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Capitolo 32

Per poco il cuore di Rosalyn non perse un colpo.

Erano poche al mondo le cose in grado di inquietarla o spaventarla, ma quello sguardo era riuscito a fare entrambe le cose.

Entrambe le pupille erano poco più grandi di un neo, mentre le iridi argentate erano diventate grandi quasi come la loro metà naturale.

La bambina spiccò un balzo all'indietro.

Quella bambola, ormai divenuta la sua preferita, si era mossa.

E non era stata lei a comandarglielo.

Il corpo di Hilary si era mosso autonomamente.

In quel momento era immobile, come se qualche istante prima avesse avuto uno scatto isterico. La piccola Alexander rimase a guardarla per qualche secondo, per poi osservare le braccia snodabili della creatura legata coi suoi fili cominciare a muoversi per conto proprio. A seguirle ci fu l'intero busto di Hilary e mentre gli occhi si chiudevano, l'intera figura della yandere divenuta una bambola si alzò in piedi.

"Ti piaceva...vivere in...quella casa...vero...?" mormorò all'improvviso la donna.
"Cosa...? Come fai a parlare...?!" esclamò sorpresa la bambina.
"Lì non eri...mai sola...c'era sempre...la tua famiglia...!" continuò la maga.
"Ehi, ma che stai..." stava per domandare Rosalyn, ma si bloccò quando capì di cosa stava realmente parlando la bambola davanti a lei.

Aveva ragione.

"Ma tuo padre...è stato ucciso...ho ragione...? E tua madre...si è tolta...la vita...giusto...? E tuo fratello...ah, già...anche lui...è morto...!" mormorò Hilary usando una lingua per Rosalyn più velenosa di qualsiasi serpe al mondo.

Mentre la donna parlava, infatti, la bambina si mise ad urlare e piangere. Non poteva ascoltare quelle parole. Non era abbastanza forte per farlo.

Non poteva sentire parlare della sua famiglia in quel modo senza scoppiare in urla disperate e colme di pianto.

"Noooooo!! No! No, stai zitta!! Zitta, devi stare zitta!!" urlò la bimba mentre si metteva le mani nei capelli e iniziava a indietreggiare piangendo.

Come se cercasse la sua nuova famiglia.

Ovvero le sue bambole.

"Loro...non saranno...mai...la tua famiglia..." sussurrò poi Hilary.

Rosalyn, senza riuscire a fermare la fuoriuscita delle sue lacrime, si mise a fissarla.

"Io...io non sarò mai...una delle tue...patetiche bambole...! Non posso esserlo...e sai il perché...?".

Rosalyn rimase con la bocca semiaperta e le sopracciglia corrucciate.

Indispettita e spaventata da quelle parole.

Parole pronunciate da quella che doveva essere la sua bambola preferita.

"Le bambole non hanno vita...e per quanto io le adori, non posso...non posso non rendermi conto che sono...solo fantocci vuoti...e privi di un'anima...oppure svuotati della linfa vitale...proprio come in questo caso..." disse a bassa voce la yandere muovendo lentamente un braccio attorno a sé.

D'istinto gli occhi della creatrice di giocattoli si mossero assieme alla testa.

Si guardò attorno e tutto ciò che vide furono le sue bambole.

Ma questa volta c'era qualcosa di diverso in loro.

Qualcosa...di strano.

I loro occhi.

Tutti quanti gli occhi di quelle affascinanti creature dall'aspetto umano erano puntati contro la piccola Alexander.

Tutte le loro teste erano perfettamente immobili, proprio come Rosalyn le aveva messe, ma le loro orbite dalle pupille nere come la pece erano su di lei.

La bambina deglutì abbastanza nervosamente.

E quando i suoi occhi scuri ritornarono su Hilary, quest'ultima riprese a parlarle.

"Per un essere umano la vita vale molto...anche perché se non siamo vivi...il nostri cuori non possono battere...e tu lo sai che cosa c'è...dentro un cuore?".

La piccola la guardi con sguardo interrogativo è leggermente inquietato da quei discorsi. Nel vedere l'espressione confusa al massimo della dannata creaturina dai capelli di due colori diversi la maga dagli occhi color argento sorrise.

"Devi sapere che è il cuore...a contenere l'amore...! E se un cuore non batte perché privo di vita...allora l'amore al suo interno smette di esistere...ma questo con me non accadrà...non può accadere...!".

Mentre diceva queste parole, il sorriso dipintosi sul suo viso pallido e liscio divenne improvvisamente sadico, ed ad aumentarne l'apparente insanità mentale ci pensò lo sguardo della yandere, con gli occhi spalancati e un sopracciglio alzato.

"Perché io non posso smettere di amare...non voglio smettere! E infatti non accadrà...dato che io non smetterò mai di amarlo...non smetterò mai di amare il mio Basil!" esclamò infine Hilary "Le bambole non possono amare...non possono farlo. Ed è per questo che io non sarò mai una di loro!! Mai, mai!! Mai!!".

E subito dopo aver finito di urlare, la malata d'amore scoppiò a ridere.

Da quanto non lo faceva...

La sua insana risata si era finalmente fatta risentire.

Mentre rideva, la maga dai lunghissimi capelli rosa-fucsia si mise entrambe le mani sulla testa e gettò quest'ultima all'indietro. Ma non smise mai di ridere.

Rosalyn era come paralizzata.

Non capiva più nulla.

Era spaventata, confusa e coi nervi tesissimi.

Ma la risposta a tutte le sue domande stava per arrivare.

Infatti, quando ributtò in avanti testa e braccia, la yandere era cambiata.

Un sospiro di sollievo e piacere.

Hilary era finalmente ritornata umana.

"No...no, non è possibile...!" pensò Rosalyn cominciando a sudare freddo "le ho dato da bere un sacco di pozione...come può essere viva?!".

Ma a distoglierla dai suoi pensieri ci pensò la maga dagli occhi argentati.

"Basil!" esclamò di colpo Hilary voltandosi verso l'indovino dai capelli biondi.

Il corpo immobile dell'uomo era sempre lì, nella stessa posizione che aveva assunto poco prima. La yandere gli corse velocemente incontro e, mettendogli entrambe le mani sul viso, fece sì che le loro fronti si toccassero. Ma a toccare la pelle di Hilary fu solo una superficie liscia, dura e fredda. Senza neanche alzare lo sguardo, la maga si morsicò il labbro inferiore strizzando entrambi gli occhi.

Subito dopo fece passare il suo braccio destro dietro la schiena di Hawkins per poi afferrargli la spalla mentre con l'altra mano si apprestò a sostenergli il bacino.

E infine, con un colpo netto delle sue carte, tagliò i fili che lo tenevano in piedi.

Tutto il corpo del pirata dagli occhi rossi si lasciò andare verso il basso. Hilary gli impedì un impatto col pavimento tenendolo stretto a sé. Un istante dopo, la pazza malata d'amore si ritrovò inginocchiata a terra col corpo immobile del marito tra le braccia.

Provava a scuoterlo in continuazione, ma lui non reagiva.

Hilary sospirò e si girò lentamente verso la bambina lì presente.

Il suo sguardo valeva più di cento parole.

Anche se alla fine esclamò quella più adatta.

"Ridammelo!".

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