Capitolo 17
Non passò molto tempo dal rapimento. Nonostante la divertisse non poco vedere l'amico sclerare per la troppa fame, Hilary decise comunque di non farlo attendere troppo.
Tsukiyama non stava più nella pelle. Non faceva altro che fissare la pallida pelle della sua vittima per tutto il tempo. I suoi occhi brillavano.
La tentazione di divorarla diventava sempre più forte.
"Cerca di non metterci tanto." disse il Gourmet alla sua compagna d'omicidi.
"Avanti, non ti preoccupare. Uccidere mi riesce piuttosto facile." ridacchiò Hilary facendo sì che le sue carte le passassero da una mano all'altra.
"Ah, fammi una cortesia...durante la sua uccisione non sprecare troppo sangue. Voglio gustarmelo tutto." aggiunse Shuu leccandosi le labbra con fare pensieroso e sognante.
Hilary socchiuse gli occhi divertita. Per lei era una sfida vera e propria...
...uccidere senza sprecare troppo sangue...
Per lei, ormai abituate a continue docce di sangue, non era mica facile.
"Sarà una bella sfida...e poi, adoro i giochetti." pensò la yandere cominciando a pensare a diverse tecniche di tortura. Ma di colpo i suoi occhi si spalancarono, lasciando spazio sul suo viso ad un enorme ed agghiacciante sorriso.
Aveva avuto un'idea.
Una splendida e sadica idea.
Dopo una dozzina di minuti, gli occhi di Esmeralda cominciarono ad aprirsi. L'unica cosa che vide fu il buio di una stanza illuminata da poche candele. Ma la luce di quelle poche candele fu sufficiente per permetterle di capire cosa ci fosse appeso alle pareti.
Armi da taglio.
Spade...
Rasoi...
Bisturi...
Lamette...
Coltelli...
C'era di tutto. Armi che indipendentemente dalla loro grandezza, se ben usate, erano in grado di uccide con molta facilità.
"Ma che diamine è successo...?! Dove mi trovo?!" esclamò spaventata colei che sarebbe diventata la cena di Tsukiyama. Provò a muoversi, ma non ci riuscì: si trovava seduta su una sedia di ferro e non poteva alzarsi.
Le sue caviglie erano legate alle gambe della sedia e i polsi le erano stati saldamente legati dietro la schiena con dei nastri.
Silenzio.
Non si riusciva a sentire nulla se non il respira irregolare della giovane donna.
Ma tutto quel tacere fu presto interrotto da dei passi. Il suono dei tacchi alti di Hilary e delle scarpe lucide di Shuu si faceva sempre più vicino.
"Bene, eccola qui. Ora mi credi? Non l'ho ancora toccata." disse la maga mettendosi una mano sul fianco con un sorrisino sulle labbra.
"Avanti allora, che aspetti? Ho fame...non ce la faccio più ad aspettare." si lamentò il ghoul con fare abbastanza impaziente e nervoso.
"Ok, ok, hai vinto. Mi metto al lavoro, ma non voglio essere osservata mentre...beh, gioco con lei. Ora vai a farti un giro...fatti salire l'appetito." lo rassicurò la pazza malata d'amore mettendogli una mano sulla spalla.
Una volta che Tsukiyama se ne fu andato, Hilary spalancò la porta della stanza.
Lei era ancora lì, ferma, immobile e tremante.
"Chi sei davvero?! Che vuoi da me?!" urlò la ragazza in preda al panico.
"Scusa, perché vuoi saperlo?" chiese scherzosamente Hilary
"Lasciami andare!! Subito!!" urlò sempre più forte la giovane.
"Abbassa la cresta, io non prendo ordini da te!" ribattè stizzita la maga.
L'unica risposta fu uno strillo assordante. La donna si coprì istintivamente le orecchie, ma non servì. La voce della sua vittima era troppo potente. L'occhio sinistro di Hilary cominciò ad avere un tic nervoso.
Segno che stava per impazzire.
"Basta, non la sopporto più!! Mi farà scoppiare la testa!! Zitta, zitta!!" urlò la yandere cercando di coprirsi invano le orecchie. Il suo tic all'occhio non si fermò. Uno scatto d'ira misto a pazzia prese il controllo di Hilary. Non molto distante da lei si trovava un grosso martello dal manico in legno molto lungo e la parte in ferro molto grande.
In un istante, la maga dai capelli rosa-fucsia lo afferrò e si diresse verso la ragazza che non faceva altro che urlare.
