Capitolo 51. PARTE 2.
Pov's Cristyn
Stasera ci sarà la cena con Harry. Rob mi ha detto di non preoccuparmi, che si tratta di una semplice cena tra amici. Mi ha consigliato di vestirmi normale.
Non devo preoccuparmi? Devo vestirmi normale?
Avvolte quando Rob fa affermazioni del genere mi domando se conosca veramente le donne. Per le donne, almeno per me, una cena non è mai una semplice cena. In più c'è molto di cui preoccuparsi. Scegliere il ristorante e l'abbigliamento più consono alla location, trucco e parrucco. Non si tratta di esagerazione o preoccupazione, semplicemente per occasioni del genere voglio prepararmi al meglio. per quest'occasione ho scelto un tubino nero, decolté nere tacco dieci e un cappotto lungo anch'esso nero. Robert ed Harry sono ancora a lavoro. Mi hanno avvisato che si sarebbero cambiati direttamente in ufficio. Sarebbero venuti a prendermi direttamente qui, verso le sette. Ho ancora mezzora di tempo. Un trucco leggero, un filo di perle e sono pronta. Preso il cappotto vado in soggiorno. Mentre sto per uscir di casa una foto incorniciata attira la mia attenzione. Essa è appesa al muro, proprio vicino all'entrata. Ritrae me e Rob durante una serata d'affari. Mi ricordo quella sera. Mi aveva chiesto di indossare il vestito più bello che avessi e mi ha regalato una collana di perle. La stessa che indosso in questo momento. Il tempo vola e i ragazzi staranno sicuramente per arrivare, decido di andargli incontro, aspettandoli al cancello d'entrata. Non devo aspettare molto perché arrivano quasi subito. Un Robert, in un completo scuro a due pezzi con cravatta verde.
Non ho neanche il tempo di salutarlo, che appena sceso Rob mi attira a se per stringermi in un forte abbraccio e soffocarmi con un bacio mozzafiato.
Waw! Decisamente waw! Sento qualcosa di diverso nell'aria stasera.
«Posso dirti quanto mi sei mancata e quanto io sia fortunato ad aver la possibilità di trascorrere questa serata con la donna più bella che io conosca?», dice a fior di labbra.
«Ogni volta che vuoi, e io posso dirti quanto ti amo?», dichiaro con il cuore in gola.
«Sempre. Lo puoi dire sempre. Non mi stancherò mai di sentirtelo dire». Entrando in macchina saluto Harry, anche lui vestito elegante. I due uomini iniziano a parlare di affari. Questa cosa mi innervosisce. Se è una cena tra amici gli affari dovrebbero rimanerne fuori.
«Ragazzi che ne dite se per il resto della serata non parliamo più di affari e pensiamo solo a noi? A divertirci e conoscerci meglio?», chiedo, non per essere lagnosa, ma per puntualizzare che non esiste solo il lavoro, ma bisogna dedicare del tempo anche ad altro. agli amici e alla famiglia ad esempio.
«Cristyn si tratta di una cosa...», cerca di spiegarmi Rob che però viene interrotto da Harry.
«Cristyn ha ragione Rob. ti prometto che appena scesi da questa macchina non sentirai più parlare d'affari, ma come stava per dire Rob, si tratta di una cosa importante. Quindi che ne dici se la risolviamo adesso per non parlarne poi?», mi propone quest'ultimo.
«Per me va benissimo è solo per sottolineare che mi piacerebbe trascorrere una serata con voi due, senza che altro interferisca, disturbi questa serata», con un censo di assenso Harry concorda con me.
**
Rob ed Harry continuano a parlare di non so cosa. Non vi sto prestando molta attenzione, perché continuo a guardare fuori dal finestrino lasciandomi travolgere dal turbine dei miei pensieri.
Inizio a pensare a cosa stiano facendo i miei genitori in questo momento. Immagino mamma impegnata con le sue piante fiorite e papà impegnato nella realizzazione di qualche soprammobile, per il negozio. Quanto mi mancano. Penso con nostalgia.
