Capitolo 21
Se proprio doveva essere una bambola, Hilary voleva appartenere solo a lui.
Al pirata che l'amava per quello che era per davvero.
Una volta fatta notte, nessuno dei due aveva sonno. Entrambi si misero nel loro letto, ma mentre Basil leggeva, Hilary stava immobile e si guardava attorno.
Come se stesse aspettando il sonno.
Ma ad un certo punto la sua attenzione venne attirata da qualcosa.
Sulla scrivania di Hawkins si trovava, oltre alle sue carte, ai suoi fogli e ai suoi libri, anche un teschio umano. Sul cranio di quest'ultimo vi era un candela. La piccola fiamma era l'unica luce presente nella stanza buia in balia della notte.
Hilary non ci aveva mai fatto caso.
Si alzò dal letto e si diresse verso quel che restava di un essere umano. Lo prese fra le mani e se lo avvicinò al viso. La yandere rimase a fissare la piccola fiammella per alcuni secondi per poi posare delicatamente il teschio sulla scrivania.
"Questa è opera tua...a quanto pare ti piace ancora arredare le stanze. Mi piace proprio il tuo buon gusto, tesoro..." mormorò Hilary voltando il capo verso l'amante intento a leggere "...ma in fondo, anche qui ci vuole un po' del mio tocco...".
E così dicendo, la maga estrasse dal suo piccolo cilindro una rosa.
Una rosa rossa come il sangue e dallo stelo nero e spinoso.
Prese nuovamente il teschio in mano e l'ornò con quel bellissimo fiore. Quando lo riposò sulla scrivania del marito, il teschio era stato decorato in maniera tale da far sì che il bocciolo in fiore della rosa fuoriuscisse dal suo occhio sinistro.
"Possibile che tu non riesca a stare ferma nemmeno un secondo?" domandò Basil senza alzare lo sguardo dal suo libro dalla macabra copertina.
"Preferisco muovermi finché posso. Non credo che una volta diventata una bambola potrò fare molto." lo stuzzicò Hilary in attesa della sua reazione.
L'indovino sospirò e chiuse il libro.
"Smettila con questa storia. Non scherzare su questo argomento...sai che detesto gli scherzi. Avanti, vieni qui e dormi." la incitò Hawkins facendole cenno di avvicinarsi e mettersi a dormire accanto a lui.
La donna non poté fare a meno che dargli ascolto. Come suo solito, si addormentò completamente avvinghiata al marito. Ma ad ogni ora i suoi occhi argentati si aprivano. Ma restavano aperti solo per pochi secondi...come per accertare la yandere che Basil non l'avesse abbandonata nel cuore della notte.
"Basil...io non voglio diventare una bambola...ti prego...aiutami...".
Il sole non tardò molto a sorgere. Il mago dai capelli dorati era abituato di svegliarsi sempre prima di tutti, quindi per lui era sempre una specie di impresa quella di alzarsi dal letto senza svegliare Hilary nel tentativo di spostarla da sopra di lui.
Ma quella mattina le cose andarono diversamente.
Infatti il pirata Hawkins era completamente solo nella sua stanza.
Hilary non era con lui.
Senza pensarci troppo, Basil si vestì in tutta fretta e uscì dalla sua camera. I suoi uomini dormivano ancora, il mago era l'unico intento a camminare per la loro nave.
Ma non era del tutto solo.
Hilary si trovava sul ponte della nave e non faceva altro che guardare il cielo. Ma il suo sguardo pareva come spento. Come se non avesse un anima.
"Hilary, che ci fai qui? Sai, mi fa parecchio strano vederti sveglia prima di me." le disse l'indovino avvicinandosi alla donna che si era lasciata amare da lui.
"Basil...secondo te io sono...come posso dire...beh, strana...?" domandò la yandere ruotando leggermente gli occhi nella direzione del supernova.
"Nessuno in questo mondo è normale." si limitò a risponderle l'uomo dagli occhi rossi come carboni ardenti.
Se avessero seguito le indicazioni lasciate da Shuu, i due sarebbero arrivati all'isola delle bambole entro un paio di giorni. Hilary non ne poteva più di aspettare. Era impaziente di distruggere Rosalyn, ovvio...
...ma anche di mettere la parola "fine" a quell'orrendo incubo che stava vivendo.
Durante i giorni a seguire, Hilary fu molto taciturna. Gli unici momenti in cui tornava se stessa erano quelli che passava da sola con Basil. Solo con lui si sentiva a suo agio. Hawkins era l'unica cura alla sua pazzia.
Ma alla fine l'isola apparve lungo la loro navigazione.
Finalmente.
Quella era l'isola dove Hilary avrebbe trovato la responsabile della sua rovina. La donna dai lunghissimi capelli rosa-fucsia fu tra i primi a scendere dalla nave. Prima avrebbe ucciso la manipolatrice di bambole e prima il suo cuore si sarebbe liberato di un peso. Tsukiyama non le aveva mentito: seppur nascoste dalle folte chiome degli alberi, la yandere riuscì ad intravedere qualcosa.
Qualcosa come il tetto di una casa.
"Quindi è laggiù che si trova Rosalyn Alexander...!" sibilò la piratessa con ira.
"Buona parte del mio equipaggio sta già perlustrando la zona. Aspettiamo un po' prima di andare." le disse freddamente l'indovino mettendole una mano sulla spalla e socchiudendo gli occhi.
"Che intendi con "aspettiamo"? Questa...questa è una faccenda che devo risolvere io...da sola." ribatté con leggera malinconia lei.
Un piccolissimo sorriso sfiorò le labbra di Basil.
"Ti servirà più di una flotta intera della Marina per costringermi a non seguirti.".
Le guance di Hilary arrossirono in un istante. Era più che palese che lei non volesse andare da sola. Ma non per paura.
Ma per far sì che il marito la vedesse vincere contro la rovina della loro relazione.
Quando si furono accertati che l'isola fosse completamente disabitata, i due amanti della magia voodoo si diressero verso quella che doveva essere la casa di Rosalyn.
E infatti eccola.
"DOLLHOUSE" era davanti a loro.
Era un enorme casa a due piani con le pareti colorate di un rosa chiarissimo e cosparso di brillantini. Le tegole del tetto erano fucsia e su ogni una di essere vi era un cuoricino viola. Attaccati in giro per le pareti e le finestre vi erano degli strani disegni raffiguranti degli occhi e dei fiori.
"Terribile..." commentò Basil con espressione a dir poco disgustata.
"Eppure con le cose di Sabryna quand'era piccola non facevi così." ridacchiò divertita Hilary coprendosi la bocca con la mano.
"Per mia figlia ho dovuto fare un eccezione. Le uniche cose che non mi dispiacciono sono quelle." continuò il mago puntando il dito verso l'alto.
Solo allora la malata d'amore si rese conto delle due torri attaccate alle pareti della casa. Ma le cime di quest'ultime erano bordate da qualcosa.
Qualcosa di piccolo e bianco.
Solo dopo alcuni secondi anche Hilary capì di cosa si trattasse.
Erano teste.
Tante teste di bambole messe una accanto all'altra.
Quella era davvero "DOLLHOUSE".
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