E con estrema freddezza, la colpì in pieno viso.
La sedia di ribaltò a terra, così come la giovane sedutasi sopra di essa. L'impatto col terreno fu violento. Il suo naso non faceva altro che sanguinare e sul suo viso campeggiava un enorme livido nero.
Il suo viso era completamente sfigurato.
Ma non bastava ad impietosire Hilary. Infatti la yandere dagli occhi d'argento, dopo aver respirato profondamente, si avvicinò alla sua vittima e l'afferrò per i capelli. La sollevò da terra, sedia compresa, e la rimise com'era prima.
"Cosa...cosa ti ho...f-fatto...?! Che v-vuoi da...me?!" urlò Esmeralda con quella poca voce che aveva in corpo.
"Senti cara, non è colpa mia. Niente di personale, davvero...io non ho nulla contro di te, ma per un mio caro amico sono disposta a fare questo e altro." spiegò Hilary sorridendo con ironia.
La ragazza si limitò ad abbassare la testa con fare disperato.
Gli occhi di Hilary si posarono nuovamente sul martello. E senza farsi notare, lo afferrò nuovamente e si posizionò davanti a Esmeralda. E prima che quest'ultima potesse replicare, la maga pazzoide si mise a colpirla ripetutamente sulle guance.
Quando ebbe la certezza che i denti della ragazza dai capelli color nocciola erano stati praticamente tutti distrutti, l'amante della magia voodoo si chinò altezza della sventurata e le mise una mano nei capelli.
Quando Esmeralda trovò la forza per aprire nuovamente gli occhi, era troppo tardi. Nella mano libera di Hilary c'erano un paio di grosse forbici.
"Tranquilla...sarò veloce!" urlò ridendo la maga avvicinando le lame al viso della ragazza di fronte a lei.
E con estrema rapidità, tagliò a metà le guance della sua vittima.
L'aria si riempì di urla. Urla di dolore e terrore.
"Che c'è? Ti ho fatto male? Scusami...senti, tu per caso hai paura delle punture?" domandò curiosa Hilary tirando fuori dal suo cilindro una siringa.
Il sorriso sul suo viso diventava sempre più sadico e assetato di sangue.
Dopo aver mostrato la siringa alla ragazza, la yandere le mostrò anche due bottiglie destinate ad essere riempite con del vino.
"Che...che mi vuoi fare?!" provò a dire Esmeralda, ma le condizioni delle sue guance glielo impedirono.
"Sai, al mio amico piace molto il sangue. Mi ha chiesto di non sprecarlo...e io ho deciso di mettergliene un po' da parte." rise Hilary leccandosi le labbra.
Ora iniziava la vera tortura.
La maga liberò un piede della sua vittima e, dopo averlo privato di scarpa e calza, lo avvicinò alla siringa. Le piantò l'ago proprio nello spazio tra l'alluce e l'altro dito. E dopo appena un secondo si mise a prelevarle il sangue.
Un urlo.
Un urlo a dir poco disumano.
Il dolore era insopportabile...atroce.
Ma Hilary non si fermò ed andò avanti col suo lavoretto.
Ben presto, tutte e due le bottiglie furono riempite.
Riempite con del sangue.
"Però, mica facile...ogni volta che la siringa si riempiva dovevo svuotarla e poi ripiantarle l'ago nel piede. E quella non faceva altro che urlare...vero cara?" domandò scherzosamente la yandere al cadavere poco lontano da lei.
I suoi capelli erano stati recisi e il suo petto era stato aperto in modo brutale.
"Beh, sarà meglio avvisare Shuu...povero, chissà che fame gli è venuta." pensò Hilary avviandosi verso l'uscita della stanza. Ma si fermò quando i suoi occhi si furono posati sulle due bottiglie piene fino all'oro di sangue.
Una scintilla di pazzia le illuminò gli occhi.
Perché il sangue piaceva così tanto a Tsukiyama?
Che aveva di speciale?
Non ebbe bisogno di risposta. Quasi senza pensarci, afferrò una delle due bottiglie e se l'avvicinò alle labbra. La tentazione fu troppo forte.
Lo stava bevendo.
Stava bevendo del sangue.
Ma si fermò quasi subito. Si pulì le labbra col dorso della mano e rimise la bottiglia al suo posto.
"Mh...credevo fosse migliore. Meglio il mio vino rosso. Con Basil lo bevevo spesso..." mormorò la yandere con fare pensieroso "...amore...dove sei?".
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