Capitolo 53
Pov's Cristyn.
Robert ha deciso di dedicare questa serata interamente a noi due, soli. In questi giorni lo visto molto preso dal suo lavoro e non solo. Il mio sesto senso mi dice che c'è qualcos'altro in ballo. Sò che in un paio di occasioni ha fatto visita a mia madre in ospedale, durante pausa pranzo. Per fortuna si sta riprendendo. Sembra rinascere ogni giorno che passa e mio padre sembra essersi tranquillizzato. Almeno un po'. Parlando di questo suo cambiamento con Rob, lui rimane sempre sul vago. Ho il sospetto che ci sia il suo zampino di mezzo. Mio padre non esprime più le sue preoccupazioni con me, come faceva qualche settimana fa. Sembra aver interiorizzato le sue ansie.
Per questa serata ho preferito un vestito blu notte, molto scuro, di pizzo, caratterizzato da sfumature di colore, attraverso giochi riflessi e giochi di luce. Oltre ad essere diventato il mio modello di vestito preferito è diventato quello che Rob apprezza molto, ma che tollera di meno. Eh già dice che ogniqualvolta io indossi vestiti del genere, ogni uomo presente si volti per squadrarmi, immaginandosi cosa io nascondi sotto questi due veli. Mi piace vederlo geloso ed impettito. Ogni volta che accade, rafforza la sua presa da orso a me, per far notare a tutti che la sottoscritta è già impegnata.
Il vestito, morbido, mi fascia il corpo e anche se è un po' lungo, le scarpe nere con tacco mi rialzano un po' ed evitano eventuali capitomboli. Essendo una serata intima. Solo io e Rob, decido di variare nel trucco. Abbino i colori al vestito sfumandoli con del bianco e lilla, mascara e del rossetto color carne. I capelli liberi che cadono sulla schiena coprono il taglio a "v" sul retro del vestito.
Nel mentre, guardo il mio riflesso allo specchio del bagno, sento rumori provenienti dal basso. Robert dev'essere arrivato.
«Piccola, una doccia al volo è sono da te», infatti, eccolo entrare in stanza tutto affaticato intento a togliersi la cravatta, «Mi cambio nel bagno dell'altra stanza, così ti lascio il tempo di sistemarti tranquillamente, mentre anch'io mi preparo. Impiegheremo meno tempo e non faremo tardi». Ah che uomo. Finalmente ha capito che per prepararmi ho bisogno della mia tranquillità nessuna ansia che mi soffia sul collo, ricordandomi di sbrigarmi. Non so lui ma se qualcuno mi dovesse ricordare ogni secondo che se non mi sbrigo faremo tardi, io impazzirei. Eccomi adesso sono pronta. Vado da basso, scendendo piano le scale, non vorrei cadere, quando mi accorgo che Rob mi osserva con uno sguardo limpido, che riconosco molto bene. Uno sguardo che mi fa arrossire e tornare alla mente pensieri focosi.
Avvicinandosi mi porge la mano, che io prendo, per poi portarsela alle labbra e porvi un casto bacio. Lo sguardo però non è altrettanto casto e mi manda in ebollizione. Oddio! Se continuiamo così, mi scioglierò prima di arrivare alla macchina, altro che a fine serata. Senza separare le nostre mani intrecciate mi accompagna alla macchina, apre lo sportello invitandomi a salire, per poi chiudere lo sportello e sedersi al posto di guida.
«Dove andiamo?», chiedo speranzosa. In quest'ultimo periodo Rob ha la tendenza ad organizzare le serate e a tenermi all'oscuro di ogni dettaglio. Uffa, sono così curiosa, ma conoscendolo, so che non mi rivelerà nulla, neanche una volta giunti a destinazione.
« Non chiedere, o non sarà più una sorpresa piccola», dice sorridendo.
«E se io avessi un modo per farti confessare i tuoi piani per stasera?», dico mentre una mia mano accarezza la sua gamba, salendo sempre di più. Vedo che questo mio gesto ha effetto su di lui. Stringe il volante e si tende. Nonostante tutto non cede, rimane impassibile fino a destinazione. Incredibile come fa a rimanere così concentrato. Un vero mistero.
Un vero mistero è anche il locale dove mi ha portato. Anche se da su una strada trafficata, non lo avevo mai notato finora. Entrando noto che l'interno è accogliente, i tavoli e gli ornamenti chiari rendono più luminosa la location.
Robert da il suo nome al receptionist, il quale ci porta subito al nostro tavolo. È un po' più appartato dal resto del ristorante, rispetto agli altri tavoli.
«Ho scelto questo tavolo, perché voglio più intimità per noi due», spiega Rob, leggendomi ancora una volta il pensiero.
La cena è davvero squisita. Tutta a base di pesce. Spaghetti allo scoglio. Carpaccio misto di salmone e tonno, con del vino bianco per accompagnamento. Per concludere, un classico tiramisù al quale non riesco a resistere. Non manca neanche l'intrattenimento. La musica jazz è suonata da un'orchestra strepitosa. Mi tranquillizza ed inizia a piacermi questo genere di musica. Notando il mio interesse per l'orchestra Rob m'invita a ballare ed ecco che i nostri corpi, rimasti separati per tutta la serata, si ritrovano.
Brividi scorrono in tutto il corpo e non solo nel mio. Anche il corpo di Rob reagisce alla vicinanza del mio. I nostri corpi sembrano fondersi. Sembrano incastrarsi perfettamente l'uno con l'altro come se fossero due metà di un ciondolo. Mentre balliamo noto che Rob è diventato un pochino nervoso. Strano. Fino a due secondi fa sembrava rilassato.
«Rob cosa succede?», non vorrei mi stia nascondendo qualcosa d'importante.
«Niente piccola. Sta tranquilla», risponde portando il suo sguardo al mio. Ad un tratto ci ritroviamo fermi, mentre tutti gli altri ballano.
«Vieni», dice trascinandomi in un angolo, privo da sguardi altrui.
«Rob ti avverto, mi stai facendo preoccupare», lo avviso.
«Ascolta piccola. Io ti amo, farei di tutto per condividere la mia vita con te. Sono disposto a tutto affinché nulla ci separi. Per questo vorrei tanto che noi due trascorressimo insieme le nostre giornate, condividessimo gli stessi spazi. Voglio condividere tutto con te, anche me stesso. Per ciò... verresti a vivere con me?», chiede nervosamente. Sta trattenendo il respiro, in attesa della mia risposta, lo percepisco, si è irrigidito.
Allora era per questo che sembrava preoccupato, distratto.
Fingo di pensarci, anche se non ho dubbi sulla mia risosta, giusto per tenerlo sulle spine.
«Ad una condizione?», ed ecco che lo vedo irrigidirsi ancor di più a questa mia risposta. Con un accenno del capo m'invita a continuare, «Che tu sia mio e solamente mio. Non ti condividerò con nessun'altra, eccetto tua madre».
In un attimo le sue labbra sfiorano le mie. Il bacio inizialmente casto, aumenta d'intensità. Le nostre lingue sembrano duellare tra loro, provocando contatti eccitanti. Mi appoggio al suo petto, per non rischiare di cadere, per via delle mie gambe diventate ormai gelatina. Un suono gutturale, mi fa capire che Robert apprezza il gesto.
«Mi è venuta un'idea», dice Rob interrompendo il baio, «Visto che hai accettato la mia proposta di venire a vivere da me e i tuoi genitori stanno cercando un posto per poter rimanere qui a New York, in modo che il dottor Brown possa continuare ad avere in cura tua madre, che ne dici di non mettere in vendita il tuo appartamento e lasciarlo a disposizione dei tuoi?», domanda. Ammetto di averci pensato anch'io, ma che sia stato lui ha proporlo, waw.
«Ne sei sicuro?».
«Certo altrimenti non te lo avrei proposto. Po si tratta del tuo appartamento, devi decidere tu», mi ricorda, sorridendomi come solo lui sa fare.
«Credo, signor Pawell, che lei abbia avuto un'idea geniale», dico sorridendo tra le lacrime di gioia.
«Oh piccola non voglio vederti piangere, io...».
«Tranquillo, sono lacrime di felicità», dico rassicurandolo con un bacio a fior di labbra.
**
Non so che cosa ci stia prendendo. Forse per qualcosa che ci hanno messo nei piatti, ma da quando siamo saliti in macchina, non riusciamo a staccarci l'uno dall'altro. Sembriamo due calamite.
Appena Rob da il suo indirizzo a Phill ed alza il vetro divisore mi fiondo su di lui, non lasciandogli vie d'uscita. Ho una voglia irrefrenabile di baciarlo, di nutrirmi di lui. La mia smania cresce ad ogni secondo. La mia bocca tormenta la sua, le mie lebbre divorano le sue. Non riesco resistere alla tentazione di morsicarlo, cosa che fa nascere in lui un gemito e lo spinge a portare una mano all'altezza della mia vita e una dietro il collo. Senza che me ne accorga mi ritrovo sulle sue gambe, avvinghiata a lui, che ha deciso di prendere il controllo della situazione. Inclinandomi la testa ha maggior accesso e approfondisce il bacio, divorandomi a sua volta. Con respiri mozzati ci separiamo. I nostri sguardi s'intrecciano per non allontanarsi più. Almeno fino a quando non sento una sua mano scendere sotto il vestito, raggiungere il punto in cui reggicalze e intimo sono agganciati, per poi andare più in profondità. Dio salvami, penso chiudendo gli occhi per bearmi della miriade di sensazioni esplose. Anche il suo amichetto è eccitato. Lo percepisco. Lo sento. Il mio cuore e la sua eccitazione pulsano all'unisono.
«Signore, siamo arrivati», diamine Phill hai proprio un bel tempismo, penso mentre Rob mi aiuta a sistemarmi. Appena metto giù un piede, vengo letteralmente trascinata in casa, sollevata in aria. L'unica visuale davanti ai miei occhi in questo momento, è un bel sedere muscoloso, fasciato da un completo scuro.
«Non pensavo fossi imparentato con i Flinstones», dico ridendo.
«Scommetto che fra un'oretta sarai felice che io lo sia», dice con un sorriso sornione, avvicinandosi minacciosamente, «Che i giochi abbiano inizio».
***
Con poca voglia mi alzo al suono della sveglia. Questa mattina sono davvero stanca. Eppure ho dormito. Per così dire. Beh quattro ore di dormita non sono poi poche. Sì, le mie ossa sono tute indolenzite, anche quelle che non sapevo di avere, ma ne è valsa certamente la pena.
Mentre mi dirigo alla pasticceria, mi ricordo che appena possibile, devo telefonare a mio padre. Voglio sapere come sta la mamma. Se possibile a pausa pranzo vorrei andare a trovarli, per aver modo di proporre loro di trasferirsi nel mio appartamento, dato che io mi trasferirò da Rob.
«Ciao ragazzi. Per oggi abbiamo tre grandi ordinazioni. Una per la sala conferenze dell'hotel qui vicino, hanno chiesto un buffet assortito. Poi, una chiesa nel Bronx ha richiesto un assortimento misto di biscotti di pasta frolla. Per ultima la richiesta della tavola calda Holiday. Vuole delle torte da poter porre nelle loro vetrine ed offrire ai suoi clienti», dico entrando come un uragano in negozio.
«Agli ordini capo», saluta ridendo Petty.
«Capo se vuoi noi possiamo occuparci dei biscotti, che poi potremmo suddividere per le ordinazioni», propone Wolly.
«Io e Janie potremmo occuparci delle torte», dico concludendo la sua frase, «Perfetto mettiamoci all'opera»
**
Ritorno dal bar con i caffè per i ragazzi. Per mia fortuna non ho trovato coda alla cassa e in meno di venti minuti sono di ritorno alla pasticceria.
Un secondo prima sto camminando e un secondo dopo capitombolo sull'asfalto, rovinandomi dolorosamente le ginocchia.
La guancia è in fiamme e non so cosa stia succedendo. Un piede mi tiene schiacciata all'asfalto, premendo sulla schiena. Vorrei scappare, ma mi è impossibile. Sento un braccio stringersi sempre di più intorno al collo ed il buio avvolgermi.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
SPAZIO AUTRICE_
Ecco il nuovo capitolo, cosa ne pensate? Chi sarà mai questo pazzo? Si aprono le scommesse.
Che ne sarà di Cristyn?
Buona lettura by @SweetCreation94
ps: Ringrazio tutti i miei follower e tutti i miei lettori, il vostro sostegno è molto importante. Grazie!!!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro