Capitolo 22. RICORDI!
Pov's Cristyn
Senza accorgermene vengo girata e mi ritrovo rivolta verso un petto muscoloso, straordinario. Un petto che mi ricordo molto bene, anche se ho visto una sola volta e che non scorderò mai.
Attirandomi di più verso di sé cancella la pochissima distanza che ci separa. Ora niente si trova tra noi due, nemmeno un filo d'aria. Il mio seno premuto contro il suo petto, il suo fiato sul mio viso. Il battito accelerato dei nostri cuori è l'unico suono percettibile in quel momento.
Le sue labbra sul mio corpo risvegliano in me strane sensazioni che mandano in tilt il mio cervello. Le sue labbra sono da per tutto. Sul mio orecchio, sul mio collo, sulla mia schiena. Spingendosi sempre verso di me, mi porta con le spalle al muro. Senza che io glielo chiedessi mi insapona abilmente ovunque, con le sue magiche mani. Dove prima passano le sue labbra, poi passano le sue mani.
Prima si dedica al mio collo, poi al mio petto, soffermandosi un po' di più per dedicare una speciale attenzione al mio seno. Mi tormenta un infinità, fino a che non mi sento più le gambe. Ringrazio al cielo di potermi aggrappare a lui, altrimenti sarei caduta.
Senza che me ne accorga si sposta delicatamente, senza dimenticarsi un centimetro del mio corpo. Dal mio petto all'ombelico, per poi dedicarsi alle mie gambe. Si inginocchia per farmi appoggiare il mio piede sul suo ginocchio.
In questo momento mi sento totalmente esposta, in balia di lui. Partendo dal piede lentamente, troppo lentamente, mi insapona fino ad arrivare lì, al punto in cui sento più tensione, ma niente. Si stacca e ripete tutto con l'altra gamba.
A causa del sapone finitomi negli occhi, non riesco a vedere più niente , ma poco importa. Lo sento rialzarsi e afferrare qualcosa vicino a me. Subito dopo dell'acqua bollente mi scorre sulla testa, permettendomi di vedere di nuovo. Con cuore e la tensione a mille , alzo lo sguardo e rimango incatenata ai suoi occhi.
Liberatami dal sapone mi fa girare con la schiena rivolta verso di lui e mi abbraccia, cingendomi forte i fianchi.
«Sei mia e di nessun'altro», dice fievolmente, ma lo sento comunque. Le sue parole bastano ad eccitarmi ancor di più.
Come per rimarcare il suo possesso, riprende ad accarezzarmi tutto il corpo.
Poi ad un tratto sento una strana sensazione al basso ventre. Guardo in basso e noto che lui teneva in mano il soffione della doccia. Non comprendendo le sue intenzioni mi irrigidisco. Deve aver notato l'ansia del momento perché cerca di tranquillizzarmi subito.
«Non aver paura fidati di me», mi sussurra all'orecchio.
Dopo un mio cenno di assenso, avvicina il soffione alle mie gambe e chiudo gli occhi.
Un getto d'acqua calda, potente diretto al mio centro, mi fa sussultare. All'aumentare del getto d'acqua aumentano anche i miei gemiti. Non ho mai e poi mai reagito così. Neanche quella "nostra " prima volta.
Quando lo sento allontanare il soffione da me, miagolo e gli stringo forte i capelli in protesta.
«Non ti preoccupare piccola. Non me ne vado da nessuna parte. Reggiti al mio collo, poggia il piede al muro e tieni la gamba piegata. Non te ne pentirai», dice come se mi stesse facendo una promessa.
E che promessa. È come se con questa nuova angolazione il gettito arrivasse più in profondità, è come se raggiungesse angoli inesplorati. Questa volta sì che le mie gambe non mi reggono più. Per fortuna "lui" mi regge e mi prende in braccio in modo che io possa circondarlo con le gambe.
Non mi ricordo di averlo visto posare qualcosa nella doccia, perché subito lo vedo prendere una bustina e aprirla.
Dopo neanche un secondo i nostri corpi sono avvinti in un poderoso abbraccio. Non so il perché, non so il come mai, ma sento che questa volta è diverso. Sarà la lontananza che ci ha tenuto separati, ma nessuno dei due ha intenzione di sprecare altro tempo.
Inizialmente i suoi movimenti sono lenti, ma subito si fanno sempre più veloci e possenti. I suoi affondi diventano sempre più duri, come se volesse imprimermi il suo marchio. Questi attimi questi tocchi sono resi ancora più magici dall'acqua bollente che scorre sui nostri corpi. Allevia il dolore dovute alle forti spinte e mi rilassa, ma di certo non diminuisce il mio desiderio, la mia fame di lui.
Mentre gli mordicchio il collo, per lasciare anche io un mio segno su di lui, lui continua a riempirmi di sé. Ancora e ancora finché non arriviamo entrambi al limite.
Nessuno dei due ha intenzione di rompere il contatto con l'altro.
Dopo avermi voltata nuovamente verso di lui, appoggia la sua fronte sulla mia e con voce affannosa finalmente parla.
«Tu sei mia».
Accarezzandomi prima la schiena, per poi andare sempre più giù, senza nessuno sforzo. mi solleva. Mi porta in camera e mi fa sdraiare sul letto.
Non mi raggiunge subito, per qualche attimo è come se esitasse. Neanche due secondi dopo mi ritrovo premuta contro il materasso e il freddo che avevo provato prima a contatto con le lenzuola fresche, adesso è stato spazzato via dal calore del suo corpo, dall'eccitazione.
In questo momento nessuno dei due si preoccupa di non essersi asciugati e di bagnare il letto. Anzi lo sarà comunque. Adesso ci siamo solo lui ed io. Solo i nostri due corpi.
Le sue labbra trovano subito le mie, le saccheggiano, le divorano.
Mi lascio prendere dalla bramosia del momento. Senza riflettere, senza pensare. Decido di godermi questi attimi preziosi, dato che non so se mai lo rivedrò, potrebbero essere gli ultimi. Da tanto desideravo rivivere queste sensazioni, da più di due mesi, per la precisione.
Il mio corpo deve essere diventato un automa perché ad un tratto mi accorgo di rispondere appassionatamente al bacio e di stringergli saldamente il busto con le mie gambe, come una piovra con la sua povera preda. Il bacio diventa sempre più intenso e le mie mani stringono sempre di più i suoi capelli.
Lui mi mordicchia le labbra, eccitandomi ancor di più.
Non ho neanche il tempo di domandargli come abbia fatto a trovarmi o il perché sia qui, che interrompe il bacio, ma non per andarsene. Prende un'altra bustina argentata e si protegge per tornare subito da me. Sappiamo entrambi cosa vogliamo.
Niente più preliminare, adesso si fa sul serio.
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Poco dopo mi ritrovo madida di sudore e con tutti i capelli ribelli sul cuscino. Ancora non riesco a credere di essermi lasciata andare in questo modo. È pensare che lui si sarebbe subito ricordato di me. Di capodanno, ma niente.
Un po' delusa e dolorante mi dirigo in bagno. Facendo il meno rumore possibile mi do una sciacquata e mi vesto velocemente.
Ho bisogno di pensare, di stare da sola.
Camminando per lo spazio aperto vicino al rifugio mi assalgono i dubbi.
E se avessi sbagliato? Se mi fossi lasciata incantare un'altra volta da lui?
Beh almeno questa volta posso dire anch'io di averlo sfruttato, oppure no?
Ma è quando mi squilla il telefono e guardo chi mi sta chiamando, che mi ricordo di Andy.
Andy cavolo! Ecco adesso mi sento uno schifo. Lui ha notato il mio malessere dal primo momento che mi ha incontrata e ha cercato di essermi vicino, di aiutarmi. Sa che qualcuno mi ha spezzato il cuore e questo mi ha portato a chiudermi un po' a riccio con gli sconosciuti. Ci ha messo un bel pò di tempo per aprire uno spiraglio nella mia corazza, per avvicinarsi.
Credo si sia anche preso una cotta per me, o che almeno gli interessi. E io come mi comporto? Come una scolaretta al primo bacio?
Beh per me è più o meno così, no?
Gli rispondo cercando di sembrare tranquilla.
«Ehi ciao, dove sei? Non ti ho vista in giro», mi chiede un po' preoccupato.
«Devo essermi stancata un po' troppo in pista, perché ero stanca. Mi sono fatta una dormita e adesso sto facendo una passeggiata qua attorno», gli dico mentre mi siedo su una panchina.
«Vuoi che ti raggiunga?», propone Andy.
«No, no. Tranquillo sto per rientrare. Ci vediamo al bar ok?», chiedo sperando non insista.
«Va bene. Ti aspetto al bar, a dopo», mi dice riattaccando.
« A dopo». Fiuh! Meno male che non ha insistito. Voglio solo riflettere e capire cosa voglio. Mio fratello mi direbbe di cercare di capire cosa è meglio per me e di scegliere Andy. Io però, in cuor mio, so già chi scegliere.
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Pov's Robert
Stiracchiandomi allungo il braccio alla ricerca della mia compagna di letto, ma niente. Vuoto. Deve essersi alzata già da un po' perché il suo posto è già freddo. Mi alzo e la cerco in bagno, all'entrata, ma niente non c'è.
Dove diamine se n'è andata? E poi perché se n'è andata?
Ripensando ai nostri momenti insieme, cerco di ricordarmi se qualcosa è andato storto, se ho detto o fatto qualche cavolata, ma no non ho fatto alcuno sbaglio.
Sto per chiamarla, ma mi ricordo di non essermi fatta dare il numero. Così mi rivesto e scendo nella hall. È proprio lì che ritrovo il mio "caro" amico, Andy credo che si chiami, impegnato al telefono.
Con uno strano fastidio alla base della nuca. So che non si dovrebbe fare, ma origlio ugualmente la sua telefonata.
«Ehi ciao, dove sei, non ti ho vista in giro».
«Sicura di star bene? Non starai ancora pensando a quel tipo che hai incontrato a Los Angeles?»
«Credo che ormai che tu abbia capito che io tengo a te, che . . . »
«Si lo so. Non voglio farti pressioni, ricordati Cris che se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono ok?».
«Ok, allora ci vediamo al bar. A dopo». Così dicendo, lo sento terminare la telefonata.
Aspetta!!! Ha detto Cris? Perché quel nome non mi è nuovo? Capodanno?
Ad un tratto ho un'illuminazione. Vuoi vedere che lui si sta vedendo sia con Betty che con questa Cris? È bravo il furbetto. Aspetta che Betty ti scopra e così l'avrò tutta per me.
Dopo neanche una decina di minuti Betty lo raggiunge al bar. Sperando di non essere notato mi metto in un posto vicino per origliare quello che si stanno dicendo.
«Tutto a ok? Stai bene?», le chiede Andy accarezzandole il mento per guardarla in volto.
«Si sto bene, non ti preoccupare», ecco vedi Andy ti ha appena detto che sta bene, ora puoi toglierle le mani di dosso, brutto spocchioso.
«Sai a me non sembra proprio, che tu stia bene. Puoi raccontarmi tutto prometto che non ti giudicherò, mai e poi mai», dice lui convincendola.
«Ok, ma ti prego di non interrompermi, di lasciarmi parlare», lo avverte lei.
«Va bene», le risponde stringendole le mani e facendo incazzare me. E no adesso basta contatti. Dico tra me e me stringendo il mio bicchiere di whisky.
«Ecco vedi lui crede di avermi conosciuta per la prima volta alla tavola calda, dove ho lavorato per una settimana circa e che mi chiami Betty. . . ».
«Perché pensa questo?», domanda lui, «Scusa hai ragione non devo interrompere», dice Andy scusandosi.
«Ecco vedi... lui pensa questo perché io gli ho detto che mi chiamo così. Non so perché l'abbia fatto. Forse perché non mi ha riconosciuto. Perché non si ricorda che sono io la ragazza che questo capodanno a Los Angeles ha trascorso la festa in cui erano presenti tanti pezzi grossi della ristorazione e dell'edilizia. Non si ricorda che mi ha lusingata, che abbiamo ballato per quasi tutta la serata insieme, che abbiamo parlato e parlato. Anche se a questo punto credo che ogni parola che gli sia uscito di bocca durante quella sera siano falsità . . .»,dice Betty mentre tira su col naso. Perché sta piangendo?
Aspetta perché inizio a sentirmi strano? A sentirmi male?
Ritornano alla realtà continuo ad ascoltarli.
«Diceva che era la prima volta che una donna ascoltasse veramente interessata ciò che diceva sul suo lavoro. Così, dopo una cosa e l'altra, siamo finiti in camera. Sai, io non sapevo cosa aspettarmi, per me era la prima volta, così mi sono lasciata andare senza pensare al domani. Cosa che avrei dovuto fare», continua lei ormai tra le lacrime.
Vedendola in quello stato mi sento colpevole, ma perché?
«Cris . . . », la tranquillizza Andy.
«Ecco vedi, al risveglio gli feci una stupida, stupidissima domanda. Gli chiesi cosa significassero i suoi tatuaggi, ma lui mi disse di farmi gli affari miei, di non impicciarmi. Di dormire o stare zitta perché era quello che di solito facevano le donne dopo che se le era scopate. . . .Mi disse che dato che era stato il mio primo uomo di non montarmi la testa , che era solo una botta e via come le altre, che non ero niente. Poi se ne è andato infuriato. Io non ci capivo più nulla e ho chiamato mio fratello e la mia amica Sandy. Dopo avergli raccontato tutto, siamo andati all'aeroporto e abbiamo preso l'aereo per New York», dice lei, asciugandosi le lacrime.
Aspetta Sandy? Non era il nome della tizia che Harry ha rimorchiato a capodanno? Aspetta un secondo? Non mi dire che Cris e Betty sono . . . . No. Non può assolutamente essere così!
«Quindi, quando ci siamo incontrati, questo fatto era successo da poco?», le domanda.
«Si da meno di ventiquattr'ore», risponde lei cercando di bere la tisana calda.
«Non hai mai provato a rintracciarlo?».
Lei gli risponde questa volta arrabbiata «E come potevo? Mi ha dato un nome falso, mi aveva detto di chiamarsi Ron e invece si chiama Robert».
Ora ricordo. Alla festa avevo abbordato una tipa davvero niente male. All'inizio della festa l'avevo notata per il modo in cui era vestita. Poi però ho visto che non era una stupida come le altre donne che sono solito incontrare. E io l'ho trattata proprio come se lo fosse.
«E dimmi, piangi perché te ne penti o perché provi qualcosa per lui?», le chiede Andy.
«Piango perché credo di essermi innamorata di un grandissimo stronzo che pensa solo a se stesso e che cambi donna ogni giorno, come ogni giorno si cambi le mutande . . . . E sai qual è il peggio?».
«No, cosa?», le chiede lui.
«Che quando sono rientrata in camera non ho affatto riposato. Lui si è introdotto e abbiamo fatto per tutto il tempo l'amore, o almeno per me era amore. Lui però non si è ancora ricordato di me, ha continuato a chiamarmi Betty. Mentre tu eri preoccupato per me io. . . io . . .Tu mi sei stato vicino e io. . . io . . », dice lei singhiozzando davvero forte.
«Cris, prendi un bel respiro, respira, respira. . . .ecco brava. Ascoltami. Ammetto che non mi piaccia assolutamente il fatto che fino a pochi minuti fa tu eri con lui, ma mi preoccupa di più come ti senti tu ora», le chiede Andy abbracciandola.
Anch'io mi preoccupo. Sono stato un vero stronzo ha ragione lei. Ma perché dirmelo subito chi era, perché?
Normalmente me ne sarei fregato e a quest'ora avrei già levato via le tende. Questa volta qualcosa mi trattiene. Non riesco ad andarmene. Fanno per alzarsi e andarsene che mi alzo anch'io. Ed è proprio in quel momento che tutti e due mi notano e capiscono che ho ascoltato tutta la loro conversazione.
«Andy, puoi farmi un favore?», gli chiede lei mentre mi guarda con uno sguardo pieno di dolore e odio.
«Tutto quel che vuoi?», le risponde lui.
«Portami a casa di mio fratello, ti prego!!», ed è così che la vedo andarsene con lui e scomparire dalla mia vista.
Dovrei essere felice per essermene liberato. Allora perché non lo sono affatto?
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SPAZIO AUTRICE_
CIAO MIEI CARI FOLLOWER. VI è PIACIUTO IL CAPITOLO.
SECONDO VOI CRIS SI è COMPORTATA IN MANIERA SBAGLIATA? VOI AVRESTE FATTO LO STESSO?
SE SAPERE COSA FARA' ORA ROBERT SEGUITEMI E LO SCOPRIRETE!
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