Capitolo 6. AFFARI A NEW YORK.
New York, lunedì 26 dicembre . . .
Quando qualcuno legge il mio nome Robert Pawel sulla targhetta della mia porta o sulla mia scrivania, pensa subito a successo, ricchezza e donne.
Successo? Si ho successo, sono conosciuto per avere fiuto negli affari, che concludo con le persone più prestigiose della società.
Ricchezza? Si ho anche quella. Dai miei successi conclusi proficuamente, ho guadagnato molto denaro e fiducia che ha portato potenziali clienti ad investire i loro dollari nei miei progetti.
Donne? Da quando avevo diciott'anni ho conosciuto molte donne, in tutti i sensi. Non c'è mai occasione in cui io non sia accompagnato da una bella donna. Con nessuna di loro , però, ho una lunga e seria relazione. Non è quello che voglio da loro. Si trattata sempre di storie di una o al massimo tre notti, non di più, durante le quali trascorro il tempo con le mie compagne solo in occasione di eventi mondani o durante la notte, ma solo nei loro appartamenti o in camere di hotel. Questo è messo subito in chiaro, così che tra me e loro non si creino inutili malintesi. E si a volte l'essere ricercato assiduamente dalle donne mi porta vantaggi negli affari, quindi perché non sfruttarlo?!
Quando la gente mi guarda nessuno pensa a fatica, impegno e dedizione. Nessuno pensa ad un giovane ragazzo che si è fatto tutto da solo, che è partito dalla gavetta fino ad arrivare in cima. Perché è così che è andata.
Ad Harvard ho ottenuto la laurea in "Politiche manageriali" e "Politiche sociali". Durante quel periodo ho conosciuto il mio amico Harry, con cui ho stretto una forte e leale amicizia. Niente si frappone tra noi. Né donne o affari sono mai diventati oggetti di discussioni o litigi. Semplicemente perché tra noi vige la regole implicita della precedenza. Chi per primo ottiene o fiuta un affare, ha il diritto di esserne il capo. Chi tra noi ha adocchiato o si è interessato ad una donna ha la precedenza rispetto all'altro. In caso di difficoltà, l'uno c'è sempre per l'altro, che si tratti di affari o famiglia.
Vi sono state occasioni in passato, in cui Harry mi ha sostenuto quando nella mia famiglia qualcosa non andava. Come nel periodo in cui mio padre, Jonathan Pawel, aveva bisogno di consigli legali a causa di un'accusa lanciatagli da un ex impiegato della sua impresa multimilionaria, la Pawel Group International, che si occupava di sviluppare progetti edilizi in paesi esteri. Un suo dipendente ha proposto e sviluppato come sua, un'idea che in realtà era stata creata da un'impiegata assunta recentemente. Questo dipendente ha sostenuto che siccome non ci fossero prove che sostenessero il contrario, nessuno poteva accusarlo e condannarlo penalmente.
Stando così le cose, mio padre licenziò il dipendente in questione, dicendo che se non poteva farlo arrestare poteva però licenziarlo.
Harry inizialmente gli consigliò per l'appunto di raccogliere prove. In caso non ci fosse riuscito poteva provare a licenziarlo per comportamento immorale a danno dell'azienda o semplicemente poteva utilizzare il "rinnovo o taglio del personale" come motivazione del licenziarlo.
Oggi è Harry ad avermi chiesto di incontrarci, per potermi esporre una sua idea.
Nonostante sia già il 26 dicembre , io sono ancora nel mio ufficio della mia azienda in sede a New York. Si tratta di un ufficio al 47° piano del Tower Pawel Constructions, che si trova nella vicinanze dell'Empire State Building. Tra poco dovrei incontrare Harry proprio nel mio ufficio.
Parlando del diavolo spuntano le corna. Sento il mio cellulare squillare ed è proprio Harry a chiamarmi.
«Ehi amico, sto quasi arrivando. Vuoi che mi fermi e prenda qualcosa per pranzo dal ristorante giapponese all'angolo, mentre sono per strada?», mi propone.
Guardando l'orologio mi accorgo che in effetti si sono già fatte l'una ed un quarto e anche il mio stomaco mi fa notare che sarebbe giusto l'ora di pranzo.
«Si fai così. In questo modo ottimizziamo i tempi e prendiamo due piccioni con una fava. Per me riso alla cantonese, verdure al vapore con salsa tai e una birra».
