Capitolo 13. NUOVO INIZIO
Pov's Cristyn
Per fortuna che avevamo tutte le mie valige pronte. Dopo la nostra chiacchierata al bar, abbiamo deciso che saremmo andati nelle nostre stanze, per darci un'ultima sistemata e per liberare le camere.
Detto fatto.
Adesso siamo su un taxi che ci sta portando all'aeroporto.
Durante il tragitto nessuno parla. Noto però una certa tensione tra Steve e Sandy. Vorrei chieder loro di cosa si tratta, ma sono quasi certa che non mi risponderebbero o che non mi direbbero la verità. Penso che nessuno dei due parli per non farmi stare ancora più male, come se fosse colpa loro se mi sento uno schifo, come se fossi di cristallo e mi dovessi rompere da un momento o l'altro. Ma non è così.
Non è assolutamente colpa loro. Non sono di cristallo e se mi rompo o cado, allora significa che mi rialzerò e farò il possibile per aggiustare le cose.
Nel frattempo ne approfitto per telefonare ai miei. Non credo che quel unico messaggio che gli ho inviato prima li abbia tranquillizzati.
«Tesoro! Piccola mia è tutto ok? Stai bene? È successo qualcosa? Ti sei fatta male?», domanda mia mamma a raffica. In sotto fondo sento mio padre che le dice, ridendo, di non assillarmi così, di stare tranquilla che non sarà successo niente.
«Mamma è tutto ok, davvero. Ieri sera ero solo tanto stanca e devo essermi addormentata senza aver messo il cellulare in carica. Per fortuna ho una batteria di riserva, così stamattina l'ho sostituita e ho potuto chiamarti», le dico mentendo.
«Si lo so, scusa piccola mia», dice mia mamma, usando quell'appellativo che proprio non mi piace, tranne se usato da lei, «...É che non rispondevi e mi sono preoccupata».
«Mamma, se non ho risposto non significava che stavo male, ma che in quel momento non potevo rispondere. Potrebbe capitare anche quando sono a New York, che non possa rispondere al telefono, magari perché sto lavorando, perché sto dormendo o perché sono ad un appuntamento. Se non rispondo non significa che dobbiate prendere il primo aereo e precipitarvi da me», dico cercando di tranquillizzarla.
«Si piccina me lo ricorderò. Promettimi una cosa. Se dovessi avere bisogno di qualcosa, anche solo di un consiglio o di una chiacchierata con la tua mammina, chiamami va bene?», mi chiede lei.
«Va bene mamma te lo prometto... Adesso devo lasciarti, siamo arrivati all'aeroporto e dobbiamo imbarcarci, ok? Salutami papà. Ciao mamma ti voglio bene», così dicendo chiudo la chiamata e mi dirigo insieme a Sandy e Steve all'imbarco.
Stiamo andando ai controlli di sicurezza, quando sto per inciampare su una valigia che era stata lasciata in mezzo alla corsia, ma un abbraccio mi trattiene, impedendomi di cadere e fare la figura del pesce lesso.
Fiuhh! C'è mancato poco ragazzi. Mi giro per ringraziare il mio salvatore o salvatrice e mi trovo davanti due occhi marroni sorridenti.
«Scusa colpa mia, ho lasciato un attimo la mia valigia lì, per non perdere la fila mentre andavo ai servizi...», mi spiega il ragazzo sorridendo, «... Comunque io sono Andy», dice allungando la mano per salutare. Sembra simpatico e carino.
«Ciao io sono Cristyn...», sento Sandy gridare di sbrigarmi perché tocca a noi imbarcarci, «Scusa Andy, ma devo andare», dopo un cenno di saluto, raggiungo i miei amici.
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Saliti sull'aereo l'hostess ci dà il benvenuto e ci dirigiamo verso i nostri posti.
«Cris vuoi stare vicino al finestrino?», mi chiede Sandy.
«No grazie, siediti pure tu lì». Così Sandy si siede vicino al finestrino e io in mezzo a lei e a Steve.
Tutti i passeggeri sono saliti e io penso ancora a cosa farò una volta arrivata a destinazione. Quale sarà la mia strada.
Sento accendersi il motore dell'aereo e le turbine, e per poco non faccio un salto dallo spavento, da quanto ero assorta nei miei pensieri.
Soffrendo l'aereo, cosa che non ho mai detto a nessuno, prendo dei sonniferi che mi aiutino a trascorrere tutto il tempo del volo soffrendo. Mi rilasso al mio posto e poggio il capo sul mio sedile.
In questo momento, sull'aereo per New York, mi sento distrutta fisicamente e psicologicamente. Adesso avrei dovuto affrontare un momento difficile a migliaia di chilometri lontano da casa, dai miei amici, dalla mia famiglia. Per fortuna ho Steve e Sandy accanto a se.
Una risata amara mi scappa pensando a ciò che una volta avrei voluto e a ciò che ho ottenuto ora. Sognavo il classico amore romantico, "vissero tutti felici e contenti". Adesso invece, in un'unica notte il mio sogno di trovare qualcuno di speciale è sfumato.
Il ronzio del motore, per fortuna, mi culla fino a farmi addormentare.
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Dopo un bel sonnellino, mi sveglio e credo che siamo quasi arrivati a New York. Devo aver indovinato perché l'aereo sta atterrando sulla pista. Una volta fermo, una voce dall'interfono ci avvisa dell'arrivo.
«Avviso i signori passeggeri che simo atterrati all'aeroporto di New York e di prepararsi allo sbarco. La nostra compagnia vi ringrazia per averci scelto per questo viaggio».
Concluso il messaggio, prendiamo le nostre valige e scendiamo dall'aereo. O almeno Sandy e Steve, perché io non riesco a prendere la mia valigia.
Uffà! Anche questa, no!
«Ti serve una mano?», mi chiede all'improvviso una voce.
Mi giro ed è lo stesso ragazzo che ho incontrato ai controlli di sicurezza prima del decollo.
« Si grazie, ma è molto pesante», lo avviso.
«Non ti preoccupare». Così dicendo tira giù con facilità la mia valigia e ci avviamo insieme dentro l'aeroporto.
Mentre camminiamo chiacchieriamo e gli dico che vengo da Los Angeles.
«Davvero? Anche io sono californiano. Sono di Beverly Hills»
«Come è piccolo il mondo», gli rispondo.
«Ti va di bere un caffè?», mi propone lui. Anche se è molto carino, non so se dovrei accettare il suo invito. Penso subito a lui, a cosa è capitato quella sera a L.A., ma poi penso che Andy non è affatto come lui. Si capisce che è completamente diverso.
«Mi dispiace, ma sono venuta con una mia amica e mio fratello. Abbiamo già in programma di andare subito al nostro appartamento e di sistemarci», gli rispondo e notando la sua delusione.
Non mollando al primo rifiuto, mi chiede se questo pomeriggio ho già dei programmi.
«No non ho dei programmi».
«Allora potremmo vederci questo pomeriggio? Anche solo per due chiacchiere, non necessariamente qualcosa di impegnativo», tenta Andy.
«Andy senti... non è che non ti trovi carino, ma...».
«Facciamo così, ci scambiamo i numeri e nel caso cambiassi idea puoi chiamarmi quando vuoi. Ecco a te», mi dice sorridendo e porgendomi un foglietto con il suo numero. Timidamente lo ringrazio e raggiungo Sandy e Steve che sono già andati avanti.
Fermiamo un taxi, l'autista ci chiede dove ci deve portare. Noi gli diamo l'indirizzo e parte.
Durante il tragitto mi guardo meravigliata attorno. New York è fantastica ragazzi! Le strade della Grande Mela sono fiancheggiate da negozi, ristoranti esclusivi, tavole calde e i marciapiedi sono super affollati.
New York è viva. Brulica di vita, New York è possibilità, è un sogno.
Nonostante Sandy me ne abbia parlato, non mi ricordo come sia il nostro appartamento. So che noi due vivremo in un grande appartamento, in cui c'è abbastanza spazio per due persone e Steve in un appartamento due scale sopra di noi.
Arrivati scendiamo e lasciamo la mancia al taxista.
Guardandomi attorno, il posto non sembra male, ne troppo isolata, ne troppo trafficata.
Steve decide prima di accompagnarci nei nostri alloggi.
Caspita! Rimango a bocca aperta. Sandy non mi aveva raccontato tutto. Il nostro non è proprio un appartamento grande, da poter dividere in due. Si tratta più che altro di due appartamenti vicini, tra cui uno ad angolo, collegati da una porta comunicante, in modo che entrambe possiamo avere la nostra privaci.
Questo "piccolo" dettaglio lo nota anche Steve, e dalla sua smorfia non credo gli piaccia, non so se per il fatto che io sia sola o per il fatto che anche Sandy abbia la sua libertà. Ripeto, secondo me tra i due è successo qualcosa.
«Sandy, ma è... è... », cerco le parole ma non le trovo.
«Fantastico, stratosferico, unico...».
«Incredibile».
«Lo so, l'ha detto anche tua madre e tuo padre quando gliel'ho fatto vedere al computer», ci dice lei.
Sia io che Steve la guardiamo sorpresi. Non sapevo che i miei avevano già visto il mio appartamento e sapevano che avrei avuto questo spazio di privaci, «Sai i tuoi hanno detto che se devi vivere una vita tua, costruirti un tuo percorso, devi avere anche l'opportunità di avere un tuo piccolo posto, così per comprarli hanno usato un loro vecchio buono e per cinque mesi vi hanno pagato l'affitto», ci sorprende ancora Sandy.
«E quando tu e i nostri genitori vi sareste messi d'accordo?». Chiede Steve. Forse un po' deluso di essere stato tenuto all'oscuro di questo.
«Non fare il guasta feste ora. Doveva essere una sorpresa. Vi è piaciuta?», ci chiede e in un lampo la abbraccio forte forte, «Lo prendo come un sì».
Entriamo ed tutto sistemato. Subito si nota un'entrata con attaccapanni per i giubbotti e un mobiletto dove vi è riposto un attacca chiavi. Poi un bel soggiorno, anche abbastanza grande con al centro un bel tappeto e un divano a "c" morbido, un mobile a libreria in legno, ma vuoto. Non importa, potrò riempirlo con i miei libri e comprarne di nuovi. Per quanto riguarda la tv potrò comprarla più avanti. A destra ad open-space, c'è una cucina in marmo grigio, abbastanza ampia con una penisola e un piano lavoro fantastico. Ci sono anche gli elettrodomestici: frigorifero, lavastoviglie, forno e tritarifiuti.
Mi guardo attorno meravigliata, seguita da Sandy e Steve.
È tutto fantastico. L'ho già detto?
«Sì! Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Aspetta di vedere la tua camera». Così dicendo mi accompagna in camera. Aveva ragione anche questa stanza è bellissima. Al centro c'è un bel gran letto, due comodini, una specchiera e incassato nel muro c'è una cabina armadio.
«Il bagno invece si trova di là, in fondo al corridoio dalla parte opposta della cucina. Per quanto riguarda la lavanderia, si trova al piano terra e ci sono anche le asciugatrici, funziona tutto a gettoni e li puoi chiedere al portinaio», dice elettrizzata,« Il mio appartamento è pressappoco uguale al tuo, mentre quello di Steve ha in più una stanzetta», ci spiega lei.
«Perfetto», dice mio fratello, « Potrò usarla come studio o allestirla come palestra».
«Non so voi, ma io sistemerei le mie cose e poi mi farei un giro del posto e magari andrei a comprare le cose essenziali per i primi giorni, poi per le altre cose ci possiamo pensare in seguito. Che ne dite?», ci propone Sandy.
«Siiii!», diciamo in coro io e Steve.
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SPAZIO AUTRICE_
CIAO RAGAZZI, SPERO LA STORIA VI STIA PIACENDO, COMMENTATE E VOTATE. PIÙ STELLINE RICEVERÒ' PIÙ IN FRETTA PUBBLICHERÒ. OGGI COME REGALO PUBBLICHERÒ SUL TARDI UN ALTRO CAPITOLO. VOLETE SAPERE COSA COMBINERÀ LA NOSTRA CRISTYN?
VOLETE SAPERE COME SE LA STA SPASSANDO IN TANTO IL NOSTRO "CARO" ROBERT? SI? SEGUITEMI ALLORA E LO SCOPRIRETE!
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