Capitolo 57
Pov's Cristyn
Mi sento leggera, immersa nella freschezza. Dove mi trovo? Dove sono tutti? L'ultima cosa che mi ricordo è la cena con la famiglia di Rob, abbiamo finito il dolce e siamo andati in salotto. Adesso, mi sento confusa, disorientata e non riesco a capire il perché. Delle voci continuano a discutere, a vociferare.
«Come sta?», Rob!
«Vogliamo fare ulteriori approfondimenti. Per precauzione la teniamo ricoverata per tenere sotto controllo il trauma alla testa dovuto alla caduta, per via dello svenimento», spiega il dottore.
«Ma sta bene, sta male? Sa dirmi qualcosa?», chiede alterato Rob.
«Forse è meglio se ne discutete fuori, non dobbiamo disturbare Cris», consiglia qualcuno.
Mamma!
«Dottore, parliamone fuori», papà! Ma allora ci sono proprio tutti.
«Rob, io rimango con mia figlia, tu va pure a parlare con il dottore. Se dovesse svegliarsi vi avviso immediatamente», dice ed un secondo dopo sento la porta, di quelle che dovrebbe essere la mia stanza, aprirsi per poi richiudersi.
Carezze leggere sfiorano il mio viso. un gesto delicato, timoroso di non rompere la fragilità.
«Bambina mia, ci hai fatto prendere un bello spavento, adesso però svegliati e apri quei tuoi occhioni», prega mia mamma sussurrando.
Io però ho ancora sonno e ritorno tra le braccia di Morfeo.
**
Oggi mi sento più forte, più energica, più me stessa.
Pian piano, per quel che mi consentono le forse mi alzo cercando di mettermi seduta sul letto. Aprendo finalmente gli occhi mi accorgo di essere in una stanza di ospedale. Di nuovo. Sembra quasi un dejavu. Sento le braccia indolenzite, soprattutto in alcuni punti. Dei segni sono coperti da dei cerotti. Credo di essere stata attaccata a delle flebo, sino a pochissimo tempo fa. Deo andare in bagno ed ecco che un capogiro sopraggiunge non appena metto i piedi per terra. Waw, devo proprio star male, se non riesco a stare in piedi. Comunque sia ho proprio la necessità di dover andare in bagno, ma come faccio. Non ci sono ne stampelle, ne sedie a rotelle. Aspetta un attimo! Però c' ancora il carrellino con il pranzo, credo. Bene, userò quello.
Rinfrescata mi sento decisamente bene, anche se con una doccia mi sentirei meglio, questo è certo.
«Cris, Cris dove sei?», una voce impanicata continua a chiamarmi.
Appena apro la porta del bagno la persona in stanza si volta verso di me. I due occhi che in un primo momento sembrano felici di vedermi sveglia, un secondo dopo sembrano non esserlo affatto.
«Ma sei pazza, non dovresti essere alzata», ecco adesso sì che ci voleva uno Steve arrabbiato.
«Non incominciare, dovevo fare la pipì», lo avverto.
«Potevi aspettare, o almeno chiamare qualcuno», dice mentre mi aiuta a stendermi sul letto, «Stai bene? Ti serve qualcosa?».
«No, grazie sto bene».
«Ok, avviso il dottore che ti sei svegliata e avverto gli altri», dice prima di lasciarmi sola.
Prima che arrivino le infermiere sento diversi voci concitate nel corridoio. Ci scommetterei cinque dollari che si tratta di Sandy e dei miei genitori.
«Piccola», ho indovinato.
Subito mi trovo stritolata in una morsa d'acciaio da mamma orsa.
«Cara così la soffochi», le fa notare mio padre ridendo.
«Signori vi prego di uscire dalla stanza, devo visitare la paziente», dice entrando il dottore, seguito da due infermiere. Con malavoglia la mia famiglia va ad aspettare in sala d'attesa.
Mentre il dottore mi visita, un'altra infermiera bussa prima di entrare.
«Dottor Brown, Mr.Pawell il ragazzo della paziente è arrivato», Rob!
«E come tutti aspetterà nella sala d'attesa», dice senza ammettere repliche. Uffi! Avrei voluto avrei Rob vicino a me adesso.
**
La giornata è trascorsa lentamente, tra esami e visite a non finire è ormai ora di pranzo e nessuno mi vuole dire cos'ho. Cosa succede. Nessuno mi dice quando potrò andare a casa. Rob sta ancora parlando con il medico, fin da quando quest'ultimo è uscito dalla mia stanza, quindi direi da almeno un paio d'ore. A farmi compagni per fortuna ci sono Sandy e mia madre.
«Vedrai che non dovremo aspettare ancora per molto», cerca di rassicurarmi la mia amica.
«Sandy ha ragione cerca di stare tranquilla, vedrai che non è niente», dice mia madre, che fino ad adesso è rimasta sempre al mio fianco.
Appena lo vedo entrare lo tartasso di domande.
«Cosa ti ha detto il medico? Quando potrò uscire da qui e tornare a casa? Quando potrò finalmente fare un pasto decente?».
«Mi hanno solo detto che vogliono fare altre analisi, prima di dimetterti. Ascolta piccola io devo andare in ufficio. Mi libererò per pranzo e ritornerò qui. Tu nel frattempo non cercare di evadere», mi avverte sorridendo, credo per smorzare la tensione.
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Pov's Robert
Quel che non sopporto è che per colpa di quel bastardo, adesso non sono dove vorrei veramente essere. Vicino alla mia piccola. Purtroppo mi sono allontanato da le, ma sarà solo per poco. Devo prima risolvere questa questione. Gli agenti incaricati di seguire le indagine relative all'aggressione a Cristyn, mi hanno chiamato per farmi sapere che ci sono degli sviluppi. Dal tono però mi è sembrato di capire che questi sviluppi siano tutt'altro che positivi.
«Sale Mr.Pawell ci segua », l'espressione dell'agente non è affatto promettente.
«Il e il mio collega vorremmo aggiornarla sul caso della sua ragazza», dice facendomi accomodare in una stanza.
«Se non vi dispiace vorrei attendere l'arrivo di mio padre e dell'avvocato», l'informo.
«Mr.Pawell non c'è nessun bisogno di un avvocato», afferma lo stesso agente che mi ha accolto prima.
«Se c'è una cosa che mi ha insegnato mio padre è quella che nei casi in cui è coinvolta la polizia, c'è sempre bisogno di un avvocato», tengo a precisare. Un bussare interrompe questa nostra simpatica discussione.
«Avanti!».
«Capo, scusi il disturbo ma sono arrivati Mr.Pawell e l'avvocato», dice un altro agente.
«Grazie Morgan, portali qui». Dopo pochi attivi siamo al completo.
«Allora quali sono queste novità?», chiedo impaziente e sempre più irritato. I due colleghi si scambiano uno sguardo preoccupato d'intesa.
«Vede il fatto è che non possiamo accusare il signor Noha per stalker, atti di vandalismo, invasione di proprietà privata o furto poiché non ha lasciato tracce, ma....».
«Cosaaa?! State scherzando vero? Quel pazzo ha perseguitato la mia ragazza qui a New York, le ha invaso e distrutto casa e l'ha perfino seguita a Los Angeles», gli ricordo adirato.
«Robert!», dice mio padre tenendomi fermo con una mano sulla spalla. Non mi sono neanche accorto di essermi alzato, «Falli finire di parlare».
«...ma possiamo arrestarlo per aggressione aggravata, violenza carnale e tentato omicidio se riusciamo a dimostrare che le sue azioni sono state intenzionali e pianificate», mi spiegano.
«Di cosa avete bisogno?», farò di tutto per aiutarli a far sbattere in gatta buia quel bastardo.
«Stiamo cercando di recuperare i messaggi dal cellulare di Cristyn Mitchell, ma Noah deve averli cancellati prima del vostro arrivo», mi spiegano.
«Quindi?».
«Abbiamo chiesto l'intervento di un tecnico per recuperare i dati e informazioni utili. Anche se i messaggi vengono cancellati dalla memoria del telefono, rimane sempre una loro traccia da qualche parte, ma ci vorrà tempo».
«Quanto ci vorrà?», spero non molto.
«Non lo sappiamo di preciso. Per questo l'abbiamo fatta chiamare qui. dovrebbe chiedere e firmare un'ordinanza restrittiva contro Noah, in modo che non si possa avvicinare a lei, alla sua ragazza, alle vostre famiglie, sia se siete a lavoro, a casa, ovunque e dovunque».
«Non si dovrà mai avvicinare a nessuno di loro», interviene l'avvocato.
«Cosa occorre per questa richiesta restrittiva?», domanda mio padre.
«Devono essere formulate in modo chiaro le motivazioni alla base della richiesta, nel dettagli dovranno essere spedicate tutte le condizioni e sanzioni in caso di violazione».
«D'accordo procediamo».
**
Risolta la questione della sicurezza di Cris e delle nostre famiglie, prima di ritornare dalla mia piccola devo parlare con mia mamma di persona. Si tratta di una questione importante. Arrivo subito, assieme a mio padre, a casa dei miei genitori.
«Rob, avviserò tua madre delle novità stasera dopo cena. Per adesso non dirle nulla, lo farò poi io», mi dice mio padre.
«Ragazzi!», ed ecco la donna in questione accoglierci calorosamente.
«Mamma hai un minuto vorrei parlarti?», le chiedo entrando in casa.
«Se mi cercate sono nel mio ufficio», dice papà prima di andarsene, lasciandoci soli.
«Prima di incominciare quelle che credo sia una discussione delicata, quel che ci vuole è una bella tazza di te. Accomodati sul divano in salotto. Io ti raggiungo subito», mi rassicura mia madre, prima di scomparire in cucina.
Mi siedo malamente sul divano, prendendomi la testa fra le mani. Perché proprio adesso quando ho finalmente deciso di farmi avanti con Cristyn, mi chiedo io.
«Allora, cosa ti turba figliolo?», chiede premurosamente mia madre, mentre versa il te.
«Ti ricordi che ti ho chiesto di aiutarmi con la sorpresa per Cristyn?».
«Sì, certamente».
«Ecco vedi mamma, sono sorte complicazioni con il caso riguardante Cris. I poliziotti non hanno sufficienti prove per mettere per sempre quel bastardo dietro le sbarre. Finirà in galera solo per troppo poco tempo», le spiego.
«Stai scherzando?», chiede sorpresa quanto me.
«Purtroppo no. Devo anche dirlo alla mia piccola, ma non so come dirglielo in questo momento. So che devo comunque farlo, perché è meglio che lo sappia da me, ma rovinerebbe questo momento. La sorpresa che le sto organizzando dovrà essere posticipata. Voglio che quel momento sia speciale e sereno, senza preoccupazioni per nessuno», rifletto ad alta voce.
«Credo tu abbia ragione», concorda mia madre.
«Quasi dimenticavo...», faccio per dire mentre mi alzo per ritornare dalla mia Cris, «Per sicurezza abbiamo richiesto ordini restrittivi per tutte e due le nostre famiglie, ovunque e dovunque vi troviate, a casa, a lavoro o in città. State attenti».
«Anche tu Rob, fa attenzione», dice salutandomi.
**
Mentre guido verso l'ospedale, penso a come dovremo comportarci in questo caso. Non voglio che la mia piccola soffri ancora. Cristyn ha già subito tanto dolore per causa mia e per questo non mi perdonerò mei, ma farò di l'impossibile per proteggerla da tutto e da tutti.
«Cristyn Mitchell?», chiedo all'infermiera al bancone all'ingresso.
«Mi dispiace ma l'orario visite è terminato», mi informa senza neanche guardarmi.
«Lo so, ma sono Robert Pawell il ragazzo della signorina Mitchell, il dottor Brown mi ha assicurato che posso venire a farle visita a qualsiasi ora io voglia», dico schiarendomi la voce, parecchio irritato dal suo atteggiamento.
«Mi scusi. La sua stanza è la ...».
«Conosco la strada. Grazie infinite», dico sarcasticamente.
Eccomi finalmente di nuovo con il mio tesoro. Apro piano piano la porta, non vorrei svegliarla dal sonno. Per fortuna dorme ancora. Diamine è bellissima anche in queste condizioni. Sembra un angelo. Dorme beata tra i sogni. il mio obbiettivo è che possa farlo ancora in futuro.
SPAZIO AUTRICE_
Ciao ragazzi, scusate il ritardo, ho avuto degli imprevisti. Spero vi piaccia il nuovo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate.
Secondo voi cosa accadrà adesso?
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