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Capitolo 43

In questi giorni voglio solo risolvere ogni tipo di problema. Da Clarissa, al maniaco che tormenta me e Cris. Dall' aumento dei miei impegni alla poca quantità di tempo che dedicò alla mia piccola e alla conseguente diminuzione della sua felicità. Lo sento nella sua voce. Lo capisco dal suo sguardo, dal suo sorriso. Ogni giorno che passa sembra sempre più abbattuta, infelice. Vorrei proteggerla, anzi devo proteggerla. Vorrei regalarle il mondo intero, ma in questo momento mi basterebbe farle ritornare il sorriso.
So che può sembrare strano ma mi mancano i nostri battibecchi, i suoi rimproveri ad ogni nostro appuntamento e ogni sua domanda qualvolta rientravo più tardi del solito la sera.
A rischio di sembrare meno interessato ed impegnato nella nostra storia mi tengo sempre più distante. Non voglio in alcun modo che Cris scopri la sorpresa che le sto preparando. Dev'essere tutto speciale, tutto perfetto. Per riuscire nel mio intento ho perfino chiesto l'aiuto e l'intervento di mia madre a patto che il più presto possibile le avessi fatto finalmente conoscere Cristyn. Su questo sono d'accordo. Voglio che tuttila conosca, che sappiamo che è lei la compagna che ho scelto e che spero accetti di affiancarmi per tutto il resto della vita.
Ammetto di essere stato forse un po' brusco e forse di aver un tantino in questi ultimi due giorni specialmente avvisandola con un solo biglietto di essere già andato a lavoro, anziché aspettare il suo risveglio e accompagnarla in pasticceria. Non l'ho neanche salutata, ma non ho tempo da perdere. I giorni a mia disposizione stanno per terminare.

Grazie ad Harry non ho problemi sul piano per quanto riguardo gli affari. Ho chiesto invece consiglio a mio fratello Cristopher riguardo il miglior modo di trattare Clarissa. Nonostante io sia stato chiaro e categorico più volte, quella testarda e vipera di una donna è sempre di mezzo. Secondo lui dovrei affrontarla per un'ultima volta direttamente ed essere chiaro, coinciso, fermo sulle mie convinzioni, non vacillare e non mostrare segni di stanchezza. A sentir lui sembra che io stia per prepararmi ad affrontare un nemico politico importante, un ambasciatore straniero. In un certo senso così, l'ambasciatrice delle discordie.

Per risolvere questo dilemma ho deciso di incontrare Clarissa, in un luogo aperto, pubblico, luogo che non permetta incomprensioni sul mio intento, quello di stroncare ogni tipo di relazioni, personale o professionali che siano. Anche se lei è la figlia di un mio vecchio e prezioso cliente, Clarissa è l'interfaccia, la persona con cui interagisco e che agisce per conto del padre. Fatto che mi porta a vederla spesso, più del dovuto. Una volta mi stava anche bene, c'era attrazione tra noi, ma solo quella niente di più. Una volta chiusa la nostra relazione credevo lei avesse capito che io non provo nulla e non ho alcun interesse verso di lei. A quanto pare però devo essermi sbagliato. Più di una volta ha avvicinato Cris nel tentativo di mettere zizzania tra noi due. A volte riuscendo nel suo intento.

Non ho avvisato Cristyn di quest'incontro perché voglio parlargliene direttamente io. Voglio spiegarle personalmente il motivo delle mie decisioni.

Ecco perché in questo momento mi trovo ad aspettare la donna con cui meno in questo momento vorrei essere, che precisamente è in ritardo di venti minuti.

«E' pronto per ordinare, signore», chiede garbatamente un cameriere.

«Posso suggerirle un vino bianco, secco nel frattempo che aspetta l'ospite?», propone e con un mio cenno di assenso va e poco dopo ecco il mio vino. Non male e proprio mentre sto per berne un altro sorso vedo Clarissa arrivare.

Indossa un vestito blu, attillato, talmente corto da arrivarle solo appena a metà coscia, come se stesse andando a caccia, o a battere. Come se fosse convinta di poter riconquistarmi semplicemente vestendosi in quel modo. Anche vestita così non riesce ad attirare la mia attenzione. In questo momento i miei pensieri vanno tutti a Cristyn. Chissà cosa sta facendo in questo esatto momento.

«Rob carissimo, scusa per il ritardo ma il parrucchiere ci ha messo più tempo del dovuto», dice, anzi grida attirando l'attenzione degli altri commensali. Frivola, superficiale ed egocentrica. Ecco cos'è Clarissa.

«Sei in ritardi», dico stizzito. Odio perdere tempo prezioso.

«Oh, su via Robby. Lo sai le danno vanno sempre aspettate. Si devono far desiderare», dice civettando inutilmente. L'ultima cosa che vorrei proprio è flirtare con le. Vorrei solo strozzarla. Come se non bastasse una volta seduta, si posiziona in modo da mettere in mostra la profonda scollatura del vestito e con il piede sotto il tavolo cerca il contatto tra le mie gambe.

«Forse ti sei fatta un'idea sbagliata di quest'incontro», dico con tono gelido, scostandole il piede.

«Non credo proprio...Robby», dice con tono da smorfioso, chiamandomi con il nomignolo che è solita usare solo mia madre.

«Punto primo. Robby mi chiama solo mia madre. Tu non sei nulla per me e non hai motivo per chiamarmi in quel modo», dico osservando la sua reazione. Con queste parole comincia a capire l'antifona del discorso, «Punto secondo. Non voglio nulla da te e io non ti darò nulla. Ho voluto incontrarti per rinfrescarti alcuni concetti. IO non sono tuo. Non provo niente per te. D'ora in poi non ci saranno più alcun legame, d'affari o meno, che ci lega. Gli interessi della tua famiglia li gestirà l'ufficio di Jeff, a Port Island. Casomai ci saranno occasioni in cui ci incontreremo sei pragata di non comportarti come stai facendo ora, come una cacciatrice di dote, un'arrampicatrice sociale, che ha finito di spennare la sua ultima preda. Non avrai problemi con me se non intrometterai nella mia vita. La mia vita con Cristyn. Sei pregata di non molestare lei e la mia famiglia, come so hai fatto ultimamente. Segui queste regole e non avremo problemi. Fallo e ti renderò la vita un inferno. Ricordati, fai un errore e lo verrò a sapere», dico prima di congedarmi.

**

Le ore in ufficio sembrano interminabili oggi. Ogni due per tre controllo l'ora. Non comprendo questo mio stato di agitazione. Sarà per la paura che la sorpresa non si di suo gradimento, o per l'aspettativa di doverle raccontare tutto, ma proprio tutto ciò che ho pianificando e che sto mettendo in atto.

Da quando Rob sono dal lavoro Cris sembra strana. Non sembra più lei. Non si irrita più per un non nulla. Non è più loquace come al suo solito. Che qualcosa la disturbi? Che non stia bene di salute? Se fosse così perché non dirmelo? Mentre vado a vedermi la partita di baseball in tv, mi accorgo che lei cerca di perdere tempo, dilungandosi nel lavare le stoviglie. Ci stà però mettendo troppo tempo. Adesso basta. Immediatamente la raggiungo senza che se ne accorga e la stringo al mio petto. Subito si immobilizza. Invece di ricambiare l'abbraccio, cerca di scioglierlo, di liberarsi, ma glielo impedisco, stringendola di più a me.

«Ehi piccola, tutto ok?», chiedo avvicinando il mio viso al suo.

«Stai chiedendo a me?», dice ironicamente.

«Si a te, a chi altro se no?», dico cercando di baciarla, ma lei mi evita rivolgendomi solo la guancia.

«O tranquillo a nessun'altra», dice stranita, prima di divincolarsi dalla mie braccia e senza guardarmi, se ne va in camera nostra. Dev'essere arrabbiata seriamente per un qualcosa perché chiude la porta sbattendola. Prima di seguirla penso un attimo di cosa possa trattarsi, ma non ne ho assolutamente idea. La raggiungo subito con foga preoccupato e irritato dal fatto che non si confidi con me. La trovo voltata di spalle. Appena mi sente arrivare si gira, inchiodando il suo sguardo al mio. Appare un po' intimorita difronte a me in questo momento. Si sempre più piccola ogni secondo che passa, per poi riprendersi subito. Sembra che sia combattuta se parlarmi del motivo del suo tormento , oppure no.

«Che cos'è successo? Che ti prende?», chiedo cercando di prendere il suo viso tra le mani. Lei però si scarsa e questa sua reazione mi mette in allarme.

«Vuoi veramente sapere cosa prende a me Robert?», dice alzando la voce e gesticolando.

«Si...vorrei sapere perché mi tratti così», dico ormai evidentemente incazzato.

«Be sai com'è, di solito in una coppia si è in due e......», non finisce di parlare che suonano alla porta.

«Non finisce qui, vado ad aprire e continuiamo il discorso più tardi», dico alzando le mani in segno di difesa e mi scanso lasciandola passare.

Strano, è andata ad aprire la porta da diversi minuti, ma non sento alcuna voce. La raggiungo e capisco il motivo del silenzio.
Un'ansia spettrale mi invade nell'attesa della reazione di Cris al vedere Clarissa a casa nostra.

《Robby caro, hai dimenticato il tuo boglietto da visita》, dice la diretta interessata porgendomi un foglietto.

《Cris, ... 》, cerco di parlare ma me lo impedisce.

《È inutile che trovi una scusa. So che vi siete visti e so anche che tra voi non c' e' nulla e non ci sara'. Quondi chiariamo una cosa una volta per tutte》, dice continuando a guardare Clarissa prima di andare verso la libreria per prendere una busta e darla a Clarissa.

《Cos'e'? 》, chiede questa.

《Un ordine restrittivo che ti vieta di avbivinarti a casa mua, a casa nostea, delle nostre famiglue, a noi, ai nostri familiari ed uffici. Fallo e finirai dietro le sbarre》, dice prima di portarla ad uscire di casa nostra e chiuderle la porta in faccia.

《Mon so vosa stai combinando. Sono sicura pero' che non mi piacerebbe sapere di vosa si tratta. Ammetto pero' che e' peggio quando la persona che ti sta accando omette fatti importanti》, dice seria ma con voce triste.

Concordo con lei.

《Ascolta, avevo orogrammato di dirti tutto domani quando saremo usciti con tuo fratello Steve. Riesci a resistere fino a donani? Prometto che ti verra' spiegato tutto》, dico sperando che accetti e si fidi ancora un poco di me.

Per fortuna non fa obiezioni. Così coms la stanchezza, la notte cala su di noi, portando un po' di sereno tra le mille turbolenze.

**

Stamattina prima di andare in ufficio ho salutato la mia Cris, baciandola con impeto, come se fosse la nostra ultima volta. Una strana sensazione non mi lascia tranquillo. Come un perenne prurito alla testa.
Spero sia solo una mia paranoia. Penso sia giusto mettere al corrente Cris delle ricerche che io e Steve stiamo conducendo. Incontrandoci per un caffè siamo finiti per parlare del nostro passato e sono saltati fuori aspetti analoghi della nostra esistenza e delle conoscenze in comune, a cui mai avrei pensato.

Durante pausa pranzo provo a chiamarla, ma niente non risponde. Il telefono squilla
a vuoto. Sarà ancira arrabbiata?

Oro vi quindi a scriverle un messaggio, ma dopo tre ore ancora nessuna risposta. Va bebè so di aver sbagliato, ma non rispondermi ogni volta che provo a contattarla? Mi sembra un atteggiamento immaturo.
Torno a casa. Sfinito. Stanco. Stravolto. Non ho più forza. Neanche un briciolo.

Entrando noto subito lo strano silenzio che avvolge queste quattro mura. Nessun segno di Cris. Forse è ancora in negozio. Capita che in alcuni casi rimanga fino a tardi in pasticceria per riordinare e controllare le ordinanze per il giorno seguente.

Passate altre due, tre ore e non è ancora rientrata. Provo a chiedere a suo fratello e a Sandy ma dicono di non sentirla da stamattina. Provo a telefonarle ma la segreteria mi dice numero inesistente. Che diamine sta succedendo?

Il telefono squilla e rispondo subito, purtroppo non è lei.

«Salve signor Pawell, mi scusi per l'ora, ma è sorto un problema nell'affare con i giapponesi. Dovrebbe venire in ufficio», mi informa il mio segretario. Accidenti, non ci voleva anche questa.

«Arrivo subito», spero che nel frattempo Cris torni a casa. Mi auguro che quest'intoppo non mi porti via troppo tempo.


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SPAZIO AUTRICE _ Ciao ragazzi ecco il nuovo capitolo di Dolce Rivincita. Spero vi piaccia. Cosa starà mai succedendo ?

Per scoprirlo non perdetevi i prossimi capitoli di Dolce Rivincita!

Buona lettura By @SweetCreation94

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