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Capitolo 63 (CAPITOLI FINALI).

Pov's Cristyn

Alla porta non c'è nessuno. Deve trattarsi del campanello del portone principale. Appena lo apro scorgo un pacco abbandonato per tessa. Nessun biglietto nessuna scritta. Distrattamente, mentre ritorno dentro scorgo una macchina in lontananza e una strana sensazione pervade il mio corpo. Facendo finta di nulla rientro e porto il pacco nello studio. La sensazione d'inquietudine non mi abbandona.

Adesso potrò dedicarmi al mio tanto atteso bagno rilassante?

Cavoli! Di nuovo il campanello. Cos'è una congiura? Vado di nuovo ad aprire e chi trovo? Steve? cosa ci fa mio fratello qui?

«Non dovresti essere a lavoro?».

«Piacere anche mio di vederti sorellina. Ti prego contieni l'entusiasmo non vorrei mai tu avessi un mancamento a causa mia», replica sarcasticamente.

«Ah,ah ah. Spiritoso come al solito. Dai entra».

«Disturbo?», dice buttandosi sul divano del salotto.

«No, ma cosa vai a pensare. Stavo solo per farmi un bel bagno rilassante dopo una giornata faticosa».

«Ah, allora nulla d'importante. Comunque volevo solo dirti che un mio amico potrebbe occuparsi della musica, per tutto l'evento», mi informa.

«Quanto vuole essere pagato?», non vorrei si illudesse il ragazzo.

«Non ti devi preoccupare, sarà il mio regalo per il matrimonio», mi rassicura.

«Steve non devi, non voglio che tu esageri troppo», cerco di farlo ragionare.

«Nulla è un'esagerazione per il tuo matrimonio. Piuttosto non hai comprato il tuo vestito?», chiede dubbioso.

«Certo e Rob sta facendo di tutto per riuscire a vederlo».

«E tu naturalmente l'hai nascosto per non farglielo vedere», dice ridendo a crepa pelle.

«Più o meno».

«Eh brava sorellina».

**

Vi rendete conto ho dovuto lasciare il vestito all'atelier, così che Rob non lo vedesse prima del tempo. In tutti i modi ha cercato di carpirmi informazioni su com'era, regalandomi dei dolci, cioccolatini, rose, una cena romantica e facendomi tante, tante coccole, ovunque ed in ogni momento. Non solo ha cercato anche di scoprire in cosa consisterà il mio addio al nubilato. Per mia sfortuna non lo so neanch'io. Le ragazze mi stanno organizzando una sorpresa. Le ho pregate di non esagerare, nulla di sconveniente, ma Sandy mi ha continuato a ricordare che la vita è una ed una sola soltanto e che devo viverla a pieno, quindi il mio addio al nubilato sarà fantastico. Mancano pochi giorni ormai. Cavoli, com'è volato il tempo. Nonostante i preparativi del matrimonio mi portino via tanto tempo, riesco comunque a dedicarmi sia alla mia pasticceria che a Rob, si perché lui ultimamente è diventato tanto esigente, mi cerca ogni notte, ogni mattina, e nel weekend quando siamo entrambi a casa, anche ogni pomeriggio. Non che io mi lamenti, ma sembra essere diventato più attento verso certe questioni.

Voglio fargli una sorpresa. Questa volta sarò io ad andar da lui e a sorprenderlo, così come ha fatto lui l'altro giorno in pasticceria.

Inizio flash back

«Ecco a lei, le serve altro?», chiedo con un sorriso alla cliente.

«Volevo chiederle se fate torte gelato su ordinazione».

«Certamente, ma con un determinato preavviso, in modo tale da controllare la nostra agenda e da organizzarci, per quando le servirebbe?», chiedo prendendo il taccuino.

«Fra quattro giorni».

«Gusti e peso?».

«E' per circa cinque persone, alla menta e liquirizia».

«Ok, va benissimo. Dovremmo riuscire a prepararla in tempo. Se mi lascia un suo recapito telefonico, appena sarà pronta le manderò un messaggio».

Segnato il numero della cliente, le lascio un promemoria da riconsegnare al momento della consegna.

«Arrivederci!».

Finalmente un attimo di respiro. Oggi i clienti sembrano non finire più.

«Ragazzi andate pure in pausa, rimango io».

«Sicura capo?», chiede Jackie seguita dai ragazzi.

«Si andate, dai prima che ci ripensi».

In questi ultimi giorni si stanno dando molto da fare, sono fiera di loro.

Appena sistemata tutta la cucina, sento delle braccia cingermi la vita.

«Mmmm, profumi di cannella», mi eccito a contatto con la sua barba col mio orecchio. Intrappolata tra lui e la credenza, sento le sue mani salire fino alle mie spalle, per poi voltarmi.

Un attimo dopo mi sento sollevare in aria e la mia schiena è a contatto con il marmo freddo della cucina. Rob si fa spazio tra le mie gambe. Premendosi più a me, spinge il mio corpo contro la parete. Le sue mani percorrono lentamente le mie natiche, la mia schiena, fino ad afferrare le mie mani ed alzarle sulla mia testa. Per paura di cadere mia ancoro a lui con le mie braccia, ed è questo geto che porta le nostre intimità ancora più in contatto. Le mie gambe, lasciate scoperte dal vestito che ormai è salito, stringono possessivamente il loro tesoro, bramando di più. i suoi baci lievi, le sue lievi carezze, i suoi sussurri, mi mandano in palla. Il mio corpo si tende come un violino.

«Mi sei mancata oggi», dice con affanno, premendo la sua intimità ancor di più contro la mia, «Sto impazzendo senza averti».

«Oh ma davvero? E quanto ti sono mancata?», chiedo inarcandomi per l'eccitazione , continuando a strusciarmi contro di lui per stuzzicarlo.

«Mmmmmmm», credo di aver raggiunto l'obbiettivo. Oh eccome se l'ho raggiunto. Credo sia anche lui al limite, «Non so se, renderti pan per focaccia, o se saziarmi di te fino allo sfinimento. Qui, proprio adesso».

«Sai, non ho dimenticato il tuo scherzetto l'altro giorno nel mio ufficio. Quel tuo giochetto con la crema e la bocca», ricorda leccandomi il lobo dell'orecchio e abbassando i miei slip per superarli, «E tu l'hai dimenticato?».

Oh dio. Le sue dita sono davvero magiche. Cavoli, si, dio! Sento le gambe sciogliersi, così come il mio cervello. Credo di essere tra le nuvole.

«Non so cosa fare? oh forse sì!», dice togliendo le sue dita dalla mia intimità, «Begli slip!», dice con un sorriso sornione per poi andarsene, lasciandomi lì. Inerme, eccitata come non mai.

Brutto bastardo. Mi ha lasciata qui da sola! In questo stato per di più.

Questa me la ricorderò caro Rob. preparati per una dolce vendetta.

Fine Flashback

Si ok, sono stata io la prima ad andare da lui e stuzzicarlo. Lui ha solo restituito pan per focaccia. Questa volta però vengo in pace.

«Capo, siamo ritonrati», dicono i ragazzi rientrando e ritornando alle loro postazioni.

«Ok, ragazzi. Vado in pausa e passo da Rob nel frattempo. Quando torno vorrei ritrovare il mio negozio integro, possibilmente non in fiamme», dico scherzando. Con loro ormai il rapporto è fantastico, basato sull'ironia, sulla fiducia e sicurezza. Sappiamo quando è il momento di scherzare e di lavorare. Sappiamo quando uno di noi si trova in difficoltà o ha bisogno di appoggio senza il bisogno che lo dica. Ormai siamo come una famiglia.

**

Arrivata a quella che io ormai chiamo Pawell Tower, il portiere mi sorride riconoscendomi.

«Salve signorina Mitchell».

«Salve Hank».

Il ticchettio dei miei tacchi risuona per tutta la hall, facendo voltare le poche persone presenti, ma facendo incantare lo sguardo degli uomini.

«Salve, Mr.Pawell?», chiedo alla receptionist.

«Al momento è nel suo ufficio, occupato con una telefonata molto importante. Chi lo desidera?», chiede senza neanche alzare lo sguardo dalle sue unghie per vedere a chi si sta rivolgendo. Educazione e professionalità proprio zero. Dovrò farlo notare a Rob. chiunque potrebbe entrare qui, con questo tipo di sicurezza.

«La sua fidanzata, Cristyn Mitchell», rispondo seccata. Una vera receptionist dovrebbe accogliere i clienti e rispondere a eventuali loro esigenze e richieste, non fregarsene altamente. La sua espressione alla parola fidanzata è da prendere a schiaffi, è come se dicesse "Tu, fidanzata del capo! Potrebbe avere di meglio, potrebbe avere me", ma invece di dire queste parole, ecco che si stampa subito un falso sorriso di cortesia. Forse per paura che vengano presentate lamentele su di lei con il grande capo.

«Oh, salve. Avviso subito Rob del suo arrivo». Rob?. Da quando una receptionist può chiamare per nome il direttore dell'azienda per cui lavora?

«Mi scusi, ma da quando in qua un sottoposto può rivolgersi al direttore chiamandolo per nome. Troppa confidenza minerebbe l'alta professionalità caratteristica e pregio di quest'azienda? Le conviene adeguarsi agli standard e ricordarsi a chi si sta rivolgendo, signorina», le ricordo seccamente, con tono alto, in modo tale che anche le persone presenti sentano.

La poveretta sbiancata è rimasta senza parole e non replica, rimane imbambolata.

Dovrò fare due chiacchere con il caro "Rob".

Dentro l'ascensore penso a come in un attimo il mio stato d'animo sia cambiato e alla sorpresa che avrei voluto fare al mio Rob. Non so se sono più dell'umore adatto per questa sorpresa. Arrivata alla porta con la targa "Mr.Pawell Robert" busso ugualmente.

«Avanti», entrando lo scopro con la testa china su una pila di documenti. Senza fiatare mi porto alle sue spalle e gli corpo gli occhi con le mani.

«Chi è?», chiedo scherzando.

«La befana?», dice stando al gioco.

«Sbagliato».

«La fata turchina?».

«Sbagliato di nuovo».

«Oh si ci sono, la sarta per i vestiti. Quella con un bel didietr...», senza neanche fargli finire la frase, ecco che gli arriva un bel scappellotto in testa.

«Ahi, ma che modi», si lamenta il signorino, massaggiandosi la parte dolorante della testa.

«Ahi? Mi sa che dovevo dartelo più forte questo scappellotto. La sarta eh? Sentiamo, parlamene un po' di questa sarta», chiedo portandomi davanti a lui, incrociando le breaccia.

«Dai piccola stavo scherzando, lo sai», dice cercando di alleviare il mio malumore, attirandomi tra le sue braccia, «Lo sai per me sei l'unica piccola», dice con tono provocante, prima di zittire qualsiasi mia protesta incollando le sue labbra alle mie. Da un bacio innocuo, si passa ad un bacio sempre più intenso, che termina solo quando noi ci stacchiamo l'un l'altro per riprendere respiro.

«Non mi piace scherzare su queste cose lo sai e poi dovresti rivedere il tuo personale. L'addetta alla receptionist è un'irresponsabile, un'incapace e irrispettosa. E come si permette di chiamarti per nome quella stupida incapace, eh? Cos'è tutta questa confidenza?», chiedo guardandolo seriosamente.

«Piccola,..».

«Mi sono annunciata e non mi ha neanche guardato per accertarsi a chi si stesse rivolgendo, tant'è era occupata a curarsi le unghie in orario di lavoro e che sgarbata. Sarebbe questo il livello di accoglienza e cura della clientela di cui ti vanti tanto?», dico, senza farlo finire di parlare, non solo per fargli notare la mia gelosia, ma anche un punto importante di cui dovrebbe occuparsi subito per evitare eventuali fraintendimenti ed incidenti professionali che potrebbero danneggiare i suoi affari.

«Strano, quando passo di lì è sempre attenta».

«Certo che lo è. Quando passa il capo sarà sicuramente in tiro, ci scommetto», dico accorgendomi subito che l'idiota davanti a me trattiene a stento un risolino. Il genio mi sta ha provocato e io ci sono cascato in pieno.

«Rob è una cosa serie questa, non un gioco», dico allontanandomi dal suo abbraccio, ma invano perché sento una mano stringermi il braccio e riportarmi dietro la sua scrivania.

«Prima di tutto quando stiamo parlando, tu non te nevai fino a quando non abbiano finito. Secondo, so benissimo che non si tratta di un gioco ma di un fatto serio. Non solo perché ha mancato di rispetto a te, alla mia fidanzata, ma perché in questo modo danneggi l'immagine dell'azienda e non svolge seriamente il suo lavoro. Lavoro che invece sarebbe più apprezzato da qualcuno che avrebbe veramente bisogno di un lavoro», dice facendo incrociare i nostri sguardi.

«Rob sono venuta qui per farti una sorpresa, ma...», dico portandomi dall'altro lato della scrivania, mentre lui riporta l'attenzione ai documenti davanti a lui, «..credo tu abbia bisogno di una pausa», dico facendo cadere a terra il mio copri abito.

«Non ho tempo per una p...», rimane bloccato appena riporta la sua attenzione su di me. Sorpreso il sui sguardo mi squadra da capo a piedi soffermandosi su alcuni punti.

«Ti piace?»

«Sei..sei...», cavoli devo averlo veramente sorpreso se non riesce neanche a dire una parola. Con una camminata seducente mi avvicino al mio fidanzato. I miei fianchi ancheggianti lo incantano come il suono di un flauto incanta un serpente.

«Fai il bravo e taci», lo invito spingendolo con un tacco alla sua sedia. Premo leggermente di più la scarpa contro di lui e credo la cosa lo ecciti dato il rigonfiamento dei suoi pantaloni.

«Non abbiamo molto tempo piccola».

«Allora vedi di non farmi perdere tempo. Lascia fare a me», dico attirandolo a me per la cravatta, prima di avventarmi sulle sue labbra.

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SPAZIO AUTRICE_

Ciao ragazzi, rieccomi qui. Scusate la lunga assenza. Ritornerò a pubblicare settimanalmente i nuovi ed ultimi capitoli di Dolce Rivincita, non mancate!!!

- Ringrazio tutti i miei follower, i miei lettori per la loro pazienza e attesa, per il loro continuo sostegno e per l'affetto mostrato verso la storia e i suoi protagonisti.

Buon LETTURA BY@SweetCreation94

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