«Ehi piccola, tutto ok?», mi domanda Rob accarezzandomi la gamba, attirando la mia attenzione facendomi voltare verso di lui. Due occhi limpidi mi scrutano attentamente nell'attesa di ricevere risposta. Mi perdo per qualche secondo in questo ipnotico mare azzurro.
«Piccola?», mi riscuote Rob dal mio stato di trans.
«Eh... sì tutto ok. Scusa, mi sono lasciata trasportare dai pensieri», cerco di rassicurarlo.
«Spero siano bei pensieri», dice con un sorriso che mi fa sciogliere sul sedile. Cavoli sento il mio corpo risvegliarsi ed ogni parte pulsare. Non so come riuscirò a resistere per tutta la serata. muovo solo il capo per rassicurarlo, dato che la mia testa non è più in grado di formulare alcuna parola.
«Andiamo, siamo arrivati», dice scendendo dall'auro e porgendomi la mano per aiutarmi a scendere. Solo in questo momento mi accorgo che Harry è già sceso dalla macchina è sta parlando con l'autista. Ci raggiunge subito.
Entrando nel ristorante, tutte le donne si voltano verso di noie io mi accorgo di quanto io sia fortunata questa sera ad essere in compagnia di due splendidi uomini, tra cui il mio uomo.
La cena è deliziosa e la compagnia altrettanto. Rob ed Harry insieme sono davvero spiritosi. Finora non avevo mai visto questo loro lato scherzoso. Li ho sempre visti rigidi e seri concentrati sui loro affari. Adesso invece parlano tranquillamente di qualsiasi argomento, non necessariamente sport.
«Cris se non ho capito male hai ristrutturato la tua pasticceria? come sta andando?», chiede Harry mentre aspettiamo che arrivino i secondi.
«Direi bene. Abbiamo rinnovato gli interni e le specialità prodotte piacciono molto».
«Dovresti provare i loro dolci, sono ottimi», interviene Rob.
«Uno di questi giorni ci farò un salto», promette Harry.
«Quasi dimenticavo. La tua moto è quasi pronta. Il meccanico mi ha chiamato ieri. Possiamo andare a ritirarla dopo domani», mi informa Rob.
«Hai una moto?», chiede Harry con un'aria stupita.
«Si, ma non la uso quanto vorrei. Però devo dire che è molto comoda. Non ho problemi di parcheggio...»
«...e puoi sorpassare le macchine più facilmente», dice Harry concludendo la mia frase.
«Esatto».
Ad un tratto la suoneria del mio cellulare mi avverte dell'arrivo di una chiamata.
È mio padre. Strano. lui non chiama mai a quest'ora.
«Scusate devo rispondere», allontanandomi dal tavoli mi domando su quale possa essere il motivo della telefonata.
Arrivata fuori dal ristorante rispondo e vorrei non averlo fatto.
«Ehi papà come state?», chiedo per rompere il ghiaccio.
«Tua madre ha avuto un malore. La stanno portando in ospedale», dice senza giri di parole mio padre.
Il mondo sempbra cadere a pezzi e la terra sotto i piedi inghiottirmi. No. Non può essere. Deve star bene. Deve essere così.
Stacco immediatamente la chiamata e ritorno dentro. mi sento come uno zombie che cammina. Vuota e priva di vita. distrutta. Credo che l'abbiano notato anche Rob ed Harry, che vedendomi ricomparire in questo stato, mi vengono incontro.
«Cos'è successo?», chiedono contemporaneamente i due.
«A casa ...mia madre...», mormoro tra le lacrime, senza riuscire a spiaccicare una frase di senso compiuto.
«Andiamo. La macchina è già qui fuori», dice Harry, mentre Rob mi aiuta ad indossare il cappotto, prima di dirigerci all'uscita.
**
Il viaggio dal ristorante, alla pista di decollo, fino all'arrivo in ospedale, dove trovo mio padre a pezzi, è nebbia. Non ricordo nulla di quei momenti. Ricordo solo che ho pregato che mia mamma fosse forte e che resistesse.
Corro da mio padre e lo stringo forte. Non l'ho mai visto in questo stato, scosso da forti singhiozzi e in lacrime. Per me è sempre severo, forte come una roccia.
«Vedrai che starà bene», dico per tranquillizzarlo.
«Stava curando la sua piccola serra. Sai ha ripulito il giardino e ne ha costruita una piccola serra, per tenere al riparo le piante. Un attimo prima l'ho salutata prima di rientrare in casa. Poi sono andato a chiamarla per il the, a lei piace il the lo sai, e l'ho trovata distesa per terra. Non mi rispondeva Cris, non mi rispondeva,...», dice velocissimamente senza prendere fiato.
«Non farti prendere dal panico. Può anche essere nulla di grave. Adesso proviamo a chiedere informazioni va bene?», chiedo, sperando di riuscire a calmarlo.
Cerco lo sguardo di Rob per avere sosto e lo trovo.
Si avvicina a noi e senza farsi sentire da mio padre, mi sussurra all'orecchio, «Sta qui con tuo padre. Io ed Harry proviamo a chiedere informazioni». Li vedo dirigersi al bancone presente su questo piano. L'infermiera, inizialmente restia a fornire informazioni, dopo diversi minuti, la vedo scrivere qualcosa su un foglio e darlo a Rob, il quale ritorna subito da me.
«Piccola, mi hanno dato il nome del dottore che si sta occupando di tua madre. Per ora è ancora occupato. Appena avrà finito potremmo chiedergli di tua madre ok?», domanda accarezzandomi dolcemente i capelli. È incredibile ma un suo semplice gesto è per me fonte di sicurezza.
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Pov's Rob
Nella sala d'aspetto Cris tiene le braccia appoggiata alle gambe si tiene la testa tra le mani. Non sopporto vederla in questo stato, senza poter far nulla per alleviare il suo dolore. Mi sento impotente . Posso però far si che la madre di Cris abbia i migliori specialisti.
«Scusate devo fare un paio di telefonate».
Non ci impiego molto e ritorno subito in sala d'aspetto. Mi siedo accanto alla mia piccola e la stringo tra le mie braccia. le accarezzo i capelli e cerco di tranquillizzarla.
«Ho paura Rob», dice lei tra le lacrime che non si fermano più. senza pensarci due volte la faccio sedere sulle mie gambe e la cullo.
Dopo essere stati ore in ospedale i medici ci hanno detto che per ora bisogna solo aspettare. Porto la mia bella a casa, ma appena arriva in macchina si addormenta per la stanchezza. Arrivati a casa la porto dentro in braccio fino in camera nostra. Piano piano le apro i bottoni del vestito, la spoglio per infilarla sotto le coperte. Lei però mi si avvicina e inizia ad accarezzarmi con dolci baci.
«Ho bisogno di te Rob, ti prego», mi dice con una voce triste, che fa star male anche me. Questa volta la mia priorità è lei, devo farla star bene, farle cercare di dimenticare o di pensare il meno possibile agli ultimi avvenimenti. La dolce tortura a inizio.
Prima le accarezza il viso, con le lebbra, per passare poi alle sue labbra. Inizio ad esplorare il suo corpo con lentezza assoluta. Ma lei vuole di più.
«Non voglio che mi tratti come una bambola di porcellana che rischia di rompersi da un momento all'altro», dice ad un tratto prima di ribaltare la situazione, ritrovandosi a cavalcioni e avventarsi su di me. Mentre le nostre bocche affamate si cercano, Cris inizia a muovere il bacino su di me, prima lentamente poi con movimenti sempre più veloci fino a farmi impazzire. IN questo momento le mie mani si muovono autonomamente, risalgono la sua schiena, per poi ribaltarla a farla ritornare supina, contro le lenzuola.
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SPAZIO AUTRICE_ Ciao ragazzi, scusate la mia assenza, spero abbiate trascorso un buon Natale. Vi piace il nuovo capitolo. Cosa ne pensate?
Buona lettura e buone feste da
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