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Capitolo 36

Gli occhi scuri di Rosalyn parvero diventare due fessure.

Mai lo sguardo della ragazzina era stato così truce.

"Questa è casa mia...questo è il mio mondo...! Questa è la mia DOLLHOUSE!! E quindi qui comando solo...io!!" urlò con rabbia la piccola Alexander una volta ritrovatosi il viso di Hilary distante a malapena una spanna dal suo.

E senza aggiungere altro, riuscì a sgattaiolare via dalla donna psicopatica, ma venne seguita a ruota da quest'ultima. Riuscì ad arrivare al grande tendone d'accesso al luna park, ma la yandere non la perse di vista neanche un secondo.

Nonostante tutto, però, Rosalyn era decisamente più veloce. Le due continuarono a correre per diversi minuti, ma mentre la bambina sapeva bene dove andare, la donna non ne aveva la più pallida idea.

Il suo obbiettivo era solo quello di distruggere la piccola mocciosa. E parva finalmente realizzarsi nel momento in cui le due raggiunsero il salone con la collezione completa della ragazzina dagli occhi scuri.

Quest'ultima, stremata dalla lunga corsa, cadde inginocchiata a terra, ma non si rialzò nemmeno quando vide Hilary esattamente dietro di lei.

"Prima di sbarazzarmi definitivamente di te voglio sapere una cosa...come hai fatto a far finire il riflesso di mia madre nel labirinto degli specchi?".

Rosalyn sorrise leggermente e fece un piccolo movimento circolare con la testa mentre con la sua voce zuccherata cominciò a far nascere una risatina.

"Si chiamava Selìn, giusto? Beh, devo fare i complimenti ad entrambe...tu avevi proprio una bella mamma e lei ha avuto una figlia altrettanto bella." commentò la bambina mettendo a nudo tutta la sua sincerità. Ammirava davvero Hilary. Ma al tempo stessa la voleva parte della sua collezione. O direttamente morta.
"Capisco che tu sia solo una mocciosa e che il tuo cervelletto non si sia ancora ben sviluppato, ma io non ti ho chiesto dei pareri su di lei." sibilò con tono gelido la yandere dagli occhi color argento.

Un istante dopo gettò l'arma in direzione della ragazzina provandole un taglio sul braccio ancora umano che le era rimasto.

La piccola di morse il labbro tentando di impedire alle sue lacrima di farsi vedere.

"Ora ascoltami bene e vedi anche di capirmi..." continuò Hilary avvicinandosi alla piccola Rosalyn e afferrandola per i capelli presenti sopra la fronte "come hai fatto a mettere il riflesso di mia madre nel tuo maledetto specchio?".

La sollevò da terra con un gesto netto, non curante delle smorfie di dolore presenti sul viso della manipolatrice di vite umane. E più quest'ultima esitava a risponderle, più la maga stringeva la presa affondando le dita della mano destra nei folti capelli bicolore della giovane Alexander.

"Allora? Smettila di fare quelle facce, sei fastidiosa! Insomma, mi vuoi rispondere sì o no?!" domandò la piratessa alzando sempre di più il tono della voce.
"P-perché non lo chiedi direttamen...te a lei...?" mormorò con voce fievole Rosalyn cercando in ogni modo di liberarsi della presa ferrea della donna.

Hilary sollevò un sopracciglio e diede uno strattone ai capelli della piccola bimba.

"Di solito mi piacciono gli scherzi, ma oggi non sono proprio in vena di scherzare. Quindi, o mi dici com..." cominciò a minacciare la yandere dagli occhi tramutati in due fessure piene di odio verso quella creatura che teneva sollevata da terra.

Ma smise di parlare non appena udì uno stranissimo cigolio. Nello stesso momento Rosalyn fece un piccolo movimento con le dita della mano destra. E sotto il suo comando, da dietro una grande tenda scura apparve una bambola bellissima. A grandezza naturale, alta esattamente come Hilary. Le assomigliava molto...ma d'altronde, madre e figlia hanno sempre un qualcosa che le rende somiglianti.

La pazza credente solo nell'amore e nel destino lasciò immediatamente la presa non appena capì chi fosse quella bambola. Ignorò la piccola Alexander quando quest'ultima cadde pesantemente a terra e si diresse come ammaliata verso quella creatura priva di vita identica alla sua adorata madre.

Le assomigliava in tutto e per tutto.

Perfino lo sguardo le ricordava tanto quello di Selìn.

Ma era quello il vero problema.

Le bambole di Rosalyn, ma non solo quelle, non hanno un'espressione propria, ma solo quella fissa che il loro creatore decide di dare loro.

"Se non fossero evidenti i legami delle articolazioni allora avrei detto che questa era davvero mia madre...stesso sguardo...uno sguardo vuoto e quasi privo di vitalità..." sussurrò Hilary una volta ritrovatosi faccia a faccia con la bambola dall'abito lungo e rosso scarlatto "...solo con me mostrava il suo lato gioioso...certo, anche con papà...ma se stava con altre persona che non fossimo noi due, in più separati...il suo sguardo diventava praticamente identico a questo..." aggiunse con malinconia mentre posava una mano vellutata sul viso della creazione di Rosalyn.

Ma a distrarla dai suoi pensieri e dai suoi ricordi arrivò la vocetta della bambina.

"Chi ti dice che quella non sia davvero la tua mamma? Come hai già visto, qualsiasi corpo fatto di carne e ossa può diventare di materiale duro per creare una stupenda bambola da collezione. Chi lo sa...magari quella era davvero la tua adorata mamma."

Hilary si girò lentamente verso la piccola ragazzina sorridente. I suoi occhi parvero spenti per un attimo, ma si riaccesero subito non appena le dita della yandere toccarono il manico del suo piccolo pugnale argentato che teneva legato alla coscia.

Lo estrasse velocemente e con un colpo netto trapassò la gola della bambola davanti a lei. Quest'ultima cadde a terra dopo qualche istante, con la lama lucente dell'arma ancora intenta a trapassarle il collo.

Rosalyn rimase come pietrificata per qualche istante.

"Evidentemente non mi conosci bene come credevi...dato che se fosse stata davvero mia madre avrebbe avuto la ferita che le ho appena inferto. Con l'unica differenza che da bambina l'ho colpita alle spalle." spiegò Hilary intenta a recuperare il pugnale da collezione una volta appartenente al padre.
"Quale figlia ucciderebbe mai la propria mamma...? Io non lo avrei mai fatto." commentò la bambina giocherellando con l'orso del suo vestito.

La maga dagli occhi argentati si mise a ridacchiare.

"Questo perché tu e io non saremo mai la stessa persona. Ma d'altronde di Hilary, nel mondo, ne può esistere solo una. E poi, giusto perché tu lo sappia, ma io adorava davvero tanto mia mamma...se solo lei non avesse chiamato aiuto a quest'ora sarebbe ancora viva...avremmo potuto parlare, discutere e chiarire, ma non è stato così." disse Hilary sorridendo leggermente "Ma evidentemente il destino voleva che andasse così. E a me a bene quello che il destino mi ha riservato.".

Mentre diceva quelle parole, estrasse dal reggiseno il suo amato mazzo di carte.
Ma non lo uso per mettersi a predire il futuro.
Né per tagliare il corpo di qualcuno.

Infatti le usò per accendere il fiammifero comparso dal pollice e l'indice destro della yandere dai capelli rosa-fucsia. La punta dello stecchino di legno, infatti, una volta che fu fatto strofinare sulla superficie della prima carta, si accese dando vita ad una piccola fiammella luminosa.

È una volta che ebbe riaperto gli occhi, lo sguardo di Hilary si fece ancora più cupo.

"Io sono felice di quello che mi ha riservato il destino...ma tu non lo sarai del tuo.".

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