«Ok amico. Memorizzato. Quindici minuti massimo e sono lì da te», detto questo riaggancia. Il tempo di sistemare le scartoffie sulla mia scrivania e di fare le ultime chiamate che sento bussare alla porta.
«Avanti!», dico a chiunque abbia bussato.
«Scusi il disturbo signor Pawel», dice una delle mie assistenti entrando. Mentre attendo impazientemente che lei parli invece di squadrarmi ,da capo ai piedi con gli occhi da pesce lesso, e pensare, cosa che lei sicuramente non avrà mai fatto nella sua vita, ticchettio nervosamente la penna sulla mia scrivania.
«Signorina Rash!», le urlo spaventandola, ma almeno riportandola alla realtà, «È venuta per riferirmi qualcosa d' importante o è venuta fin qui , sapendo che il mio orario lavorativo si è concluso già un'ora fa, per farmi inutilmente perdere del tempo?», dico infastidito.
Intimidita e intimorita, tra i suoi balbettii mi avverte che mentre ero in riunione per occuparmi dell'"affare Preston", Mr.Cowelson ha chiamato da Los Angeles per saper quando sarebbe possibile incontrarci, per concludere il nostro affare e se fosse possibile prima di capodanno.
«Se è tutto può andare a casa. Per oggi abbiamo finito signorina Rash», dico levandomela dai piedi.
Mentre esce le squadro il fondo schiena, ma mi accorgo che non è tra i migliori su cui io abbia posato il mio sguardo, anche se credo, anzi sono sicuro, che lei mi farebbe posare su di esso lo sguardo e ben altro.
Subito dopo l'uscita di scena della mia segreteria entra Harry, con il nostro pranzo in mano.
«Ancora scartoffie?», domanda sfottendo, mentre si accomoda su una delle poltrone difronte alla mia scrivania e appoggia il pranzo davanti a noi.
«Allora . . . riso alla cantonese, salsa tai, verdure a vapore e birra sono mie e il resto è tutto tuo», dico prendendo il mio pranzo dalla busta del ristorante.
«Sai, stavo pensando . . . che dovresti prenderti una piccola pausa, visto. . . che siamo in periodo di festa, tutti sono a casa. . . a festeggiare con i propri cari , mentre tu . . . probabilmente sei l'unico che è ancora nel . . . suo ufficio a sbrigare le ultime faccende invece . . . di lasciarlo fare . . . alle tue assistenti», dice Harry mentre mangia.
«Forse si capirebbe meglio quel che dici, se lo facessi senza aver la bocca piena, sai?», gli ricordo ridendo.
«Si hai ragione, scusa. Stavo dicendo che dovresti prenderti dei giorni di vacanza, tipo dal 29 dicembre al 2 di gennaio almeno».
«Harry. . . »
«Prima che tu dica qualcosa, fammi finire. Potresti concludere le parti più importanti e urgenti domani e dopodomani e le altre lasci che se ne occupino Stewart e la tua segretaria. In caso di emergenza puoi lasciare il tuo numero in modo da essere raggiungibile. Che te ne pare?», mi suggerisce lui.
«Dico che sarebbe perfetto, ma non siamo nel mondo nei sogni e poi sai che voglio avere l'ultima parola su tutto e avere tutto sottocchio. Però, penso anche che non sia un'idea da scartare. Hai qualche idea? Hai programmato qualcosa?», gli chiedo, ma conoscendolo so già che mi dirà di sì.
«In effetti sì, ho in mente qualcosa!», dice con quel suo sorriso da combina guai.
«Ok, spara!».
«So che potrebbe sembrare banale, ma potremmo andare a Los Angeles, festeggiare il capodanno in spiaggia tra donne, champagne e altro champagne che ne dici Rob?», propone Harry.
«Penso sia fantastico. Hai già pensato all'Hotel, per il pernottamento e ai . . . ».
«Ho già pensato a tutto. Hotel e locali. Mi hanno detto che il Blue Side è un ottimo locale, uno dei migliori di Los Angeles, vicino alla spiaggia. In oltre lì puoi trovare ottimi drink e ottima compagnia, ed essendo capodanno pensa a quanta carne fresca potremmo trovare».
Vedete al college Harry e io eravamo molto ambiti tra le ragazze e lo siamo tutt'ora. Con qualche differenza. Non per farmi complimenti da solo , ma io attraggo le persone del gentil sesso per il mio corpo statuario, per i miei occhi azzurri e per il mio gelido sguardo da cui molti sono attratti e altri spaventati e per i miei capelli neri che mi danno quel non so ché.
Mentre Harry, alto come me all'incirca un metro e ottanta, attrae le donne per il suo aspetto da angioletto, occhi verdi e capelli biondi. Ma credetemi è tutt'altro che un angioletto, sia in affari che in amore, se così le volgiamo chiamare le sue veloci e brevi conoscenze con le donne.
Ripensando alla proposta di Harry mi convinco che non ha tutti i tori. Mi farebbero bene dei giorni di vacanza e perché no a Los Angeles?
«Sai Harry mi ha contattato Mr. Cowelson poco fa, per sapere se possiamo incontrarci prima di capodanno, per concludere l'affare. Dato che lui in questo periodo si trova a Los Angeles potrei proporgli di incontrarci lì giovedì. Che ne pensi?», gli chiedo.
«Penso che sarebbe perfetto. Affari e piacere in unico posto. Cos'altro vorresti di più?», mi chiede, sempre con quel suo sorriso.
«Behh . . . in realtà un paio di cosette mi vengono in mente . . . », gli rispondo ridendo anch'io.
«Ehh già, vecchio mio. Lo so io a cosa stai pensando!», mi dice lui di rimando.
«Le stesse cose a cui stai pensando tu sicuramente», gli rispondo ridendo ancora e cercando di ritornare serio.
«Fammi fare una telefonata e poi ti do la conferma per il viaggio».
«Tranquillo. Fai con comodo. Tanto non ho altri impegni per oggi e devo finire i miei spaghetti di riso», mi dice Harry. Provo a chiamare Mr.Cowelson. risponde subito.
«Pronto?», sento rispondere la sua voce.
«Salve sono Mr.Pawel. Mi ha detto la mia segretaria che vorrebbe che ci incontrassimo per concludere il nostro affare prima di capodanno, è corretto?».
«Si è corretto», risponde lui.
«Le farebbe comodo incontrarci a Los Angeles, da lei, che ne dice al Blue Side?»
«Può essere qui Los Angeles giovedì? O le sembra troppo presto?», chiede lui.
«No no, sembra perfetto. Va bene se la contatto quando il mio aereo è atterrato all'aeroporto di Los Angeles?», gli chiedo per precauzione.
«Si va benissimo. Rimaniamo così allora. Mi tenga aggiornato in caso di cambiamenti. Arrivederci», mi avvisa.
Salutandolo concludo la chiamata.
«Ora che hai risolto il problema con Mr.Cowelson, è meglio che ti sbrighi a portare avanti gli altri progetti e a sistemare i dettagli in modo che tu giovedì mattina possa partire».
«Lo so amico, lo so. Meno male che sei ancora qua. Mi darai una mano tu a finire in tempo per la partenza», dico stupendolo.
«Chi io? Il lavoro è il tuo, non mio», precisa agitandosi sulla sedia.
«Sì, ma visto che mi hai proposto tu di andare insieme a Los Angeles per capodanno e visto che dobbiamo prendere lo stesso aereo giovedì mattina, ti conviene aiutarmi altrimenti non se né fa niente. Ok?», gli faccio notare.
«Ok, Ok. Ma questo si chiama ricatto, lo sai vero?», dice indispettito.
«No. Per come la vedo io, questo si chiama accordo, amico».
«Va bene, va bene ti aiuterò, ma ad una condizione», dice Harry, roteando gli occhi, gli chiedo quale sia questa condizione, «Parteciperai, insieme a me, all'evento che si terrà per capodanno, al Wilson Palace», mi informa.
«Perché proprio lì?».
«Perché mi sono stati mandati due inviti e io ho già risposto che ci andrò e che porterò con me un mio amico e socio in affari», mi risponde velocemente Harry, aggiungendo poi « . . . eh dai non fare il guasta feste. Ci saranno un sacco di donne in mostra, tutte agghindate che non vedono l'ora che qualcuno le faccio un regalo di fine anno, che soddisfi ogni loro fantasia e poi tra tutti quei ricconi potrai trovare nuovi clienti o investitori per la tua impresa. Che ne dici?», mi domanda Harry.
«Se proprio devo», rispondo contro voglia ,« . . . a patto che non ci andiamo da soli come due allocchi. Dirò ad Aidi e Georgiana di venire con noi».
«Aidi e Georgiana eh?!», mi chiede Harry con quel suo sorriso, di chi la sa lunga «Non sono quelle due stangone, ben equipaggiate, che hai conosciuto circa quattro mesi fa se non erro e che non vedi da allora?», chiede riflettendo.
«Si sono loro. Le chiamo per questo. Accetteranno di sicuro di venire con noi, visto che è da tanto tempo che non ci vedono e che non fanno altro che aspettare un nostro invito», gli faccio notare.
«Nessun problema, anzi. Invitale pure, così né il viaggio e né la permanenza saranno noiose, anzi saranno movimentate».
Le chiamo subito.
«Pronto? Chi parla?», risponde Georgiana, con la sua solita voce fastidiosa, cosa che a me non interessa, perché poi alla fine dei conti quella è l'ultima cosa che guardo, anzi che non ascolto proprio.
«Sono Rob Pawel, ci siamo incontrati mesi fa . . . ».
«Sì, si Robert, certamente mi ricordo di te . . . »,dice lei ridendo, o almeno credo sia una risata quella.
«Tu e Aidi avete impegni per questo fine mese?».
«Fammi guardare un attimo la mia agenda . . . », dice lei, fingendo di guardare la sua agenda e sperando di farsi così desiderare ancora di più,«. . .Per questo fine settimana dovremmo essere libere, Rob».
«Ok. Allora fatevi trovare giovedì mattina, per le sette e mezza all'aeroporto di New York. Andremo a Los Angeles».
«Davvero?! Fantastico! Ma aspetta . . . i biglietti per il viaggio e il pernottamento sono tutti già pagati o devo sborsare anche la mia parte?», chiede lei avidamente. A me non da fastidio se pensa anche o solo ai miei soldi, visto quello che mi dà in cambio ogni volta che ci vediamo.
«No è tutto già sistemato. Devi portare solo una valigia e la tua bella presenza» . . . e il cervello visto che ci sei lascialo a caso penso tra me e me.
«D'accordo. Allora grazie. Avverto io Aidi e ci vediamo direttamente giovedì mattina all'aeroporto di New York. Bye bye tesoro!». Tesoro. Ehh no! Questo non va bene, sta entrando troppo in confidenza. Forse è meglio che dopo questo week end non la veda più e tagli ogni contatto, ogni legame con lei e Aidi. Si forse è meglio così.
«Scommetto che Georgiana è entusiasta della tua proposta di andare assieme a Los Angeles, forse anche troppo ho sbaglio?», mi chiede Harry.
«No, non sbagli», gli rispondo, mentre finisco di riordinare la scrivania per potermene ritornare al mio appartamento.
«Stai attento amico. Lo sai come sono le donne. Se gli dai troppe speranze diventano appiccicose e non si staccano più, proprio come le meduse», mi ricorda.
«Si lo so. Non ti preoccupare. Dopo capodanno le dirò che sono troppo impegnato per vederla e di cercarsi altri passatempi che non prevedano il mio coinvolgimento».
«Bravo fai così. Eviterai un sacco di grane, fidati», sottolinea Harry.
«Ok. Se è tutto, è meglio che vada a casa. Così mi riposo per bene e prima di giovedì porterò a termine le urgenze».
«Se hai bisogno chiamami. Altrimenti, ci vediamo giovedì all'aeroporto. Anzi sai che facciamo? Ti passo a prendere io con il mio autista ok?».
Accettata la sua proposta, ognuno di noi se ne ritorna al proprio appartamento, per concludere i propri affari prima di dedicarsi alle vacanze.
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SPAZIO AUTRICE_
CIAO RAGAZZE. SPERO VI PIACCIA IL NUOVO CAPITOLO. IL NOSTRO CARO MR.PAWEL POTREBBE SEMBRARE IL CLASSICO UOMO D'AFFARI, CINICO ED EGOISTA ED AVERE TRATTI SIMILI A PERSONAGGI DI ALTRE STORIE. SE PERÒ VOLETE SAPERE COME SI EVOLVERÀ QUESTO PERSONAGGIO E SE VOLETE SAPERE COSA COMBINERANNO LUI E IL SUO AMICO A LOS ANGELES O MEGLIO CHI INCONTRERANNO, SEGUITEMI E VOTATEMI.
SE VI È PIACIUTO REGALATEMI STELLINE O COMMENTATE, I SUGGERIMENTI SONO SEMPRE BEN APPREZZATI. BUONA LETTURA
BY
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