza.
«Benjamin credimi quando ti dico che Bill è troppo caparbio per morire...»

A quelle parole a Benjamin scappò un mezzo sorriso, allungò la mano e afferrò quella di Billy, lasciando fluire ogni emozione.

«L'ho lasciato da solo con il suo passato... Non mi importa di cosa ha fatto, di quello che dicono di lui... Vorrei portarlo via da tutto!»

L'emozione lo travolse bloccandogli le parole in gola.
Si portò la mano alle labbra e le premette su di essa, sperando di afferrarlo e riportarlo alla veglia.
«Vorrei solo che vivesse... Che avesse una reale possibilità di essere felice lontano da tutto questo...»

Lo vedeva immerso in quel letto, le coperte lo avvolgevano come un sudario, le bende lo nascondevano alla vista, il cuore di Benjamin si contraeva a ogni suo spasmo.

Malgrado Val gli avesse assicurato che i farmaci lo mantenessero incosciente per la corretta gestione del dolore, a lui mancava il suo sguardo.

«Tu vai pure Io resterò qua finché non si risveglierà!»
Deglutì chiudendo gli occhi e stringendo a se la mano di Billy.

Val lo osservò incerto ma non osò ricordargli che avrebbe potuto essere un'attesa davvero molto lunga, perché Benjamin sapeva bene che all'amico non sarebbe importato.
Val avrebbe fatto del suo meglio per proteggere entrambi.


...


Benjamin si riscosse riconquistando quella mano, sperava di trattenerlo avvinto alla vita stringendolo con forza.
Quei giorni si accatastavano incontrollati gli uni sugli altri e il corpo di Billy non aveva smesso di lottare un solo istante.

L'ematoma dal trauma cranico era stato troppo esteso, e avevano dovuto operarlo altre due volte per ridurlo.
Poi le ferite al volto si erano infettate e per poco la sepsi non se lo era portato via.
Ma malgrado tutto Billy era rimasto con lui, e non aveva smesso di lottare un solo momento.

Era certo che quella lunga attesa avrebbe portato a un premio perché Billy si sarebeb di certo risvegliato, doveva crederlo!

Billy lo avrebbe guardato come solo lui sapeva farlo, come se nient'altro al mondo fosse mai stato importante e il suo universo sarebbe tornato ad avere un senso.

Benjamin scrutò oltre la soglia. Ogni giorno sognava di vedere il teschio rosso emergere oltre la soglia. Temeva che li scoprissero, che glielo portassero via per sempre e sapeva che Billy avrebbe preferito morire che finire incarcerato.

Non sentiva Julia da mesi, lo aveva cercato? Aveva capito che la sua scomparsa fosse legata a Billy, all'uomo che lo aveva trascinato in uno sgabuzzino il dicembre precedente? E quel maledetto giustiziere avrebbe capito che la sua vittima fosse stato vivo?

Billy gemette e il suo volto si contrasse,
Benjamin gli si avvicinò rapido, scrutandolo speranzoso.

«Scaccerò io gli incubi»
«Ben...»

I suoi occhi si dischiusero finalmente al mondo.

«E lo farò per il resto dei miei giorni, promesso!»
Sussurrò Benjamin prima di baciarlo carico di emozione.


...


Billy fremette e quando Benjamin gli poggiò sulla fronte un panno fresco e aprì gli occhi guardandolo con i suoi profondi occhi scuri.

«Un altro incubo?»

Billy annuì prima di allungare una mano verso l'altro.
Quando il braccio tremò Benjamin gli prese la mano. «Di nuovo lui?»

Le narici di Billy si dilatarono, l'astio accese il suo sguardo, ma poi guardò Benjamin e sorrise.
«Ma tu mi hai svegliato... Mi hai riportato alla vita... Ben, ancora una volta!»

Quando si era risvegliato la sua mente era stata un dedalo di parole spezzate.
Benjamin aveva provveduto a radunare ogni ricordo, riportandogli il suo nome, un passato frammentato, persino l'origine dei suoi sogni di sangue.
Era stato il primo a rimuovere le bende per scrutare il suo nuovo volto e si era sentito estremamente importante per questo.

«Io non potrei...»

Un baciò sigillò quelle parole.

Ma quando le lunghe dita di Benjamin sfiorarono le sue fresche cicatrici Billy e lui si ritrasse.

«Scusa...» sussurrò Benjamin con un filo di voce «Non volevo farti male...»

«Non è questo è che... Il mio volto... la mia faccia... Non capisco come tu possa tollerarne la vista io...»

Benjamin lo interruppe premendogli una mano sulle labbra, si sfilò le scarpe e si infilò nel letto assieme a lui.

Gli prese il volto e baciò ogni angolo del suo viso, ogni segno ogni nuova cicatrice.

«Tu sei perfetto... Non odiarle mai, mostrano la tua forza unica e inarrestabile...»
Gli sorrise prima di baciarlo ancora «Presto potremo lasciare il nostro rifugio e iniziare una nuova vita lontano da qua... ovunque ci porterò la strada andrà bene... Importa solo che resteremo assieme...»

«Insieme...» gli fece eco Billy chiudendo gli occhi.
Voleva crederci più di qualsiasi cosa al mondo.

1980


Le labbra dell'altro tremarono.
«Hai dolore?»
Benjamin sentì la sua voce porgere la domanda e lo vide annuire.
«La mia faccia...»

Benjamin si svegliò invocandolo con la bocca impastata dai sonniferi che Julia aveva insistito per dargli la sera prima.

Si mosse a fatica a causa dell'anca rigida e dolorante.
Si sfiorò la cicatrice sul torace, la dove vi era stato il drenaggio.
Ricordava quando la ferita si era infettata e ogni respiro era diventato un'agonia. Eppure, non riuscire a ricordare se non frammenti di quel legame che sentiva così intenso era decisamente un peggior dolore.

Vedeva sprazzi dei suoi ricordi con quel William, nonostante tutti i suoi sforzi.
Era certo di averlo amato e di esser stato ricambiato, ma quell'anno in America e cosa li avesse allontananti prima dell'incidente restava un mistero.
Si ripeteva il suo nome come un mantra.

Billy... William... Billy...

Lo aveva sognato ancora una volta.
Era sdraiato accanto a lui e lo rimirava con i suoi tristi grandi occhi scuri.
«Resta...»
«Non posso Mr Russo... Julia mi sta aspettando...»

Benjamin si mise a sedere di scatto e per un attimo fu colto da un giramento di testa.

William... Billy Russo...

Lo rivide riverso sul cruscotto, nuove ferite aperte su quel volto martoriato.
Rivide la sua mano protesa nel vano tentativo di raggiungerlo mentre l'acqua saliva riempiendo l'abitacolo.
Il vado tentativo di chiamarlo, il dolore bruciante al fianco.

Si premette con forza le mani sugli occhi cercando di imprimere quel dolore nella propria memoria.
Non voleva perderlo ancora una volta.

Aprì il cassetto del comodino e prese il suo quaderno, doveva rileggere le sue parole, rivedere la sua scricchiolante calligrafia e rincorrere altre sensazioni.
Le sue mani tremarono, il cassetto era vuoto.
Il suo quaderno, le sue lettere... Ogni cosa era scomparsa.

«Julia...»

Si sentì sprofondare, per questo lo aveva sedato la sera prima? Per poter frugare tra le sue cose?
Aveva nuovamente invaso i suoi spazi e rubato le parole di Billy e questo poteva voler dire solo una cosa... Julia sapeva di loro, di quello che avevano condiviso, e aveva finto che quella relazione non ci fosse mai stata.

Si alzò e zoppicò fuori dalla stanza con il cuore che gli martellava in gola.
Arrivò fino allo studio di Julia e notò subito che lo scrittoio fosse chiuso.
Si guardò attorno cercando con sguardo febbrile la chiave ma non trovando alcuna soluzione afferrò con forza il cassetto e lo strattonò con tutte le sue forze più volte finché la serratura non cedette.

Non appena il coperchio si sollevò le vide. Appoggiate in bella vista, attraverso quella graffiante scrittura Billy lo scrutava ancora.
Le sfiorò tentando di raggiungerlo e le immagini lo colpirono come uno schiaffo.

Ricordò il loro primo incontro, ogni sguardo incerto.
Quella prima volta nel bagno del museo e come, lottando contro se stesso, aveva rincorso quel desiderio.
Quanto bramasse esporsi sentendolo al tempo stesso solamente suo.
Di come si sentisse sempre più spavaldo ogni volta che Billy si concedeva di mostrargli la sua vulnerabilità. Parti che solo lui poteva vedere.
Infine la fine della corsa, di ogni gioco, la giostra e la corsa nella macchina di Val.

«Ti prego, ti imploro! Prendi parti di me se serve ma salvalo!»

Le giornate a fissare il suo corpo immerso nel sonno indotto dai farmaci.
Aveva abbandonato Julia per correre da Billy senza voltarsi indietro.

Il risveglio e quella speranza nata nel dolore.
E poi? Cos'era successo? L'incidente... La fuga da quel mostro e...

«Bill...»

Si portò la lettera al petto ricercando di delineare il suo volto.
«Dove sei?»
Prima che chiudesse gli occhi aveva sfiorato la sua mano, li avevano buttati fuoristrada e si era ritrovato prigioniero della sua auto.
Quel giustiziere gli aveva inseguiti spingendoli fuoristrada.
E poi?

Il fianco gli mandò una stilettata, Benjamin inciampò e urtò con forza il tavolino con il ginocchio, il colpo sembrò vibrargli per tutto l'arto strappandogli un gemito.

Julia irruppe nella stanza colma di apprensione ma quando gli si avvicinò Benjamin la spinse via con rabbia allontanandosi rapido.
Lei lo inseguì sorpresa dell'energia che mostrava nonostante le limitazioni della gamba ancora rigida.

Benjamin arrancò fino al salotto prima di cadere stringendosi il fianco dolorante.
Julia stavolta gli fu addosso ma prima che potesse dire qualcosa Benjamin le mostrò le lettere e si rialzò a pugno stretti.

«Perché le hai prese? Perché me le hai nascoste? Tu Sai dove sia? Tu sai dov'è Billy?» le urlò cercando di allontanarsi ancora una volta.

A quelle parole Julia si immobilizzò.
«La mia era solo una gentilezza! Tesoro sapevo della vostra relazione. Ma doppo l'incidente avevi dimenticato ogni cosa e io ho sperato che potessimo ricominciare ed essere felici come quando ci siamo sposati! Volevo solo prendermi cura di te come ho sempre fatto! Vedere quelle lettere poteva solo riaprire delle ferite...»
Cercò di carezzargli il volto ma lui indietreggiò ancora finendo per cadere sul divano.

«Lui dov'è?» ripeté con sguardo vuoto.
«Tu sapevi eppure mi hai imprigionato di nuovo in questa casa! Mi hai trascinato nel tuo letto... Hai rubato le sue parole... Ci hai allontanato cercando di cancellarlo...»

«Billy è morto!»

Benjamin aprì la bocca ma la sua voce si rifiutò di uscire.
Strinse le lettere con forza, pensò che il suo cuore si fosse fermato, scosse la testa e chiuse gli occhi.
Lo vedeva incarcerato assieme a lui in quell'auto, si sforzò di ricordare altro ma invano.
«No, lui era vivo... Ferito, sofferente... Ma vivo!»

Julia scosse la testa
«Era assieme a te quando siete stati spinti fuoristrada! Siete finiti nel lago, bloccati dalle lamiere. Quando vi hanno estratti mi hanno detto che per lui non c'era più nulla da fare.... Era troppo debole dopo le lesioni che aveva subito dopo lo scontro con quel vigilante... Tu lo hai portato via dall'ospedale ma non era abbastanza forte, è stato troppo per lui...»
Le lettere gli scivolarono via dalle mani, mentre le lacrime gli bruciavano gli occhi.
«NO! Stai dicendo che io... Che ho ucciso il mio Billy...»

Lei gli sedette accanto fiorandogli il fianco.
«Amore mio, non volevo che soffrissi! Per questo ho cercato di nasconderti la verità...Quell'uomo era sbagliato poteva solo farti del male, usarti! Ma ormai se n'è andato... Io invece resterò sempre con te...»
Lui non si oppose quando lei lo baciò e lasciò correre le sue dita sotto la sua maglia.
Poteva fare di lui quello che voleva, perché se Billy era morto in quel lago allora anche lui non ne era mai davvero riemerso.
Che si prendesse tutto per sempre, ormai era davvero un mero fantoccio senz'anima.
Così si abbandonò ad occhi chiusi alle attenzioni di lei.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro