Capitolo 8. LAVORO E SPAVENTO
Pov.Cristyn
«Avete finito qui?» ci chiede il ragazzo bello, alto e moro.
«Cristyn, lui è Marc, il barman. Marc, lei è Cristyn la sorella di Steve» dice Roy presentandoci.
Così è lui Marc, il barman con cui dovrò collaborare e lavorare fianco a fianco per le prossime settimane o per i prossimi mesi.
«Piacere di conoscerti Marc» lo saluto e allungo la mano.
Senza ricambiare la stretta di mano inizia a dare direttive.
«Vieni con me di là in sala» dice prima di voltarsi. Rimasta un attimo imbambolata, mi riprendo e lo seguo di là.
«Grazie ancora per l'aiuto» sento gridare Roy.
Arrivati in sala Marc si pone dal suo lato del bancone bar e mi fa segno di raggiungerlo.
«Ascolta bene. Per questa prima settimana mi aiuterai con i drink. Ti mostrerò i più semplici in modo che io farò quelli più complicati e potremo servire i clienti più velocemente. Cosa più importante il tuo turno, come quello degli altri, inizia alle undici e termina alle cinque. Dovrai però venire mezz'ora prima e andartene mezz'ora dopo, in modo da aiutarci a risistemare il locale. Approfitteremo del tempo anche per organizzarci per gli aperitivi, cocktail e rifornimenti. Ti illustrerò le nostre liste magazzino e i nostri menù dei drink. Tutto chiaro?»
«Sissignore» gli rispondo facendo il saluto militare,scherzando. Cosa che lui non ha preso tanto bene visto che ha fatto una strana faccia. Oh signore, su un po' di vita, in fin dei conti siamo in un locale, non all'oratorio dove vige il silenzio.
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Nella mezzora successiva imparo a fare diversi drink, di cui solo la metà mi ricordo il nome. I procedimenti mi sono tutti chiari, faccio solo difficoltà ad abbinare alcuni nomi ai cocktail, perché nome e drink non hanno nulla in comune, nulla che permetti un'associazione.
«Cris. Ascolta dietro quello sportello, è appeso un elenco con tutti i drink, ingredienti e procedimenti. Se ti dimentichi qualcosa eventualmente puoi guardare lì. Però fa in modo che non ce ne sia bisogno» dice il boss.
Per fortuna a inizio serata non c'è tanta gente. Se continua così non avrò difficoltà oggi. Neanche il tempo di dirlo che verso mezzanotte il locale è super affollato. Adesso capisco perché mio fratello appare spesso super eccitato e stanchissimo. Il barman , in locali come questo, non è un lavoro che prevede calma e serenità. Sei sempre di corsa. Ogni secondo prepari un drink diverso. Un Margarita qua, un Mojito là. Ogni tanto vedo Marc bersi qualche drink, come carburante della serata, giusto per tirare avanti fino a fine turno e non addormentarsi.
«Una Tequila sunrise» chiede al bancone una riccia tutta curve e vestita in modo indecente. Anzi diciamo svestita. Cerca di attirare l'attenzione di Marc salutando, facendo gesti con la mano, senza degnarsi di notare anche la mia presenza.
«Posso esserti utile?» le chiedo gentilmente.
«No, tu non saresti per nulla utile, non rompere» dice lei. Ecco so come chiamarla. La svestita in gonnella. Mi sa che questa da Marc non vuole solo un drink, ma anche il dopo drink e con la mercanzia che mette in mostra non le sarà difficile ottenerlo.
Perché però tutte o meglio la maggior parte della ragazze che frequentano questo tipo di locale sono tutte della stessa pasta? Cercano solo "compagnia" se la si può chiamare così.
«Come vuoi!» liquidandola così, mi dedico ad altri clienti. La tipa ha resistenza. Dopo aver avuto il drink ordinato è ancora qui al bancone intenta ad attirare l'attenzione di Marc, che al contrario non se la fila proprio.
Quando però le passa davanti non può non fermarsi da lei.
«Cosa vuoi Woopy?» le chiede.
«Un drink e anche un dopo drink» dice la sfacciata.
«Mi dispiace ma ho da fare, io lavoro sai?» dice seccamente lasciandola lì. La faccia della ragazza è esilarante. Non si aspettava di certo un no questa sera. Adesso è costretta ad andarsene visto che con lui non ottiene niente e punta l'attenzione verso un altro ragazzo.
Aspetta un attimo. Woopy? Ma che nome è? Mi chiedo ridendo tra me e me. Non chiamare mia figlia per nulla al mondo con quel nome, non vorrei farmi odiare in eterno.
L'istante dopo mi blocco. Il momento di ilarità viene subito sostituito da una profonda malinconia. Il ricordo del mio bambino ritorna immediatamente a galla. Aveva solo quattro settimane o poco più. Ma adesso basta. Non devo pensarci più, se non voglio ricadere nella spirale di limbo da cui sto cercando di uscire definitivamente.
...........
Le ore seguenti trascorrono velocemente e io ormai mi muovo in maniera automatica. In un solo turno ho imparato quasi tutti i posti dove vengono conservati tutti gli ingredienti.
Il mio cambiamento d'umore non è passato inosservato. È già da un po' che Marc mi lancia strane occhiate.
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Ritornata a casa verso le cinque e mezza del mattino, appena finito il mio turno, trovo Sandy già all'opera.
Sandy continua a lavorare al giornale scrivendo al computer i pezzi e inviandoli al proprio capo, facendo anche video conferenze tramite skype e computer, continuando a lavorare anche se sta dall'altra parte della costa.
Non so come lei riesca a lavorare ininterrottamente per più di dieci o dodici ore di fila.
Per fortuna dopo un paio d'ore di sono di nuovo in forma. Senza disturbare Sandy, che sta ancora scrivendo al computer, prendo il mio pc e vado in soggiorno. Accendo il computer e faccio richiesta di video chat a Wally, sperando sia in rete.
Si!! Wally ha accettato, eccolo.
«Ehi capo come stai?» chiede lui.
«Meglio. lì in pasticceria come va?» chiedo, ma solo per curiosità.
«Ah hai chiamato solo per questo ehhh» dice scherzando.
«Ma no cosa vai a pensare. Anche per quello, ma soprattutto per salutare e vedere come state tutti» gli dico.
«Stiamo bene. Pensa che Jackie ha imparato a cucinare quattro delle tue ricette e gli vengono anche bene. Pet invece sta creando altri volantini, appena li avrà finiti li scannerizzerà e te li invierà» mi informa lui.
«Perfetto. Io invece dovrei riuscire a creare delle ricette. Possiamo usarle sia per il blog che per la pasticceria potremo riprodurle per i clienti. Io ve le mando, voi dategli un'occhiata e fatemi sapere» gli dico.
«Ok capo!» dice sorridendo.
Chiusa la video-chat, mi metto subito all'opera. Le ore passano talmente veloce che è già ora di pranzo.
«Cris tu cosa vuoi da mangiare?» mi chiede Sandy andando verso il frigo e guardando cosa c'è dentro.
«Un paio di tramezzini andranno benissimo» le dico mentre sto finendo di scrivere una ricetta. Si tratta di una treccia sfoglia, ripiena di cioccolato. È facilissima da preparare. Basta stendere una sfoglia per dolci. Porvi sopra una tavoletta di cioccolato da cento o centoventi circa, per poi tracciare a partire dal bordo della tavoletta verso l'esterno della sfoglia, delle linee orizzontali partendo dall'altro verso il basso, come se fossero i rami dell'albero di Natale. Infine basta riporre queste strisce non completamente staccate dalla sfoglia, sulla tavoletta di cioccolato per ricoprirla e farla cuocere finché non assume un colore dorato e il cioccolato non si è un po' sciolto.
«Tu hai finito di scrivere il pezzo per il giornale?» le chiedo.
«Si. L'o anche inviato al mio capo. Sto solo aspettando che lo corregga e mi dica se devo correggerlo o meno» mi dice Sandy mentre finisce di preparare i panini.
«Ottimo. Anch'io ho quasi finito. Potremmo mangiare fuori sul divano a dondolo» le propongo.
«Si, è una bella idea» concorda lei.
Un pranzo rilassato è ciò che ci vuole. Calma e serenità.
Drin drin.
«Vado io» dico prima di andare ad aprire la porta.
«Cris tesoro ciao» mi saluta mamma.
«Hai dimenticato le chiavi?» le chiedo
«No mi sono ricordata che devo andare trovare una mia vecchia amica al ricovero. Verresti con me?» mi chiede.
«Certo, ma devo tornare in tempo per prepararmi per andare al locale» le ricordo.
«Non ti preoccupare torneremo in tempo» dice prima di prendere una scatolina colorata e tornare fuori.
«Sandy vuoi venire con noi?» le chiedo. Magari vorrà fare una pausa.
«un'altra volta» o forse no.
«Ti serve qualcosa? Vuoi che al ritorno passi dal Market?» .
«Ma scherzi questa casa è super rifornita. Ho tutto quello di cui ho bisogno, sta tranquilla» mi risponde Sandy.
Salita in macchina accompagno mia mamma al ricovero.
Chissà di quale amica si riferisce.
Arrivate a destinazione mia madre mi porta all'esterno della struttura, in un giardino con tantissime aiuole fiorite. noto subito una donna anziana intenta a potare un cespuglio di rose. dai suoi gesti, dalla cura e dall'attenzione che ci mette si vede che si intende di giardinaggio. non so il perché ma quella signora ha un non so ché di familiare. mamma la saluta e si abbracciano teneramente. mi avvicino anch'io e faccio per salutarla quando rimango sorpresa.
«Signora Parsons?»
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SPAZIO AUTRICE_
CIAO RAGAZZI, COME STATE? PIACIUTO IL CAPITOLO?
COSA NE PENSATE DI MARC? O FORSE è ANCORA TROPPO PRESTO PER DARE UN GIUDIZIO SU DI LUI?
SE VOLETE SCOPRIRE QUALCOSA DI Più SU MARC NON PERDETEVI IL PROSSIMO CAPITOLO.
BUONA LETTURA
Vi consiglio la storia di @livsilver_29 Il diario di Sara:)
RINGRAZIO
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