Capitolo 47. IL SEQUESTRO. Parte 2
Pov's Cristyn
L'unica cosa a cui penso, dopo aver superato quella porta, è fuggire via da qui. Da questo inferno. Corro a per di fiato con il cuore a mille, fino ad arrivare ad un sentiero boscoso. Non ho idea di dove io possa essere. Non conosco questo posto. L'unica cosa che mi circonda è un'infinità di alberi ormai ingialliti. Il silenzio in cui sono immersa mi mette i brividi e mi sprona a correre e non interrompere per alcun motivo la mia fuga. Non una casa, non una persona o un animale nelle vicinanze.
Cammino per quel che mi sembra un'infinità. Ormai il sole sta calando e un altro giorno è andato via. Man mano che il tempo passa la temperatura pare abbassarsi e il mio corpo ne risente. Inizio a tremare e i miei movimenti rallentano. Devo comunque continuare a camminare, non posso permettere che lui mi raggiunga, anche se non so assolutamente dove sto andando. Il sentiero si infittisce sempre di più.
Accidenti e adesso da che parte devo andare? Non ho tempo a sufficienza per pensarci. Seguirò il mio istinto. Cammino senza sosta, non badando a ciò che incontro, ma divento sempre più stanca. Solo per un istante mi appoggio al tronco ruvido ed umido di una grosso albero. Solo per un secondo, il tempo di riprendere fiato e mi rimetto in cammino.
**
Il mio percorso continua. I miei polmoni bruciano. Il mio cuore è sempre più debole. I miei piedi sempre più sofferenti. Il mio stomaco brontola e mi ricorda che è da diverso tempo che non mangio. Quel maledetto non mi ha mai portato del cibo.
Se non fossero le numerose foglie che si trovano al suolo che attutiscono il dolore, a quest'ora i miei piedi starebbero sanguinando. Non avendo più respiro mi fermo nuovamente. Delle lacrime mi inumidiscono gli occhi e delle domande mi riempiono la mente.
Perché nessuno è venuto in mio soccorso? Mi stanno ancora cercando? Dove sono tutti?
Non possono abbandonarmi!
Ad un rumore improvviso in lontananza, il mio corpo si irrigidisce, si congela. No, ti prego no. Non può essere lui.
Il terrore mi invade e i miei piedi si muovono autonomamente, trascinandosi uno dopo l'altro, strisciando contro il suolo che diventa sempre più spoglio. Non vi sono foglie che lo ricoprono, bensì piccolissime pietre. Ad ogni passo il rumore sembra avvicinarsi e le mie speranze di salvezza dissolversi. Nonostante tutto spero che ci sia una via d'uscita che mi porti in salvezza, che mi porti a casa.
Solo grazie alle braccia che mi stringo attorno al busto, che sono ancora in piedi. Il vento che prima era comparso si è finalmente affievolito, dando tregua al mio corpo ormai tormentato. Credo di essere arrivata quasi allo stremo. Basta! penso di essermi allontanata parecchio dal luogo di prigionia. Anzi no, ne sono sicura.
In questo momento provo un odio immenso verso il mio rapitore. Ancora adesso ricordo parte di ciò che mi ha detto, mentre ero mezza addormentata.
"Ti ho osservata, Cristyn. Anche tu sei come lei"
"Sei egoista, senza cuore. Una puttana"
"Non sarai più la stessa".
Un odio, anche se diverso, verso Robert che non mia ha protetta, nonostante sapesse di un possibile pericolo. Di questo sono sicura. Era da diversi giorni che vedevo Rob più guardingo, sapeva che qualcosa stava per succedere ed è anche per colpa sua che mi ritrovo su sperduta, a vagabondare chissà dove e per quale destinazione. I miei piedi non sono più rosa bensì rossi a causa del sangue che fuori esce dalle ferite. La sofferenza mi porta a stringere i denti, per evitare di urlare. La voglia di vivere mi obbliga a non fermarmi.
Credo che se mia mamma mi vedesse in questo momento direbbe che assomiglio molto ad uno zombie. In pratica cammino ad occhi chiusi, sfinita, senza guardare dove vado. Per questo motivo non vedo una radice che sbuca dal terreno e cado per terra come un sacco di patate. Le mie ginocchia risentono della caduta. Se prima le mie gambe erano deboli e a stento mi reggevano, adesso non riesco più a muovere un muscolo. Pian piano mi rannicchio su me stessa, sperando in un miracolo.
***
Pov's Robert
Vuoto. Questo è ciò che riempie il mio cuore. Grigio è lo stato del mio umore. Nonostante questo so che lei, la mia piccola è lì fuori da qualche parte, ancora viva. Deve esserlo, perché io non sono abbastanza forte da reggere la sua scomparsa. Non sono abbastanza forte da vivere sena di lei. Oggi anche se in ritardo, ho fatto la cosa più difficile al mondo, che non avrei mai immaginato di dover fare. Avvisare i genitori di Cristyn della scomparsa della loro figlia. Non ho cercato di fermarli quando hanno deciso che sarebbero venuti a New York, non avrei mai potuto farlo. Se si trattasse di mia figlia vorrei essere tenuto costantemente aggiornato.
Figlia! Adesso inizio a pensare ai figli? Chi mi ha conosciuto in passato non penserebbe mai che io ne sia capace.
I miei investigatori privati, insieme ai detective incaricati del caso, si sono organizzati nel mio studio, usandola come base operativa per gestire le ricerche. Sono ormai giorni che non si hanno nuove notizie. Stanno facendo di tutto per trovare anche solo un minimo indizio, iniziando dal riconoscimento facciale del volto che le telecamere hanno ripreso non lontane dalla pasticceria di Cris. Vedere quelle immagini mi ha fatto talmente imbestialire con quel farabutto, che ho tirato un pugno alla parete lasciando un segno, e con me stesso per essere stato imprudente.
Spazientito, ma non arreso rimango seduto sul divano, con le mani tra i capelli, senza sapere cosa fare, come poter aiutare nelle ricerche. Cosa posso fare? dove sei piccola? Resisti ti prego, fallo per noi, per i tuoi genitori, per i tuoi amici.
Una pacca sulla spalle mi coglie di sorpresa, riportandomi alla realtà.
«La troveremo Rob, non disperare. Stanno facendo tutto il possibile», mi rincuora mio fratello Cristopher.
«Sì, lo so, ma io non so come potrei aiutare, cosa potrei fare. Praticamente sto qui seduto a non far nulla», rispondo con uno sguardo vuoto rivolto alla finestra. Immagino di vederla rientrare come se nulla fosse accaduto realmente, come se tutto ciò fosse stato solo un terribile incubo.
«Stai già facendo molto. La polizia e i tuoi migliori investigatori privati stanno facendo del loro meglio, credimi», mi ripete, per tranquillizzarmi.
«Lo so, lo so, ma forse,...forse potrei offrire una ricompensa per qualsiasi informazione utile alla ricerca», dico riflettendo ad alta voce.
«Non funzionerà», dice subito Cristopher facendomi irritare.
«Ascolti suo fratello, Mr Pawell», dice una voce raggiungendoci , «Sono del mestiere e ho visto molti casi come questo purtroppo», puntualizza il detective a capo delle ricerche, «Metta una ricompensa e subito gli sciacalli, assetati di soldi, fiuteranno la vostra disperazione e vi assaliranno con false informazioni, facendoci perdere tempo prezioso, mi creda. So cosa sta provando, ma deve tener duro», consiglia per l'ennesima volta.
Chiudo gli occhi e prendendomi la testa fra le ,ani, spremo le meningi per cercare di ricordare chi potrebbe avercela tanto con me, a tal punto da rapire Cristyn. Vediamo, sia nella mia vita professionale che non, ho fatto torti a molte persone. Ho sottratto affari ad imprenditori che credevano ormai di avere l'affare in pugno ed invece sono rimasti con un pugno di mosche in mano. Devo dire che ho anche frequentato diverse donne, senza interessarmi se fossero fidanzate, sposate o meno. Il più delle volte lo erano e successivamente mi sono dovuto scontrare con i loro compagni sul campo d'affari, uscendone sempre vincitore ovviamente. Sono infuriato anche con me stesso, perché il mio passato, il mio comportamento senza ritegno ha messo in pericolo la vita della persona che amo.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------
SPAZIO AUTRICE_
Ciao ragazzi, cosa ne pensate? Cristyn riuscirà a resistere fino ai soccorsi?
Per scoprirlo non perdetevi il prossimo capitolo.
Buona lettura by
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro