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Capitolo 52

Pov's Cristyn

Ad un tratto mi risveglio di soprassalto e mi ritorna in mente tutto. Mia madre in ospedale e i medici che non sanno dire cosa ha avuto precisamente. Al solo pensarci mi ritornano immediatamente le lacrime agli occhi.

«Ehi!», dice Robert mezzo sveglio, avvicinandomi di nuovo a lui. Mi rifugio tra le sue braccia cercando conforto nel suo calore. «Piccola non devi preoccuparti. Appena daranno i medici daranno il permesso, farò in modo che tua madre sia trasferita a New York. Il dottor Brown è il migliore nel suo campo, si prenderà cura di lei e tu avrai la possibilità di starle accanto», dice continuando ad accarezzarmi la schiena nuda, ancora scossa da brividi d'eccitazione del nostro amplesso.

Mi sento un po' in colpa per aver trascorso queste ultime ore pensando solo a me stessa e non a mia madre. Ma che genere di figlia sono?

«Cris, so a cosa stai pensando. Non farlo. Il fatto che questa notte tu abbia pensato a te stessa a noi e non abbia pensato ogni secondo a tua madre, non significa che tu abbia sbagliato, ma che anche tu sei umana e hai bisogno dei tuoi spazi e momenti », dice abbracciandomi, stringendo mi tra le sue braccia e appoggiando il suo mento sul mio capo. Sento i nostri cuori battere con sincronia. Non posso e non riesco ad immaginare come possa sentirsi mio padre in questo momento. Non s o come potrei reagire se accadesse qualcosa del genere a Rob.

Rob mi accompagna in ospedale da mia madre. Non può rimanere perché ha degli incontri importanti a cui non può mancare. Prima di la sciarmi scendere mi attira in un bacio, «Non ti preoccupare vedrai che tutto andrò per il meglio».

Arrivata in sala d'aspetto vedo mio padre parlare con un'infermiera. Appena finiscono di parlare lui coglie la mia presenza e mi viene incontro.

«Oh piccola Cris», mi saluta abbracciandomi, come faceva quand'ero piccola.

«Cos'ha detto l'infermiera?», chiedo preoccupata.

«Tua madre si è stabilizzata. Stanno effettuando delle analisi più approfondite», dice accompagnandomi alle poltrone, «Dicono che il suo organismo è indebolito e per questo la tengono in coma farmacologico, in modo da poterlo nutrire e far si che quando si svegli abbia abbastanza forze ed energie».

«Papà è importante che tu le rimanga sempre vicino e non ti lasci abbattere. D'accordo? Devo dirti una cosa importante quindi devi ascoltarmi attentamente», dico facendo una pausa. Devo essere sicura che mi ascolti quando gli dirò la novità, «Robert può far trasferire mamma in un'ospedale di New York sarà seguita da un dottore, il migliore nel suo campo. Potrò starle più vicino e in caso di necessità sarei subito a disposizione. Anche tu potrai venire a New York, così starai vicino alla mamma. Che ne dici?», chiedo trattenendo il respiro. Sono preoccupata per la sua risposta. Mio padre è molto orgoglioso e difficilmente accetta l'aiuto da altri, ma questo è un caso di emergenza, deve fare un passo indietro. Prima di tutto la famiglia.

**

Con il consenso dei medici e di mio padre Rob ha fatto trasferire mia madre nel migliore ospedale di New York e ha dato la possibilità a mio padre di pernottare in un hotel non lontano dall'ospedale, in modo da star accanto alla mamma, ma mio padre non si allontana mai da lei. Adesso sto aspettando con lui in sala d'attesa, contando i minuti che ci separano dall'inizio dell'orario delle visite.

«Se ci sono novità chiamami subito, non importa se sono in riunione o meno, nulla è più importante di te e della tua famiglia adesso, ok?», mi domanda Rob.

« Ok te lo prometto», gli rispondo per poi vederlo scomparire nell'ascensore. Dio, quante angosce, ansie, paure e timori affollano la mia mente in questo momento. Quante stanchezze.

Passano diverse ore prima che i medici ci informino che mia madre si è risvegliata.

«La signora Mitchell è vigile e sveglia, ma molto affaticata, perciò non trattenetevi troppo», ci raccomanda dottor Brown. Devo dire che Rob aveva ragione, Mr. Brown è un dottore eccezionale. Grazie a lui so che mia madre è in buone mani.

Entrando vedo mia madre sul suo lettino. Diavoli. Il dottore aveva ragione. Altro che affaticata, mia madre è sciupata ed indebolita, ma decisamente meglio di come l'ho trovata una settimana fa. Caspita sono già trascorsi sette giorni da quando mio padre mi telefonò per dirmi che mia madre era stata ricoverata.

«Tesoro», mio padre saluta mia madre abbracciandola delicatamente, baciandole la fronte con fare protettivo.

«Mamma», le dico solo questo, salutandola commossa nel vederla sveglia, «Ci hai fatto prendere un gran spavento».

«Mi dispiace Cris. Non volevo stravolgere la vita di tutti voi...», non l'ho lasciata finire di parlare.

«I medici hanno detto che il tuo corpo è troppo affaticato. Il continuo kavoro dedicato al giardino e le numerose ore trascorse sotto il sole senza pausa e senza protezione ti hanno indebolita...», inizio a spiegarle.

«Cris...», cerca di intervenire, ma non le permetto di farlo.

«I medici hanno anche detto che un comportamento continuo di questo tipo può portare non solo ad un semplice affaticamento, ma può anche portare all'indebolimento del cuore e ad un infarto... », continuo senza farla parlare, «Mamma ti devi riguardare. Non ti dico di dimenticare il giardinaggio, ma non deve neanche diventare la tua ossessione. Pensa un po' a te stessa, un po' a noi. Cosa faremo se ti capitasse qualcosa?», chiedo con voce tremante per via delle lacrime che mi rigano orami il volto senza accennare a fermarsi.

«Tesoro qual che Cris vuole dire è che noi siamo preoccupati per te. Devi riposarti. Noi ti staremo vicini», dice mio padre per rassicurarla.

«Mi dispiace ragazzi. Avete ragione. Il fatto è che non mi rendevo neanche conto di quanto tempo dedicavo al giardinaggio. Non ci facevo caso», spiega lei.

«È colpa mia. Avrei dovuto fare più attenzione e non lavorare così tanto al negozio, lasciandoti sola a casa», pensa erroneamente mio padre.

«Caro non pensarlo neanche. Non è assolutamente colpa tua. È stata un'incoscienza comportarmi in quel modo, avrei dovuto stare attenta».

Abbiamo discusso e parlato con mia madre per un'ora intere, informandola di aver avvertito anche Steve dell'accaduto. Essendo nel pieno di un evento non ha potuto raggiungerci prima. Ha potuto prendere l'aereo per New York solo stamattina, ci raggiungerà a breve. Terminato l'orario di visite un'infermiera ci ha cordialmente consigliato di lasciar riposare la paziente, così ho invitato mio padre a cenare da me e Rob, invito rifiutato però.

«Non te la prendere a male. Preferisco riposare qualche oretta, prima di ritornare da tua madre, piccola», spiega lui.

«Tranquillo papà. Organizzeremo un'altra cena quando mamma si sentirà meglio. così potrà venire anche lei», propongo.

«Ottima idea», concorda.

Ormai trascorro tutte le serate da Rob. Adesso siamo sul divano l'uno vicino all'altro. Allungando il braccio mi fa segno di sedermi sulle sue gambe, in modo che possa appoggiare la mia schiena sul suo petto. Abbracciati in questo modo guardiamo un film con Brad Pitt e George Clooney. Non è male. Il programma di oggi pomeriggio è una sorpresa. Rob non si è lasciato sfuggire nulla.

**

Devo dire che Mr. Pawell mantiene sempre le promesse. La giornata è stata tutta per noi. Abbiamo preso il gelato e siamo stati a Central Park. Abbiamo passeggiato molto, mano nella mano. Ho trascorso momenti importanti, ho potuto pensare a come riorganizzare la mia vita, per conciliare lavoro, Rob e il tempo da dedicare anche a mia madre. Non devo dimenticare che sta per cominciare la stagione delle convention e festival. Dobbiamo far pubblicità alla pasticceria e accaparrarci più clientela possibile. Siamo anche passati davanti ad un'edicola. Aveva riviste interessanti. Ne ho comprate un paio per mia madre, così avrà modo di trascorrere del tempo senza annoiarsi.

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Pov's Rob

Sono trascorse due settimane dall'arrivo dei genitori di Cris a New York. Avrei preferito che fosse accaduto in circostanze diverse. Mentre ci abbracciamo a cucchiaio, noto che il respiro di Cris è calmo e regolare, si è già addormentata. Tenendola tra le braccia mi rendo conto quanto si stato fortunato ad avere una seconda chance. altrimenti ora non sarei qui con lei. Cris mi rende felice, sereno come non mai.

**

Oggi la mia piccola è uscita prima del solito per recarsi alla pasticceria. a quanto pare hanno attirato l'attenzione di un paio di clienti, che glia avrebbero fatto visita questo pomeriggio. Quindi avrebbero dovuto rivedere il book delle loro creazioni e possibili modifiche da attuare secondo possibili richieste dei clienti.

Io invece mi ritrovo nel mio ufficio immerso nelle scartoffie. Abbiamo dovuto fare tagli del personale. Troppe segretarie e troppi fattorini. Dobbiamo anche decidere chi assumere per ricopri alcuni posti vacanti. Un bussare alla porte mi distrae e innervosisce al tempo stesso.

«Entri», invito chiunque sia alla porta.

«Salve Mr. Pawell», saluta Lizzy Sax, una delle nuove segretarie dell'azienda, sculettando e ammiccando con fare troppo provocatorio. Credo l'abbia selezionata Harry, chissà il perché!

«Cosa vuole signorina Sax?», domando senza distogliere lo sguardo dai documenti.

«Ecco il caffè». Un secondo prima sento l'odore del caffè l'attimo dopo, la signorina si siede sulla scrivania, dal mio lato dell'ufficio, mettendo in mostra il suo completo giornaliero. Come se la cosa mi attirasse.

«Posso esserle utile in qualche altro modo?», chiede avvicinandosi di più.

«No, signorina Sax. Può andare», dico con tono duro che non ammette replica. La ragazza lo intuisce e se ne va, ma prima che raggiunga la porta l'avviso, «Non si dimentichi che fare la smorfiosa, mettendosi in mostra per vendersi ed ottenere di più in quest'azienda è un trucco che non funziona. Quindi la prossima volta si vesta decentemente e si ricordi io sono il suo capo e lei solo una dipendente. Non una escort che deve compiacermi». Non mi interessa se posso essere sembrato troppo duro o scorbutico, l'importante è che il messaggio sia arrivato.

*

Il resto della giornata l'ho trascorso come sempre, tra pratiche e revisioni. Per mia fortuna ne ho solo per un'altra oretta e poi potrò ritornare a casa da Cristyn. Mi ha promesso che avrebbe preparato lei la cena. Non vedo l'ora di riaverla tra le mie braccia e si anche di riempirmi con i suoi succulenti piatti.

"Piccola, sto tornando.

Tuo Rob"

Appena varcata la soglia di casa sono stato travolto da mille odori, che hanno risvegliato subito il mio stomaco.

«Ehi, eccoti qui», mi accoglie Cris venendomi incontro, salutandomi con un lieve bacio sulla guancia. Mi è mancata troppo e non riesco a trattenermi. La attiro a me e le faccio vedere io cos'è un vero bacio. Lasciandola senza fiato e sorpresa.

«La cena è pronta», mi informa, con uno sguardo appannato.

Durante la cena mi accorgo della stranezza di Cris.

«Piccola tutto ok?», chiedo preoccupandomi.

«Sì, mi sento solo un po' sotto sopra», ma non mi tranquillizza. Stiamo sparecchiando la tavola quando si fa improvvisamente pallida. La raggiungo subito e la faccio distendere sul divanetto.

«Ehi piccola come ti senti?», chiedo nuovamente. Lei però riesce solo a mugolare una debole risposta.

«Sto bene».

«No che non stai bene chiamo il dottore», decido.

« No, lascia stare sono solo stanca per il lavoro e preoccupata per mio padre. Non si è mai allontanato da mamma neanche per mangiare, solo per una doccia veloce. Sta deperendo anche lui e non so cosa fare, non voglio perderli entrami», dice piangendo.

«Non piangere piccola, farò in modo che le cose vadano meglio ok?», lei annuisce e due secondi dopo si addormenta.

Devo fare due chiacchiere con il signor Mitchell.

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SPAZIO AUTRICE_ Ecco un nuovo capitolo di Dolce Rivincita, cosa ne pensate? Credete che Rob sia veramente cambiato, o come si dice il lupo perde il pelo ma non il vizio? Cosa sarà mai successo alla madre di Cris?

Non vedo l'ora di sapere le vostre idee_

Buona lettura by

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