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Capitolo 18. CERCASI NUOVA PASTICCERA!

Pov's Cristyn

Il nostro ritorno a casa è stato rocambolesco.

Abbiamo preso di corsa un taxi e per poco non siamo finite distese sull'asfalto, quando abbiamo provato a scendere dal taxi. Un po' instabili sui nostri tacchi , forse un po' troppo alti, abbiamo fatto di tutto per rimanere in piedi. Pagato il tassista e l'abbiamo ringraziato. Senza dubbio ci credeva ubriache.

A me non importava che lo pensasse, figuriamoci a Sandy. In quel momento eravamo entrambe su di giri per l'adrenalina , per la fuga dalla festa e per lo scherzo al "Mister Altezza Ho Tutto io".

«Aspetta vai più piano», dico a Sandy.

Non riesco proprio a camminare veloce su questi maledetti trampoli. Ecco perché non li metto mai, perché non li sopporto. Li considero un attentato alla salute.

Sandy invece sembra esserci più abituata. Potrebbe correre la maratona di New York con i tacchi.

«Dai sbrigati Cris! Hai tu le chiavi e io devo andare assolutamente in bagno, non ce la faccio più», dice la mia amica, contorcendosi, già alla porta.

«Si si eccomi!», le dico ridendomela di gusto. È proprio buffa in questo momento.

Non resistendo proprio più e per fare più veloce mi tolgo i tacchi e raggiungo immediatamente Sandy. Arriviamo ai nostri appartamenti , ma prima di entrare Sandy mi blocca.

«Ascolta Cris. In caso dovessimo crollare immediatamente per la stanchezza. Ci vediamo da te domattina. Tu prepara i pancake. Io porto tanto, tanto caffè e mi racconti come è andata con Rob. Ok?».

«Certo! E tu mi dici come è andata con Steve e con Harry?», le chiedo provocatoriamente.

«Non so a cosa tu ti riferisca. Fatti una dormita che è meglio», dice un po' infastidita. Lei entra in casa e io la guardo stupita. Ma le amiche non dovrebbero confidarsi sempre? Almeno per le cose importanti, soprattutto quando accadono avvenimenti fuori dall' ordinario?

Forse una dormita le farà bene.

Il tempo di entrare e accoccolarmi un secondo sul divanetto e mi addormento appena poggio la testa sul cuscino.

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Toc toc.

Qualcuno vuole fare una brutta fine stamattina.

Vado ad aprire la porta e vedo Andy. Come fa a sapere dove sto.

«Ciao!», dico sorpresa.

Sorpreso lo è anche lui. È imbambolato. Mi guarda ad occhi aperti.

«Ciao! Sei stupenda». Dicendo così che mi ricorda che mi sono addormentata con il vestito addosso.

«Come fai a sapere dove abito?», chiedo guardinga.

«In realtà ho un amico che lavora all'aeroporto e ho chiesto a lui. Ha guardato nei documenti che hai compilato per il viaggio e ha visto dove abitavi. Non prendermi per pazzo. Il fatto è che mi piaci davvero e vorrei conoscerti , ma tu non ti facevi più sentire», risponde guardandosi le scarpe.

«Non sò cosa dire Andy. Solo che io non ho molta esperienza in queste cose», dico cercando di spiegarmi.

«Volevo vedere come stavi», mi dice, questa volta guardandomi i viso.

«Ah beh allora prego », lo invito dentro, «Può sembrare strano, ma in realtà questo è ancora il vestito che indossavo ieri sera, per l'inaugurazione del locale di mio fratello», mi accorgo solo in quel momento che non ho pensato a lui come accompagnatore.

«Spero sia andato tutto ok?», chiede interessato lui.

«Sì, è andato tutto benissimo. Scusa se non ti ho invitato, ma era già tutto organizzato, ehm..», cerco di spiegarmi.

«Non ti preoccupare. Tutti abbiamo dei programmi da rispettare. Ti meriti di essere felici e di divertirti. In aereo sembravi un po' triste, invece adesso sembri stare meglio», afferma Andy.

«Sì, mi sento meglio in effetti. Scusa un attimo, ma devo andare a cambiarmi. Fai come se fosse casa tua».

Velocemente mi reco in camera, prendo vestiti e vado in bagno. Faccio per guardarmi allo specchio e mi meraviglio che Andy mi avesse trovata bella. Sono un disastro. La faccia è tutta piena del trucco colato. I capelli sono arruffati, in disordine. Sembro uno spaventapasseri.

Faccio una doccia veloce. Avvolgo i capelli in un turbante e mi metto i vestiti puliti. Raggiungo Andy.

«Vuoi del caffè? Del tè?», gli chiedo.

«Del caffè, volentieri», mi risponde, «Sai in realtà ero venuto per invitarti ad una mostra d'arte. Se ti interessasse».

«Una mostra, dici? È da una vita che non vado ad una mostra», gli dico tutta eccitata come una bambina, «Vengo volentieri. Dimmi solo quando e dove».

«La mostra si terrà fra due settimane al Museum Technology Arts, di sera. Alle sei , mi sembra», dice riflettendo.

«Verrò volentieri. Adesso però devi scusarmi. Devo finirmi di preparare e andare a portare il curriculum in giro», gli spiego cercando di non sembrare una maleducata padrona di casa.

«Se devi andare in centro posso darti un passaggio».

«Ne sei sicuro? Non vorrei disturbarti», gli chiedo per precauzione.

«Nessun disturbo», mi rassicura.

«Ok. Allora finisco di prepararmi e arrivo».

Faccio in un lampo.

«Eccomi». Detto questo chiudo la porta di casa e andiamo.

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Per sfortuna troviamo traffico. Le macchine si muovono lentamente, come formiche. Un'occasione perfetta per conoscersi meglio.

«Allora, come ti trovi a New York? Ti stai ambientando?», mi chiede interessato.

«Mi trovo bene. Più di quanto pensassi. Ho potuto fare lavoretti saltuari e conoscere brava gente», rispondo.

«E hai già iniziato ad esplorare la città?», mi chiede mentre ci avviciniamo al centro.

«In realtà non molto. Perché hai qualche idea?», dico incuriosendomi.

«In realtà mi chiedevo se ti facesse piacere avere una guida. Sai sono di Beverly Hills , ma sono stato più volte a New York», dice sorridendo.

«Sai è un'ottima idea!», gli rispondo sorridendo, sinceramente contenta. Guardando dal finestrino mi accorgo che siamo in centro,« Ecco perfetto. Puoi lasciarmi qui», gli dico slacciandomi la cintura di sicurezza.

«Sicura?» mi chiede fermandosi vicino al marciapiede.

«Si si, tranquillo. In questo modo posso portare il curriculum in più posti. In questa parte della città ci sono tanti locali e pasticcerie».

«D'accordo. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa, va bene? Ti aiuterò con piacere», mi dice sorridendomi.

«D'accordo, ciao!», lo saluto e mi avvio per le strade di New York.

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Trascorro così il mio pomeriggio. Ho portato il mio curriculum a diversi bar, pasticcerie, tavole calde e ristoranti. Alcuni mi hanno detto sgarbatamente, come se li stessi infastidendo, di levarmi di torno. Altri hanno accettato volentieri il mio curriculum e mi hanno detto che in caso i bisogno mi faranno sapere.

Sono stanca, mi sento i piedi distrutti e mi sono anche dimenticata di pranzare. Mentre continuo a camminare cerco di pensare a possibili altre soluzioni per trovare al più presto un lavoro. Mi rifiuto di elemosinare aiuto a mio fratello, figuriamoci da quel gran bastardo.

Proprio quando sto per decidere di ritornare a casa , vedo affisso alla vetrina di un negozio, un avviso in cui cercano una pasticcera, in una pasticceria nella zona di Central Park. Avendo ancora un po' di tempo, decido di recarmi direttamente lì. Penso sia destino. Trovare un'occasione come pasticcera.

Un bip mi segnala l'arrivo di un messaggio. Controllo e vedo che è di mio fratello, mi chiede come sta andando la giornata ed io rispondo che forse ho trovato un lavoro e che lo aggiornerò poi. Mi domanda di vederci appena sono libera, ma io ho un'idea migliore.

"Ho un'idea. Vieni tu stasera a cena da me. Preparo io qualcosa".

Mi risponde subito.

"D'accordo. Non hai programmi con Sandy?", chiede lui. Inizio a pensare che tenga a lei un po' di più di quanto voglia far credere.

"No. Stasera ha dei programmi. Esce fuori." Gli riferisco, aspettando una sua reazione, ma niente.

"Ah ok. Ci vediamo stasera a dopo, ciao!"

"Ciao!"

Arrivata alla pasticceria, scopro che si tratta di una vecchia pasticceria, di una coppia di anziani . I signori Sullivan.

Parlando con loro si capisce subito che sono persone innamorate della loro pasticceria e dei loro figli. Cercano qualcuno che inizialmente faccia il lavoro grosso, che man mano prenda confidenza sull' andamento e il funzionamento della pasticceria, in modo da sostituirli più avanti, per permettergli di passare più tempo con i nipoti.

Sono una coppia davvero simpatica e disponibile. Gli chiedo quando posso iniziare.

«Anche da domani se sei disponibile», dicono i proprietari.

Accetto il lavoro e torno a casa allegramente, passando prima dal miny-market, per comprare il necessario per la cena.

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Sono arrivata giusto in tempo per riordinare la spesa e preparare qualcosa di veloce. Una pasta ai quattro formaggi, due hamburger con insalata mista e una musse al limone.

Appena finisco di apparecchiare, suona il campanello. Dev'essere mio fratello.

Apro senza guardare dallo spioncino e mi blocco. Cavolo. Forse era meglio se prima di aprire guardavo chi era. Non è mio fratello che si trovava davanti a me, ma un paia di occhi azzurro intenso, che proprio non credevo avrei rivisto così presto.

L'ho già detto "cavoli?

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SPAZIO AUTRICE_

CIAO RAGAZZI! VI PIACE LA MIA STORIA? CONTINUATE A SEGUIRLA CI SARANNO DELLE SVOLTE, PROMESSO. NUOVE UNIONI E NUOVE SEPARAZIONI!

BUONA LETTURA

BY 

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