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Capitolo 23

Era possibile vedere una sola cosa.

Il buio.

Non si riusciva a vedere assolutamente. La mente di Hilary andò in confusione per alcuni secondi: era accaduto tutto così in fretta.

Si era semplicemente appoggiata alla parete ed era stata subito inghiottita dall'oscurità. Non aveva nemmeno avuto il tempo di guardare in faccia l'uomo che amava per un ultima volta. Lui era sparito dall'altra parte della parete.

Le era stato portato via.

Di nuovo.

Fortunatamente la caduta fu breve, infatti la yandere non ci mise molto a toccare un secondo pavimento. Cadde sbattendo a terra il braccio sinistro, sul quale si era già formato un livido violaceo. Ma invece di alzarsi, Hilary rimase immobile.

I suoi occhi color argento erano spalancati e la sua bocca socchiusa.

E man mano che i secondi passavano, la maga cominciava a stringere sempre di più il pugno della mano destra fino a graffiarsi il palmo con le sue unghie.

Alzò lentamente lo sguardo, ma come previsto non vide assolutamente nulla. Il buio le offuscava non solo la vista, ma anche la mente e il cuore.

"Perché non faccio altro che farmelo portare via...?" mormorò debolmente Hilary socchiudendo i suoi bellissimi occhi argentati ormai sul punto di spegnersi "...perché non sono più in grado di proteggere ciò che mi appartiene...? È già dura stare senza i miei compagni...la mia famiglia...ma io non posso stare senza di lui...".

E come d'istinto, la yandere si mise una mano sulla fronte e l'altra su un orecchio. Aveva paura. Poche volte in vita sua si era sentita in quello stato.

"...io non posso...non voglio stare da sola...Basil, torna da me...ti supplico...!".

Passarono alcuni minuti prima che tornasse la luce. Una volta che l'oscurità fu sparita, la yandere pazza d'amore raccolse il suo cilindro da terra e si mise subito a cercare una via d'uscita.

Voleva solo tornare da Basil.

Doveva.

Ma ben presto un ostacolo si presentò alla donna dai capelli rosa-fucsia.

Era un enorme labirinto fatto interamente di specchi alti circa due metri. I loro bordi alternati erano tutti dorati e argentati e riccamente decorati. Ma era praticamente impossibile distinguere un strada da un vicolo cieco. I riflessi erano davvero troppi.

Hilary trasformò i suoi occhi in due fessure e deglutì.

"Me lo sento...oltre questo dannato labirinto troverò qualcosa che mi potrà essere utile. Ma meglio esserne completamente certa..." si disse la maga estraendo dal reggiseno il suo mazzo di carte. Se lo fece passare da una mano all'altra per poi prenderne solo cinque. Pareva che le avesse prese a caso, ma lei era comunque in grado di scegliere sempre quelle giuste.

Quelle che le avrebbero rivelato la positività o la negatività della sua folle idea.

"Avevo ragione...laggiù in fondo c'è davvero qualcosa di utile. Ma purtroppo non posso sapere cosa, dannazione! Non mi resta che andare a controllare di persona." disse la yandere rimettendo a posto il suo fidatissimo mazzo di carte.

E di colpo il suo sguardo divenne serio e determinato.

"Vengo a prenderti, Rosalyn. Sappi che ti distruggerò con le mie mani!".

Senza aggiungere altro, Hilary si addentrò nel labirinto dove la sua unica compagnia sarebbe stata quella di centinaia di riflessi rappresentanti nientemeno che lei stessa. Ma nessuno di tutti qui riflessi era davvero uguale all'originale.

Infatti ogni specchio rappresentava uno stato d'animo, un sentimento o un emozione. Quindi in ogni riflesso il viso della donna appariva diverso.

Hilary non voleva affatto specchiarsi.

Si rifiutava di guardarsi in faccia.

"Non ho il coraggio di guardarmi...non ho voglia di vedere la faccia di una povera illusa che sperava di metter fine a questo orrendo ed eterno incubo!".

Questi furono i suoi unici pensieri.

Passò più di un quarto d'ora, ma nulla.

Hilary era ancora a girare fra tutti quei dannati specchi.

Ma ad un certo punto parve aver trovato l'uscita.

"Finalmente, non ne potevo più!" pensò sollevata ed entusiasta la maga.

Arrivata alla fine del labirinto, però, la yandere si ritrovò in un vicolo cieco. "No...no non è possibile. Ma cos'è questo...uno scherzo?!" esclamò confusa Hilary ritrovatasi davanti ad una parete color cenere con in mezzo un ultimo specchio. Era stato tutto inutile, allora. Aveva solo sprecato tempo prezioso, quindi...

...o forse no.

L'ultimo specchio era diverso. Si distingueva da tutti gli altri per la sua forma; infatti mentre gli altri erano rettangolari e riflettevano tutto il corpo di una persona, questo era ovale e rifletteva il corpo di una persona a seconda della sua altezza. Nel caso di Hilary, già alta 182 cm senza il suo piccolo cilindro nero, l'immagine la riprendeva dalla vita in su.

Ormai scoraggiata, la maga si guardò sulla superficie liscia e riflettente dello specchio. Ma la cosa durò poco, perché la donna appoggiò subito la fronte su quest'ultimo è chiuse gli occhi.

"Basil...io ti amo da sempre...ma tu come fai ad amare una come me...?".

I suoi sussurri parevano impossibili da sentire, ma dato il silenzio di tomba presente nel labirinto la sua voce si innalzò per tutta l'immensa stanza.

Ma quando la yandere rialzò lo sguardo rimase come sconvolta.

Nello specchio non vi era il riflesso di Hilary.

Bensì quello di un'altra donna.

La pazzoide dai lunghissimi capelli rosa-fucsia sentì mancarsi il respiro.

Nello specchio campeggiava solo l'immagine riflessa di una donna ben nota alla maga, ma della sua neanche l'ombra. Era una donna adulta e vissuta, ma comunque davvero bella da vedere, sia per via del poco di trucco che aveva in viso e sia per i suoi lineamenti aggraziati. Aveva i capelli color rosa confetto legati un uno chignon perfetto in cima alla testa e i suoi occhi erano azzurri come il cielo con leggere sfumature tendenti al verdeacqua. Indossava uno splendido corsetto aderente rosso con decori bianchi e come gioielli indossava dei grandi e lunghi orecchini dorati e una collana con incastonato un rubino luccicante. Pareva avere degli anni in più di Hilary, ma questo pareva quasi impossibile...era tantissimo tempo che le due non si vedevano.

Hilary si coprì la bocca con entrambe le mani. Sapeva benissimo chi fosse quella donna...ma non voleva credere ai suoi occhi meravigliati.

Di colpo, sul bordo dorato dello specchi apparve un nome inciso.

"Selin Gautier".

A quel punto le gambe della yandere cedettero e cadde in ginocchio davanti all'immagine della donna che la guardava sorridendo.

L'unica cosa che Hilary riuscì a fare fu alzare la testa e poggiare le sue mani vellutate sulla superficie fredda dello specchio.

"Io...io non ci posso credere...! Sei...sei davvero tu...mamma...".

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