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Capitolo 55


Pov's Cristyn

«Cristyn!», mi saluta Josh calorosamente, senza badare al fatto che non fossi sola. Sono davvero sorpresa di vederlo qui.

«Cosa ci fai qui?», chiedo, continuando a percepire la presenza di Rob vicino a me.

Robert mi guarda, domandandomi chi sia. Dalla mia espressione agitata, credo abbia capito di chi si tratta.

«Ero a cena con un mio amico ieri sera, quando l'hanno chiamato per un'emergenza. Una giovane pasticcera aggredita vicino al suo negozio...», spiega trattenendo per un attimo il respiro, continuando a guardarmi intensamente, cosa che mi mette a disagio, «...ho pensato che poteva trattarsi di te, così eccomi qui».

«E adesso puoi anche andartene», interviene Rob avanzando verso Josh, in modo da rimettere distanza tra noi due.

«Scommetto che tu sei Robert», chiede sarcastico.

«Esatto».

«Chissà perché ma ci avrei scommesso». Che sfrontato. Cos'è venuto a fare qui? solo per mettere zizzanie?

I due si fissano, come due maschi alfa quando cercano di contendersi il territorio.

«Se non te ne sei accorto, questa è una stanza di ospedale. Dovrebbero essere ammessi solo i parenti», gli faccio notare.

«Lui però non lo è», dice riferendosi a Rob.

«Lui il mio fidanzato», risposta che lo fa irrigidire.

«Se non l'hai capito la tua presenza qui non è gradita», ripete il mio boy avanzando per accompagnarlo alla porta.

Josh se ne va senza farselo ripetere. Devo dire che non mi sarei aspettata questo comportamento da lui. Lo avevo giudicato diverso. beh, ho sbagliato. Ultimamente sbaglio troppe volte e mi caccio nei guai.

Appena la porta si richiude chino la testa, chiudendo gli occhi e rilasciando il respiro che non mi sono accorta di trattenere. Mi sento spossata e stanca.

Due forti braccia mi stringono un confortante calore.

«Ehi, adesso andiamo a casa, ok?», dice tranquillizzandomi, e funziona. La sua voce ha un effetto calmante, mi rassicura.

«Ok».

**

Arrivati a casa vengo accolta dai miei genitori, Steve e Sandy.

«Vieni, sono tutti in cucina», dice Rob, conducendomi nell'altra stanza.

La scena che mi si para davanti provoca lacrime. Lacrime di gioia. mia madre intenta a cucinare obbliga mio fratello a cucinare, però i due hanno modi diversi di farlo. Mentre mio padre ride guardandoli battibeccare. La prima a notare la nostra presenza è Sandy.

«Cris!», saluta sorpresa di vedermi e attirando l'attenzione di tutti verso di noi. In un secondo mi trovo coinvolta in un grande abbraccio di gruppo.

«Ci ha fatto spaventare sorellina», dice Steve, rovinandomi scherzosamente i capelli.

«Come stai piccola mia?», chiede mia madre con i lacrimoni, che le inondano il viso.

«Sto bene mamma, davvero, ma non voglio vederti piangere, altrimenti farai piangere anche me», la minaccio, felice di riuscirle a strappare un sorriso.

«Sai tua mamma non ha fatto altro che stare in pena per te, io non vedo l'ora di mettere le mani su quel figl...», dice mio padre.

«Frank Mitchell non azzardarti a finire la frase. Non si usano parolacce», dice sventolandogli la mano in faccia. Quando fanno così sono davvero buffi.

«Suo marito a ragione quel figlio di puttana ha vita breve, glielo prometto», afferma Rob ricevendo poi un cenno d'assenso e d'accordo dal mio vecchio.

«Che ne dite se prepariamo la tavole?», chiede Sandy, salvandomi da possibile figuracce.

...

Il pranzo ha rinstaurato il clima amichevole e scherzoso che si creava ogni volta che ci riunivamo per pranzare, quando abitavamo ancora tutti insieme a Los Angeles. Come al solito mia madre ha cucinato per un intero reggimento. Vogliamo parlare del dolce. Una torta squisita. Devo chiederle la ricetta.

Ad un tratto però inizio a sentirmi e Rob pare notarlo. Difatti mi guarda preoccupato. Cerco di fargli capire di stare tranquillo, non è niente. Lui però non sembra convinto.

«Cris? Crisiiis?», mi chiama mia madre riportandomi alla realtà, «Tutto bene?», chiede con quei suoi occhioni da mamma chioccia.

«Si tranquilla», cerco di rassicurarla.

«Tesoro forse dovremmo rientrare, così la nostra piccola può riposarsi», dice lei rivolgendosi a mio padre.

«Si hai ragione».

«Veniamo anche noi con voi», dicono Sandy e Steve.

«Non voglio che ve ne andiate», dico mettendo il broncio.

«Tesoro devi riposarti. Pensa a riprenderti, non ti buttare subito a capofitto sul lavoro», mi raccomanda mia madre. Conoscendomi bene sa che vorrei ritornare immediatamente al negozio.

«Mamma...».

«Tua madre ha ragione. Adesso vai a riposarti. Vi vedrete un altro giorno», dice Rob cercando di confortarmi.

«D'accordo».

Appena se ne sono andati tutti, rimaniamo solo noi due in casa.

«Cosa vuoi fare?», chiede solleticandomi il naso con le sue labbra.

«Che ne dici se ci coccoliamo mentre guardiamo la tv, sdraiati sul divano in salone?», gli propongo.

**

I due giorni consecutivi li trascorro così. Abbracciata a Rob sul divano, guardando la tv e cenando con tutte le prelibatezze che la domestica ci ha lasciato come pensiero di ben ritornati. È davvero una donna gentile.

Il mio caro boy è nel suo studio. Credo si stia occupando di questioni d'affari. Testardo com'è ha deciso che si sarebbe preso una settimana per stare al mio fianco. Avrebbe svolto parte del lavoro da casa, affidando le altre ad Harry e al suo segretario

Ormai sono ore che è rinchiuso lì dentro. un caffè non gli farà certo male. Sto per bussare quando lo sento discutere animatamente al telefono.

«No. Non verrà, è ancora molto provata...», dice interrompendosi, credo stia parlando con la polizia, «...é proprio necessario?...Sì lo capisco». Appena penso che la chiamata sia terminata entro senza bussare.

«Hai origliato tutto, ho ragione?», chiede sedendosi stancamente alla scrivania.

«Voglio andarci».

«Cris, piccola...».

«Anzi no, devo andarci. Rob è una cosa che sento di dover fare per poter andare avanti e vivere serenamente la mia vita. voglio risolvere questa questione una volta per tutte», affermo decisa.

«E io ti affiancherò, se è questo quello che vuoi».

«Sì, è ciò che voglio».

«Ok, allora facciamo così. Li richiamo per metterci d'accordo».

**

La polizia è stata disponibile ad incontrarci anche subito. Credo vogliano chiudere il caso al più presto. Eccomi qui dietro il doppio vetro, affiancata da Rob, dai due detective incaricati del caso e dall'avvocato delle difesa e dell'accusa.

«Si ricordi che lei può vederlo, ma lui non può vedere lei. Dica il numero della persona, se riconosce il suo aggressore tra gli uomini che avrà davanti», mi ripete nuovamente il detective brizzolato.

«È pronta?», chiede il collega.

Se sono pronta? Ovvie che non sono pronta. Sto sudando freddo. Il mio cuore è a mille, batte talmente veloce che credo stia per scoppiare e ho un magone sullo stomaco. Quindi no no sto bene. Appena richiudo gli occhi i ricordi di quella sera sostituiscono il presente, facendomi ripiombare nel dolore, nella paura e nel silenzio. Devo essere forte però. Il mio riconoscimento o meno, avrà particolare importanza sulla vicenda.

Con Robert accanto a me sono pronta per qualsiasi cosa. Lui è la mia roccia. Lui mi sostiene.

Ecco. Sei uomini, con dei numeri entrano nella stanza. Lo riconosco subito e subito mi congelo sul posto. sembra sapere che io sono qui. sembra osservami attraverso il vetro. Il suo sguardo mi inquieta, lo sento accarezzarmi la pelle e provocarmi brividi gelidi lungo tutto il corpo.

«Ha detto che non può vedermi giusto?», chiedo ai due agenti.

«Sì. Si prenda tutto il tempo che le serve», mi rassicurano.

Non ho bisogno di tempo. So esattamente chi mi ha aggredito e adesso conosco anche il suo nome.

«È il numero quattro», dico indicandolo.

«Ne è sicura?», chiedono per conferma.

«Sì è lui».

«Abbiamo finito», tutti gli uomini lasciano la stanza. Tutti tranne uno. Lui.

Noah.

Robert mi ha raccontato di aver conosciuto Clarissa a Los Angeles anni addietro. Clarissa quella vipera, odiosa. A quei tempi lei era la ragazza di Noah, ma appena ha conosciuto Rob, non ci ha pensato due volte a lasciarlo. La loro storia è stata intensa sì, ma breve. Per lui è stata una storia passeggera. Per lei tutt'altro. quella donna cerca ancora in tutti i modi di riavvicinarsi a Rob, ma non vuol capire che per lui non è nulla, nada, nothing, rien. Non le vuole entrare in testa che deve passare oltre e lasciarci in pace. Diamine, sembra quasi ossessionata da Rob. anzi togliamo il quasi, lo è.

Il ritorno in macchina è silenzioso. Per fortuna che a guidare c'è Phill, così da permettere a Rob di non allontanarsi da me. Ogni volta che si allontana, anche se solo per pochi attimi, sento un gelo al suo posto. sensazione sgradevole, che svanisce appena ritorna da me.

«Ascolta piccola, so che forse non il momento adatto, ma vorrei che conoscessi la mia famiglia», dice.

«Ma la conosco già la tua famiglia», gli faccio notare. il suo sguardo vuol far intendere altro.

«Voglio dire, ufficialmente piccola. Come la mia ragazza», dice precisando.

Un po' ci rimango male. Credevo che stesse per dire che voleva presentarmi come fidanzata, che ha tutt'altro significato.

«Ehi, piccola guardami», dice portando il mio sguardo al suo, «Voglio far le cose per bene. Vo0glio godermi la vita con te, senza fretta, ok?».

«Ok. Quando sarebbe la cena?», spero per lui non sia oggi.

«Domani», perfetto almeno avrò un po' di tempo per prepararmi psicologicamente.

**

Sfortunatamente il tempo a nostra disposizione è terminato. Tre ore mi separano dalla cena con la famiglia del mio ragazzo e sono agitatissima. So di averli già incontrati, ma non posso far a meno di essere in ansia.

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SPAZIO AUTRICE_Ciao ragazzi, come state? Mi scuso con voi per la mia assenza. Ecco un nuovo capitolo della rocambolesca storia tra Cristyn e Robert, ed un altro è già in cantiere. Spero vi piaccia. 

Cosa ne pensate? E mai possibile che ogni volta che i due protagonisti sembrano essere finalmente felici, i loro passati tornino a tormentarli? 

Sarà finita? Oppure no?

Buona lettura, by @SweetCreation94

RINGRAZIO TUTTI I MIEI FOLLOWER E TUTTI I MIEI LETTORI.

Se può interessarvi ho aperto un servizio:

-Per BOOK TRAILER;

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